Non è la prima volta che la stampa ufficiale del mainstream silenzia le parole del Papa, che non gradisce, è capitato con l’aborto, definito dal Papa omicidio, ora con il pericolo totalitario dell’Ue, definito addirittura, “impero”, una specie di governo sovranazionale. Naturalmente ci sono quelli che hanno recepito le importanti riflessioni di Papa Francesco, a cominciare da Padre Livio Fanzaga a Radio Maria. Per certi versi anche Avvenire, mentre l’unico giornale laico, forse, a sottolineare l’importanza delle parole del Papa è stato Libero quotidiano, con un servizio di Renato Farina. “Il Papa – scrive Farina - ha spostato il cannone sul bersaglio grosso, sull’«impero» europeo, che sinora l’aveva fatta franca con Francesco. In questo si pone in perfetta continuità con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI che avevano giudicato disastrosa la rinuncia alle «radici cristiane» nelle sue carte fondative, con il conseguente collasso della struttura ideale che giustifica l’esistenza dell’Unione”. Pertanto, il Papa, per la prima volta ha così denunciato l’ideologia che domina Bruxelles e il suo impero, parlando di «colonizzazione» di popoli, di espropriazione della loro anima.
Il pontefice dopo aver conversato con i giornalisti sui migranti, definendo la loro tragica condizione un “naufragio della civiltà”. Papa Francesco aveva in testa soprattutto la deriva imperiale europea, e pertanto, voleva mandare un messaggio a quel conglomerato di potere la cui essenza ha definito con un’immagine spregiativa «laicità annacquata, acqua distillata». “Come dire: vuoto ideale, abrogazione dolciastra del cristianesimo per lasciare il posto ad un nichilismo fatuo, robetta da quattro soldi ma con conseguenze tremende per i popoli”.
Inoltre, è interessante notare secondo Farina che “il Papa non ritiene affatto il documento redatto dalla commissione e firmato dalla ministra Helena Dalli una gaffe, ma il frutto tipico di una degenerazione dittatoriale. A differenza di quella napoleonica, nazista o comunista, questa dittatura ha una ciliegia rossa sul naso, è pagliaccesca. Non ha neppure il coraggio della violenza esplicita. D’accordo, il documento è stato ritirato con tutte le sue bestialità politically correct che conteneva, ma il Papa ha percezione che nel bosco di Bruxelles si coltivino e si offriranno ancora ai popoli europei i funghi della dimenticanza delle proprie sorgenti vitali”. (Renato Farina, La critica a sorpresa. Dopo lo scontro sul Natale, Bergoglio bastona la Unione Europea, 6.12.21, Libero quotidiano).
Ritengo meritevoli di attenzione altri due interessanti interventi sul tema. Quello del professore Eugenio Capozzi e del magistrato Domenico Airoma. Capozzi su Lanuovabq.it. Ha commentato le ultime “perle” dell’UE, a cominciare dal documento della Commissione sulla comunicazione inclusiva che ha cancellato il Natale, la rigida linea "gretista" per rendere invendibili le case non a impatto zero. E infine la clausola voluta dai gruppi socialisti e verdi di una tassazione aumentata sugli alcolici, dimenticando che sarebbe un colpo mortale a un settore agroalimentare vitale per l'Europa. Per Capozzi tutto questo rappresenta un quadro di un regime regolamentatore, dirigista, paternalista, invasivo nella vita e nelle scelte dei cittadini ad ogni livello.
“Le istituzioni Ue, lasciandosi andare senza freno a ideologie oggi dominanti – dal woke/cancel culture all’ambientalismo radicale, dal salutismo alla bio-sorveglianza – “disegnano” sé stesse sempre più esplicitamente in una prospettiva dispotica e distopica, che quasi nulla ormai sembra avere a che vedere con il presunto “presidio di libertà e democrazia” visto in esse dai loro corifei”. (Eugenio Capozzi, Natale, casa e vino: l’ideologia Ue soffoca i cittadini, 14.12.21, Lanuovabq.it). Quindi il professore pone una domanda significativa: “Comunque la si pensi in materia di multiculturalismo, ambiente, salute, energia, cosa c’entra con la libertà e la democrazia un super-potere sovranazionale non rispondente ad alcuna sovranità popolare che impone regole minuziose, afflittive, economicamente dolorose in tutti gli aspetti della vita sociale e civile, giustificandole in base a dogmi arbitrari formulati con minaccioso moralismo e accompagnati da un continuo, severo scrutinio sui comportamenti individuali dei cittadini – inclusi quelli che hanno a che fare con la sfera della vita privata, del lavoro, delle attività economiche?”.
Il secondo intervento è di Airoma, uscito sul sito ufficiale di Alleanzacattolica.org.
Consapevole che a Bruxelles non piace il Natale, “Questa volta, però, si voleva fare un passo in “avanti” assai significativo: passare dalla cancellazione della storia alla cancellazione della cultura, o almeno di quel che residua della cultura cristiana nelle feste e negli stessi nomi delle persone”. (Domenico Airoma, Immaturi, 11.12.21, alleanzacattolica.org).
Infatti, la Rivoluzione culturale del ’68 ha aggredito ciò che rimaneva nella società della morale naturale (il costume), oggi si tende a sradicare gli ultimi legami con la fede, e per farlo, non rimaneva che un solo modo: cancellare tutto ciò che ne evoca il ricordo, anzi ne rappresenta il riconoscimento sociale, come la festa. “Non è un caso se ogni totalitarismo ha cercato di manipolare il tempo, cancellando non solo il Natale, ma ponendosi esso stesso come nuovo inizio, come un grande reset del mondo e dell’uomo, introducendo feste nuove, fallaci caricature di finestre non più aperte sul sacro”. L’abolizione di tutti i simboli religiosi, lo hanno fatto i regimi totalitari dei Novecento, nati dalla Rivoluzione francese.
Certo il nostro tempo, l’élite che governa le società, che da tempo ha bandito Dio, non ha più bisogno di un Redentore che si è fatto carne per la salvezza degli uomini. Gli uomini oggi si salvano da soli, con tutti gli ammennicoli dell’uomo moderno.
“Un mondo in cui è l’uomo che riscrive, assieme ai codici, le leggi della natura; stabilendo cosa è famiglia, cosa è sessualità, cosa è vita e cosa è morte, quando va fatta iniziare l’una e quando va somministrata la seconda. Un mondo in cui è l’uomo che pretende di salvare sé stesso, che non ha bisogno di altro né di un Altro”.
Helena Dalli ha dovuto fare un passo indietro, pensava di poter abolire una festa anacronistica. Del resto, che farsene di una festa di un Dio ormai bandito dalla società.
“Il documento non era maturo, si è detto. Più verosimilmente, - scrive Airoma - non lo sono ancora i destinatari, che restano attaccati, quasi come naufraghi inconsapevoli, ad un ramo staccatosi da un albero oramai scomparso dall’orizzonte”. A questo punto per Airoma bisogna vedere che intenzione hanno i credenti, i cristiani, che cosa vogliono fare della loro Fede, del loro Natale.
Certamente, “non basta ridicolizzare chi il senso del ridicolo non ha, incapaci, come sono i tecnocrati di Bruxelles, di osservare sé stessi e il reale per come sono fatti. Occorre prendere atto che il tempo ci pone, ancora una volta, dinanzi ad un bivio: o provare a dare consapevolezza ad una reazione, allo stato solo emotiva, con tutte le conseguenze antropologiche di una radicale inversione di rotta, oppure rinchiudersi in una dimensione da minoranza, confinatasi nel perimetro suicidario della riserva indiana”.