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Ue: pieno sostegno ad accordo Italia-Libia su migranti

L'Ue è determinata ad agire in materia di immigrazione "nel pieno rispetto dei diritti umani, delle leggi internazioni e dei valori europei". Lo si legge nella dichiarazione congiunta sull'immigrazione stilata dai leader europei. I leader hanno intenzione di rafforzare "le capacità della Ue per i rimpatri, nel rispetto della legge internazionale".

 "L'Unione europea accoglie con favore ed è pronta a sostenere lo sviluppo dell accordo firmato tra Italia e Libia il 2 Febbraio" dalle autorità italiane e il premier libico al-Serraj. Lo si legge nella dichiarazione congiunta sull'immigrazione stilata dai leader europei al termine della prima sessione dei lavori del summit, dedicata appunto all'immigrazione. "L'accordo con la Libia apre un capitolo nuovo", l'Italia "ha fatto la sua parte, ora ci aspettiamo risorse e impegno da parte dell'Unione europea", aveva detto il premier Paolo Gentiloni al suo arrivo a La Valletta per il vertice informale europeo sull'immigrazione.

"Una giornata di svolta che autorizza speranza per il futuro della Libia". E' questa la definizione utilizzata dal premier Paolo Gentiloni dopo la firma con il collega libico Fayez al Serraj di un memorandum sul contrasto al traffico di esseri umani e all'immigrazione illegale e al rafforzamento delle frontiere, oggi a Roma, con il pieno plauso dell'Ue, che punta adesso a chiudere la rotta libica per ridurre drasticamente i flussi dal Nordafrica. 

Il leader del governo di unità nazionale libico è atterrato a sorpresa nel pomeriggio a Roma, dopo una due giorni a Bruxelles per chiedere il sostegno e "più soldi" alle istituzioni europee. Nella Capitale è stato fatto un passo concreto in questa direzione. Il memorandum, siglato con il collega Gentiloni a Palazzo Chigi, prevede una cooperazione più organica tra i due Paesi, soprattutto per rafforzare quella frontiera da cui ogni giorno partono tantissimi disperati. E l'impegno italiano per "rafforzare le istituzioni libiche", a partire dalla "polizia di frontiera", perché bisogna fermare "una piaga che colpisce la Libia, l'Italia, l'Europa e chi ne è vittima", ha spiegato il premier italiano. 

Tale intesa rappresenta un ulteriore tassello dello storico coinvolgimento in Libia dell'Italia, unico Paese occidentale ad aver riaperto finora la propria sede diplomatica a Tripoli, ha ricordato Gentiloni, sottolineando tuttavia che si tratta soltanto di "un pezzo del progetto che dobbiamo sviluppare". Adesso "serve un impegno economico dell'Unione Europea", ha avvertito il premier, che domani volerà a Malta per il vertice europeo informale dedicato proprio alla crisi migratoria. Per fare "l'ambasciatore di questo memorandum" e promuovere "ulteriori passi in avanti". Serraj, dal canto suo, ha riconosciuto il carattere "strategico" delle relazioni bilaterali, aggiungendo che sono in corso anche "trattative per accordi economici che rappresenteranno una soluzione quotidiana ai problemi dei nostri cittadini". Il punto fermo, però, è che la Libia "non farà intese che intacchino la propria sovranità", ha puntualizzato Serraj, chiudendo tra le altre cose all'ipotesi - emersa negli ultimi giorni - che l'operazione navale Ue possa entrare in acque libiche. Tripoli punta invece ad un "comando unico congiunto per ammodernare la flotta libica".

Il piano approvato dai leader nel vertice della Valletta per frenare il flusso dalla Libia si articola su 10 priorità. Per coprire le "necessità più urgenti" accoglie la proposta della Commissione di "mobilitare come primo passo 200 milioni di euro aggiuntivi per la finestra Nordafrica" del Trust Fund per l'Africa lanciato nell'autunno 2015 con 1,8 miliardi dal budget Ue e 152 milioni dagli stati membri. Al primo posto "l'addestramento, l'equipaggiamento ed il sostegno alla guardia costiera libica" con programmi europei già avviati in autunno dall'operazione Sofia che "dovranno essere rapidamente aumentati, in intensità e numero". Negli altri punti: ulteriori sforzi nella lotta contro i trafficanti "con un approccio integrato che coinvolga la Libia, altri paesi sulla rotta, partner internazionali, le missioni europee Csdp, Europol e la Guardia di frontiera europea"; il supporto alle comunità locali libiche; "assicurare adeguate capacità di ricezione e le condizioni per i migranti in Libia con Unhcr e Iom" assistendo quest'ultima nelle "attività per i rimpatri volontari".

i punti chiave del memorandum d'intesa firmato a palazzo Chigi dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni e dal primo ministro libico, Fayez al Serraj. Un accordo che vede l'Italia impegnata ad aiutare la Libia a controllare le frontiere meridionali del éaese, da cui arrivano la maggior parte dei migranti provenienti dall'Africa subsahariana. Lo stesso al Serraj ha detto che l'intesa "traccia le modalità per la lotta all'immigrazione illegale che è un crimine contro l'umanità".

Un sostegno sarà dato anche sul piano del controllo delle coste, in particolare attraverso l'addestramento di personale libico. Il memorandum assicura "il sostegno alla Guardia costiera libica per contrastare il fenomeno e garantire il soccorso e i rimpatri umanitari" dei migranti. Serraj ha invece categoricamente escluso che la missione navale europea Sophia possa entrare nelle acque territoriali libiche.

La firma arriva alla vigilia del Consiglio europeo che si terrà a Malta, in cui il controllo della rotta dalla Libia all'Italia sarà uno dei temi all'ordine del giorno. L'accordo firmato oggi a palazzo Chigi ricalca le linee d'intesa raggiunte a Tripoli lo scorso 9 gennaio, quando il ministro dell'Interno, Marco Minniti impostò il patto tra Italia e Libia contro l'immigrazione clandestina.

"È solo un pezzo del progetto che dobbiamo sviluppare", ha detto Gentiloni, "Ne parleremo a Malta. Sappiamo che se vogliamo dare forza e gambe a questo progetto serve un impegno economico dell'Unione Europea: l'Italia lo ha già fatto".

l'Alto Commissario Ue per la Politica Estera fa un giro d'orizzonte sulla situazione politica e diplomatica mondiale, a partire dal delicatissimo scacchiere mediterraneo. In attesa del vertice informale dei capi di Stato e di governo della Ue, in programma per oggi a Malta, l'ex ministro degli Esteri spiega che i flussi migratori in partenza dal Maghreb verso le coste italiane e maltesi si possono controllare sia con l'azione in mare - "l'addestramento della guardia costiera è iniziato a settembre, ma molte vite vanno perdute perché le nostre navi non hanno accesso alle acque libiche" - ma anche con il rafforzamento dei confini meridionali della Libia - "abbiamo lavorto in particolare con il Niger, creando posti di lavoro per aiutare i migranti a tornare al loro Paese" .

Chiudere i confini marittimi dell'Ue verso sud "metterebbe migliaia di rifugiati e migranti in partenza dalla Libia a rischio di detenzione e abusi". E' quanto sostiene in una nota Amnesty International alla vigilia del vertice europeo a Malta in cui si discuterà di misure per affrontare la crisi migratoria.

"La proposta di ritirare le operazioni navali europee dalle attività di soccorso per incoraggiare la guardia costiera libica a occuparsene è un piano velato per impedire a migranti e rifugiati di raggiungere l'Europa - afferma Iverna McGowan, direttore dell'ufficio a Bruxelles di Amnesty International -.

Intrappolerà decine di migliaia di persone in un Paese devastato dal conflitto e li esporrà al rischio di tortura e sfruttamento. Questo piano è solo l'ultimo indizio della volontà dei leader europei di voltare le spalle ai rifugiati".

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