Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Martedì, 11 Novembre 2025

La Giornata Mondiale delle Lingua Ellenica si festeggia il 9 febbraio ed è stata istituita formalmente nel 2017 con decisione del Governo Ellenico di quell'anno , una conquista dei greci d’Italia e dei filelleni che l’hanno proposta e sostenuta.

A lanciare la proposta di una giornata celebrativa della lingua ellenica è stato il professor Ioannis Korinthios, nel 2014. Tre anni dopo, nel 2017, il governo ellenico ha promulgato ufficialmente l’istituzione di tale ricorrenza, che è stata estesa in tutti i paesi del mondo.

La lingua greca ha origini che risalgono a oltre tremila anni fa, con le prime testimonianze scritte che appaiono nel sistema sillabico della Lineare B, utilizzato dai Micenei intorno al XIV secolo a.C. Con l’alba dell’alfabeto greco, nato nel IX secolo a.C., la lingua greca ha assunto la sua forma più riconoscibile, diventando lo strumento attraverso il quale sono stati scritti alcuni dei testi più importanti della civiltà umana.

Dal periodo classico fino ai giorni nostri, il greco ha subito trasformazioni che, pur modificando l'aspetto fonetico e morfosintattico, non ne hanno intaccato la continuità. È una delle poche lingue al mondo che può vantare un’evoluzione ininterrotta per oltre tre millenni, mantenendo un legame indissolubile con il suo passato e il suo patrimonio culturale.

 La Giornata coincide con l’anniversario della morte di Dionysios Solomos, poeta nazionale ellenico. La scelta sottolinea la continuità linguistica e culturale che da oltre tremila anni caratterizza la straordinaria esperienza umana di due popoli fratelli, italiani e greci.
Solomos completò in Italia gli studi liceali ed universitari e si formò ai valori dell’Illuminismo e del Risorgimento. Delle due lingue vissute, scelse il greco....

La Giornata è stata istituita, su decisione delle Autorità Elleniche, il 23 febbraio 2017, per il 9 febbraio di ogni anno. L’iniziativa costituisce l’occasione per esprimere la gratitudine dell’Accademia salernitana nei confronti della Grecia, per il contributo straordinario che la Sua Lingua e la Sua Cultura hanno dato alla civiltà occidentale.

La Giornata Mondiale della Lingua Greca non è solo un omaggio a una lingua, ma un riconoscimento del suo ruolo nella costruzione del sapere umano. Il greco ha conservato, tramandato e arricchito la cultura mondiale, rappresentando un ponte tra passato e presente. Celebrare questa lingua significa riconoscere l’eredità di una civiltà che ha gettato le basi del pensiero occidentale e continua a ispirare le generazioni future. La lingua greca non è solo memoria, ma una voce ancora viva, capace di parlare al cuore dell’umanità.

La lingua greca è stata anche il veicolo della diffusione del cristianesimo. Il Nuovo Testamento è stato scritto in greco koinè, la lingua comune dell’epoca ellenistica, e ha permesso la trasmissione del messaggio evangelico in tutto il mondo mediterraneo. Le opere dei Padri della Chiesa, tra cui Origene, Basilio il Grande e Giovanni Crisostomo, sono state scritte in greco, contribuendo alla formulazione della teologia cristiana.

La Giornata mondiale della Lingua Greca ha diversi obiettivi principali che guidano le celebrazioni e le attività legate a questa giornata speciale. Alcuni dei principali obiettivi sono:

Promuovere la lingua greca: La giornata mira a promuovere la lingua greca come mezzo di comunicazione internazionale e come espressione di una cultura millenaria. La lingua greca ha una bellezza unica e un ricco vocabolario che merita di essere preservato e diffuso.

Preservare il patrimonio culturale: La Giornata Mondiale della Lingua Ellenica cerca di preservare e valorizzare il patrimonio culturale rappresentato dalla lingua greca, promuovendo la sua diffusione e il suo apprendimento. Attraverso lo studio della lingua greca, si può accedere a una vasta gamma di testi classici e contemporanei che offrono una comprensione più profonda della cultura greca.

Rafforzare l’identità culturale: Attraverso la celebrazione della lingua greca, si intende rafforzare l’identità culturale dei popoli che parlano questa lingua e mantenere vive le tradizioni greche nel mondo. La lingua greca è un legame che unisce le comunità greche sparse in tutto il globo, e la sua promozione aiuta a preservare e valorizzare questa identità unica.

Favorire lo scambio culturale: La giornata promuove lo scambio culturale tra i paesi in cui la lingua greca è presente, contribuendo alla comprensione reciproca e alla promozione della diversità linguistica e culturale. Attraverso l’apprendimento della lingua greca, si possono creare ponti di comunicazione e comprensione tra diverse culture.

Sostenere l’apprendimento delle lingue straniere: La Giornata Mondiale della Lingua Ellenica incoraggia lo studio delle lingue straniere, in particolare della lingua greca, per favorire la comunicazione interculturale e l’apertura verso altre tradizioni e culture. L’apprendimento di una lingua straniera, come la lingua greca, arricchisce la mente e apre nuove prospettive di pensiero.

Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, l’Impero Bizantino mantenne vivo il patrimonio culturale dell’antichità attraverso la lingua greca. Durante il Medioevo, i monaci bizantini trascrissero e conservarono numerosi manoscritti classici, evitando che il sapere dell’antichità andasse perduto. Fu grazie alla loro opera che, in epoca rinascimentale, il pensiero greco tornò a influenzare profondamente la cultura europea.


Oggi il greco moderno continua a essere una lingua di grande importanza culturale. Anche se la sua diffusione non è paragonabile a quella dell’inglese o dello spagnolo, il greco è ancora il linguaggio di una delle civiltà più antiche del Mediterraneo. Con oltre 13 milioni di parlanti tra Grecia e Cipro, è una lingua che continua a evolversi, senza però perdere il legame con le sue radici millenarie.

Questo e iI comunicato dell'Ambasciata Ellenica per la serata organizzata dalla Comunità Greca di Roma e Lazio e il Presidente Akis Spanakis al ristorante Ellenico Tanagra :

In una serata luminosa e al contempo commovente, abbiamo celebrato la Giornata Mondiale della Lingua Greca (9 febbraio 2025) insieme alla Comunità Ellenica di Roma e Lazio. La serata ha visto la partecipazione dei bambini, rappresentanti del presente e del futuro della Grecia, che ci hanno emozionato con le poesie e le canzoni dedicate a questa giornata speciale, onorando i legami linguistici eterni tra Grecia e Italia.

Un sincero ringraziamento va al Presidente della Comunità Ellenica di Roma e Lazio, il sig. Akis Spanakis, per l'eccezionale organizzazione dell'evento. Un ringraziamento speciale va anche ai professori di linguistica, il Prof. Christos Clairis dell'Università della Sorbona, la Prof.ssa Nicoletta Tsitsanoudi-Mallidi dell'Università di Ioannina, e il Prof. Umberto Cini, per i loro preziosi contributi durante la tavola rotonda che ha seguito l'evento. La serata è stata un omaggio alla Grecia, per la Grecia, sottolineando che la diaspora è e sarà sempre il cuore e la voce della nazione ellenica.

Ha cantato nella nostra festa al ristorante Tanagra la soprano Ellenica venuta d'Atene Vassia Zacharopoulou e Thodoro Melissopoulos

ERT FLIX International dedica un tributo speciale alla Giornata Mondiale della Lingua Greca, che si celebra il 9 febbraio 2025, data simbolica in quanto anniversario della morte del poeta nazionale greco Dionysios Solomós.

L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra la Direzione per la Diaspora Ellenica della ERT, la Segreteria Generale per la Diaspora Ellenica e la Diplomazia Pubblica, e la Quinta Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica del Ministero degli Affari Esteri. L’obiettivo principale è garantire la massima diffusione internazionale di questo omaggio alla lingua e alla cultura greca, rafforzando il legame con le comunità elleniche all’estero.

Questo importante progetto è realizzato sotto l’egida della Segreteria Generale per la Diaspora Ellenica e la Diplomazia Pubblica, a conferma dell’impegno delle istituzioni greche nel promuovere la ricchezza storica e culturale della lingua greca nel mondo.

Dal 9 febbraio, i Greci di tutto il mondo possono guardare su richiesta uno speciale che include documentari, concerti, programmi speciali e materiale raro dagli archivi della ERT.

Dagli archivi della ERT e dalla trasmissione "Paraskinio," lo speciale include l'episodio "Antologia vivente - Omaggio a Odysseas Elytis," con collage di cittadini che recitano per le strade di Atene i versi delle poesie di Elytis.

Un aspetto distintivo dello speciale per la Giornata della Lingua Greca è la presentazione della poesia greca attraverso la musica greca.** Lo speciale include un episodio della serie "L'avventura di una poesia," che delinea il ritratto del poeta Manolis Anagnostakis con la musica di Mikis Theodorakis, in quanto quest'anno celebriamo il centenario della nascita di due grandi creatori greci.

Il ruolo chiave dell’esercito nell’attuale situazione del Libano è, probabilmente, alla base dell’elezione di Joseph Aoun alla presidenza della repubblica del paese dei Cedri. 60 anni il 10 gennaio, capo delle Forze Armate libanesi, è stato eletto alla seconda votazione (99 voti su 128) dopo due anni di vuoto dopo che, nell’ottobre del 2022, aveva chiuso il suo mandato Michel Aoun col quale non c’è nessun grado di parentela. Il cessate il fuoco e la tregua tra Israele e Hezbollah, notevolmente indebolita dal cambio di regime in Siria hanno sicuramente accelerato la decisione. Ora a Aoun spetta la difficile nomina del Primo ministro che è di pertinenza sunnita, secondo la tipica divisione dei poteri libanese.

Dopo aver ricordato di essere il primo presidente del secondo centenario del Libano in un periodo di grandi sconvolgimenti in Medio Oriente, ha elencato i punti principali del suo mandato, interrotto più volte dagli applausi dei parlamentari, (Fonte: L’Orient Today):

“Le autorità avranno il monopolio delle armi. Lo Stato deve investire nel suo esercito per essere in grado di proteggere i suoi confini, combattere il contrabbando e il terrorismo e prevenire le aggressioni israeliane sul territorio. Discuterò di una strategia di difesa per lo Stato libanese per combattere contro l'invasione israeliana. E intendo lo Stato libanese.

Prometto di ricostruire ciò che l'aggressione israeliana ha distrutto in tutto il Libano. Lavorerò per stabilire le migliori relazioni con i paesi arabi. Praticheremo una neutralità positiva ed esporteremo in questi paesi solo ciò che il Libano ha al suo meglio.

Dati i cambiamenti regionali, abbiamo un'opportunità storica di discutere con la Siria per risolvere tutti i problemi, in particolare per rispettare la sovranità di entrambi i paesi e la questione degli scomparsi (libanesi), nonché per affrontare la questione dei rifugiati (siriani) in modo razionale.

Deve esserci uguaglianza tra tutti i cittadini, poiché per avere uno stato, deve esserci uguaglianza davanti alla legge. Ciò significa la fine delle mafie, del traffico di droga e dell'interferenza nella giustizia per proteggere i criminali. La giustizia è l'unica protezione per tutti i cittadini.

Voglio sviluppare la legge elettorale per il rispetto della rotazione del potere e per una migliore rappresentanza, dedicando al contempo il diritto di voto alla diaspora. Ho intenzione di lavorare con il governo per una legge elettorale moderna e per la decentralizzazione.

Sarò intransigente riguardo al denaro dei depositanti. In base al mio mandato, le banche saranno soggette alla legge con l'unica segretezza del segreto professionale.

Proteggerò l'ambiente e le libertà e investirò nell'istruzione, in particolare nell'istruzione pubblica.

Mi impegno con il popolo libanese a combattere contro la povertà e la disoccupazione”.

Un programma impegnativo, un seme di speranza per la pace in Medio Oriente

 

* Inizierò rapidamente le mie consultazioni per formare un governo. Con il Parlamento e il governo, ripristineremo l'amministrazione per ridare prestigio allo Stato e stabilire un'amministrazione moderna ed efficiente. (L'Orient Today)

 

Mentre continua il mio studio sui testi del vescovo americano Fulton Sheen mi pare doveroso presentare questa figura ai miei lettori. Nato a El Paso nell’Illinois (Stati Uniti) l’8 maggio 1895, da una famiglia di origine irlandese. Qualche anno dopo, i suoi genitori si trasferirono a Peoria, centro della diocesi, affinché il loro figli potessero frequentare le scuole cattoliche. Dopo la laurea presso il St. Viator’s College a Bourbonnais, entrò nel Seminario San Paolo a Saint Paul, in Minnesota. Il 20 settembre 1919 fu ordinato sacerdote a Peoria: da allora promise che avrebbe dedicato un’ora al giorno all’Adorazione Eucaristica, restando fedele a quell’impegno per tutta la vita. Approfondì gli studi a Washington DC, a Lovanio, a Parigi e a Roma. Mentre insegnava Teologia a Washington DC, cominciò a tenere un programma radiofonico sulla NBC, «L’Ora Cattolica» («The Catholic Hour»).

Fulton Sheen è conosciuto per aver portato Cristo alla radio e in Tv, non gli bastava la cattedra universitaria: voleva raggiungere più fratelli ancora, da condurre a Gesù, l’unico amore della sua vita. Celebrava il S. Sacrificio della Messa, ogni giorno con più fervore, chiedendo a Gesù di poter conquistare a Lui più anime possibili. Don Fulton predicava per convertire le anime a Cristo, per condurle in Paradiso, e per questo - affinché la sua predicazione fosse efficace - passava lungo tempo in adorazione a Gesù Eucaristico, davanti al Tabernacolo.

Cristo in TV

Iniziò a tenere conferenze in patria e all’estero. I suoi discorsi erano sempre più seguiti: appassionava e conquistava. Nel 1930, fu invitato dalla NEC (la radio degli Stati Uniti), a parlare ogni domenica sera, in un programma intitolato “L’ora cattolica”. La sua voce diventò nota in tutti gli States, ascoltato da cattolici, da protestanti, da atei.
Si trovò sommerso da migliaia di lettere: persone che gli aprivano l’anima, alla ricerca di Dio; Rispondeva a tutti. E pregava, pregava per loro. Si vide una primavera di conversioni a Gesù, alla Chiesa Cattolica.
Anche il Papa Pio XI - e il Segretario di Stato, Card. Pacelli - seppero di lui e della sua opera. Nel 1935, il Papa, a esprimergli la sua riconoscenza lo nominò “Prelato domestico” con il titolo di Monsignore.
Nel 1950, all’inizio dei programmi TV negli USA, fu chiamato dalla medesima NEC a comparire sui teleschermi. Cominciò con un programma “Vale la pena di vivere”, in cui partiva dalla necessità impellente che tutti - credenti non-credenti, protestanti, ebrei e atei - hanno di dare un senso alla vita.
A questo problema, Mons. Sheem offriva risposta: Gesù Cristo, l’unica soluzione, il Cristo Crocifisso e risorto. Ogni settimana era seguito da 30 milioni di persone. Il suo linguaggio era limpido, comprensibile da tutti, di serietà straordinaria, eppure a volte scherzoso, sempre piacevole, anche quando poneva davanti alle più gravi responsabilità. Sempre nel 1950 fu nominato direttore nazionale della Società per la propagazione della Fede. Iniziò una lunga serie di viaggi in Asia, in Africa e in Oceania per interessarsi dell’evangelizzazione di popoli.
Un’altra mirabile possibilità di irradiare Gesù, il suo Vangelo, di far comprendere che solo in Lui ogni anima, ogni popolo trova la sua vera grandezza.
Gesù nella parrocchia, Gesù sulla cattedra universitaria, Gesù alla radio e in TV, Gesù per le strade del mondo. Sì, perché solo Gesù è il Salvatore del mondo, il Figli di Dio incarnato e crocifisso, il Vivente!

Attività da vescovo.

L’11 giugno 1951 a Roma, per volontà di Papa Pio XII, Mons. Fulton Sheen è consacrato Vescovo. Si avvera in pieno la profezia di Mons. Spalding di 50 anni prima. Nella sua autobiografia “Un tesoro nell’argilla” scriverà: “L’investitura episcopale può dare un senso di euforia, ma non necessariamente la stima che la gente ti dimostra, corrisponde a quella che il Signore ha di te”.
Tuttavia il sacerdote - il Vescovo- è chiamato a agire “in persona Christi”, a essere un Cristo vero, in mezzo al mondo, per la gloria di Dio e la salvezza delle anime.
È Vescovo ausiliare di New York, ma lui commenta con il solito humor: “Non è detto che uno catturi più pesci vestito di violetto che di nero!”. Lui continua a parlare in Tv e a scrivere libri, uno più bello dell’altro, che hanno un grande successo, una fecondità mirabile di bene.
Forse tra quelli più belli è la “La filosofia della religione” in cui mostra come ai nostri giorni la filosofia abbia raggiunto il livello più basso di irrazionalismo con cui guarda con disprezzo assoluto a Dio e alle verità eterne… e poi l’Autore indica il cammino della ragione sana illuminata dalla Fede, alla ricerca e al possesso di Dio, in Cristo, unica Via, unica Verità, unica Vita. È la filosofia di S. Tommaso, che sola ci è di guida per la comprensione dell’uomo, del mondo, di Dio. È la più vera apologetica che porta alla Verità eterna.
Mons. Fulton Sheen partecipa al Concilio Vaticano II, portando con intelligenza e fortezza questa Verità, al di là di ogni confusione. Nel 1966 è nominato Vescovo di Rochester e sperimenta sulla sua pelle la contestazione alla Verità che ormai dilaga nella Chiesa. La febbre dell’impegno nel mondo sembra impadronirsi di preti e suore, a scapito della preghiera e del rapporto con Dio. Il catechismo e i Sacramenti diventano secondari - o inutili - davanti alle cosiddette urgenze del tempo. È un vento infido che soffia e squassa tutto, cosìché Papa Paolo VI parla di “autodemolizione della Chiesa”.
Il Vescovo brillante dei teleschermi, noto nel mondo intero, alza la voce per dire a preti e seminaristi che “innanzi-tutto il sacerdote è chiamato a essere con-vittima e con-redentore con il Signore Gesù offerto sulla croce e sull’altare: non basta alleviare le necessità materiali dei fratelli, occorre annunciare Gesù Cristo, farlo conoscere e amare. Convertire le anime a Lui e questo è frutto di santità, di unione con Dio”.

Cerca la Chiesa più odiata

A 75 anni, nel 1969, diventa vescovo emerito, continua a tenere conferenze, a scrivere sui giornali e a scrivere libri. Sono ormai più di sessanta, tra cui la famosa sua Vita di Cristo. Le sue conversazioni televisive sono raccolte in volumi, diffusi in tutto il mondo. Solo Dio sa quante persone egli abbia convertito. Nella sua citata autobiografia, ricorda diverse storie in cui la conversione avvenne per incontri casuali o richiesti: si tratta di non cattolici che, grazie a lui, hanno trovato l’unica vera Chiesa di Cristo, o di cattolici da anni lontani dai Sacramenti, di peccatori con gravi colpe.
Il 2 ottobre 1979 Papa Giovanni Paolo II, in visita negli Stati Uniti, lo abbraccia a lungo nella cattedrale di S. Patrizio e gli dice: “Lei ha scritto e parlato bene del Signore Gesù!”.
Va a vedere Dio “faccia a faccia” il 9 dicembre 1979. Sheen è morto nella cappella privata del suo appartamento di New York. Il 5 luglio 2019 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto relativo a un miracolo ottenuto per sua intercessione. Tuttavia, il 3 dicembre 2019, la diocesi di Peoria ha annunciato che la data della beatificazione è stata rinviata su richiesta di alcuni vescovi della Conferenza Episcopale Statunitense.

Abbiamo letto tante pagine di Fulton Sheen ma due ci sono rimaste impresse come un dardo di fuoco che segna oggi che cosa dobbiamo fare, nella confusione dilagante del nostro tempo. “Se io non fossi cattolico - diceva nel 1957 - e volessi trovare quale sia oggi, nel mondo, la vera Chiesa, andrei in cerca dell’unica Chiesa che non va d’accordo con il mondo. Andrei in cerca della Chiesa che è odiata dal mondo. Infatti, se oggi nel mondo Cristo è in qualche Chiesa, Egli dev’essere tuttora odiato come quando viveva sulla terra. Se dunque oggi vuoi trovare Cristo, trova la Chiesa che non va d’accordo con il mondo… Cerca quella Chiesa che i mondani vogliono distruggere in nome di Dio come crocifissero Cristo. Cerca quella Chiesa che il mondo rifiuta, come gli uomini rifiutarono di accogliere Cristo”.Trascorse gli ultimi anni della sua vita dedicandosi alla predicazione e alla scrittura di libri. 

Mentre preparavo questa scheda su Fulton Sheen, mi ha colpito una risposta del cardinale Camillo Ruini nella recente intervista di Aldo Cazzullo su Il Corriere della Sera. Di fronte a una Chiesa che sembra non essere più di popolo,“non serve disperare o lamentarsi degli errori anche molti commessi a livello pastorale in alcune parti dell’Europa e degli altri Continenti”, rispondeva il cardinale, non serve un atteggiamento che sia solo difensivo, come una “minoranza” che si debba proteggere. Un atteggiamento di questo tipo, è in definitiva «perdente e sbagliato». Secondo Ruini occorre proporre e soprattutto testimoniare, «Questo è il nostro compito. In Italia, in Europa c’è ampio spazio per farlo». È il compito del Vangelo di Gesù che diede ai suoi discepoli nella storia dell’umanità: tanto all’epoca quanto oggi, serve riscoprire la radicalità del Vangelo, seguendo la complessità della Chiesa Cattolica in unità col Papa e senza perdersi in “protestantesimi” continui. Ecco mi pare quello che abbia fatto in tutta la sua vita monsignor Sheen.

Per chi è interessato ad avere maggiori informazioni sulla vita del vescovo americano può consultare il sito degli amicidifultonsheen.woedpress.com.  

 

La settimana scorsa una notizia mi ha incuriosito tra le tante mi riferisco al riconoscimento dell'UNESCO dell'”Arte Campanaria tradizionale” come elemento del patrimonio Culturale immateriale. Il mio primo pensiero è andato a tutti quelli che raccolgono le firme per chiedere di sospendere o almeno attenuare un suono che dà loro fastidio. Però è indubbio che l’Italia è il Paese dei mille campanili, perché sono stati i campanili, e i relativi parroci, con i comuni spesso situati nella stessa piazza centrale dove si trovano le parrocchie del paese, a conservare le caratteristiche del Bel Paese e a segnarne l’identità. Puntuale la precisazione del sottosegretario di Stato alla Cultura, Gianmarco Mazzi: “Voglio dedicare questo riconoscimento alle nuove generazioni, affinché possano continuare a preservare l’arte tradizionale dei campanari. Quel suono che proviene da migliaia di campanili sparsi in borghi e comuni di tutta Italia, tocca la nostra anima. È il famoso ‘suono della domenica’, evocato da Zucchero in una sua splendida canzone, che scandisce da sempre i nostri giorni di festa”. Certo non tutti oggi apprezzano il suono delle campane perché forse hanno perso il legame con il “suono della domenica”. Del resto ormai l'Italia da tempo è un Paese plurale. Oltre a quelli che professano altre religioni, i cristiani non sono più la maggioranza, siamo in minoranza e tra questi non tutti apprezzano i simboli e le tradizioni che ci appartengono. Insomma, i cristiani ci sono ancora, ma hanno bisogno di essere educati “a una identità forte, condivisa, che spesso manca perché non viene adeguatamente proposta dai Pastori”. (Marco Invernizzi, Le campane e la cultura italiana, 9.12.24, alleanzacattolica.org)

E poi ci sono anche quelli che continuano a fare suonare le campane e non sono soltanto le diverse associazioni di campanari, oggi particolarmente felici per il riconoscimento dell’Unesco. Penso alla grande soddisfazione che hanno provato ad Agnone in Molise, dove esiste la Pontificia Fonderia di Campane Marinelli. La loro arte, la loro passione e il loro impegno sono stati premiati. “Con questo riconoscimento, - ha detto il sindaco - Agnone e la sua Fonderia Marinelli consolidano il loro ruolo di custodi di una tradizione unica al mondo, mantenendo viva una parte essenziale del nostro patrimonio culturale”. Ma la notizia del riconoscimento dell'arte campanaria ci spinge a fare ulteriori osservazioni. Seguo le riflessioni di Invernizzi. E' vero l'Italia non è più quella di cento anni fa, ma è pur vero che la sua storia è profondamente intrisa di cristianesimo e di una cultura ispirata alla fede che la ha generata. Bene hanno fatto i parlamentari (prima firmataria sen. Lavinia Mennuni) a proporre un disegno di legge per tutelare il patrimonio culturale dell’identità italiana, che si manifesta (oltre che nel suono delle campane) nei presepi, nei crocifissi, nelle tante opere d’arte disseminate nella penisola, dove attirano la grande maggioranza dei turisti che attenuano la crisi economica con la loro presenza. L'iniziativa dei parlamentari non si scontra con il principio della libertà religiosa, a cui è bene che siano orientate le società plurali, non nega l’identità storica di un Paese, ma vuole soltanto permettere la libera espressione privata e pubblica da parte di tutte le minoranze religiose. “E noi, minoranza cattolica in un paese di tradizione cristiana, dove tutto il patrimonio artistico (oltre ai campanili) rimanda a una fede che non è più praticata dalla maggioranza della popolazione, che cosa dobbiamo fare?” Questa è la domanda fondamentale che dovrebbe provocare tutti i cristiani, i cattolici. Vogliamo che le nostre chiese diventano musei da visitare e basta? Oppure dobbiamo prendere sul serio la chiamata del Magistero dei Pontefici alla nuova evangelizzazione o seconda evangelizzazione che viene sollecitata almeno dal pontificato di Pio XII.

Non serve lamentarsi, scandalizzarsi, come qualcuno fa convinto di essere ancora in un Paese cristiano. E non basta nemmeno proteggersi con delle leggi apposite, come quella citata, anche se possono servire. Quel che serve è cambiare mentalità, diventare missionari a casa nostra, in ufficio, a scuola, nelle università e con la testimonianza della vita e l’inculturazione della fede diventare capaci di costruire ambienti, dove non ci sono più, o di rinnovare appunto in senso missionario quelli che già esistono”. Ecco la parola magica: “costruire ambienti”, relazioni, tra persone, famiglie. Oggi regna l'individualismo, c'è troppa gente triste e isolata, non ci si incontra più. Ovunque regna un'atmosfera di pessimismo e di depressione. Bisogna provare a recuperare le relazioni sane e vitali, perché è in essi che può essere trasmessa la fede, ai giovani soprattutto.

 

 

La Galleria dell'Accademia di Firenze avvia il rinnovamento del Museo degli Strumenti Musicali. Dal 10 dicembre 2024, tre spinette cinquecentesche di grande pregio e fattura vengono esposte per la prima volta al pubblico. È l'inizio di un progetto destinato a valorizzare le prestigiose collezioni del Conservatorio di Musica Luigi Cherubini.

Il Museo degli Strumenti Musicali è inserito nel percorso di visita della Galleria dell'Accademia di Firenze. Nato da una collaborazione tra la Galleria dell'Accademia di Firenze e il vicino Conservatorio di Musica Luigi Cherubini, vanta una collezione di circa 400 esemplari databili tra il XVI secolo e l’età contemporanea. Tra questi, spiccano gli strumenti appartenuti alla collezione del Gran Principe Ferdinando dei Medici, tra cui la viola tenore di Antonio Stradivari e il clavicembalo in ebano di Bartolomeo Cristofori, inventore del pianoforte. Nel segno di quest'ultimo, gravita il progetto di riallestimento del Museo promosso dalla Galleria dell’Accademia.

La copia del clavicembalo di Cristofori, realizzata da Kerstin Schwarz nel 2009, viene spostata nella sala che ospita le due grandi tele di Anton Domenico Gabbiani, che ritraggono il Gran Principe Ferdinando de’ Medici e i suoi musici. Al suo posto vengono collocate tre spinette cinquecentesche, poste in dialogo con l'innovativa spinetta realizzata da Bartolomeo Cristofori nel 1690 ed appartenente alla collezione Medici.

La spinetta è uno strumento a tastiera con corde pizzicate, come il virginale e il clavicembalo. Si differenzia da quest'ultimo per le dimensioni contenute e l’assenza di un sostegno proprio, prestandosi dunque ad essere facilmente trasportata e suonata in ambito domestico. Le tre spinette che da oggi impreziosiscono il percorso espositivo del Museo degli Strumenti Musicali sono state realizzate a Venezia nella seconda metà del Cinquecento.

La prima è la spinetta a sei lati di Benedetto Floriani, la più antica tra le opere firmate dal costruttore veneziano. Realizzata nel 1568, è un modello insolito rispetto alla più tradizionale spinetta a cinque lati. Un oggetto dal pregio indiscusso, firmato e datato nel listello sopra la tastiera.

Il secondo strumento destinato ad arricchire la collezione del Museo degli Strumenti Musicali risale al 1570 circa. Si tratta di una spinetta attribuita a Benedetto Floriani sulla base di considerazioni tecniche e stilistiche. Considerata la pregiata decorazione, fu probabilmente concepita per una committenza lussuosa.

Conclude il gruppo, la spinetta poligonale attribuita a Joseph Solodiensis. Fu donata nel 1997 al Conservatorio da Mirella Gatti Kraus, nipote del collezionista Alessandro Kraus. Lo strumento è esposto all'interno di una custodia, coeva e probabilmente originale, in legno dipinto con decorazioni floreali.

“L'esposizione delle tre spinette cinquecentesche è il primo di una serie di interventi destinati a mettere in risalto l'unicità di questa collezione, formata da strumenti di indiscutibile valore storico ed estetico, che sono stati ideati per produrre musica” - ha commentato Alessandra Nardi, Funzionario Storico dell'Arte della Galleria dell'Accademia di Firenze-. “Fondamentale, in questo senso, la movimentazione della copia del clavicembalo di Bartolomeo Cristofori, che si configura come un'opportunità per accogliere futuri eventi musicali promossi dal Museo in collaborazione con il Conservatorio Luigi Cherubini”.

Il processo di rinnovamento del Museo degli Strumenti Musicali proseguirà nella prima metà del 2025.

 

Fonte uff.st.Andrea Acampa

 

 

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI