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Allerta in Belgio: 'Temiamo un attacco il 15 gennaio'

Il Belgio teme un attentato il 15 gennaio prossimo, data simbolica perché è un anno esatto dall'uccisione dei due terroristi che preparavano attentati a Verviers. Lo ha detto il procuratore federale Frederic van Leeuw in un'intervista a Le Soir, spiegando che i servizi hanno preso in esame un tale scenario. "Teniamo conto di questa data simbolica, i terroristi cercano sempre simboli", ha detto il Procuratore federale.

l'Isis continua a minacciare l'Occidente: di nuovo e non solo la Francia ma anche gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e l'Italia, con i ripetuti slogan del tipo "Invaderemo Roma", accompagnati nei video dalle solite bandiere nere issate su monumenti simbolo e, in un recentissimo filmato, da carri armati che avanzano verso il Colosseo. Che sia propaganda o no, ormai è certo che l'Europa dovrà fare i conti con questa nuova sfida.

Il 2015 resterà scolpito nella memoria, ed è già nella storia, come l'anno dei sanguinari attentati terroristici in Francia e per la cosiddetta 'jihad' entrata nel cuore vivo dell'Europa. A gennaio l'assalto alla redazione di Charlie Hebdo, l'uccisione di una poliziotta a Montrouge e l'attacco al supermercato kosher paralizzarono per tre giorni la Francia. Ma fu uno choc per tutto il Vecchio Continente, rimasto attonito di fronte a quel video, ripreso in tutto il mondo, che mostrava due terroristi armati di kalashnikov sparare a bruciapelo contro un poliziotto inerme sul marciapiede. Ma fu solo l'inizio di un anno terribile di cui non si poteva certo prevedere il drammatico epilogo del 13 novembre, quello che è stato ribattezzato l'11 settembre francese.

Subito dopo gli attacchi di gennaio è scattata la caccia ai terroristi e l'Europa tocca con mano cio' che evidentemente gli 007 stavano tenendo sotto osservazione da tempo, ossia che in Belgio, tra Bruxelles e Anversa, si annidano pericolosi covi del fondamentalismo islamico. A Verviers quindi il primo dei blitz delle forze speciali: il 15 gennaio furono uccisi due sospetti jihadisti. Il loro capo era proprio Abdelhamid Abaaoud, belga, la presunta 'mente' dei successivi attentati di Parigi poi ucciso nel blitz di Saint Denis. Poi di nuovo un'altra operazione a Molenbeek, Bruxelles, altro importante focolaio di jihadisti. Qui Salah Abdeslam, tuttora il ricercato numero uno, sarebbe rocambolescamente sfuggito all'assedio nascondendosi in un mobile.

"La Francia e' stata colpita in quello che ha di più sacro: la libertà d'espressione, la Repubblica, l'eguaglianza", disse il presidente francese Francois Hollande dopo l'attacco a Charlie Hebdo. Non è un caso se l'Isis ha voluto attaccare più volte e duramente proprio Parigi, cuore della Francia e culla di libertà che sono le fondamenta della grande Republique. Ma se con Charlie Hebdo è stato colpito un simbolo, quella libertà di espressione che i disegnatori difendono anche attraverso le vignette satiriche sull'Islam, il 13 novembre l'Isis ha alzato il tiro, cambiando gli obiettivi del proprio folle disegno: il terrorismo ha colpito la quotidianità di Parigi e soprattutto tanti giovani che trascorrevano il venerdì sera tra ristoranti e sale concerto. E questo ha prodotto inevitabilmente un cambio di prospettiva nella vita quotidiana del Vecchio Continente, nonostante gli sforzi di tornare alla normalità per non piegarsi davanti al terrorismo.

Ad un anno dalla strage di Charlie Hebbo, l'ennesimo episodio che sconvolge Parigi. Un giovane uomo, 20 anni, armato di coltello e con una finta cintura esplosiva è stato ucciso dalla polizia davanti al commissariato La goutte d'or, vicino Montmartre. Aveva un coltello da macellaio. L'arma, che alcuni testimoni affermano di non aver visto in mano all'uomo, già noto alla polizia per essere stato arrestato dopo un furto commesso nel 2013, è visibile in una fotografia scattata da una giornalista che abita di fronte e che ha immortalato la scena. Il grosso coltello appare abbandonato vicino al corpo dell'uomo ucciso, nel canaletto di scolo fra il marciapiede e la strada. Non sarebbe stata una falsa cintura esplosiva a spingere i poliziotti a fare fuoco oggi a Parigi su un uomo ritenuto un possibile kamikaze ma - secondo fonti dell'inchiesta - "una pochette dalla quale spuntavano fili elettrici".

Mistero sempre più fitto sull'identità dell'uomo ucciso ieri mentre si dirigeva, con un coltello in mano, verso il commissariato del 18/o arrondissement parigino. Il nome di Sallah Alì, 20 anni, marocchino, diffuso dopo la sua morte, è quello che l'uomo fermato per furto nel 2013, comunicò alla polizia. Ma il testo di rivendicazione a nome di Daesh, trovatogli in tasca, comincia con la frase "Je suis Abou..." (Io sono Abou...),e poi si legge un nome diverso, Tarek B., e alla terza riga si parla della città di "Tunisi". Sallah Alì, presunta identità alla quale corrispondono le impronte digitali del cadavere, aveva detto nel 2013 all'epoca del fermo di essere marocchino, nato nel 1995 a Casablanca, in Marocco, e in quel momento senza fissa dimora. Ma tale identità non è ancora confermata.

L'uomo ucciso aveva disegno con bandiera Isis e una rivendicazione manoscritta in arabo, dove si legge di  "atto per vendicare i morti in Siria", e dove l'uomo giura fedeltà all'autoproclamato califfo dell'Isis, Al-Baghdadi.

L'uomo ucciso a Parigi "non ha avuto in alcun modo un atteggiamento aggressivo":  riferisce in lacrime Charlotte, una testimone della sparatoria. "Ero a pochi metri di distanza. Ho visto perfettamente quell'individuo avvicinarsi agli agenti schierati all'ingresso. Quelli gli hanno chiesto di indietreggiare - ha aggiunto - lui ha fatto due passi indietro, poi ha ricominciato a camminare verso di loro. Aveva le mani alzate e nessun coltello. Ma la polizia ha aperto il fuoco uccidendolo con tre colpi".

Intanto le cinture esplosive degli attentatori di Parigi sono state fabbricate in un appartamento di Schaerbeek, quartiere di Bruxelles. Lo riferisce oggi la Procura federale. Gli inquirenti ritengono che l'appartamento, affittato da un sospetto attualmente in custodia, è anche servito a Salah Abdeslam come rifugio dopo gli attentati. Nell'ambito delle indagini aperte dopo gli attacchi di Parigi, la procura ha confermato oggi di aver scoperto materiale destinato alla preparazione di esplosivi durante una perquisizione effettuata il 10 dicembre scorso al terzo piano di un palazzo in rue Henri Bergé, a Schaerbeek. Inoltre, è stata trovata anche un'impronta digitale di Salah. L'appartamento era stato affittato sotto falso nome. La procura ha anche annunciato di aver trovato tre cinture fatte a mano, che secondo gli inquirenti sarebbero state destinate al trasporto di esplosivo

 

 

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