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Sabato, 01 Giugno 2024

Quattro italiani sono stati rapiti in Libia. In una nota appena diffusa, la Farnesina informa che quattro italiani sono stati rapiti in Libia nei pressi del compound dell'Eni nella zona di Mellitah. Si tratta di dipendenti della società di costruzioni Bonatti. L'Unità di Crisi si è immediatamente attivata per seguire il caso ed è in contatto costante con le famiglie dei connazionali e con la ditta Bonatti.

La Bonatti spa è un general contractor internazionale che ha sede a Parma. Offre, spiega il sito istituzionale della azienda, servizi di ingegneria, costruzione, gestione e manutenzione impianti per l'industria dell'energia. Ha sussidiarie o associate in Arabia Saudita, Egitto, Algeria, Kazakhstan, Austria, Messico Canada, Mozambico e Libia. Bonatti opera in 16 nazioni: Algeria, Austria, Canada, Egitto, Francia, Germania, Iraq, Italia, Kazakhstan, Messico, Mozambique, Romania, Arabis Saudita, Spagna, Turkmenistan e appunto Libia.

Come noto in seguito alla chiusura dell'ambasciata d'Italia in Libia il 15 febbraio, la Farnesina aveva segnalato la situazione di estrema difficoltà del paese invitando tutti i connazionali a lasciare la Libia.

Per il ministro degli esteri Paolo Gentiloni è al momento difficile fare ipotesi sugli autori del rapimento di quattro italiani in Libia. Gentiloni lo ha detto a margine di una riunione dei ministri degli Esteri dell'Ue oggi a Bruxelles, precisando che l'Unità di crisi della Farnesina sta lavorando con urgenza.

Come noto in seguito alla chiusura dell’ambasciata d’Italia in Libia il 15 febbraio, la Farnesina aveva segnalato la situazione di estrema difficoltà del Paese invitando tutti i connazionali a lasciare la Libia. Secondo l’agenzia di stampa libica al Tadhamoun, i quattro italiani erano da poco rientrati in Libia dalla Tunisia e sono stati rapiti domenica sera a Sebrata. Fonti interne all’impianto di gas e petrolio di Mellitah aggiungono che le forze di sicurezza locali non sono a conoscenza nè dell’identità dei rapitori, nè del luogo dove sono state condotte le persone sequestrate.

Gli italiani sarebbero stati sequestrati da elementi vicini al cosiddetto "Jeish al Qabail" (L’esercito delle Tribù), le milizie tribali della zona ostili a quelle di "Alba della Libia" (Fajr) di Tripoli. Lo riferisce l’inviato dell’emittente televisiva "al Jazeera" che cita fonti militari di Tripoli. I quattro italiani sono stati rapiti in una zona che fino a poco tempo fa era teatro di scontri e che solo di recente si è calmata dopo la tregua sottoscritta dalle milizie tribali e da quelle di Alba della Libia.
La situazione dunque in Libia si fa sempre più pericolosa per i nostri connazionali. Ma ad essere a rischio è tutto il nord Africa. Solo qualche giorno fa un'autobomba è esplosa al Cairo davanti alla sede del consolato italiano. Un gesto poi rivendicato dall'Isis su cui però ci sono i dubbi dell'Antiterrorismo. Non è ancora chiaro se l'obiettivo dell'attentato fosse proprio il consolato italiano.

"Il petrolio della Libia ai musulmani". È questo uno degli slogan che circolano nelle aree controllate dall’organizzazione dello Stato islamico (Is) in Libia, in particolare nella città di Sirte, nella cui area si trova il 60% delle riserve petrolifere del Paes

Come spiega il quotidiano londinese ’Al-Sharq al-Awsat’, infatti, la propaganda dell’Is in Libia è sempre più concentrata sulla promessa dell’arricchimento personale dei jihadisti attraverso l’esportazione del petrolio libico per mezzo di mediatori nei Paesi del Mediterraneo. Una promessa che però è difficilmente realizzabile, come ha spiegato l’analista di questioni nordafricane al Centro ’Al-Ahram’ per gli studi politici e strategici, Kamel Abdallah, secondo cui la capacità dell’Is di esportare il greggio libico è "una grande illusione". Per Abdallah, "l’Is è in grado di esportare facilmente il petrolio dalle aree sotto il suo controllo in Iraq e Siria, poiché i meccanismi lì sono complessi e intricati". Tuttavia, il caso della Libia
è diverso, poiché in questo Paese "si possono monitorare le coste, tutto è molto chiaro ed è possibile rintracciare eventuali operazioni di contrabbando".

Nonostante le molotov e le pietre lanciate ieri notte dal black bloc e dagli anarchici di Exarchia, rafforzati da almeno 14 'stranieri' (tra cui un italiano) arrestati dalla polizia, Alexis Tsipras resta in sella, prepara il rimpasto di governo e vince la sfida che gli avevano lanciato la Germania e l'Europa. Non credevano che sarebbe mai riuscito a far approvare le prime riforme. Invece i 300 deputati del Parlamento la scorsa notte gli hanno detto 229 volte sì, 64 no, 6 astenuti e 1 assente.

Che dall'ala "neo comunista-stalinista" di Syriza siano arrivati 32 'no' con quelli del ministro dell'energia Lafazanis, dei vice delle finanze Valavani e della difesa Isychos, più quelli della presidente della Camera Zoe Konstantopoulou e dell'ex ministro Varoufakis più 6 astensioni e un' assenza, è politicamente rilevante. Può preoccupare per la messa in atto del lungo percorso di riforme, appena cominciato.
Ma intanto il suo governo ha dimostrato all'Europa di fare sul serio. Tanto che i regimi Iva cambieranno già da lunedì.

Ed oggi, vista da Atene la spaccatura di Syriza sembra un' ammaccatura vista la raffica di notizie che arrivano dall'Europa: Bce che aumenta il livello dell'Ela permettendo la riapertura delle banche da lunedì prossimo, Eurogruppo che approva il piano di aiuti triennali, Fmi e Draghi che 'sponsorizzano' la ristrutturazione del debito, Jean Claude Juncker che assicura il prestito-ponte almeno fino a metà agosto. Persino il parlamento finlandese che approva la trattativa per il terzo piano di salvataggio.

In un sondaggio riservato, la Syriza fedele a Tsipras viaggia attorno al 40%, nonostante la rabbia del popolo dell'OXI. Certo, in Grecia il consenso fa presto a svaporare. Ma intanto il ministro dell'Interno anticipa che ci potrebbero essere elezioni anticipate in autunno. Potrebbe essere il modo per fare pulizia in un partito come Syriza dalle troppe anime diverse.Intanto Tsipras incassa l aiuto verbale e morale del FMI :

Per uscire dalla crisi greca "bisogna ristrutturare il debito per alleggerire il fardello", e più precisamente "prolungare considerevolmente le scadenze, il periodo di grazia durante il quale non è effettuato nessuno pagamento e ridurre gli interessi il più possibile". Lo dice il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde, ai microfoni di Europe 1.
Il Fmi, ha poi aggiunto, parteciperà a un nuovo piano di salvataggio della Grecia solo se sarà "completo", associato a una riforma "in profondità" del'economia e a "una linea di bilancio sana che dia solidità al Paese senza essere eccessiva".

Intanto  : Europeista a parole, il governo di Berlino ha dunque contemplato il ritorno della Grecia alla dracma, quindi ha mandato avanti Schäuble «il cattivo» a fare da parafulmine. Coerente, ieri il falco dell'austerità ha ribadito il concetto. Parlando ai microfoni di Deutschlandrundfunk , dapprima ha detto che le riforme approvate dal Parlamento di Atene «sono un passo importante», quindi ha ricordato che i termini dell'accordo sono esattamente «il contrario» di quanto deciso per referendum «da una larga maggioranza di greci», poi l'affondo: per la Grecia l'uscita temporanea dall'eurozona «sarebbe stata un'opzione migliore». Il ministro 73enne si è anche tolto qualche sassolino dalle scarpe, ricordando la sua fedeltà alla cancelliera e al governo. Quanto alle differenze con Merkel, «nessuno ha torto o ragione, è una discussione democratica».

Oggi cambia il registro : "Sul fatto che la Grecia vada salvata siamo tutti d'accordo" ha detto Wolfgang Shaeuble in Bundestag. "Ma bisogna vedere quale sia la strada - ha aggiunto - che può funzionare".
"Qui non è in ballo la Grecia ma è in ballo l'Europa". Ha sottolineato Schaeuble, secondo cui bisogna mantenere la testa fredda e decidere come rafforzare l'integrazione europa.

Angela Merkel del Bundestag, dove il governo di grande coalizione controlla 450 deputati su 631. Dalle 10 di oggi gli Abgeordneten hanno tre ore per discutere e votare un unico ordine del giorno: le recenti trattative condotte in Europa dal governo tedesco che hanno portato al rifinanziamento da oltre 80 miliardi di euro del debito greco. Il voto dovrebbe procedere senza intoppi. Eppure nella Große Koaliton c'è aria di tempesta: divisi un po' su tutto, conservatori e progressisti seguono alla lettera l'accordo di programma del dicembre 2013, che non prevedeva però il nuovo avvitamento della crisi greca. Imprevista era anche l'uscita del ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble che all'Eurogruppo ha chiesto di sospendere la Grecia dall'euro per cinque anni. La proposta ha scatenato una ridda di polemiche. «Della Cdu europeista di Helmut Kohl e di Konrad Adenauer resta molto poco», ha dichiarato il vicecapogruppo dell'Spd, Axel Schäfer. Più diretto il suo collega Hubertus Heil, vicino al vicecancelliere Sigmar Gabriel: «Schäuble gioca sporco - twittava - e la Grexit non ha l'appoggio dell'Spd». A Schäuble però non la si fa. In politica da più anni di quanti ne abbiano i giovani colonnelli dell'Spd, il ministro ha obbligato il vicecancelliere ad ammettere in serata che in effetti «la proposta della Grexit ci era nota».

Intanto Il ministero delle Finanze greco ha annunciato che i nuovi aumenti dell'Imposta sul Valore Aggiunto (Iva) entreranno in vigore dal 20 luglio (lunedì) al fine di garantire una transizione 'morbida' alla nuova aliquota. Come ricorda l'Ana-Mpa, le modifiche riguarderanno prodotti e servizi che passeranno al tasso più elevato (dal 13% al 23%) come gli alimenti confezionati, i servizi di ristorazione e le caffetterie oltre ai biglietti dei mezzi di trasporto pubblico. Lo stesso dicastero ha inoltre chiarito che l'aumento dell'Iva per gli alberghi dal 6,5% al 13% entrerà in vigore il primo ottobre prossimo, mentre alla stessa data sarà inoltre abolita l'aliquota Iva agevolata per le isole del Mar Egeo. Il ministero delle Finanze ha anche confermato che le banche rimarranno chiuse fino a tutta domenica 19 luglio e riapriranno i battenti lunedì mattina.

"So che ci sono molti dubbi sul fatto che la Grecia possa stare di nuovo sulle sue gambe, ma sarebbe irresponsabile non tentare questa strada e non dare una nuova chance alla Grecia". Lo ha detto Angela Merkel al Bundestag.
La cancelliera tedesca Angela Merkel ha ringraziato il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble per il suo lavoro sulla Grecia. E il Parlamento tedesco gli ha dedicato un lungo applauso. Poi sul referendum greco: "Il risultato è stato un mucchio di rovine". "Il risultato è duro, per la gente in Grecia", ha proseguito Merkel, sottolineando che è l'esito di un governo che per sei mesi è stato "irresponsabile". Per la cancelliera si è cercata "una strada fuori dal vicolo cieco".

Merkel ha nuovamente escluso un taglio del debito parlando al Bundestag. Un haircut sarebbe contrario ai Trattati Ue, ha motivato la cancelliera. Stravolgerli "sarebbe la fine della comunità di diritto in Europa, e con noi non si fa".

Parole che hanno permesso all'opposizione di attaccare: «La fiducia reciproca è distrutta: qui in Grecia il ministro delle Finanze non c'è più, si chiamava Varoufakis - ha dichiarato da Atene il capo dei Verdi tedeschi Cem Özdemir - in Germania c'è un altro Varoufakis e si chiama Schäuble. Sarebbe bene se la cancelliera se ne occupasse di più». Contro il ministro ha tuonato anche lo Spiegel : per il settimanale liberal «in un solo weekend il governo ha distrutto settant'anni di diplomazia postbellica». E per la progressista Suddeutsche Zeitung Angela Merkel è nientemeno che «il nuovo nemico dell'Europa». Solo la moderata Frankfurter Allgemeine ha ascoltato il mal di pancia dei tanti conservatori contrari al salvataggio della Grecia. Abituata a correggere la rotta impressa dagli altri anziché a pilotare con mano ferma, Merkel è chiamata a una nuova sintesi. A confortarla, il sondaggio Forsa di martedì scorso secondo cui 55 tedeschi su 100 approvano la gestione della crisi greca da parte del governo. Dipendente dal giudizio dell'elettorato non meno del tanto criticato Silvio Berlusconi, la cancelliera deve però stare in guardia: l'81% degli intervistati nutre «seri dubbi» sulla capacità di Atene di mantenere gli impegni. Mentre cerca di capire quanti deputati della maggioranza si ribelleranno, Merkel deve mettere in conto la rottura con la Francia. Sulla Grecia, Berlino e Parigi sono agli antipodi. Stufo dell'austerità imposta da Merkel all'Europa, il presidente francese François Hollande si è messo di traverso per impedire la Grexit, sfidando così la cancelliera sul piano politico e personale. Dopo l'approvazione del pacchetto di aiuti alla Grecia, il primo ministro francese Manuel Valls ha dichiarato che «la coppia franco-tedesca è indistruttibile, anche nei momenti di tensione». Parole di amicizia alle quali non ha creduto nessuno.

Terremoto nei palazzi della politica ateniere. Ben 109 membri del comitato centrale di Syriza su 201 si sono detti contro l’accordo. A questi Tsipras ha replicato sfidandoli a mettere sul piatto nuove proposte: "Se qualcuno ha una soluzione alternativa, me la dica". Anche all'interno del governo, però, il premier è rimasto sempre più solo. L'accordo ha, infatti, dato il via a una serie di preoccupanti dimissioni. Dopo Varoufakis, che ha lasciato subito dopo la vittoria del "no" al referendum, la Valavani ha deciso di sbattere la porta in faccia al premier. A stretto giro sono arrivate anche le dimissioni del segretario generale del ministero delle Finanze, Manos Manousakis. Nello sbattere la porta e andarsene dal governo, il viceministro ha scritto una lettera di fuoco contro Tsipras: "Lintenzione (del governo di Berlino, ndr) è che l’attuale governo approvi le nuove misure di austerità, solo per cadere in un secondo tempo e essere sostituito da un governo di volenterosi".

Un voto per salvare memorandum e faccia. Anche se un attimo dopo si dovrà avere una nuova maggioranza e un esecutivo con tutti dentro, da sempre avversato dal premier che intanto, quella faccia, la sta perdendo anche in casa. La schizofrenia politica si è, di fatto, impadronita dello scenario partitico greco con una questione che, da economica, si è tramutata in politica. Oggi i trecento deputati greci dovranno votare il piano propedeutico al maxi prestito da 86 miliardi: e se da un lato Tsipras perderà i voti dei 35 integralisti di Syriza, spaccando di fatto il suo movimento che conta 149 deputati, avrà invece il sostegno di centristi, socialisti e conservatori (107 voti) con cui, un attimo dopo, dovrà fare il rimpasto (servono 151 sì). Quelle stesse forze politiche che aveva combattuto dall'inizio della crisi a oggi e che considerava principali responsabili del debito e dell'abbraccio mortale con la Troika.

il governo aveva portato in Aula il primo progetto di riforme contenente le «misure urgenti per la negoziazione e la conclusione di un accordo con l'Esm». Una manovra da 3,175 miliardi tra nuove tasse e risparmi che ha avuto come primo riverbero lo sciopero dei sindacati di Aedy, oggi in piazza per 24 ore con i farmacisti, con musi lunghissimi della base di Syriza. Ieri a Syntagma persino una bandiera bruciata da un attivista di lungo corso. Perplessità sul voto si ritrovano anche nel merito del piano, che ritorna in discussione a tarda sera nei capannelli alla Camera dove la presidente Kostantopoulou potrebbe dimettersi. Ci pensa il viceministro delle finanze Stathakis, in un'intervista a Bloomberg tv , a precisare che nel Paese non cvi sono attivi patrimoniali da privatizzare per i 50 miliardi previsti dall'accordo. Per cui il fondo avrà una funzione di «garanzia», ma «non credo che procederemo con vere privatizzazioni di questi asset». Altro caos, con il Paese che mestamente si avvia a un voto a metà strada tra Ue e baratro, e la pattuglia di Alba dorata a festeggiare per sondaggi che li darebbero in doppia cifra.

«Quarant'anni fa - dice amaramente un deputato ancora incerto sul voto - qui c'era Onassis che regalava sigari a Winston Churchill sul suo panfilo Cristina. Oggi invece siamo noi a regalare il Paese all'invasore tedesco».

Tsipras per difendersi sceglie la tv di stato Ert appena riaperta: «Il modo in cui è stato visto il referendum non onora l'Europa - dice -. Non taglieremo gli stipendi e nemmeno le pensioni, non è normale aumentare l'Iva in Grecia per esempio sul cibo e nei ristoranti ma è preferibile al taglio di stipendi e pensioni». Poi lancia l'allarme: le banche potrebbero restare chiuse ancora per un mese. «La riapertura delle banche dipende dall'approvazione dell'accordo che avverrà in un mese» spiega, auspicando che nel frattempo la Bce conceda liquidità. E ancora: «Non ho intenzione di scappare, è mia intenzione far capire al popolo che non ho intenzione lasciare il paese nella catastrofe. Ho incontrato Russia, Usa e Cina, ma nessuno mi ha detto che ci avrebbero aiutati se fossimo tornati alla dracma. Varoufakis? Ha commesso evidenti errori durante il negoziato».

Già, Varoufakis. La giornata era iniziata con le bordate dell'ex ministro per nulla attratto dall'ipotesi di trascorrere l'estate ospite di laute conferenze. Dal suo blog ecco il secondo attacco al piano e al suo ex premier, paragonando il recente summit europeo al colpo di Stato dei Colonnelli nel 1967. E il suo defenestramento dal governo è figlio di una mancanza di coraggio da parte di Tsipras che, è la vulgata in voga nel partito, «oggi stringe un accordo con gli amici della Troika».

"È un momento assai traumatico per tutti". Tonia Tsitsovits, membro del comitato centrale del partito Syriza, affida al Quotidiano nazionale tutta la frustrazione nei confronti di un premier che ha disatteso le aspettative dei greci: "C’è chi ha pianto, perché ci aspettavamo altre cose.

Quello che ha detto in parlamento Tsipras venerdì scorso, era sì un boccone molto amaro, ma lo avrei accettato come compromesso per andare avanti. L’intesa raggiunta lunedì mattina con l’Europa, però, è molto più pesante". Non è l'unica ad aver perso la fiducia in Alexis Tsipras. Mentre da Bruxelles fanno sapere che non ci sono "obiezioni significative al pacchetto di riforme" che dovrà votare il parlamento greco, Tsipras perde per strada anche il viceministro delle Finanze, l’economista Nadia Valavani, che nella lettera di dimissioni ha spiegato di non poter sostenere le dure misure imposte dai creditori a Bruxelles.L'accordo sulla Grecia è un "nuovo trattato di Versailles", ha detto l'ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis intervenendo in Parlamento durante il dibattito sul primo pacchetto di riforme presentato dal governo Tsipras.

In Parlamento ad Atene il dibattito sul piano di riforme urgenti, è corsa contro il tempo. Si dimette la vice ministro delle Finanze Valavani: 'L'accordo è insostenibile'. 

Il vicepresidente della Commissione Ue avverte della presenza di nodi politici sul prestito ponte.  "La Grecia - ha messo in chiaro il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker - ha già ricevuto più finanziamenti internazionali di quanti ne ha avuti tutta l’Europa dal piano Marshall dopo la Seconda guerra mondiale". La Commissione Ue ha proposto l’uso del meccanismo di stabilità finanziario europeo (Efsm) per fornire alla Grecia un prestito ponte da 7 miliardi per far fronte alle esigenze finanziarie immediate a seguito dell’approvaione di alcune riforme. Il finanziamento dovrà essere rimborsato entro tre mesi al massimo attraverso i nuovi finanziamenti che la Grecia riceverà dal fondo europeo salvastati Esm dopo aver concluso l’accordo su un nuovo programma di aiuti. L’Efsm è finanziato attraverso fondi reperiti dalla Commissione Ue sul mercato usando come garanzia il bilancio Ue. Il cammino, però, è tutto in salita. "Alcuni Paesi - ha commentato, allarmato il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis - hanno serie preoccupazioni in merito e dobbiamo superare delle difficoltà politiche". L'uso dei fondi dovrà, tuttavia, essere approvata dai 28 paesi dell’Ue e non solo dai 19 dell’Eurozona. "Terremo conto delle preoccupazioni dei paesi non euro - ha assicurato Dombrovskis - lavoriamo per tutelarli".

La Commissione Ue ha deciso di proporre l'uso del fondo Efsm per un programma di breve periodo (prestito ponte) in favore della Grecia da 7 miliardi ma alcuni Paesi hanno serie preoccupazioni in merito e dobbiamo superare delle "difficoltà politiche

Siamo a conoscenza di serie preoccupazioni da parte di alcuni Paesi non membri dell'Eurozona e stiamo per questo lavorando a soluzioni che proteggano questi Paesi non membri della zona euro da qualsiasi eventuale conseguenza finanziaria negativa", ha spiegato il commissario Ue. Alcune capitali, ha spiegato, "hanno serie preoccupazioni e dobbiamo per questo affrontare anche queste difficoltà politiche".

Intanto al Parlamento ad Atene il dibattito sul primo piano di riforme urgenti. Si tratta del provvedimento che, secondo quanto richiesto dall'eurosummit, conclusosi con l'accordo in extremis lunedì mattina, deve essere approvato entro la mezzanotte di oggi per far partire il negoziato il terzo piano di aiuti richiesto dalla Grecia al fondo Esm.

Il vice ministro greco delle Finanze Nantia Valavani ha annunciato oggi le sue dimissioni con una lettera al primo ministro Alexis Tsipras nella quale esprime dubbi sul nuovo accordo raggiunto tra Atene e i creditori internazionali della Grecia sostenendo che con esso la Germania intende "umiliare completamente il governo e il paese". Nella sua missiva Valavani sottolinea che l'intenzione (del governo di Berlino) è che l'attuale governo approvi le nuove misure di austerità, solo per cadere in un secondo tempo e essere sostituito da un governo di "volenterosi". Inoltre, Valavani afferma che la "capitolazione" concordata dal governo greco non consente alcuna prospettiva per una ripresa e che "questa soluzione particolare, che viene eseguita in modo così deprimente, non è una soluzione sostenibile". Il ministro uscente conclude la sua lettera ringraziando il premier Alexis Tsipras per l'opportunità offertale ed esprimendo la speranza che "la lotta" proseguirà.

In una lettera riportata dal sito iEfimerida.gr, indirizzata al premier Alexis Tispras ed al ministro dell'Economia Giorgos Stathakis, il responsabile afferma che "la politica del governo espressa nel disegno di legge 'Disposizioni urgenti per il negoziato e la conclusione di un accordo con l'Esm' rende impossibile la mia permanenza in questa posizione".

Ben 109 membri del comitato centrale di Syriza su 201, riporta Kathimerini online, si sono detti contro l'accordo stipulato dal premier Alexis Tsipras con l'eurozona.

In una drammatica notte per la Grecia il Parlamento di Atene ha approvato il primo pacchetto di riforme che Alexis Tsipras ha concordato a Bruxelles per evitare la Grexit. Ma il primo ministro greco ha davanti agli occhi la gravissima spaccatura del suo partito (40 deputati su 149 non hanno votato il piano, tra cui l'ex ministro Varoufakis, la 'pasionaria' presidente del Parlamento Zoe Konstantopolou e il leader dell'ala radicale Lafazanis, mentre la vice ministro delle Finanze Nantia Valavani si è dimessa) e i primi scontri di piazza del suo governo.

A Bruxelles è tutto pronto per un prestito ponte da 7 miliardi necessari per ripagare la Bce e saldare gli arretrati con il Fmi, che minaccia un "no" al terzo piano di salvataggio. Un prestito da rimborsare entro 3 mesi e a cui farà da garanzia il fondo salva Stati Esm, che lo rimborserà una volta partito il programma di aiuti (entro il 17 agosto). Una soluzione trovata per placare i no ai nuovi aiuti sollevati soprattutto da Germania e Gran Bretagna

Questa mattina i ministri delle Finanze dei 19 Paesi euro si sono riuniti in in teleconferenza per valutare se ci sono i requisiti concordati da Atene con Bruxelles per il terzo pacchetto di aiuti. L'Eurogruppo studierà il risultato del voto parlamentare e deciderà se rispettare l’impegno preso da Atene oltre a valutare l'ipotesi del prestito ponte. Il via libera dovrebbe avvenire entro venerdì con una procedura scritta, che non richiede la riunione dei 28 ministri ma solo l’accordo degli sherpa del Comitato economico e finanziario.

l premier Alexis Tsipras ha deciso di "procedere il più rapidamente possibile al rimpasto di governo entro pochissimi giorni, se non addirittura già oggi". Lo riferiscono qualificate fonti greche, specificando che secondo sondaggi riservati, il consenso per la parte di Syriza rimasta fedele al premier "è attorno al 40%".

Tsipras ha difeso con forza la la sua scelta: "A chi pensa che io sia stato ricattato, come pensano tanti ed hanno scritto tanti media nel mondo, chiedo se pensano che sia vero o sia stata un'invenzione". Nelle 17 ore di Bruxelles aveva di fronte "tre alternative": o l'accordo, o il fallimento con tutte le conseguenze", o "il piano Schaeuble per una moneta parallela". E fra le tre, "ho fatto la scelta di responsabilità".

Una Grexit temporanea "sarebbe per la Grecia la via migliore": lo ha ribadito stamane il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schaeuble. Molti economisti pensano che sia impossibile risolvere il problema senza un taglio del debito, ha detto: "Ma un vero taglio del debito è inconciliabile con l'appartenenza all'unione monetaria".

Intanto : Tensione alle stelle, ma pacifica. Almeno fino alla prima serata. La rabbia degli estremisti è scoppiata alle 21.10, provando a cambiare con la violenza la storia della Grecia. Una bomba carta è esplosa in piazza Syntagma. Gli anarchici e i black bloc hanno tirato anche bombe molotov. Nella piazza simbolo della democrazia greca sono arrivati con i caschi, le maschere antigas, le maglie nere mentre il popolo dell' Oxi fatto giovani, impiegati, mamme, zie, adolescenti, ma anche bambini, da ore gridava e distribuiva volantini per esortare Tsipras a non cedere al "ricatto" della Germania e dell'Eurosummit. Dopo la prima esplosione, sono volati i lacrimogeni della polizia e la piazza si è svuotata. Sono una cinquantina le persone fermate per gli scontri davanti al Parlamento. Cordoni di poliziotti si sono schierati. Poi la calma è tornata. E la parola è tornata alla politica.

E sono in molti a chiedersi ad Atene quanto ancora Tsipras riuscirà a rimanere in sella, dal momento che ha perso la sua maggioranza politica. E' un accordo che non ci piace ma che siamo "obbligati" a rispettare, ha detto il premier intervenendo durante la seduta fiume del Parlamento chiamata a votare su riforma dell'Iva, indipendenza dell'ufficio di statistica, 'Fiscal Council' ed eliminazione delle baby pensioni. "A Bruxelles avevo di fronte tre alternative: l'accordo, il fallimento con tutte le sue conseguenze e il piano Schaeuble" di una Grexit temporanea. E fra le tre, "ho fatto una scelta di responsabilità" e di "dignità", ha scandito Tsipras. I numeri per far approvare il piano li ha avuti. Ma con il voto determinante delle opposizioni di Nea Dimokratia, Pasok e To Potami, che hanno votato sì come lo junior partner del suo governo, il partito di destra Anel del ministro della Difesa Kammenos, di fatto turandosi il naso. Nei discorsi è prevalso il senso di salvare il salvabile. La sconfitta 'politica' per Tsipras è tutta dentro il suo partito. Ed è enorme. A nulla è valso l'aut aut che aveva lanciato nel pomeriggio ai ribelli ("Senza il vostro sostegno (nel voto di stasera sarà difficile per me restare premier. O stasera siamo uniti, o domani cade il governo di sinistra"). Le defezioni sono state tantissime e ora sarà difficile continuare l'esperienza del primo governo di estrema sinistra della storia della Ue. Almeno in queste condizioni.

Prima delle drammatiche ore finali, e mentre a Bruxelles si continua a lavorare per il prestito ponte che potrebbe permettere di far riaprire le banche, il Paese aveva vissuto una giornata punteggiata da cortei, dalla serrata delle farmacie e dallo sciopero dei dipendenti pubblici (quelli più colpiti, ma anche quelli che fino al 2010 arrivavano a prendere 2mila euro al mese per un posto da donna delle pulizie al ministero delle Finanze).

Oggi, sei anni dopo, il Fondo monetario dichiara che 80 miliardi di nuovi prestiti non basteranno a rimettere la Grecia in carreggiata, se l'Europa non accetterà di «ristrutturare» il debito di Atene. Ma questo piano non serve, comunque, a invertire la spirale negativa in cui la Grecia si trova, perché è sbilanciato nelle misure e nei tempi. Le privatizzazioni creeranno ricchezza, ma ci vuole qualche anno. Frattanto, è assurdo aumentare dal 26 al 28% la tassazione delle imprese: bisognava ridurla per avere più dinamica economica e più gettito. La Germania, nel suo furore punitivo verso la Grecia, mentre le impone un programma pieno di tasse, fa sganciare ai paesi dell'euro 80 miliardi, con un terzo salvataggio, dopo altri due del 2009 e del 2011 che son costati 110 e 130 miliardi e che sono falliti, perché basati su terapie fiscali troppo dure e troppo sbilanciate sul lato delle tasse.

 

La Grecia, quando nel 2009 si è rivolta all'Europa e al Fondo Monetario, per chieder soccorso, era già da più di cinque anni (cioè dall'epoca delle Olimpiadi) in una situazione di sbilancio economico e finanziario paurosa. Era riuscita ad accumulare deficit di bilancio per 8 anni, da quando era nell'entrata nell'euro nel 2002, falsificando i conti. In principio ciò era stato fatto tramite la banca americana Goldman Sachs che le aveva venduto dei derivati finanziari, che servivano per nascondere le perdite. Poi ci sono state le gestioni fuori bilancio e le mancate contabilizzazioni. Nel 2009 il premier socialista Papandreou, che aveva da poco vinto le elezioni, aveva informato che il vero deficit del bilancio era più del 12,7 % del Pil e il debito pubblico 300 miliardi (il Pil greco era forse 250 miliardi). Poi il deficit è salito al 15% e il debito a 350 miliardi. Ma l'Europa, nel suo primo e nel suo secondo intervento, ha elargito i soldi alla Grecia soprattutto per aiutare le banche francesi che avevano crediti insoluti per 79 miliardi e quelle tedesche che ne avevano per 45. E in cambio ha fatto programmi di rigore fiscale sbagliati, avendo calcolato male gli effetti deflattivi delle misure adottate. Tanto che alla fine del 2012 il capo degli economisti del Fondo Monetario, Olivier Blanchard lo ha messo per iscritto, spiegando che avevano sbagliato i moltiplicatori: avevano stimato che ogni taglio di spesa o aumento di imposta avrebbe ridotto la domanda nell'economia del suo stesso ammontare più una percentuale dello 0,5%. Ma in realtà i moltiplicatori erano 1,5%. Cioè ogni euro di imposte in più non generava 1,5 euro di minor domanda, ma 2,5 euro di riduzione di domanda: la Grecia era andata in grande recessione. Se il mercato del lavoro fosse stato liberalizzato e le imprese pubbliche mal gestite fossero state messe il mercato per tempo, con nuovi investimenti probabilmente la Grecia avrebbe potuto reagire meglio. Ma i programmi europei hanno trascurato tutti questi aspetti. Solo ora essi vengono considerati.

 

La Gran Bretagna, dopo assicurazioni avute da Bruxelles, ha tolto le sue riserve ed è pronta a dare il suo via libera al prestito ponte da 7 miliardi alla Grecia attraverso l'utilizzo dell'Efsm. Lo indicano fonti Ue. L'ok definitivo, a quanto si è appreso, dovrebbe essere dato oggi nel corso di una conference call tra i ministri delle Finanze Ue. Sempre stamane i ministri dell'Eurogruppo valuteranno se, dopo il voto del Parlamento di Atene, dare il via al negoziato sul nuovo programma di aiuti.

''Un errore grave di portata storica'': così il premier israeliano Benyamin Netanyahu commenta l'accordo sul nucleare iraniano raggiunto a Vienna. ''In tutti i campi in cui occorreva negare all'Iran la capacita' di dotarsi di armi atomiche sono state fatte generose concessioni'' ha aggiunto Netanyahu in un incontro con il ministro degli esteri olandese Bert Koenders. ''Inoltre l'Iran disporrà adesso centinaia di miliardi di dollari con i quali potrà rilanciare i meccanismi del terrorismo, il suo espansionismo e la sua aggressività in Medio Oriente e in tutto il mondo''. Rispondendo alle aspre critiche espresse ieri nei suoi confronti alla Knesset (parlamento) Netanyahu ha detto che ''non e' possibile impedire un accordo quando i negoziatori stessi sono disposti a fare una concessione dopo l'altra a chi, nel corso delle trattative, gridava: 'Morte agli Usa' ''. Il desiderio di firmare l'accordo e' stato ''più forte di tutto'', e dunque Israele non ha potuto impedirlo. Netanyahu ha concluso con un appello alle forze politiche israeliane: ''Adesso e' giunto il momento di mettere da parte le piccole considerazioni politiche ed unirsi di fronte ad una questione di importanza fatale per il futuro e per la sicurezza dello Stato d'Israele'

Queste sono le preoccupazioni Israeliane per l accordo raggiunto a Vienna sul nucleare iraniano dopo aver superato gli ostacoli finali: l'accordo include un compromesso tra Washington e Teheran che permetterà agli ispettori Onu di chiedere di visitare anche i siti militari iraniani. L'intesa permetterebbe agli ispettori Aiea di insistere per visitare i siti militari iraniani.

Grazie a questo accordo l'Iran non sarà in grado di sviluppare la bomba atomica
: così il presidente Usa, Barack Obama, sull'accordo raggiunto a Vienna. "Se l'Iran violerà l'accordo tutte le sanzioni saranno ripristinate e ci saranno serie conseguenze". "Sarebbe irresponsabile allontanarsi da questo accordo" con l'Iran. E' l'appello al Congresso del presidente Usa Barack Obama che avverte: "Porrò il veto a qualsiasi legge che si opporrà all'attuazione" dell'intesa sul nucleare iraniano. "E' possibile cambiare": questo il messaggio che il presidente Usa rivolge direttamente al popolo iraniano commentando l'accordo di Vienna. "E' possibile muoversi in una nuova direzione".

Una volta firmato l'accordo il Congresso americano avrà 60 giorni di tempo per approvarlo o respingerlo. Dopo il disgelo con la ex Birmania e con Cuba, per Obama - sottolineano i media Usa - l'accordo con l'Iran è il terzo che cambia profondamente le relazioni diplomatiche degli Stati Uniti con Paesi con cui il dialogo era sospeso da decenni. L'Iran - evidenzia il Nyt - di questi tre Paesi è il più importante dal punto di vista strategico, il solo con un programma nucleare e ancora nella 'lista nera' degli stati ritenuti sponsor del terrorismo.

"Questo accordo è un accordo di resa storica da parte dell'Occidente verso l'Asse del Male con l'Iran in testa". Lo afferma la viceministra degli Esteri di Israele, Tzipi Hotovely. "Lo Stato di Israele agirà con tutti i mezzi per tentare di impedire la ratifica di quell'accordo" fra l'Iran e i paesi del 5+1.

Le sanzioni internazionali contro l'Iran saranno cancellate e Teheran adempierà ai suoi impegni per creare fiducia sulla natura pacifica del suo programma nucleare. Sono i principi affermati nelle conclusioni dei negoziati che saranno annunciati tra breve a Vienna. Lo scrive l'Irna anticipando alcuni contenuti del testo dell'intesa.

L'accordo sul nucleare Iraniano impedirà a Teheran di produrre materiale sufficiente per la costruzione di un'arma atomica per almeno 10 anni e prevede nuove clausole per le ispezioni dei siti del Paese, inclusi quelli militari.

L'accordo sul nucleare iraniano prevede di mantenere l'embargo Onu sulle armi a Teheran per altri cinque anni: lo affermano diplomatici citati dalla Ap. Le restrizioni Onu sul trasferimento all'Iran di tecnologia legata ai missili balistici potrebbe durare fino a otto anni.

In caso di violazioni da parte di Teheran dell'accordo raggiunto a Vienna sul suo programma nucleare, verrebbero reintrodotte entro 65 giorni le sanzioni contro l'Iran, secondo quanto indicato da diverse agenzie citando fonti diplomatiche in margine al negoziato.

Penso che questo sia un segnale di speranza per il mondo intero": lo ha detto l'Alto rappresentante Ue Federica Mogherini commentando l'accordo sul nucleare iraniano. "Quello di oggi non è solo un accordo, ma un buon accordo per tutte le parti", ha detto poi l'Alto rappresentante Ue nella conferenza stampa dopo la firma dell'accordo sul nucleare iraniano. "Oggi è una giornata storica ed è un grande onore per noi annunciare che abbiamo raggiunto un accordo sulla soluzione nucleare iraniana. La volontà politica, la leadership che il mondo aspettava, un impegno condiviso per la pace, per rendere il nostro mondo più sicuro".

E "viva soddisfazione" per l'accordo di Vienna è stata espressa dal presidente Sergio Mattarella : "In un Medio Oriente in cui l'ultima parola è spesso lasciata alle armi", l'accordo segna un'inversione di tendenza, mostrando che anche in MO è "possibile percorrere fruttuosamente - si legge in una nota - la strada del dialogo e della diplomazia".

"L'Italia è soddisfatta per il raggiungimento dell'accordo sul nucleare iraniano": lo ha detto il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, parlando a Beirut con i giornalisti. Gentiloni ha ricordato che l'Italia "ha sempre sostenuto questo negoziato".

La Russia si aspetta che gli Usa rinuncino a creare uno scudo di difesa missilistica in Europa dopo il raggiungimento di un accordo sul nucleare iraniano. Lo ha detto il capo della diplomazia di Mosca, Serghiei Lavrov. Lo scudo antimissile in Europa è stato in teoria concepito contro 'Stati canaglia' come Iran e Corea del nord.

"Penso che questo sia un momento storico: l'accordo non è perfetto ma è il migliore che potevamo raggiungere": lo ha detto il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif dopo la firma dell'accordo sul nucleare.

Con l'accordo raggiunto oggi a Vienna sul nucleare iraniano "il mondo ha tirato un grosso sospiro di sollievo", ha detto il presidente russo Vladimir Putin citato dall'agenzia Tass.

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