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L’agenzia Moody’s ha declassato il rating sul debito della Turchia

 

A poco meno di cento anni dalla sua nascita, la Turchia è oggi attraversata da una profonda crisi, guidata in modo sempre più instabile da Recep Tayyip Erdoğan, le cui scelte di politica estera, militare ed economica appaiono quanto mai incerte e pericolose. A cento anni dal Trattato di Sèvres, oggi come allora la crisi economica spinge l’Impero ottomano al collasso. Ma Erdoğan non è Atatürk e rischia di non superare la crisi. Lo scontro con la Grecia per lo sfruttamento dei fondali del Mediterraneo orientale serve come arma di distrazione di massa.

La presidente greca Katerina Sakellaropoulou si trova oggi in visita a Kastellorizo per festeggiare il 77mo anniversario della liberazione dell'isola dell'Egeo orientale. come sottolinea l agenzia Nova,la visita di oggi assume un significato particolare alla luce delle tensioni tra Atene ed Ankara, che hanno visto proprio l'area a largo di Kastelorizo come uno dei luoghi principali delle dispute nel Mediterraneo orientale.

L’agenzia Moody’s ha declassato il rating sul debito della Turchia, che è passato da B1 a B2, scrive Andrea Walton al inside over, a causa delle maggiori vulnerabilità esterne e dell’erosione delle riserve fiscali nel Paese. Gli analisti di Moody’s Sarah Carlson e Yves Lemay hanno dichiarato al quotidiano turco online Ahval che “è probabile che le vulnerabilità esterne della Turchia si concretizzino in una crisi della bilancia dei pagamenti” e che Ankara potrebbe non essere in grado di affrontare questa sfida nella maniera migliore. Le entrate turistiche e gli investimenti interni, che tradizionalmente compensano il disavanzo delle partite correnti, sono quasi spariti nel 2020. Il quadro negativo non è aiutato dalla crisi della valuta nazionale, la lira turca, che da inizio anno ha perso il 20 per cento del proprio valore.

Le posizioni di Erdogan secondo Walton si sono fatte precarie anche sullo scenario internazionale. Le risorse energetiche, la questione dei migranti e la conversione di alcuni antichi luoghi del culto ortodosso in moschee, come avvenuto con la Cattedrale di Santa Sofia, hanno provocato forti tensioni con Atene. Tensioni che non hanno beneficiato delle esercitazioni militari congiunte a cui hanno preso parte l’esercito turco e quello della Repubblica Turca di Cipro Nord e che hanno avuto luogo sull’isola di Cipro. L’Unione europea non ha escluso che possano essere adottate sanzioni contro la Turchia nelle settimane a venire.  

Alcuni media locali si sono scagliati contro “le potenze straniere” sottolinea Walton, accusate di voler danneggiare la Turchia. Si tratta della stessa retorica adottata, in alcune occasioni, dal presidente Erdogan, che ha puntato il dito verso l’esterno per spiegare alla popolazione il perché di alcuni problemi interni. Il Capo di Stato continua inoltre ad escludere la possibilità di chiedere un prestito al Fondo Monetario Internazionale. Diversi ex-alleati di Erdogan lo hanno recentemente abbandonato ed hanno fondato diversi movimenti politici con l’obiettivo di sfidarlo alla prossima occasione elettorale.

L'economia turca come sottolinea inside over, dovrebbe contrarsi di circa il 4 per cento nel corso del 2020 e la nazione, almeno secondo gli esperti sentiti da Arab News, sarebbe sull'orlo di una recessione devastante. Gli aiuti forniti dal governo alle famiglie nel corso della pandemia hanno fatto schizzare l'inflazione verso l'alto fino a fargli toccare quota 12 per cento ed il debito dei consumatori ha sfondato i 100 miliardi di dollari. Il tasso di disoccupazione è stimato al 12.8 per cento, ma potrebbe trattarsi di cifre non realistiche dato che i licenziamenti sono vietati e gli esperti ritengono che i numeri siano più alti. Le attività economiche hanno subito un congelamento pressoché totale nel corso del secondo trimestre: Ankara ha chiuso le scuole, una parte delle attività produttive, ha adottato lockdown temporalmente limitati ed ha sigillato i confini. Una flebile speranza potrebbe giungere dalla ripresa delle esportazioni che, nel mese di luglio, hanno raggiunto il livello più alto del 2020 superando i 15 miliardi di dollari e crescendo dell’11.5 per cento su base mensile. Anche la produzione industriale ha iniziato a dare segnali positivi ed è cresciuta, grazie alla riapertura dell’economia, del 17.6 su base mensile a Giugno.

Secondo l'analisi di Walton, Il tasso di popolarità del presidente Erdogan ha iniziato a risentire della situazione. Alcuni sondaggi elettorali, che costituiscono un buon parametro di valutazione e che sono stati realizzati nel mese di agosto, ipotizzano una sua sconfitta in un eventuale ballottaggio delle elezioni presidenziali, che avranno luogo solamente nel 2023. Erdogan verrebbe messo alle corde in caso di sfida con Ekrem Imamoglu o Mansur Yavas, rispettivamente sindaci di Istanbul ed Ankara ed esponenti del Partito Popolare Repubblicano. Diverse inchieste demoscopiche vedono arretrare il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (Akp), che potrebbe ottenere tra il 36.6 ed il 39.8 per cento dei voti, in calo rispetto al 42.1 conseguito nel 2018.

Un altro fattore negativo e successo come sottolinea il quotidiano il Manifesto,che l’emissaria dell’amministrazione Trump ha voluto ricordare che in caso di conferma della commessa di S400 russi, i turchi «non possono avere» i caccia multiruolo F35 della Lockheed Martin, che pure si erano impegnati ad acquistare, in quanto gli F35 potrebbero essere «compromessi e destabilizzati da questi sistemi russi». Erdogan, reduce dalla batosta delle elezioni a Istanbul, ha replicato che «la questione degli S400 è direttamente collegata a i nostri diritti sovrani», aggiungendo che non farà passi indietro. «La Turchia non negozia, non chiede permesso ad altri Paesi». L'accordo per l'acquisto da parte di Ankara di 4 divisioni di sistemi S400 prodotti dalla compagnia statale di aerospazio-difesa Mkb Fakel di Khimbi, nei dintorni di Mosca, per un valore di 2,5 miliardi di dollari risale al settembre 2017 e da allora Washington ha cercato a più riprese di dissuadere Erdogan.

Secondo il Segretario di Stato americano Mike Pompeo. «Gli S400 sono delle armi incredibilmente efficaci» ha ammesso. «I turchi li vogliono? Nessun problema. Gli abbiamo consigliato di dare un'occhiata a cosa prevedono le nostre sanzioni , e cosa potrebbero significare per loro». Le sanzioni in questione, condensate nella legge antiterrorismo made in Usa, colpiscono a livello politico ed economico i Paesi considerati nemici. Una «black list», dove figurano: Iran, Russia e Corea del Nord. Per ora l'unica sanzione adottata è stata l'interruzione anticipata, proprio a luglio, dell’addestramento dei 34 piloti turchi inseriti nel programma F35.

Secondo uno schema che gli è proprio, Erdoğan ha accompagnato parole più concilianti: “Uniamoci a tutti i paesi del Mediterraneo e troviamo una formula che sia accettabile per tutti” ha dichiarato e il Ministro della Difesa turco Hulusi Akar ha aggiunto: “La Turchia vuole risolvere i suoi problemi con la Grecia nel dialogo del Mediterraneo orientale. Siamo a favore del diritto internazionale e delle ragioni di un buon vicinato”. Questa volta, però, all'attitudine conciliante della cancelliera Merkel ha fatto eco una posizione molto dura della Francia, che annovera ormai una sfida continua con la Turchia su quasi tutte le questioni aperte del Mediterraneo alla Siria e alla Libia (passando per la visita del Presidente Macron a Beirut che ha suscitato l'irritazione di Ankara). Macron ha infatti dichiarato: “Ho deciso di rafforzare temporaneamente la presenza militare francese nel Mediterraneo orientale. Lo farò nei prossimi giorni in collaborazione con i partner europei, compresa la Grecia. La situazione nel Mediterraneo orientale è allarmante. Il passo unilaterale della Turchia sull’esplorazione petrolifera provoca tensioni, ma queste devono terminare per consentire un dialogo pacifico tra i vicini e tra gli alleati all'interno della NATO“.

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