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La confusione alleato del virus

Si sono accapigliati sin dall'inizio. L'uno contro l'altro. E pure contro se stessi. Dieci mesi di dichiarazioni, scrive il giornale, smentite, retromarcia, zuffe. E loro, quegli uomini di scienza che si sono trovati faccia a faccia con il virus, sono diventati "prime donne" corteggiate dai media, seguiti da decine di migliaia di follower sui social e onnipresenti su radio, televisioni e quotidiani fino via via a polarizzarsi in uno scontro che troppo sbrigativamente è stato descritto tra "catastrofisti", che spingono per misure liberticide, e "negazionisti" che invece chiedono una narrazione diversa della pandemia e misure più adeguate a quanto sta realmente accadendo. Oggi grazie a due inchieste dei quotidiani Avanti e il Giornale si sottolineano un po di cose sul ruolo dei medici alla pandemia

La perplessità nella posizione dei virologi e degli scienziati italiani é il passaggio dal minimalismo iniziale a un sostanziale pessimismo cosmico, scriveva al quotidiano Avanti,al mese del maggio - Avanti Mauro Del Bue, sia pure tra molte distinzioni e divisioni. Anzi, gli stessi che oggi lanciano allarmi anche a seguito delle consistenti riduzioni di contagio del virus sono gli stessi che si erano esibiti in tranquillizzanti previsioni. Diciamo pure i loro nomi. Parliamo di Burioni, di Galli, di Ilaria Capua, della dottoressa Gismondo. Burioni il 2 febbraio 2020 a Che tempo che fa di Fazio dichiarava: “ In Italia il rischio é zero, il virus non circola. Questo non avviene per caso: avviene perché si stanno prendendo delle precauzioni”.

La sua revisione risale ad inizio epidemia. Il professor Massimo Galli, l’esimio direttore e specialista del Sacco di Milano, il 10 febbraio in un video dichiarava testualmente: “La malattia da noi difficilmente potrà diffondersi”. Ilaria Capua, che dirige l’One Health Center of Excellence dell’Università della Florida, il 25 febbraio aveva sostenuto a proposito del coronavirus: “Possiamo dire ad oggi che non si presenta come un virus aggressivo”. Per l'esimia virologa si trattava solo di una “simil influenza”. 

Ancora più esplicita la dottoressa Gismondo che ha paragonato il coronavirus a una influenza con minore effetti ferali e per questo fu richiamata all'ordine dallo stesso Burioni, che poco prima aveva sostenuto più o meno la stessa cosa, e definita sarcasticamente “la signora del Sacco”. Tutto all'opposto oggi. Dal minimalismo al pessimismo cosmico leopardiano il passaggio per costoro é stato assai rapido sottolinea il giornale l Avanti.

Intanto come e rilevato da Spin Factor, che per ilGiornale.ha realizzato in esclusiva un'analisi sul sentiment degli italiani, nella wordcloud delle 50 parole più ricorrenti nelle conversazioni sul coronavirus accanto a Covid spicca paura.

"Nel corso di questi mesi abbiamo assistito ad una fortissima presenza mediatica da parte di virologi, esperti, responsabili di grandi strutture ospedaliere, che spesso hanno espresso opinioni contrastanti", spiega al Giornale.it Tiberio Brunetti, fondatore e amministratore di Spin Factor. "Questo - continua - non ha aiutato, soprattutto nella fase precedente la prima fase, a generare nella popolazione una consapevolezza esatta di quanto stava per accadere". Il paradosso tocca il suo apice nella scelta del governo di non inserire nemmeno un virologo nella folta schiera di tecnici che gli siedono accanto al premier Giuseppe Conte a gestire l'emergenza sanitaria.

Anziché vederli in giro per le tivù, forse sarebbe stato meglio arruolarsi nella task force del governo. E forse sarebbe stato anche meglio definire "virologo" chi virologo non è. "Voi giornalisti continua il Giornale,avete definito virologi tutti gli esperti intervistati, anche professionisti che nulla hanno a che vedere con la virologia", spiega Giorgio Palù, professore emerito dell'Università di Padova. "Questa non è stata una corretta informazione per la popolazione che incolpa proprio questi virologi di idee contraddittorie e di battibecchi sui media che confondono e disorientano".

"La scienza ha bisogno di un confronto sereno e di ricercatori che hanno la modestia di poter cambiare opinione - spiegava tempo fa al Giornale.it Maria Rita Gismondo, direttrice responsabile di Microbiologia Clinica Virologia e Diagnostica dell'ospedale Luigi Sacco di Milano - chi ha usato la scena con insulti si è, di fatto, autoescluso dal dialogo scientifico". Il punto è che da quando in Italia è esplosa l'epidemia non abbiamo mai assistito a un "confronto sereno". Si è subito saliti sul ring. C'è un'intervista da cui partire e l'ha rilasciata Andrea Crisanti il 24 febbraio. Come ripercorso ne Il libro nero del coronavirus (clicca qui), che all'argomento dedica un capitolo sui "cattivi maestri", è da poco atterrato a Melbourne per partecipare a un congresso, ma di lì a poco tornerà al laboratorio dell'ospedale di Padova, centro di riferimento regionale per i test di individuazione del coronavirus. "Questo coronavirus è altamente infettivo – spiega – una sola persona ne contagia almeno altre quattro, forse pure cinque. Per altri virus è inferiore: uno, al massimo due". Rilette oggi queste dichiarazioni non fanno né caldo né freddo. Suonano come ovvietà. Ma in quei giorni, quando cioè il virus ha appena iniziato a colpire il Nord Italia mettendo in ginocchio il Lodigiano e la provincia di Padova, in ambienti accademici il mood è minimizzare il più possibile.

Purtroppo il risultato di questi continui scontri tra uomini di scienza ha contribuito a sollevare un una polverone mediatico ingenerando tra gli italiani una forte confusione. E "la confusione - spiega Brunetti al quotidiano il giornale - è il principale alleato del virus". Per capire meglio l'impatto dei "virologi" sull'opinione pubblica, Spin Factor ha scandagliato i social network analizzando post e commenti. Sono state messe sotto la lente di ingrandimento oltre 400mila occorrenze dalle quali sono state estrapolate le opinioni in forma di sentiment positivo, neutro e negativo ed è stata stilata una sorta di classifica dei volti che impattano maggiormente sui social. Sul podio troviamo Andrea Crisanti col 38,1% di sentiment positivo, Pier Luigi Lopalco (36,5%) e Silvio Brusaferro (33,2%). In coda Fabrizio Pregliasco (27,8%), Roberto Burioni (27,3%) e Matteo Bassetti (24,8%). Ma attenzione a leggere queste percentuali. Perché, come spiega Brunetti, "non si tratta ovviamente di una classifica sull'affidabilità dei vari esperti, ma su quale percezione generano sugli utenti della rete". Chi crea maggiore ingaggio e quindi polarizza di più, è anche "chi genera più preoccupazione". Non a caso accanto a Covid, nella wordcloud delle 50 parole più ricorrenti, troviamo termini come paura, tamponi, casi, morti, emergenza, ospedali, decessi e così via.

Purtroppo sottolinea il Giornale il risultato di questi continui scontri tra uomini di scienza ha contribuito a sollevare un una polverone mediatico ingenerando tra gli italiani una forte confusione. E "la confusione - spiega Brunetti al giornale - è il principale alleato del virus". 

Per capire meglio l'impatto dei "virologi" sull'opinione pubblica, Spin Factor ha scandagliato i social network analizzando post e commenti. Sono state messe sotto la lente di ingrandimento oltre 400mila occorrenze dalle quali sono state estrapolate le opinioni in forma di sentiment positivo, neutro e negativo ed è stata stilata una sorta di classifica dei volti che impattano maggiormente sui social. 

Secondo il quotidiano Italiano sul podio troviamo Andrea Crisanti col 38,1% di sentiment positivo, Pier Luigi Lopalco (36,5%) e Silvio Brusaferro (33,2%). In coda Fabrizio Pregliasco (27,8%), Roberto Burioni (27,3%) e Matteo Bassetti (24,8%). Ma attenzione a leggere queste percentuali. Perché, come spiega Brunetti, "non si tratta ovviamente di una classifica sull'affidabilità dei vari esperti, ma su quale percezione generano sugli utenti della rete". Chi crea maggiore ingaggio e quindi polarizza di più, è anche "chi genera più preoccupazione". Non a caso accanto a Covid, nella wordcloud delle 50 parole più ricorrenti, troviamo termini come paura, tamponi, casi, morti, emergenza, ospedali, decessi e così via.

Intanto come rivela il Giornale,secondo l'infettivologo di Genova, le persone sono state terrorizzate a causa di una comunicazione sbagliata, che ha reso difficile gestire a livello ospedaliero "una popolazione nel panico", che "genera solo caos". Bassetti aveva spiegato anche uno dei motivi per cui le strutture sanitarie si sono ritrovare in una situazione di difficoltà: "Sono assediate da migliaia di persone asintomatiche o poco sintomatiche che si potrebbero tranquillamente curare a casa e che invece prendono d'assalto i pronto soccorso, intasato i centralini degli ospedali, fanno perdere tempo ai medici".

Dopo le dichiarazioni di Bassetti, scrive il giornale Burioni, dell'università Vita Salute San Raffaele, era intervenuto: "Alcuni dicono che i pronto soccorso sono affollati da persone in preda al panico, e può essere vero. Ma quelle centinaia di persone che finiscono ogni giorno al cimitero a causa di Covid-19, sono spinte dal panico?".

Alcuni dicono che i pronto soccorso sono affollati da persone in preda al panico, e può essere vero. Basta bugie. Basta bugie. Basta Bugie.

Poco dopo sono arrivate anche le parole del San Raffaele, sottolinea il giornale,che prende le distanze dal virologo: "In merito al tweet postato questo pomeriggio dal professor Roberto Burioni nel quale si fa riferimento ai pronto soccorso- scrivono l'azienda e l'ateneo- il Gruppo San Donato e l'università Vita-Salute San Raffaele si discostano dal pensiero del professore, in quanto le sue considerazioni sono del tutto infondate dal momento che non è a conoscenza della realtà clinica che si vive nei pronto soccorso e nei reparti Covid". Nella replica dell'azienda e dell'ateneo si invita anche il professor Burioni a sviluppare "considerazioni più rispettose della verità e del lavoro altrui".

 

 

 

 

 

 

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