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Trump, il riconteggio non è un atto eversivo

I mezzi di informazione del pensiero unico (Rai e giornaloni) presentano la richiesta di Trump di riconteggiare i voti, come un atto eversivo. Pretendono, insomma, di dare lezioni di democrazia ad un paese che vota da più di 200 anni nello stesso giorno e con lo stesso sistema elettorale. In Italia si vota quando (e se) vuole chi comanda, e con l’ultima legge elettorale che s’è fatto. Non stanno modificandolo anche adesso per tentare di farselo a misura di bocca?

Il riconteggio dei voti non è negli States un fatto traumatico, è un fatto che è previsto possa accadere e quindi, è regolamentato. Sono dei pragmatici, non degli Azzeccagarbugli. Negli Stati uniti non si vota con la stessa legge elettorale. Sono una grande Confederazione, ogni stato ha proprie leggi. E specie negli stati piccoli (dove, quindi, è facile che il divario per aggiudicarsi i grandi elettori assegnati a quello stato, possa essere piccolo) il riconteggio è previsto, in casi determinati dalla stessa legge elettorale delle stato (non, della Confederazione). Ed è proprio di una grande democrazia che le leggi elettorali prevedano già le ipotesi di riconteggio dei voti, sulla base – al massimo – di ricorsi amministrativi. Da noi, le cose vanno ben diversamente. Per ottenere il controllo delle schede (solo cartaceo; negli Usa è prima telematico e poi manuale) occorre fare una causa al Tar e solo il Tar può decidere il riconteggio. Professionalmente, ricordo che per una scheda in tutto che poteva fare la differenza, dovetti iniziare un giudizio amministrativo ed, ottenuto dai giudici il riconteggio, fu sufficiente non per eleggere un consigliere o l’altro come di solito capita ma fu sufficiente, per cambiare la maggioranza (da di sinistra in centro).

Da ultimo, il riconteggio si ebbe fra Bush e Al Gore, nel 2000. Ed anche questa volta nessuno gridò allo scandalo. Solo in Italia non è ritenuto lecito che la differenza di 10.000 voti su milioni (ed è questo il caso), non legittimi di per sé il riconteggio, perfino nelle nazioni come l’Italia, che non ha da ultimo dato esempi perfetti di buon comportamento tanto da indurre ad eliminare le preferenze per i troppi brogli che si riscontravano, complice il fatto che per una recente legge gli scrutatori dei seggi non sono qua da noi più scelti dai partiti ma sorteggiati. Conchè, capita molto facilmente che si abbia un seggio di scrutatori dalla stessa appartenenza politica...

Questa è la situazione, rispettivamente, negli Stati Uniti e da noi. Ma c’è chi, qua da noi, pretende di insegnare alla più grande democrazia del mondo.

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