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La Merkel a Roma

Sintonia sui migranti, la Libia, la Nato. Addirittura un confronto sullo spinoso dossier Arcelor Mittal. E un messaggio chiaro per Burxelles: la nuova coalizione sostiene l'approccio «critico ma costruttivo» dell'Italia nei confronti dell'Europa. Il premier Giuseppe Conte accoglie la cancelliera tedesca Angela Merkel a Roma mostrando grande apertura, con la consapevolezza che dalle fila del governo non arriverà più il controcanto a fine bilaterale. Non nasconde le divergenze talvolta su alcuni dossier, ma ribadisce la comune volontà di lavorare insieme per affrontare le grandi sfide europee e combattere le «intolleranze» e le «forze disgregatrici» in seno all'Europa. E rivendica anche la sua autonomia di pensiero, a prescindere dalla coalizione che lo sostiene.  

Italia e Germania hanno un "impegno congiunto per affrontare le principali sfide che ci attendono, la migrazione, il rilancio della crescita, l'occupazione, lottare contro il cambiamento climatico, completare la governance dell'Ue, il negoziato sul bilancio, la Brexit e il tema dell'allargamento", ha detto il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa con la cancelliera Angela Merkel.

"Italia e Germania devono lavorare insieme per affrontare la comune responsabilità europea nel dare risposte adeguate ai cittadini - ha detto ancora Conte -. Con la Germania ci troviamo a condividere spesso obiettivi e modalità per raggiungerli, qualche volta non siamo convinti delle medesime soluzioni, ma dobbiamo continuare a lavorare in questa direzione, non dobbiamo aumentare l'intolleranza e le forze disgregatrici nell'Ue".  

Merkel - il cui paese è il primo partner commerciale dell’Italia al mondo con quasi 130 miliardi di euro registrati nel 2018 - ha aperto alla necessità di realizzare l’Unione bancaria europea.

E rispondendo a una domanda, la cancelliera ha confermato che il suo governo sostiene la proposta avanzata nei giorni scorsi dal ministro delle finanze Olaf Scholz. Ovvero, la creazione di un sistema comune di assicurazione dei depositi a livello europeo.

Il capo del governo tedesco ha poi riconosciuto che il sistema bancario italiano ha compiuto molti passi in avanti in merito alla riduzione dei rischi. Si tratta di un notevole cambio di passo da parte di Berlino rispetto alla posizione assunta fino a poche settimane fa: un secco no al completamento dell’Unione bancaria proprio a causa degli elevati rischi finanziari insiti nelle economie dell’Europa del sud.

Durante la conferenza stampa, Merkel ha contraddetto Emmanuel Macron (senza mai citarlo) sostenendo l’importanza della Nato. Nei giorni scorsi il leader francese aveva detto che “la Nato è in stato di morte cerebrale”.

Sul tavolo, oltre a quello dei migranti e della crisi libica il 19 novembre prossimo Conte volerà a Berlino per il summit ‘Compact with Africa’ che avrà proprio la Libia come tema chiave, anche la crescita. Su quest’ultimo punto, l’economia italiana rallenta e quella tedesca rischia la recessione tecnica tre trimestri consecutivi di contrazione.Infine, sullo sfondo c'è la trattativa su Alitalia che coinvolge anche la tedesca Lufthansa.

"Ci siamo ripromessi una cooperazione per cercare di confrontarci sulle soluzioni più avanzate dal punto di vista tecnologico e condividere le conoscenze" nel settore dell'acciaio, ha spiegato il premier dopo aver parlato con la cancelliera tedesca Angela Merkel della questione ArcelorMittal e ex Ilva.

"Grazie all'Italia per il suo impegno in Libia", ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel al premier Giuseppe Conte ringraziando anche per la "vostra partecipazione" alla conferenza di Berlino sul Paese nordafricano e sottolineando che adesso "abbiamo bisogno di un cessate il fuoco".

"Noi vogliamo combattere le cause dei movimenti migratori. E' importante aprire delle prospettive ai giovani africani", ha spiegato la cancelliera Merkel. "Mi fa piacere che sarai a Berlino alla conferenza sull'Africa", ha aggiunto."L'unione bancaria deve essere portata avanti, per garantire la stabilità dell'euro", ha aggiunto Angela Merkel.

"La cooperazione con la guardia costiera libica è di grande importanza", ma dobbiamo coinvolgere - ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel - "anche l'Unhcr e le ong e garantire degli standard ragionevoli" sui diritti umani "che non esistono in tutta la Libia".

La visita della cancelliera tedesca a Roma, secondo il Giornale culminata poi con la cena a Villa Doria Pamphili, si è sviluppata lungo questo filone: una Germania che ha promesso aiuto e sostegno all’Italia sull’immigrazione, che ha elogiato il nuovo governo per progressi nel settore bancario, dall’altro lato un Giuseppe Conte che si è mostrato continuamente soddisfatto e contento, esibendo come un trionfo l’amicizia con il capo del governo tedesco.

Non a caso i quotidiani tedeschi hanno parlato complessivamente, come sottolineato anche da Libero, di “luna di miele” tra Roma e Berlino. L’esecutivo giallorosso oramai è ben caratterizzato da un rapporto con la Germania sugellato da continui idilli.

Anche il ministro degli esteri e capo politico del M5S Luigi Di Maio, nel giorno delle celebrazioni del trentesimo anniversario del crollo del muro di Berlino, ha elogiato la Germania. Proprio lui, che sia all’opposizione che durante la prima esperienza di governo all’interno dell’esecutivo gialloverde, non ha mai espresso profonda stima verso la Merkel, ha invece sostenuto di prendere la Germania come esempio per la redistribuzione.

Questo giusto per certificare e mettere il sigillo alla ritrovata luna di miele con Berlino. Ed a proposito di migranti e redistribuzione, l’argomento è stato affrontato dalla cancelliera nel corso della conferenza stampa congiunta a Palazzo Chigi.

Così come già evidenziato nell’articolo di Clarissa Gigante, Angela Merkel ha dato il suo appoggio all’Italia sull’immigrazione ma sottolineando l’importanza “di parlare con l'Unhcr e con i responsabili delle Ong per garantire degli standard ragionevoli e il rispetto dei diritti umani”.

Poi, il capo dell’esecutivo tedesco sottolinea il Giornale ha affermato come nella nuova commissione europea, che per la verità sta stentando e non poco a nascere, ci sarà spazio per la tematica sull’immigrazione e dunque per un sostegno all’Italia anche sulla redistribuzione. E qui la Merkel ha tirato fuori il vertice di Malta: “Una divisione equa dei compiti richiede ancora un po' di tempo – ha argomentato la cancelliera – Quindi trovo giusto che a Malta ci sia stato un primo passo. È stato lanciato un messaggio positivo, ma molto resta da fare. I paesi rivieraschi che difendono i confini esterni dell'Ue non possono essere abbandonati”.

Un discorso che è apparso musica per le orecchie di un Giuseppe Conte che, durante le sue prime giornate da guida del suo secondo governo, ha puntato molto sul sostegno tedesco all’immigrazione. Ma le parole di Angela Merkel, belle in politichese, sono apparse ben lontane dalla realtà: in primo luogo perché è risaputo che il vertice di Malta è stato un bluff, in secondo luogo perché è stato lo stesso governo tedesco, per bocca del ministro dell’interno Seehofer, a parlare di indietreggiamento dalle già flebili intese di Malta in caso di aumento degli sbarchi.

Quello della Merkel, e questo Conte lo sa benissimo, è soltanto fumo gettato negli occhi di un’Italia che però in questa fase sente quasi come il bisogno di sentir pronunciare promesse su aiuti, redistribuzione e collaborazione sull’immigrazione.

Nessuna parola è stata invece spesa sul presunto accordo, rivelato da Die Welt, circa i voli che l’Italia potrebbe autorizzare per portare qui i migranti espulsi dalla Germania, i cosiddetti “dublinanti”. Nessuna conferma, ma anche nessuna smentita in merito.

La sensazione dunque, è che i tentativi di Conte e del suo governo di bloccare ogni contrasto con la Germania, presentando sul piatto della scena internazionale la ritrovata amicizia con Berlino, non stia producendo alcun effetto. Sull’immigrazione la Merkel non affianca alle belle parole anche i fatti concreti, su bilanci e manovre non sembra esserci spazio per la tanto auspicata maggiore flessibilità, sugli altri dossier, a partire da quello libico, l’agenda è dettata in modo perentorio da Berlino.

La visita della Merkel a Roma dunque, più che una luna di miele sembra aver certificato un rapporto dove a mancare è soprattutto la reciprocità: c’è una parte che applaude e sorride, ossia l’Italia, mentre dal canto suo la Germania pensa a mantener politicamente buono l’amico italiano ritrovato.

Come sottolinea il quotidiano il giornale la corte di giustizia dell’Unione Europea al contempo, ha stabilito dunque come anche in caso di comportamento violento nessuno può essere espulso da un centro d’accoglienza. Chi si rende protagonista in futuro di simili episodi, può essere raggiunto al massimo da sanzioni ma non può essere mandato via.

“Gli Stati membri – si legge nella sentenza – hanno l’obbligo di assicurare in modo permanente e senza interruzioni un tenore di vita dignitoso e le autorità incaricate dell’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale devono assicurare, in modo regolato e sotto la propria responsabilità, un accesso alle condizioni di accoglienza idoneo a garantire tale tenore di vita”.  

secondo i giudici, in particolare, gli Stati comunitari sono tenuti ad impegnarsi affinché ad ogni richiedente asilo non venga mai negato l’accesso ai propri mezzi di sostentamento, quali in primis il vitto, l’alloggio od il vestiario.

Nelle scorse ore, è arrivata la pronuncia della corte di giustizia dell’Unione Europea che ha di fatto condannato la punizione inflitta al cittadino afghano.  

L’espulsione, seppur temporanea, del cittadino afghano avrebbe comportato a quest’ultimo un grave danno in quanto secondo i giudici il richiedente asilo in questione è stato privato dei basilari mezzi materiali di sostentamento.

In poche parole, anche se un richiedente asilo dovesse rendersi protagonista di un comportamento ritenuto violento o non in linea con le tenute di condotta all’interno di una struttura che lo ospita, nessuno può revocargli l’assistenza.

Il caso è nato in Belgio, lì dove a causa di una lite un cittadino di origine afghana è stato espulso per 15 giorni da un centro d’accoglienza. Il richiedente asilo in questione si è reso in quell’occasione protagonista di comportamenti violenti. Ma non solo: secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il giovane afghano avrebbe partecipato alla lite per contrasti con richiedenti asilo di altre etnie, segno di una difficile convivenza tra alcuni ospiti.  

Se questo non dovesse accadere, pur in presenza di comportamenti violenti da parte di un migrante, si rischierebbe l’accusa di privare un individuo dei propri basilari diritti.

La sentenza, come detto, è destinata a far discutere. Anche in Belgio c’è chi già in queste ore sta sollevando non poche obiezioni. Il timore, specie da parte dei gestori dei centri, è che senza l’espulsione anche in presenza di fatti gravi e violenti potrebbe mancare ogni deterrenza, con la conseguenza che taluni soggetti avrebbero via libera a compiere altri atti del genere.

 

 

 

 

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