Con oltre il 25%, l'astensionismo raggiunge un record storico dal 1969: è quanto scrive l'Express. E' invece record storico assoluto di schede bianche, il 12%.
Marine Le Pen ha perso. Qualunque analisi sul mancato successo del sovranismo francese non può prescindere da questo dato certo. Ovvio, una vittoria dei lepenisti era decisamente improbabile, molto più dell'affermazione alle presidenziali americane di Donald Trump
Marine Le Pen, ha permesso al Front National di entrare nell'arco costituzionale, ma da qui a vincere le elezioni, è necessario passare per un discorso in grado di coinvolgere tutti i francesi. Non solo gli sconfitti dalla globalizzazione. Altrimenti ci sarà sempre un "barrage", un "patto repubblicano", in grado di respingere il Fn dalle competizioni elettorali. La figlia di Jean Marie sembra averlo capito: ecco annunciata la rivoluzione partitica del Fn.
Marine non è riuscita in nessuna delle due strategie. La linea di Francois Philippot di laicizzare il partito, riponendo in un angolo le battaglie sui valori non negoziabili, è forse la prima imputabile per questa sconfitta. I moderati, gli elettori liberali, quelli che storicamente hanno votato per i repubblicani e per l'Ump, non si sono evidentemente sentiti rassicurati nel votare l'espressione di un partito che ha smesso di essere chiaro riguardo alcune tematiche centrali per i cattolici. Attaccare il Papa, poi, ha fatto il resto. La strategia di marketing della rosa blu come simbolo della campagna elettorale, insomma, non ha, in fin dei conti, attratto nè l'elettorato socialista nè quello centrista. Almeno non nella misura che sarebbe servita per vincere. Anche la scelta di Dupont Aignan come primo ministro designato, poi, sembra non essere servita: dai primi dati sembrerebbe che molti degli elettori dell'ex gollista al primo turno non abbiano votato per Marine Le Pen al secondo.
La Le Pen è stata la voce nel partito utilizzata per cercare di intercettare questi consensi centristi e repubblicani. Isolata, temuta dal "Cabinet secret" dal quale Marine è circondata, neppure lei è stata decisiva per conquistare i voti dei cristiani d'oltralpe. Le fratture sociali, poi, se da una parte garantiscono una base solidissima al "Front National", di contro fanno sì che pochissimi elettori presenti nelle città urbanizzate francesi, vedano di buon occhio proposte di uscita dall'Euro o dagli organi sovraistituzionali europei. La Francia, quindi, è sì divisa tra periferie e città finanziarizzate, ma resta una nazione fondamentalmente legata alla storia dell'Europa stessa, fedele al destino continentale, attenta a non parcelizzare una società già profondamente segnata da una pericolosa sommatoria fatta da jihadisti radicalizzati, degrado periferico e criminalità. Fattori difficilmente distinguibili. Una Francia alla ricerca di un De Gaulle e non di un Napoleone.
A Marine Le Pen serviva mitigare la battaglia sull'Euro e una linea complessivamente più mediana. Il sistema elettorale a doppio turno, si sa, consente larghe possibilità di vittoria a chi punta al centro, specie se con la credibilità che Macron ha saputo mettere in campo. Il partito che vince le elezioni, solitamente, è quello che intercetta l'elettore medio, il simbolo del 50% più 1 della popolazione. Gli estremi, invece, si sfaldano addosso alle frange minoritarie della società, così com'è successo tra Marine Le Pen e Mélenchon al primo turno, consentendo ai grandi raggruppamenti macrocomprensivi di navigare in acque tranquille. Ad Emmanuel Macron, in questo caso.
"Ho telefonato a Macron per congratularmi. Gli ho fatto gli auguri per le immense sfide che si troverà di fronte": queste le prime parole di Marine Le Pen dopo i risultati. "I francesi hanno scelto la continuità", ha detto ammettendo la sconfitta. "Per noi è un risultato storico" che "pone il fronte patriottico come prima forza d'opposizione", ha aggiunto ancora Marine Le Pen. "Voglio rassicurare i francesi che hanno scelto di darmi il loro voto. Voglio ringraziare tutti quelli che mi hanno seguito e hanno fatto una scelta coraggiosa e fondamentale", ha aggiunto. "Voglio ringraziare gli 11 milioni di francesi che mi hanno accordato la loro fiducia", ha detto Marine Le Pen. "Lavorerò per raccogliere ancora più persone tra coloro che vogliono scegliere la Francia".
Trentanove anni, una carriera di enfant prodige alle spalle ma pochissima esperienza politica. Emmanuel Macron, il presidente più giovane della storia della repubblica francese, arriva all'Eliseo senza partiti in sella alla sua creatura 'En Marche!' dopo aver rottamato in pochi mesi un sistema che sembrava immutabile, quello dell'alternanza destra gollista-gauche socialista.
"Sarò un uomo libero", ha promesso l'ex banchiere Rotschild, ex consigliere di Francois Hollande all'Eliseo, ex ministro dell'Economia. L'uomo che ha messo fine al vecchio bipolarismo della Quinta Repubblica vuole una Francia "forte e solidale", non vuol sentir più parlare di disfattismo ma soprattutto ha sempre tenuto alta - rischiando grave impopolarità - la bandiera dell'appartenenza all'Europa. Non da rinnegare, ma anzi da rafforzare. "Non ha un partito alle spalle che lo sostiene", "non ha la stoffa del politico", "non ha carisma": una dopo l'altra, queste affermazioni si sono sgretolate mentre Macron costruiva il suo personaggio, che dai corridoi ovattati dell'alta finanza ha saputo dare il meglio anche nelle arene più infuocate. "Lo sentite il mormorio della primavera? Domenica vinceremo e sarà l'inizio di una nuova Francia", ha detto in uno dei suoi ultimi comizi, fra invettive e atteggiamenti da guru. Il suo capolavoro: aver giocato in contropiede nel dibattito tv, distruggendo un osso duro come Marine Le Pen e facendo apparire evidenti le sue approssimazioni.
"Stasera la Francia ha vinto": queste le prime parole di Emmanuel Macron all'arrivo al Louvre, davanti all'enorme folla. "Chi diceva 'non è possibile' - ha aggiunto - non conosce la Francia". "Voglio esprimere un pensiero per Marine Le Pen, non fischiate, hanno espresso, una rabbia e una collera, va ascoltata...", ha detto ancora aggiungendo "Farò di tutto affinché nei prossimi anni non ci sia nessun motivo per votare per gli estremi". "La Francia e il mondo si aspettano da noi la difesa dello spirito dei Lumi, ovunque".
"Vi servirò in nome del nostro motto: Libertà, Eguaglianza, Fraternità, vi servirò sulla base della fiducia che mi avete attribuito, vi servirò con amore, viva la Repubblica, viva la Francia", ha concluso così Macron il suo discorso. Poco prima delle 23:00 Brigitte Macron è salita sul palco della piazza del Louvre per salutare i militanti che l'hanno accolta con un applauso, cantando la Marsigliese. Emmanuel Macron l'ha presa per mano e la nuova première Dame ha salutato tutti, mostrandosi commossa ed emozionata. Poi l'hanno raggiunta i tre figli con i 7 nipoti e amici della coppia Macron.
Mattarella scrive a Macron, segnale forte di adesione all'Ue. "Auguri di cuore a Emmanuel Macron. La sua vittoria è una vittoria per un'Europa unita": ha scritto su Twitter il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert. "Congratulazioni a Emmanuel Macron! Contento che i francesi abbiano scelto un avvenire europeo", ora "insieme per un'Europa più forte e più giusta", è il messaggio del presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker.
"Congratulazioni a Emmanuel Macron, contiamo su una Francia che contribuisca a cambiare l'Unione per riavvicinarla ai cittadini!", scrive su Twitter il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani. Anche Theresa May si è affrettata a felicitarsi con Emmanuel Macron per l'elezione a presidente della Francia. "Congratulazioni a Emmanuel Macron e ai francesi che hanno scelto la Libertà, l'Uguaglianza e la Fraternità e detto 'no' alla tirannia delle 'fake news'", dice il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk su Twitter dopo l'elezione di Macron all'Eliseo. Matteo Renzi su Twitter: "La vittoria di Macron scrive una straordinaria pagina di speranza per la Francia e per l'Europa. EnMarche! incammino". "Evviva Macron Presidente. Una speranza si aggira per l'Europa", scrive il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.
Dopo l'attentato sugli Champs-Elysees Macron si è detto "pronto a proteggere i francesi". Forse anche per rassicurare su quelli che per lungo tempo sono stati indicati come i suoi punti deboli, difesa e sicurezza, Macron si è mostrato spesso al fianco del ministro della Difesa, Jean-Yves Le Drian, in pole per un posto importante nel suo governo. Ai connazionali ha promesso "un'alternativa profonda". Prima segretario generale di Hollande, poi suo ministro dell'Economia, il 'rottamatore' con il pallino delle riforme ha fondato il suo movimento, 'En Marche!', poco più di un anno fa, nel marzo 2016, per poi dimettersi a sorpresa dall'esecutivo socialista e candidarsi all'Eliseo. Nella fulminea carriera che lo ha portato ai vertici, non era mai passato per uno scrutinio, prima del doppio turno che lo ha incoronato presidente.
Durante la lunga campagna elettorale, pesi massimi del governo socialista come l'ex premier Manuel Valls e alla fine anche il presidente Francois Hollande sono passati con lui. L'enfant prodige di Amiens sposato con Brigitte, la sua ex insegnate di scuola di 25 anni più grande di lui della quale tanto si è scritto, promette una società più aperta e flessibile, lontana da corporativismi e privilegi del passato, in grado di rispondere alle sfide globali. La sua convinzione è che occorre superare gli steccati ideologici e la vecchia dicotomia destra/sinistra che frenano il rilancio e la creazione di posti di lavoro.