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Musumeci e Martello incontrano Lamorgese: "Previsti 70 mila migranti"

Sono 41 i migranti sbarcati nella notte a Lampedusa. Ventuno tunisini, tra cui tre donne, un bimbo e una neonata, sono riusciti ad approdare autonomamente sulla più grande delle Pelagie e sono stati rintracciati dai carabinieri. Poco dopo altri 21, di cui due minori e 6 donne, sono stati bloccati a poche miglia dalla costa dalla Capitaneria di porto.

Come sottolinea il Giornale di Sicilia, il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, e il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, hanno incontrato il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. «Ho rappresentato la preoccupazione della comunità siciliana - ha detto - per le previsioni allarmanti che vengono dai Servizi per il possibile arrivo di oltre 70 mila migranti che potrebbero nelle prossime settimane partire dalle coste del Nordafrica: carne umana nelle mani di spregiudicati delinquenti. Di fronte a questa realtà rischiamo di far passare un messaggio negativo: quello di una terra occupata dai migranti, anche se sappiamo che non c'è contatto tra le aree dei migranti e quelle destinate al turismo».

«Chiediamo al governo continua il Giornale di Sicilia di darsi una strategia nel Mediterraneo e non solo per il fenomeno della migrazione. Abbiamo chiesto che il presidente Draghi giorno 25 in sede di Consiglio europeo batta i pugni sul tavolo e spieghi all'Europa che questo dramma umanitario non può essere lasciato solo all'Italia, anzi, per essere più chiari, alla Sicilia e alle terre frontaliere come Lampedusa», riferisce ancora Musumeci, che continua: «Abbiamo chiesto al ministro di continuare a utilizzare le navi quarantena per impedire che si alimenti la tensione sociale a causa della pandemia e di intervenire sul collega della Difesa per un pattugliamento aereo e marittimo per intercettare subito le navi che stanno per partire dalle coste africane. Così come si tratta di intervenire in modo perentorio sui governi tunisino e libico per una intesa per contenere i trafficanti di carne umana. Abbiamo chiesto di avere tutti il diritto di affrontare il periodo della ripresa economica senza pagare prezzi alti».

Intanto Medici senza frontiere torna nel Mediterraneo per le attività di ricerca e soccorso. Lo farà, con una propria nave, la Geo Barents, il cui arrivo è previsto in Sar Zone tra due settimane. «Nel Mediterraneo centrale si continua a morire, in un desolante vuoto di capacità di soccorso. Come organizzazione medico-umanitaria assistiamo persone vulnerabili ovunque nel mondo da 50 anni. Di fronte alle morti incessanti e alla colpevole inazione degli Stati, siamo obbligati a tornare in mare per portare soccorso, cure e umanità, facendo la nostra parte per fermare queste tragedie evitabili», ha spiegato Claudia Lodesani, presidente di Msf annunciando la decisione.

Cosi Medici Senza Frontiere torna nuovamente in mare e lo fa per accogliere migranti da portare sulla terraferma. In un periodo in cui si inizia a registrare un forte flusso di stranieri che partono dall’altra parte del Mediterraneo per raggiungere le vicine coste italiane, l’Ong ha annunciato di essere pronta a tornare operativa con una nuova nave: la Geo Barents. Dunque chi da ora in poi si imbarcherà su barchini e barconi per affrontare i viaggi della speranza, potrà quasi certamente usufruire di un mezzo che transiterà a largo della Libia pronto a trasformarsi in taxi del mare.  

Medici Senza Frontiere ha operato con l’Ocean Viking di Sos Mediterranée, ma successivamente si sono separate. Oggi, l'Ong annuncia di tornare in mare con la nuova imbarcazione. E il presidente di MSF, Claudia Lodesani, in un’intervista rilasciata all’Huffington Post non si sottrae dal lanciare accuse all'Europa per la sua assenza nel Mediterraneo: "Il nostro ritorno nel Mediterraneo - ha spiegato Lodesani - per il settimo anno consecutivo, è il risultato diretto delle sconsiderate politiche di non assistenza da parte dell'Europa, che condannano le persone a morire in mare". Non sono mancate, in particolare, nemmeno le accuse ad Italia e Malta, Stati che, secondo il presidente dell’Ong "hanno progressivamente abbandonato l'attività di ricerca e soccorso". Nel contesto di una crescente pressione delle organizzazioni operanti in mare dunque, adesso occorrerà fare i conti con una nuova nave. Per il governo, già alle prese con l'emergenza immigrazione, quella di queste ore non è proprio una buona notizia.

Ed è proprio dalle coste libiche che in questi mesi si sta registrando la stragrande maggioranza delle partenze di migranti che provengono dall'Africa Subsahariana, la cui ultima tappa è rappresentata dai porti italiani. “Di fronte alle morti incessanti nel Mediterraneo centrale - si legge in un tweet a firma dell’Ong – dobbiamo fare la nostra parte. Torniamo in mare con la nuova nave Geo Barents per portare soccorso, cure e umanità sulla rotta migratoria più letale al mondo, abbandonata dai governi europei

Intanto al Viminale si segue naturalmente con grande attenzione quanto sta accadendo in queste ore. Una dozzina di barche ha lasciato le coste africane senza essere intercettata dai guardiacoste locali. Potrebbero averli lasciati partire oppure le partenze sono avvenute da un'area non controllata. Quello che è certo è che in Libia come in Tunisia il controllo delle coste si sta dimostrando inefficace. Così come quello delle frontiere desertiche del Sud da dove passa il flusso proveniente dall'Africa centrale. Per quanto riguarda la Libia c'è inoltre da evidenziare la difficile situazione sul territorio, con il nuovo Governo di accordo nazionale del premier Abdel Hamid Dbeibah che cerca di acquistare autorità sulle diverse milizie che si spartiscono il Paese in vista delle elezioni programmate a dicembre. 

Ci sono poi da considerare le tensioni legate all'incidente dei colpi di mitragliatore sparati da una motovedetta libica contro un peschereccio italiano. Una situazione complessa, dunque, che il Governo punta ad affrontare in tutti gli aspetti in modo sistematico e non contingente, coinvolgendo diversi ministri, non solo il Viminale che ha il problema di dove sistemare i migranti che sbarcano, con tutti gli adempimenti relativi alla fotosegnalazione ed ai tamponi da effettuare. Per ora c'è ancora posto sulle navi dedicate alla quarantena, ma i bandi dovranno essere rinnovati

Dovrebbe, salvo clamorose novità, essere l'ultimo atto del caso Gregoretti. L'udienza che oggi avrà luogo nell'aula bunker del carcere di Catania potrebbe portare alla definitiva archiviazione per Matteo Salvini.
Del resto la richiesta della stessa procura etnea, lo scorso 10 aprile, è stata questa: non luogo a procedere per l'imputato, ossia per l'ex ministro dell'Interno.

"Sto leggendo gli atti dei miei processi ed è un romanzo fantasy assolutamente imbarazzante". Matteo Salvini si è espresso così arrivando all’aula bunker Bicocca di Catania dove oggi è attesa la decisione dell’udienza preliminare sul processo Gregoretti. "Sto leggendo gli atti dei miei processi ed è un romanzo fantasy assolutamente imbarazzante", ha detto il leader della Lega prima di entrare, accompagnato dal suo legale, l’avvocata Giulia Bongiorno. 

Poi ha aggiunto: "Mi aspetto giustizia con la G maiuscola...". Il Gup Nunzio Sarpietro si ritirerà in camera di consiglio e deciderà se rinviare a giudizio o dichiarare il non luogo a procedere per Salvini accusato di sequestro di persona per avere lasciato sulla nave Gregoretti, nel luglio del 2019, 131 migranti. La Procura nella scorsa udienza ha chiesto il non luogo a procedere. Chiesto anche dalla difesa di Salvini.

Fonti Ansa / Giornale di Sicilia / il Giornale / Adnkronos

 

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