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Frame Nextdoor Hello

Da “parenti serpenti”… A “vicini diffidenti”. Se una volta erano i famigerati congiunti ad essere evitati, oggi la frenesia della routine quotidiana (73%) e il poco tempo per socializzare (68%) hanno fatto sì che questa diffidenza si estendesse ai vicini di casa, visti con crescente fastidio e distacco da oltre 6 italiani su 10 (61%) che ammettono di non voler approfondire alcun rapporto coi propri dirimpettai. Dal “condominio famiglia” tipico degli anni ’50, in cui la maggior parte dei vicini di casa si conoscevano e condividevano i momenti della quotidianità, si è passati infatti ai “condomini asociali”, dove si conosce a malapena il nome dei dirimpettai, evitati o salutati a fatica sui pianerottoli. Un fenomeno più marcato nelle grandi città del Nord, dove la mescolanza di etnie e provenienze regionali, unitamente ai ritmi lavorativi più frenetici, hanno accentuato la diffidenza nei condomìni.

E’ quanto emerge da uno studio promosso da NESCAFÉ che porta alla luce una problematica raccontata dal video-esperimento sociale “The Nextdoor Hello” (https://www.youtube.com/watch?v=CTvBJg2vqSg&nohtml5=False); lo studio da cui ha preso spunto l’esperimento è stato condotto con metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su circa 1800 italiani, uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 65 anni, attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog e forum per capire come sono cambiati nel tempo i rapporti nei condomìni italiani tra vicini di casa.

“L’esperimento sociale The Nextdoor Hello è nato grazie all’individuazione di un fenomeno sempre più forte nelle città italiane, ovvero la crescente difficoltà delle persone di comunicare con i propri vicini di casa – afferma Matteo Cattaneo, Marketing Manager NESCAFÉ – L’obiettivo che abbiamo raggiunto è stato quello di dimostrare empiricamente, attraverso un concreto esperimento “sul campo” raccontato da un video, che è possibile ridurre le distanze venutesi a creare tra dirimpettai anche con un semplice gesto, come offrire una tazza di caffè. Grazie a delle telecamere nascoste abbiamo ripreso la diffidenza tra i condòmini all’interno di un palazzo, e abbiamo dato loro la possibilità di abbattere le distanze con un ponte che li avvicinasse, non solo metaforicamente ma anche fisicamente. In questo caso il “ponte” era proprio un tavolo con sopra due Red Mug NESCAFÉ. Il risultato è stato un inaspettato avvicinamento tra vicini di casa”.

Ma perché questa diffidenza per i vicini di casa è sempre più marcata? Secondo gli italiani il motivo principale sta nella frenesia della routine quotidiana (73%), che impedisce di approfondire qualsiasi rapporto che non riguardi il nucleo famigliare, le amicizie più strette o l’ambito lavorativo. Di conseguenza si ha a disposizione poco tempo per la socializzazione (68%), scoraggiata ancora di più dall’aumentata percezione di micro-criminalità e terrorismo attraverso i media (39%). Quasi un italiano su 2 (49%) teme di essere ignorato dal vicino, mentre il 32% dei monitorati ha paura di risultare invadente e il 29% sostiene di essere troppo timido.

Sulla stessa linea di pensiero il dott. Marco Costa, professore del Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Bologna: “Gli impegni lavorativi possono far vivere la propria abitazione soprattutto come luogo di riposo e rifugio proprio perché l’attività sociale viene già coltivata in altri ambienti, come il luogo di lavoro ad esempio. Di conseguenza – spiega l’esperto – quando si è a casa, si cerca anzitutto un nido in cui vivere la privacy, la riservatezza e il riposo. In secondo luogo, nella società sta aumentando la mobilità: quando ci si trasferisce, diminuisce il senso di attaccamento al luogo e quindi anche al vicinato”.

Spesso però il contatto con i vicini di casa è inevitabile fuori dalla porta di casa, ma come cercano di divincolarsi gli italiani che non amano il contatto coi condomini? Ben 8 su 10 fanno proprio finta di niente (79%), abbassando lo sguardo o facendo finta di scrivere un messaggio con lo smartphone. La seconda “via di fuga” più gettonata è la frase “Scusa ma sono di fretta” (68%), seguita da “Sono in ritardo” (64%). Il 45% addirittura evita di utilizzare l’ascensore se già occupato da altri vicini, mentre il 39% si assicura che sulle scale non ci sia nessuno quando esce di casa.

“La prossimità spaziale tra vicini di casa è una potenzialità che non porta automaticamente alla interazione e alla solidarietà – spiega il dott. Giandomenico Amendola, professore di Sociologia Urbana nella Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze – Essa non determina una spinta all’interazione e, men che meno, alla costituzione di solidi rapporti interpersonali. A maggior ragione, in un palazzo abitato in prevalenza da lavoratori, le occasioni di incontro sono inevitabilmente sporadiche ed in genere molto rapide e formali. Andando invece ad analizzare i fattori che agiscono sui rapporti di vicinato, i principali sono l’omogeneità sociale-culturale e il tempo di residenza”.

Ma dove si manifesta maggiormente questa asocialità dilagante? Al primo posto il pianerottolo di casa e le scale (66%), dove fino a qualche anno fa ci si fermava a parlare dei più svariati argomenti o ci si organizzava per un incontro successivo più articolato; secondo gradino del podio per l’ascensore, dove spesso i vicini di casa nemmeno si salutano (57%), terza piazza infine per il balcone (41%). Chiudono la Top5 il bar sotto casa (35%) e le aree verdi del quartiere (29%).

Qual è l’identikit del “coinquilino asociale”? Sono principalmente gli uomini ad essere diffidenti nei confronti dei vicini di casa (69%), contro il 53% delle donne, che appaiono più disposte ad accorciare le distanze con i dirimpettai. La fascia di età che raccoglie più persone diffidenti coi vicini di casa è quella tra i 31 e i 50 anni (71%), mentre scende al 60% tra gli over 50 e al 51% tra gli under 30. Il fenomeno, che è molto più forte tra gli abitanti dei grandi centri urbani del Centro-Nord come Milano (69%), Torino (68%), Venezia (66%) e Bologna (64%), al Sud si verifica con minore intensità, come a Roma (57%), Napoli (55%) e Palermo (52%). Tra le categorie più “asociali col vicinato” ci sono i manager (68%), i liberi professionisti (65%), gli avvocati (64%), i banchieri (63%) e gli impiegati (62%).

“Per abbattere questi muri la ricetta è molto semplice – conclude lo psicologo Marco Costa – Basta creare attività comuni come pulizia dei luoghi condivisi o feste di condominio, occorre cioè creare degli obiettivi comuni in cui i condomini possono riconoscersi. Piccoli gesti come l'offrire un caffè od offrire cibo costituiscono anche attività che permettono d’incontrare gli altri senza la preoccupazione di dover interagire in modo personale, mitigando l'ansia di un contatto personale”.

Il sociologo Giandomenico Amendola afferma invece che “Tra i principali simboli della socializzazione tra vicini, il caffè ne è un esempio e appartiene alla tradizione nordamericana: l’espressione “popping into neighbours for a coffee” è infatti tipica dei sobborghi statunitensi contrassegnati da una forte omogeneità sociale. Proprio per ridare forza a questa tradizione di vicinato è nato addirittura negli ultimi anni il movimento dei Coffee Parties”.

Ma quali sono gli effetti della socializzazione tra vicini di casa? Al primo posto la scomparsa dell’imbarazzo nei successivi incontri con i condòmini (61%), fatto che rende le persone più serene e meno timorose di incrociare i dirimpettai negli spazi comuni. In seconda posizione la consapevolezza di avere un appoggio in caso di bisogno (53%); questo si può verificare ad esempio quando manca un ingrediente in cucina o in caso di lievi incidenti domestici. Infine, al terzo posto, la maggiore intraprendenza nell’invitare i vicini di casa per condividere un momento di relax (44%), per esempio davanti a un buon caffè.

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In occasione della 50.ma edizione del #Vinitaly, l'evento più importante in Italia dopo la conclusione dell'Expo2015, eXtrapola presenta un'analisi multidimensionale sulla web reputation e sulla presenza della manifestazione sui social network.

Anche quest’anno #Vinitaly si appresta ad essere un evento clou nazionale ed una grande vetrina internazionale del miglior Made in Italy. Ne è conferma la presenza del #PresidenteDellaRepubblica Sergio Mattarella e del #PresidentedelConsiglio @MatteoRenzi.

Tra serate di degustazione, “Fuori Salone” ed eventi, per 4 giorni il #Vinitaly sarà occasione per gli amanti del vino e non solo di interagire sul web postando le loro impressioni (a caldo o a freddo, sobri o non sobri) su tutto quello che questa manifestazione rappresenta.

"E' quindi un'occasione da non perdere per eXtrapola ed il suo team di analisti" racconta Stefano Marioni - fondatore della società -  "Seguiremo tutto da vicino su web e social network".

"A partire dall’8 Aprile e fino alla conclusione della manifestazione (ndr, 13 Aprile), intendiamo rilasciare analisi qualitative e quantitative giornaliere e realizzare un executive summary nel quale verranno presentate importanti novità su analisi delle community online attraverso strumenti molto avanzati".

eXtrapola è una società fondata nel 1999 a Rimini che si occupa da sempre di web reputation e web monitoring attraverso piattaforme di monitoraggio italiane, strumenti di analisi testuale ed algortimi
proprietari sviluppati nel corso degli anni. Con oltre 2.000 clienti serviti in oltre 15 anni di attività è una delle realtà italiane più dinamiche ed innovative del settore.
 

 

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Marco Polo nella sua famosissima opera “Il Milione” afferma: “Samarchan (Samarcanda) è una città nobile, dove ci sono bellissimi giardini e una pianura piena di tutti i frutti che l’uomo può desiderare. Gli abitanti, parte son Cristian e parte Saraceni e sono sottoposti al dominio d’un nepote del Gran Can”.

Così egli racconta il suo viaggio attraverso la Via della Seta, dove il continuo transito di mercanti, avventurieri ed esploratori ha caratterizzato la storia di questa regione dell’Asia Centrale. Oggi l’Uzbekistan è un Paese che si è evoluto, pur rispettando le tradizioni e conservando le testimonianze di un grande passato e sono numerose le sue attrattive turistiche. Crocevia della famosa Via della Seta, dispone inoltre di un cospicuo patrimonio artistico costituito da oltre settemila monumenti di diverse epoche e civiltà, molti dei quali sono inclusi nella lista UNESCO come Patrimonio dell’Umanità.

Solo a Samarcanda, definita “crocevia di culture”, capoluogo dell’omonima regione e terza città del Paese per popolazione, sono concentrati diversi siti artistici conosciuti in tutto il mondo, come l’Architectural Ensamble Registan, l’osservatorio Ulugbek, il famoso mausoleo di Amir Temur e la Moschea di Bibi Khanum, che è considerata fra i migliori esempi di architettura medioevale d’Oriente. La città, il cui etimo significa “fortezza di pietra”, si trova lungo la Via della Seta, il percorso che collega la Cina e l’Europa, al centro dell’Eurafrasia. Samarcanda è sempre stata un importante snodo delle principali rotte commerciali asiatiche e nel corso della sua storia lunga circa 2700 anni, dapprima fa parte dell’impero persiano, successivamente sotto influenza araba e poi timuride ed ancora uzbeka per arrivare al dominio dell’impero russo ed infine quello dell’Unione Sovietica fino al 1991.

La capitale dell’Uzbekistan è Tashkent e sorge in un’oasi irrigata dai fiumi Circik e Keles. Il nome è mutato più volte nei secoli; sotto la dominazione cinese della Dinastia Han era chiamata Beitan. Successivamente cambiò il nome in Chachkand ed infine assunse il nome attuale. Maggiore centro economico e culturale della repubblica uzbeka, è sede di cotonifici, setifici, stabilimenti meccanici, industrie chimiche e riveste un ruolo apicale nell’ambito delle comunicazioni.

La città di Sacred Bukhara non è inferiore a Samarcanda in quanto ad importanza fra luoghi storici o di culto presenti. Passeggiando fra minareti, moschee e madrasse, bazar e cupole è possibile percorrere ben 2500 anni di storia di Bukhara. Altre città ricche di storia secolare e capolavori architettonici unici sono Khiva, Shakhrisabz e Termez, che suscitano sempre ammirazione fra i turisti.

Dopo la proclamazione dell’indipendenza, l’Uzbekistan ha promosso radicali riforme che hanno apportato un deciso slancio nel settore del turismo. Il 27 luglio 1992, in base alla risoluzione del presidente Islam Karimov è stata creata la Società nazionale “Uzbektourism”, alla quale è stato affidato il compito di attuare la politica dello Stato verso la formazione di un modello nazionale di sviluppo del turismo.

Successivamente, nel 1999 è stata adottata la legge “sul turismo”, il cui scopo principale è la regolamentazione giuridica dei rapporti per quanto concerne l’ospitalità e la tutela dei diritti e degli interessi legittimi dei turisti. Negli anni seguenti sono state introdotte più di 30 leggi, studiate sulla base di questo documento.

Inoltre, il Paese ha eseguito costantemente programmi di sviluppo del turismo statali e regionali, in particolare nel periodo che va dal 1999 al 2005. In questi ultimi anni i programmi regionali per sostenere l’industria del tempo libero a Tashkent, Kashkadarya, Khorezm e in altre regioni sono stati implementati con grande successo.

Le moderne infrastrutture portate avanti in modo dinamico nel corso di questi anni hanno migliorato significativamente l’immagine dell’Uzbekistan; sono stati costruiti hotel stellati di fama mondiale, come il Radisson e il Ramada e numerosi B&B, allo scopo di fornire ai turisti il miglior servizio possibile.

Attualmente in questo Paese esistono undici aeroporti, resi moderni e funzionali e il vettore nazionale è “Uzbekistan Airwais”, che con i suoi aeromobili effettua regolarmente voli con 50 città d’Europa, Asia, Medio Oriente e Nord America.

Anche la linea ferroviaria è efficiente e nel 2011 è stato inaugurato il treno ad alta velocità Afrosiyob, prodotto da una società spagnola e collega la capitale Tashkent a Samarcanda.

In base ai dati del 2015, esistono 1279 organizzazioni turistiche , fra cui 548 fra alberghi, ostelli e campeggi e 731 imprese di viaggio.

Recentemente sono state introdotte nuove tipologie di viaggio, tra cui l’ecoturismo, il geoturismo estremo, la salute e le aree culturali; inoltre, l’alpinismo, il rafting e la pesca. In questo processo di crescita vengono prese in considerazione le potenzialità di ogni singolo territorio, cercando di sfruttarle nei modi più opportuni a seconda delle singole risorse. Nelle zone più povere di attrattive artistiche, per esempio, vengono promossi l’ecoturismo e il geoturismo. Inoltre, si stanno promuovendo anche progetti di restauro di oggetti del patrimonio culturale, la costruzione o la ristrutturazione di impianti turistici e lo sviluppo di nuove vie di comunicazione.

I risultati delle riforme sono visibili attraverso i flussi turistici sempre in aumento, grazie alle bellezze naturali, la ricca storia, la policroma cultura, le antiche tradizioni popolari uzbeke e la calda ospitalità del suo popolo, con una gastronomia molto ricca.

Un aspetto molto importante è la cooperazione con le organizzazioni internazionali specializzate nel settore turistico e dal 1993 l’Uzbekistan è membro dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO) che riunisce più di 150 Paesi.

Molti cambiamenti in atto in questo Paese sono anche frutto della politica lungimirante dell’attuale Presidente Islam Karimov, che ha prestato particolare attenzione allo sviluppo dell’industria del turismo.

Nel corso dell’anno in Uzbekistan vengono promossi molti eventi, fra essi la Tashkent Fiera Internazionale del Turismo (TITF), una piattaforma molto utile a promuovere i rapporti e il dialogo fra gli operatori del settore, il salone Internazionale “World of Rest”, che si svolge ogni anno nel mese di aprile e segna l’apertura della stagione turistica.

Lo scorso anno, il 14 agosto a Gubbio si è svolto il “Festival dell’Arte e dell’Amicizia” fra Italia ed Uzbekistan; questo evento si ripeterà anche nel 2016 a Roma e a Pesaro, poiché quest’anno si festeggia il 25° anno dell’Indipendenza.

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