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Giovedì, 02 Maggio 2024

Marò, Bonino: "Grande rammarico e perplessità"

"Grande rammarico e perplessità". Cosi' il ministro degli Esteri Emma Bonino, ha commentato in Aula al Senato le parole del segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, che ha definito 'bilaterale' la vicenda dei marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. "Non si tratta di una divergenza tra due membri dell'Onu ma di una massa critica di stati che solleva un problema di principio fondamentale". Ha spiegato Bonino. Nel colloquio avuto ieri sera, il segretario generale, "mi ha assicurato comprensione e l'assicurazione di una sua successiva azione nei confronti delle autorità indiane".
Dalla riunione di ieri a New York dei 28 paesi Ue è giunta "piena adesione e incondizionata solidarietà ed è stata convenuta una nuova demarche sul segretario generale della Nato nelle prossime ore". Il governo continuerà a lavorare con l'obiettivo di "riportare in Italia con dignità" Latorre e Girone.
L'Unione europea ha mostrato "grande solidarietà" nei confronti dell'Italia sulla vicenda dei marò, "riconfermata" con "l'intervento" dell'alto rappresentate Catherine Ashton e "le lettere inviate al ministro degli esteri indiano e al National Security Advisor". Ha affermato Bonino.

Il ministro degli Esteri ha avuto durante la notte un contatto telefonico con il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon per presentare con forza la posizione italiana sul caso marò. In particolare, secondo quanto si apprende, il ministro ha espresso la preoccupazione dell'Italia per l'applicazione della legge anti-terrorismo da parte dei giudici indiani nel caso. Il chiarimento tra Bonino e Ban Ki-moon si è reso necessario in seguito alle dichiarazioni rilasciate ieri dallo stesso Segretario Generale, che invitava Italia e India a risolvere sul piano bilaterale la vicenda dei fucilieri di marina Latorre e Girone. La Bonino ha inoltre chiesto che le Nazioni Unite si pronuncino con fermezza contro l'applicazione del SUA Act (la legge anti-terrorismo) nei confronti dei due fucilieri italiani impegnati in attività' antipirateria previste da alcune Risoluzioni delle Nazioni Unite. Il Segretario Generale si è detto "sorpreso" della decisione indiana di ricorrere all'applicazione del Sua Act e ha sottolineato la propria intenzione
di approfondire la questione anche dal punto di vista giuridico. La draconiana legge anti terrorismo che l'India ha confermato di voler utilizzare per incriminare i marò, sia pure sopprimendo il riferimento alla pena di morte, è la "Legge per la repressione degli atti illeciti contro la sicurezza della navigazione marittima e le strutture fisse sulla piattaforma continentale", che è abbreviata con l'acronimo di Sua Act. E' uno strumento giuridico adottato dall'India nel 2002 per dare esecuzione all'omonima Convenzione internazionale firmata a Roma nel 1988 dopo il dirottamento della Achille Lauro,avvenuto tre anni prima da parte di un gruppo di terroristi palestinesi. La Convenzione configura per la prima volta il concetto di "terrorismo marittimo" e permette a uno Stato di estendere la sua giurisdizione anche al di fuori delle proprie acque territoriali in caso di crimini su sue navi o strutture fisse. Ed è anche per questo che la corrispondente legge indiana viene ritenuta necessaria nel caso della Enrica Lexie, perché l'incidente è avvenuto al largo del Kerala in acque non territoriali, ma contigue e internazionali, dove l'India ha alcuni "diritti sovrani" ma non la"sovranità". L'art.3 comma 'g-1' del secondo capitolo sui reati, che non sarà più invocato dal ministero degli Interni dopo le proteste italiane e
internazionali, prevede che "chi causa la morte di una qualsiasi persona sarà punito con la morte". Secondo fonti stampa la disposizione è stata sostituita con l'art.3 comma 'a' che è meno severo perché non fa riferimento all'omicidio. In base a questa disposizione, chi "commette un atto di violenza contro una persona a bordo di una piattaforma fissa o una nave che (...) mette in pericolo la navigazione sicura di essa sarà punito con la prigione per un periodo che può giungere fino a dieci anni ed è sottoponibile a multa".
Il SUA Act compare nella lista di leggi per le quali è competente la National Investigation Agency (Nia), una sorta di Digos indiana nata nel 2008 dopo le stragi di Mumbai che si occupa solo di casi di terrorismo, ed a cui nell'aprile 2013 sono state affidate le indagini sui due fucilieri italiani dopo che la Corte Suprema ha sottratto il caso alla polizia del Kerala per carenza di giurisdizione. In teoria, senza uso di delle leggi speciali, la Nia non sarebbe in grado di intervenire.In aprile i legali dei marò presentarono un ricorso alla Corte Suprema contro la decisione di affidare le indagini alla Nia, che però non fu accolto lasciando al governo la scelta di quale polizia utilizzare.

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