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Violento, abusivo, irregolare: la storia in Italia di Koulibaly fa pensare che la violenza di sabato notte era forse "preventivabile". Lo pensa anche Pietro Di Lorenzo, Segretario Generale Provinciale del SIAP, sindacato maggiormente rappresentativo della Polizia di Stato. "Quello che deve far riflettere, oltre alla gravità del fatto indice di una assoluta mancanza di rispetto verso la persona, - dice al Giornale.it - è lo status del cittadino straniero arrestato, irregolare e pluri pregiudicato". Una miccia esplosiva, che alla fine è deflagrata. 

Lo stesso ragionamento si può trasportare in altre latitudini italiane, con decine di casi di cronaca. "Certo - ragiona Di Lorenzo - c’è necessità di investire mezzi e risorse nell’attività di riqualificazione di zone ormai abbandonate a se stesse dopo il tramonto, ma c’è anche molto da rivedere in tema di immigrazione e certezza della pena". Perché "non è accettabile" che "si conceda accoglienza indiscriminata" e che "si continui a permettere la permanenza in Italia a chi non ha titolo". Chi è clandestino e ha precedenti penali deve essere "tenuto in galera per un po'". E adesso la polizia spera che almeno l'aggressione sessuale basti per garantirgli qualche tempo di permanenza dietro le sbarre.

Sono le 4 di notte tra sabato e domenica quando una neo-maggiorenne e un ragazzo si appartano in una delle panchine del parco del Valentino, poco distanti dalla discoteca Life. Il tempo di un bacio, forse. Lontani da occhi indiscreti ma non troppo: quella zona non è troppo sicura di notte. All'improvviso spunta un uomo corpulento, armato di un coccio di bottiglia. Li minaccia, costringe il ragazzo ad allontanarsi. Non è una rapina, le intenzioni sono rivolte alla ragazza inerme. Pochi minuti di violenza, abbastanza per lasciare la ragazza sotto choc ma non sufficienti per arrivare allo stupro. Provvidenziale l'intervento di una pattuglia della polizia già presente in zona: il ragazzo, dopo essersi allontanato, corre a chiedere aiuto alla discoteca. È un addetto alla sicurezza del Life a chiamare il 112. Sul posto gli agenti trovano la ragazza terrorizzata e con i vestiti strappati. Lui, l'aggressore, non c'è. È scappato.

Sì alla cittadinanza a Ramy perché è come se fosse mio figlio e ha dimostrato di aver capito i valori di questo paese, ma il ministro è tenuto a far rispettare le leggi. Per atti di bravura o coraggio le leggi si possono superare». Lo ha detto il ministro dell'Interno Matteo Salvini nella registrazione del «Maurizio Costanzo show» a proposito del ragazzino che ha dato l'allarme ai carabinieri dal bus sequestrato a San Donato Milanese

Nonostante il Viminale abbia chiesto cautela prima di concedere la cittadinanza italiana a Ramy, il 13enne che insieme ad altri compagni di classe ha telefonatao ai carabinieri contribuendo così a sventare il folle piano di Ousseynou Sy di lanciare uno scuolabus incendiato contro l'aeroporto do Linate, il Guardasigilli ha invitato Matteo Salvini a "dare subito la cittadinanza al ragazzino".

Il padre dell’adolescente scampato lo scorso mercoledì alla strage dell’autobus organizzata dall’autista del mezzo, il senegalese Ousseynou Sy. A riferire la notizia è il portale online Dagospia che ha pubblicato un video girato da Francesca Immacolata Chaouqui, conosciuta per le vicende relative a Vatileaks, nell’aeroporto di Milano. La manager, infatti, ha incontrato nello scalo il ragazzino, considerato essere uno degli eroi di San Donato Milanese, in compagnia del padre. Quest’ultimo, senza fare giri di parole, ha affermato che “io quando ho fatto tante interviste con i giornalisti e con le televisioni... loro mi hanno di chiedere la cittadinanza perché tu ne hai diritto”.

Il genitore ha, poi, voluto precisare che lui non ha chiesto niente ma che “loro hanno insistito. È colpa loro, non mia”. Inoltre, alla domanda se si è sentito strumentalizzato per motivi politici, il papà di Ramy ha risposto in modo diretto: “Sì, sì, sì… Io voglio vivere qua in Italia tranquillo”. Di certo, le parole del papà dell'adolescente sono destinate a far discutere

Si infiamma il dibattito sullo ius soli. "Ramy si fida di Di Maio. Io mi fido della legge, io devo rispettare la legge e farla rispettare". Salvini non è disposto a mollare di un millimetro. Un conto è l'euforia del momento, un altro il rispetto della legge. E il numero uno del Viminale non intende passarci oltre solo per accontentare l'opinione pubblica. Per questo chiede maggiore cautela prima di consegnare la cittadinanza italiana al ragazzino. "Sono contento che non ci siano morti e feriti grazie a lui, agli altri ragazzi e ai carabinieri", spiega nella speranza che "il ragazzino (Ramy, ndr) non venga usato come paladino della sinistra". Eppure anche all'interno del governo c'è chi vuole assecondare la richiesta del padre del giovane.

Tra questi, oltre a Di Maio, c'è appunto Bonafede. "È giusto riconoscere per meriti eccezionali la cittadinanza al giovane che ha evitato che ci potesse essere una tragedia con 51 giovani vittime", spiega il ministro della Giustizia ai microfoni di Circo Massimo. "Rispetto il ruolo e le competenze di ogni ministero, il ministro dell'Interno fa le sue valutazioni - aggiunge - ma questa spinta di emozione positiva la dobbiamo avere. Come si è compatti nel piangere e affrontare una tragedia, c'è un momento in cui si deve essere compatti nel gioire per una tragedia evitata e dare un riconoscimento a un ragazzino".

L'incontro al Viminale con Ramy ci sarà, ma a telecamere spente. "Perché - assicura Salvini - di fare Carramba che sorpresa o il Fabio Fazio di turno a suon di milioni non mi interessa". Gli uffici del ministero stanno facendo gli approfondimenti sulla famiglia del 13enne e proprio da questi potrebbero arrivare dei rallentamenti. "A stasera, purtroppo, non ci sono gli elementi per concedere la cittadinanza a Ramy. E mi piacerebbe moltissimo", ha detto ieri il leader del Carroccio. Anche se ha assicurato: "Non vedo l'ora di incontrarlo e abbracciarlo. Mi piacerebbe molto dargli la cittadinanza, ma stiamo facendo tutti approfondimenti del caso, che ovviamente non riguardano la storia di un ragazzino di 13 anni... ma se gliela concedo, devo avere la matematica certezza che la cittadinanza non vada a persone con precedenti penali. Cosa si capisce da questo?". La frase sibillina di Salvini fa capire come le verifiche siano ancora in corso.Ma questa era quello che e successo ieri oggi secondo il Corriere il Ministro ha detto si alla cittadinanza per il piccolo eroe ma il ministro è tenuto a far rispettare le leggi...  

Intanto la Capitale ha salutato con entusiasmo l'arrivo del Romano Pontefice, che ha avuto modo di constatare ancora una volta come i cittadini capitolini nutrano un affetto unico e del tutto particolare nei suoi confronti. E come in ogni occasione di questa tipologia, a fare gli onori di casa c'erano le autorità, con in testa il primo cittadino. Virginia Raggi, che si è in qualche modo adeguata alle tematiche care al Santo Padre, ha posto un accento sull'accoglienza dei migranti, sul rispetto dell'ambiente e sulla costruzione di una società multiculturale

Bergoglio, come viene riportato anche dall'Adnkronos, ha anche lanciato qualche monito: quello su rendere le norme adeguate alle esigenze di Roma; quello sulla dotazione di "congrue risorse" che consentano a Roma di poter curare e tutelare se stessa. In riferimento alle periferie, è arrivato il consueto appello sull'accoglienza dei migranti: "Oggi - ha dichiarato il vertice della Chiesa cattolica - quelle e altre periferie hanno visto l'arrivo, da tanti Paesi, di numerosi migranti fuggiti dalle guerre e dalla miseria, i quali cercano di ricostruire la loro esistenza in condizioni di sicurezza e di vita dignitosa.

Roma insomma ha abbracciato il suo vescovo. Papa Francesco ha voluto evidenziare come le grandezze del passato possano essere declinate anche sul piano dell'attualità. Serve, però, il coraggio di vincere la sfida più grande, che rimane quella dei migranti....

 

 

 

Vito Bardi (Centrodestra) è il nuovo Presidente della Regione Basilicata: è stato eletto con 124.716 voti, pari al 42,2%. Al secondo posto Carlo Trerotola (Centrosinistra; con 97.866 voti, pari al 33,11%), poi Antonio Mattia (M5S; con 60.070 voti pari al 20,32) e Valerio Tramutoli (Basilicata possibile; con 12.912 pari al 4,37%).
Primo partito il M5S con il 20,27%, seguito da Lega (19,15%) e Forza Italia (9,15%).

La Lega in un anno triplica i voti, vittoria anche in Basilicata! 7 a 0, saluti alla sinistra e ora si cambia l'Europa", scrive su Facebook il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini. Poi aggiunge: "La sommatoria dei voti di Lega e 5 Stelle è ancora la maggioranza assoluta in questo Paese".

"Il MoVimento 5 Stelle - commenta Luigi Di Maio su Facebook - è la prima forza politica in Basilicata. Gran parte della stampa parla di "voti dimezzati in un anno" e di "crollo", ma la verità è che abbiamo battuto tutte le liste". "Considerando il vero tracollo di Pd (che perde ben 16 punti rispetto al 2013) e Forza Italia, se andassimo al voto alle elezioni politiche domani - prosegue Di Maio - potremmo anche rivincere in quella regione".

"La Basilicata conferma che l'alternativa a Salvini e al centrodestra siamo noi. Neanche questo era scontato", ha detto il segretario del Pd Nicola Zingaretti.

"Abbiamo scritto la storia: la Basilicata è pronta per il cambiamento. Chiamerò Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni per fare una grande festa", esulta Bardi. "Al primo posto nell'agenda c'è il lavoro - afferma poi l'ex generale della Guardia di finanza, indicato come candidato da Forza Italia -. I giovani saranno presenti e dovranno avere opportunità in questa terra. Trasparenza, meritocrazia e legalità saranno al centro".

"Abbiamo perso dignitosamente": così il candidato governatore del centrosinistra, Carlo Trerotola, che nella prossima legislatura sarà consigliere regionale. "Mi aspettavo un dato migliore, sono abituato a correre per vincere. Penso che la coalizione mi abbia sostenuto: abbiamo fatto quanto di meglio potevamo fare. Avendo più tempo", ha continuato riferendosi alla sua candidatura ufficializzata solo un mese fa, "ci sarebbe stato il modo di farci conoscere meglio".

Vito Bardi, candidato del centrodestra,scrivono le agenzie Generale in pensione della Guardia di finanza, classe 1951, nato a Potenza, è stato battezzato da Silvio Berlusconi «campione della legalità» che riporterà la Regione sulla retta via dopo 25 anni di centrosinistra. Ha fatto carriera con le Fiamme gialle in giro per l'Italia, sempre con qualche stelletta in più, da Torino a Livorno, da Firenze a Roma, da Bari a Napoli. Prima di buttarsi nell'avventura politica risiedeva proprio sotto il Vesuvio e ieri non ha potuto votare, perché le pratiche per il cambio di residenza non sono state ultimate. In mattinata passeggiava per Matera con la famiglia e poi, a Potenza, ha affrontato la notte elettorale. Per lavoro ha girato tutto il Paese, ma Bardi sente forti le sue radici lucane. Filiano è il paese tra Matera e Melfi dove la sua famiglia è nata e ancora rappresenta un'istituzione. Quattro lauree e due master in tasca, il petto carico di medaglie e croci, una lunga lista di onoreficenze, è stato scelto da Forza Italia come candidato della coalizione e lo slogan che meglio lo rappresenta è: «Presente!». Di sé il Generale dice: «Ho servito lo Stato con passione e determinazione, mettendomi al servizio della collettività, senza mai risparmiarmi». Il curriculum ? Maturità classica alla scuola militare «Nunziatella», lauree in Economia e commercio, Giurisprudenza, Scienze internazionali e diplomatiche, Scienze della sicurezza economica e finanziaria, matrimonio 35 anni fa, 2 figli e una grande passione per il calcio. «Le uniche pause me le concedo quando gioca il mio Napoli», dice.

Il Farmacista è Carlo Trerotola, 61 anni, designato dal centrosinistra e vero antagonista di Bardi, secondo i sondaggi. L'ha scelto il Pd per raccogliere l'eredità infangata del governatore Marcello Pittella, fratello dell'europarlamentare Gianni, travolto con la sua giunta dallo scandalo giudiziario che lo ha fatto finire agli arresti. È legato alla famiglia Pittella, ma la sua di famiglia ha una netta impronta di destra. Il padre è stato uno dei fondatori dell'Msi della Basilicata, primo sindaco del partito in provincia di Potenza e si portava Marcello ai comizi di Giorgio Almirante. «Ogni tanto lo ascolto anche adesso», confessa ammirato. Dicono che nella sua farmacia ci fosse un busto del Duce ed è spuntata una tessera del Msi intestata a lui. «Sono orgoglioso di mio padre - dice Trerotola-, dell'educazione che mi hanno dato lui e mia madre che era presidente dell'Azione cattolica, ma non sono di destra e non lo sono mai stato».

Il terzo concorrente è l'Imprenditore del M5s, Antonio Mattia. Doveva essere in pole position, visto che alle politiche di marzo il movimento è arrivato al 44,4 per cento in Basilicata. Invece, paga il crollo del partito al governo e i tanti NO smentiti, dall'Ilva alla Tap, alle trivelle, oltre allo scarso radicamento locale. Mattia ha 47 anni, passate frequentazioni nel centrodestra, una laurea in Giurisprudenza e dal 2012 è pentastellato.

Cosi con oltre il 42% delle preferenze Vito Bardi stravince in Basilicata strappandola alla sinistra che la governava da ventiquattro anni.

Il M5s di Di Maio ha collezionato un altro flop. Dopo il Molise, l'Abruzzo e la Sardegna, è arrivata la volta della Basilicata. Il candidato alla presidenza della Regione, Antonio Mattia, invece la sua previsione non l'ha azzeccata. Puntava a superare il 44% , andando quindi oltre il risultato ottenuto in regione dai pentastellati alle politiche dello scorso 4 marzo. Si dovrà accontentare del 20% e della magra consolazione di essere il primo partito ma il terzo classificato.

"Il MoVimento 5 Stelle è la prima forza politica in Basilicata", replica Luigi Di Maio su Facebook. Il vicepremier grillino non ci sta e preferisce il confronto con le Regionali del 2013, quando il M5S prese l'8%: "La verità è che abbiamo battuto tutte le liste, anche quelle con gli impresentabili dentro, anche quelle con i portavoti di Pittella. A Matera siamo oltre il 30%. Ed è un risultato che conserviamo con grande senso di responsabilità verso il Paese, senza esultanze da stadio. Noi abbiamo un simbolo, una lista. E andiamo avanti così".

Ma resta il fatto che il M5s ha dimezzato i voti rispetto all'ultima tornata elettorale. I pentastellati hanno smarrito la bussola. E certificano ancora una volta il trend dell'ultimo anno: una discesa repentina, continua, e per certi versi inaspettata.

Neanche un anno fa, alle ultime elezioni politiche, in Basilicata il Movimento 5 Stelle divenne il primo partito con il 44,35% alla Camera e il 43% al Senato eleggendo ben 8 parlamentari (tra cui anche l'espulso Salvatore Caiata) su 13. Un grande salto in avanti rispetto ai due parlamentari eletti delle politiche del 2013. Un grande salto indietro adesso, l’ennesima scossa all’interno del Movimento.

Il candidato scelto dal Pd, Carlo Trerotola, si ferma sotto il 33%. E, mentre si allarga così il fronte delle Regioni a guida centrodestra, il Movimento 5 Stelle incassa una nuova, pensatissima. Antonio Mattia non va, infatti, oltre la soglia "psicologica" 20% confermando così il trend negativo di tutte le ultime consultazioni amministrative

Il centrodestra dilaga: è un fiume in piena e non manca un solo appuntamento elettorale. Nei mesi scorsi la coalizione aveva già "strappato" al centrosinistra l'Abruzzo, facendo eleggere il neo governatore Marco Marsilio, e la Sardegna piazzando il neo presidente Christian Solinas. Ieri è toccato alla Basilicata che va così ad aggiungersi alle altre otto Regioni già "targate" centrodestra (Abruzzo, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Liguria, Molise, Veneto e Sicilia). 

Una lista che si fa più lunga se consideriamo anche il Trentino-Alto Adige con le giunte del presidente della provincia di Bolzano Arno Kompatscher (Südtiroler Volkspartei - Lega Salvini Alto Adige-Südtirol) e del presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti (Lega). Con Bardi, scelto da Silvio Berlusconi per guidare l'asse Lega-Forza Italia-Fratelli d'Italia, il centrodestra guida più Regioni del centrodestra a cui adesso restano "solo" nove Regioni Lazio, Marche, Campania, Calabria, Emilia Romagna, Piemonte, Puglia, Toscana e Umbria. E, nei prossimi mesi, il panorama potrebbe mutare ulteriormente. Nel 2019 infatti saranno chiamate al voto anche altre tre Regioni che sono attualmente guidate dal centrosinistra: il Piemonte andrà alle urne a maggio mentre in autunno sarà la volta della Calabria e dell'Emilia Romagna.

"La Basilicata è pronta per il cambiamento", ha esultato Bardi al termine dello spoglio. "Oggi abbiamo scritto la storia di questa regione - ha continuato il neo governatore - dopo tanti anni di centrosinistra, il centrodestra ha scelto la via del riscatto di questa terra. Sono emozionato come lucano, onorato come uomo delle istituzioni". Incassata la vittoria ha subito telefonato a Berlusconi per ringraziarlo del "forte sostegno" e della "grande generosità nel momento della scelta del candidato e successivamente nel corso della campagna elettorale". Molto soddisfatto anche Matteo Salvini il cui partito, la Lega, ha triplicato i voti. "Sette a zero - ha commentato il vicepremier su Twitter - saluti alla sinistra e ora si cambia l'Europa". Stessi toni usati anche da Giorgia Meloni che con Fratelli d'Italia al 6% ha sottolineato il "trend di crescita" nella speranza di replicarlo anche alle europee. "Ancora una volta - ha aggiunto - siamo uno dei due partiti che crescono e le nostre percentuali in questo caso raddoppiano, quindi sono molto molto contenta".

Intanto Cesare Battisti, l'ex terrorista dei Pac arrestato a gennaio dopo quasi 40 anni di latitanza, che grazie a questo Governo e tornato in Italia ha ammesso per la prima volta, davanti al pm di Milano, Alberto Nobili, di essere responsabile dei 4 omicidi per cui è stato condannato.

"Mi rendo conto del male che ho fatto e chiedo scusa ai familiari" delle vittime. È quanto ha detto Cesare Battisti al pm Alberto Nobili, responsabile dell'anti-terrorismo a Milano, che coordina le indagini sulle presunte coperture che l'ex terrorista dei Pac ha avuto durante la latitanza.

Tutto quello che è stato ricostruito nelle sentenze definitive sui Pac, "i 4 omicidi, i 3 ferimenti e una marea di rapine e furti per autofinanziamento, corrisponde al vero". Così il pm di Milano Alberto Nobili, ha riassunto le ammissioni fatte da Cesare Battisti davanti al magistrato, al quale l'ex terrorista ha anche spiegato: "Io parlo delle mie responsabilità, non farò i nomi di nessuno".

Fino al 2007, quando Xi Jinping fu promosso nell'Ufficio politico (la leadership di 25 membri del Partito comunista), sua moglie, Peng Liyuan, per i cinesi era un volto decisamente più familiare di quello del futuro presidente.

Il talentuoso soprano che accompagna Xi nella sua visita di Stato in Italia, in patria è infatti una superstar, una delle interpreti più acclamate di canzoni tradizionali nella Repubblica popolare.

Cosi e il giorno del vertice Italia-Cina. Il presidente cinese Xi Jinping è a Roma con la moglie e la Capitale è blindata per la sua visita . Con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella c'è stato un «incontro fruttuoso, con un ampio consenso», ha detto dopo il colloquio col capo dello Stato. Insieme, riceveranno i rappresentanti del Business Forum, del Forum culturale e del Forum sulla cooperazione nei Paesi terzi.

­Gli analisti americani e occidentali più critici nei confronti della Cina lo dicono da anni. Dietro la Nuova Via della Seta si nasconderebbe una trappola: la trappola del debito.

Secondo gran parte dei critici dell’iniziativa cinese, il gigante asiatico ha messo in piedi una strategia di do ut des per conquistare gradualmente i Paesi in cui investe. In sostanza accade questo: la Cina prima offre prospettive di crescita legate allo sviluppo infrastrutturale, poi, una volta che lo Stato oggetto dell’investimento si indebita per sostenere le opere delle aziende cinesi, Pechino offre prestiti per coprire le spese. Ed è proprio qui, in questo preciso momento di passaggio fra richieste di denaro e offerta di prestiti, che i critici della One Belt One Road sostengono nasca la trappola.

La critica nei confronti della tattica cinese ora riguarda anche l’Italia. E le affermazioni del Financial Times sul sospetto che l’Italia stia valutando eventuali prestiti dalla Banca asiatica per gli investimenti sulle infrastrutture Aiib nell’acronimo inglese vanno in questa direzione. Dal momento che è questo lo strumento finanziario con cui il governo cinese sostiene molti progetti nell’ambito della Nuova Via della Seta, il pericolo è che anche Roma cada in questo meccanismo.

Intanto pero oggi a Roma la macchina di Xi è stata scortata all'interno del palazzo del Quirinale dai corazzieri a cavallo. Xi, accompagnato dalla moglie, elegantissima in abito verde pistacchio, dopo una stretta di mano con Mattarella e con la figlia Laura, è stato ricevuto con gli onori militari nel cortile del Quirinale. Sono stati suonati gli inni nazionali italiano e cinese e sul Colle ed è stata issata anche la bandiera di Pechino. Poi, attraversando una lunga passerella rossa, i due capi di Stato sono entrati nel palazzo per il loro colloquio.

La Via della Seta «è una strada a doppio senso e lungo di essa devono transitare non solo commercio ma talenti, idee, conoscenze», ha detto Mattarella. «L'antica Via della Seta - ha spiegato - fu uno strumento di conoscenza tra i popoli, anche la nuova deve essere una strada a doppio senso, dalla quale oltre alle merci devono transitare anche idee e progetti di futuro». «La firma del Memorandum Italia-Cina è un segno dell'attenzione per una cornice ideale per un incremento delle collaborazioni congiunte tra imprese italiane e imprese cinesi». «La cooperazione tra Italia e Cina sarà confermata e rafforzata durante la visita così gradita del presidente Xi con intese commerciali». È «l'occasione per registrare il livello eccellente dei rapporti tra Cina e Italia e per imprimervi sviluppo ulteriore».

«Alla luce del mandato italiano nel consiglio per i diritti umani dell'Onu, desidero auspicare che, in occasione della sessione del dialogo Ue-Cina sui diritti umani che si svolgerà a Bruxelles dopo quella che si è svolta a Pechino lo scorso luglio, si possa proseguire in un confronto costruttivo sui temi così rilevanti», ha quindi aggiunto il Capo dello Stato.

La first lady e soprano e ha sdoganato il glamour a Pechino come sottolinea il Messaggero e nata nel 1962 nella provincia dello Shandong, Peng crebbe in una famiglia che, come quella di Xi, fu perseguitata durante la Rivoluzione culturale. In seguito, si formò all'Accademia nazionale della musica di Pechino, ed esplose negli anni Ottanta, un periodo di profondi cambiamenti, anche in ambito artistico: le Otto opere rivoluzionarie imposte da Jiang Qing (la moglie del Grande timoniere) durante il maoismo, furono subissate da un'ondata di nuova musica popolare. Il Gala di Capodanno della CCTV (la televisione di stato) divenne il palcoscenico dal quale davanti ai pezzi da novanta del Partito seduti in prima fila facevano capolino le giovani promesse canore.

La consacrazione di Peng arrivò nel 1982, con il brano Nel campo della speranza. Ed è con le sue esibizioni anno dopo anno in quello spettacolo seguito da centinaia di milioni di cinesi che Peng è diventata famosa prima di sposare, nel 1986, Xi, che allora lavorava come funzionario di Partito a Xiamen, nella provincia costiera del Fujian che si apriva al commercio e agli investimenti esteri. In un mondo tradizionalmente ingessato e popolato di soli uomini come quello della leadership cinese post-maoista, la fama di Peng si è rivelata per Xi un importante asset, avvicinandolo al popolo.

Inoltre, mentre le consorti dei leader precedenti Deng Xiaoping, Jiang Zemin, Hu Jintao hanno tutte mantenuto un profilo bassissimo, Peng fa politica: all'interno della Conferenza consultiva del popolo cinese, ambasciatrice anti-Aids e tubercolosi per l'Organizzazione mondiale della sanità, oltre ad essere sempre al fianco di Xi nei viaggi importanti, negli incontri con Putin, con Obama prima e con Trump poi.
Le agiografie ufficiali riferiscono di un rapporto strettissimo tra Peng e Xi, ma in realtà della relazione privata dei due non si conosce niente, perché nulla si deve sapere di una leadership che, tradizionalmente, fa dell'opacità uno dei suoi punti di forza.

«Papà Xi ama mamma Peng e con l'amore il paese è fortissimo», recita una filastrocca della propaganda, che forse non è tanto lontana dalla realtà, perché Peng si sta rivelando anche un importante strumento del soft-power cinese in politica estera.

Con la sua presenza e la sua eleganza raffinata Peng riflette le ambizioni di un Paese, la Cina di Xi Jinping, che si sente sicuro di sé, che ha ribaltato ufficialmente la politica estera attendista, seguita da Pechino fin dai tempi di Deng Xiaoping, secondo la quale bisogna nascondere la forza, aspettare il momento. Una coppia imperiale, ma anche un fenomeno pop. I loro amore è stato celebrato dalla popolare canzonetta «Xi Dada ama Peng Mama».

Scritta come una ballata popolare, la canzone celebra lo zio Xi (Xi Dada) «che osa combattere le tigri», e dona a Peng Mama «i fiori più belli». E se Xi ha scelto per sé un'immagine di uomo lontano dai lussi dei corrotti, con i capelli brizzolati invece della tinta nera dei suoi predecessori, la moglie aggiunge un tocco di glamour.La Cina di oggi va alla conquista del mondo, con Xi e con Peng. 

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