La chiesa Romana di San Francesco a Ripa nell antico rione di trastevere custodisce un grande tesoro la cella dove San Francesco soggiorno piu volte dal 1209 al 1223 quando veniva nella citta Eterna per incontrare il Papa.
Fino al XVII secolo il Santuario era costituito dalla celletta del Santo; quella del compagno serviva da sagrestiola. Nel 1603, con la sistemazione del coro, si rese necessaria anche quella del santuario, che venne ampliato abbattendo la parete tra le due cellette le quali, come detto, saranno poi sul punto di essere destinate alla sparizione, nel progetto del Longhi.
L’artificiosa sistemazione della cappella fu completata nel 1698, unitamente a quella della sagrestia, quando le mura consunte della duecentesca abitazione di S. Francesco vennero rivestite con una serie di arredamenti in cui sono mescolati legnami magnificamente lavorati con drappeggi berniniani. L’altare e il grandioso reliquiario, come gli armadi della sagrestia, sono degli artigiani francescani capeggiati da Fr. Bernardino da Jesi.
Il santuario lo troviamo una volta usciti dalla sacrestia, sulla destra, prima della porta di ingresso al coro. Sull’ingresso vi è un’iscrizione che ricorda l’episodio dell’apparizione del Santo in sogno al Card. Alessandro Montalto Peretti.
L’altare, in legno di radica di noce, è opera dell’ebanista francescano Bernardino da Jesi (XVII secolo). La pala dell’altare, al centro, è il ritratto di S. Francesco su tavola di Margheritone d’Arezzo, che sostituisce la tela di Domenico Cerini, che rappresentava il Santo d’Assisi in atto di contemplare la Vergine.
Nelle tavole laterali, tra una colonnina e l’altra, sono raffigurati i santi francescani Lodovico da Tolosa o d’Angiò e Antonio da Padova, con il mistero dell’Annunciazione che ha la Vergine a sinistra e l’Angelo a destra.
La pietra usata come cuscino da san Francesco
Un meccanismo ingegnoso fa da reliquiario mobile, costruito da Fr. Tommaso da Spoleto nel 1708 e fa aprire le porte laterali della pala d’altare e vengono mostrati cofanetti di argento contenenti le reliquie dei più grandi santi francescani, reliquiari donati dal granduca di Toscana Leopoldo dei Medici.
Nella parete destra è visibile un sasso ove posava il capo il Serafico Padre S. Francesco durante il sonno. Alla parete posteriore vi è la vetrata artistica eseguita da Maria Letizia Giuliana Melis nel 1926. Alla parete sinistra è invece appeso il quadretto con foto di Papa Giovanni Paolo II inginocchiato a pregare davanti all’immagine di S. Francesco durante la sua visita alla parrocchia del 1° dicembre 1991.
La facciata della chiesa (dell’architetto Mattia de Rossi, 1682) è barocca, semplice e a due ordini, con lesene doriche che dividono il piano inferiore in cinque scomparti, mentre il piano superiore è limitato alla navata centrale. Il campanile a vela, edificato nel 1734, sostituisce quello medievale.
L’interno è a tre navate con croce latina e presenta tre cappelle nella navata destra e tre in quella sinistra. Le navate sono divise da pilastri dorici reggenti il cornicione, sul quale poggia la volta a crociera. L’ambiente è quello tipico francescano, privo di sfarzo o lusso, ma tuttavia arricchito da numerose opere e monumenti funebri che adornano pilastri e pareti.
All’ingresso si possono vedere due monumenti funerari del senatore Tommaso Raggi e di sua moglie Ortensia Spinola, attribuiti a Gerolamo Lucenti, risalenti al XVII secolo. Per quanto riguarda i pilastri, sul secondo a sinistra troviamo il monumento al ven. Innocenzo da Chiusa, frate santo e grande mistico, di G. B. Mola, mentre sul secondo a destra c’è il monumento al predicatore, mistico e poeta Bartolomeo Cambi da Salutìo, con ritratto su tela, fatto erigere dal Papa Benedetto XIV.