Alcuni giorni fa presso l’ Auditorium “P. Agostino Trapè” dell’ISTITUTO PATRISTICO AUGUSTINIANUM di Roma è stato presentato alla stampa e alle persone invitate il libro di Papa Francesco “IL NOME DI DIO E’ MISERICORDIA” (2016, PIEMME), pubblicato con lancio mondiale in 85 Paesi.
L’evento è stato aperto da Don Giuseppe Costa, SDB, che ha salutato tutti i presenti. Sono intervenuti: S.E. Cardinale Pietro Parolin, Zhang Agostino Jianqing e l’attore Roberto Benigni, accolto calorosamente dal pubblico. Ha moderato Padre Federico Lombardi.
Il Santo Padre lo scorso 13 marzo 2015 ha voluto imprimere una determinante svolta al suo pontificato, indicendo il Giubileo Straordinario della Misericordia, che terminerà il 20 novembre 2016 e questo libro vuole essere un iconico segno del suo messaggio pastorale.
Si tratta di alcune conversazioni di Papa Francesco con Andrea Tornielli, vaticanista e giornalista del quotidiano La Stampa e responsabile del sito web “Vatican Insider”; egli collabora anche con varie riviste italiane ed internazionali. Tra le sue pubblicazioni, ricordiamo la prima biografia del Pontefice “Francesco Insieme”, tradotta il 16 lingue e il volume “Papa Francesco. Questa economia uccide”, tradotto in 9 lingue.
Nella retro copertina Papa Francesco, con sua firma autografa, ha dichiarato: “La Chiesa non è al mondo per condannare, ma per permettere l’incontro con quell’amore viscerale che è la misericordia di Dio. Perché ciò accada, è necessario uscire. Uscire dalle chiese e dalle parrocchie, uscire e andare a cercare le persone là dove vivono, dove soffrono, dove sperano”. Queste riflessioni rappresentano la sintesi di quanto contenuto in questo interessante libro, che tutti potrebbero leggere, a prescindere dal proprio orientamento religioso.
Papa Francesco ha il dono di saper parlare alla gente con semplicità ed immediatezza; con le stesse parole, semplici e dirette, egli si rivolge a un uomo ed a una donna del pianeta, instaurando un dialogo intimo e personale. Il tema centrale del libro è quello della misericordia, argomento a lui particolarmente caro, da sempre fulcro della sua testimonianza ed ora del suo pontificato.
Pagina dopo pagina, si percepisce il suo desiderio di dialogare con tutte quelle anime che, dentro o fuori la Chiesa, cercano il senso della vita, la strada della pace e della riconciliazione fra i popoli, la cura alle ferite fisiche e spirituali. Il suo primo pensiero va a quella parte di umanità più sofferente, che chiede di essere accolta e non respinta: i poveri e gli emarginati dalla società, ma anche tutte quelle persone disorientate e lontane dalla fede.
Nelle conversazioni con il vaticanista Andrea Tornielli, il Santo Padre, ripercorrendo alcuni significativi ricordi legati alla sua gioventù ed anche alle esperienze vissute nel corso della sua lunga attività pastorale, spiega le motivazioni che l’hanno portato a desiderare fortemente un Anno Santo straordinario.
Egli, senza disconoscere le questioni etiche e teologiche, ribadisce che la Chiesa non può chiudere la porta a nessuno; piuttosto, ha il compito di scolpire le coscienze di ognuno, affinché possano aprirsi spiragli di assunzione di responsabilità, nel consapevole allontanamento del male compiuto.
Nell’immediatezza e franchezza del dialogo, Francesco non si esime dall’affrontare il nodo del rapporto fra misericordia, giustizia e corruzione.
Egli rammenta, a tutti quei cristiani che si annoverano nella schiera dei “giusti”, sempre in modo puntuale ed estremamente diretto, che: “Anche il Papa è un uomo che ha bisogno della misericordia di Dio”.
Nella sua prima messa celebrata da Papa domenica 17 marzo 2013, dopo essere stato nominato Vescovo di Roma il mercoledì precedente, la Chiesa di Sant’Anna in Vaticano era gremita di gente. In quell’occasione Francesco tenne la sua seconda omelia da Papa e senza discorsi preparati, disse: “Il messaggio di Gesù è la misericordia. Per me, lo dico umilmente, è il messaggio più forte del Signore.”
In quell’occasione egli – racconta Andrea Tornielli, presente con alcuni amici alla S. Messa – commentò il brano del Vangelo di Giovanni che parla dell’adultera, la donna che gli scribi ed i farisei stavano per lapidare, come prescritto dalla legge mosaica. Gesù le aveva salvato la vita, poiché rivolgendosi alla folla, chiese a chi fosse senza peccato di scagliare la prima pietra. Se ne erano andati via tutti. Gesù allora disse alla donna, congedandosi da lei: “Neanch’io ti condanno; vai e d’ora in poi non peccare mai più”.
Il Papa quindi spiegò che anche a noi ci capita di condannare gli altri. Quindi, il primo passo da fare è quello di maturare esperienza nella misericordia e di riconoscersi bisognosi di misericordia.
Da questa omelia emerge fortemente la centralità del messaggio della misericordia, che avrebbe poi caratterizzato i primi anni del suo pontificato. Viviamo in una società in cui si è sempre pronti a giudicare glia altri, a condannare e molto meno ad accogliere. Siamo ormai abituati a riconoscere sempre meno le nostre responsabilità; le colpe sono sempre di qualcun altro, mai le nostre e non siamo più capaci a chinarci con compassione sulle miserie dell’umanità.
Poco più di un anno dopo, Francesco era tornato a commentare lo stesso brano, durante la Messa mattutina nella Cappella della Casa Santa Marta, confessando nuovamente la sua commozione per questa pagina evangelica e disse: “Dio perdona non con un decreto, ma con una carezza”.
Il Giubileo della Misericordia non è altro che la conseguenza di questo messaggio e della centralità che ha sempre avuto nella predicazione di Francesco.
Ad Andrea Tornielli, mentre ascoltava l’omelia della liturgia penitenziale del 13 marzo 2015, al termine della quale Francesco avrebbe annunciato l’indizione dell’Anno Santo, venne l’idea di porre al Santo Padre alcune domande su questo ed altri argomenti, attraverso un’intervista che facesse emergere il suo cuore, il suo sguardo. Un testo attraverso il quale la Chiesa potesse mostrare in modo significativo il suo volto di misericordia.
Il Papa accettò subito la proposta e il libro “Il nome di Dio è Misericordia” è il frutto di un colloquio iniziato nella sua abitazione, la Casa Santa Marta in Vaticano, in un caldissimo pomeriggio dello scorso luglio.
A proposito della difficoltà di riconoscersi peccatori, nella prima stesura del libro – racconta Andrea Tornielli, citando un aneddoto – Francesco affermava: “La medicina c’è, la guarigione c’è, se soltanto muoviamo un piccolo passo verso Dio”. Ma dopo aver riletto il testo, Papa Francesco lo richiamò, chiedendogli di aggiungere: “…o abbiamo almeno il desiderio di muoverlo”.
In questa aggiunta, o precisazione, c’è tutto il cuore del pastore che cerca di uniformarsi al cuore misericordioso di Dio e non lascia nulla di intentato per raggiungere il peccatore. Dio ci attende a braccia aperte, ci basta muovere un passo verso di Lui, come fece il “figliol prodigo”. Ma se non abbiamo la forza di compiere almeno questo, per quanto siamo deboli, basta almeno il desiderio di volerlo fare.
Questo è già un buon inizio, affinché la grazia possa operare e la misericordia essere donata, secondo l’esperienza di una Chiesa che non si concepisce come una dogana, ma cerca ogni via possibile per perdonare.