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Feederica Michisanti Horn Trio, Jeux de Couleurs, Parco della Musica.

Che sinfonia di colori, nel nuovo album del Federica Michisanti Horn Trio, Jeux de Couleurs, prodotto da Parco della Musica!
A partire dall'apertura, col brano Qualb-Il verde, tinta che Gustavo Rol, da buon sensitivo, legava alla quinta musicale e al calore, elementi che nel disco non mancano.
Ma ciò che colpisce, nell'ingresso della composizione firmata, come le altre, dalla leader (tranne l'ottava, alla fine, Improvvisation des couleurs che è del trio) è il climax con cui la tromba di Francesco Lento richiama il Miles Davis di Ascenseur pour l'èchafaud. 
Nel successivo, orientale, Aka (rosso o azzurro?) insistono due mani di pennellature nelle quali si esalta Francesco Bigoni, saxtenorista di spessore indiscusso. Il vocio dei fiati è fitto e il contrabbasso fornisce loro sostegno armonico/metrico caricando sulle proprie robuste spalle il "peso" del lavoro di una sezione ritmica tradizionale. È vero, non ci sono piano e batteria ma la Michisanti si sostituisce senza far avvertire sensazioni di "arte fantasma" fornendo talora persino accurate linee melodiche degli otto pezzi in scaletta.
In Blau le 4 corde si confermano cinghia di trasmissione di un pensiero autoriale che si imprime, anche con astrazioni improvvisative, su tele pittoriche su cui son tessuti i colori della notte, le ombre della sera.
Purple, titolo più appropriato, che so, di magenta, purple è più deep e s'intona con 5 minuti e passa di musica che procede con momenti di libertà che si sovrappongono si intrecciano scavano in profondità.
Amarillo e Orange, a seguire, hanno improvvisazioni in qualche modo collegate fra loro mentre quando arriva il momento di Weiss la jazzista la si immagina con gli occhi chiusi inseguire biancori nitidi e sfocati, interi e sfaccettati, chiari e inscuriti, schiacciati e allungati, in una articolata pigmentazione di suoni, cinquanta sfumature di jazz.

Giovanni Falzone Open Quartet, L'albero delle fate, Parco della Musica

Come in diversi sport, anche nella musica esistono due tipologie inerenti l'ambiente in cui si esegue: quella indoor e quella open. 
Il jazz, nello specifico, quando è suonato, e registrato, in concerti live all'aperto, a sentirlo su disco appare circondato da "impurità" come clac, parolii, oggetti che cadono, cigolii di sedie, rumori sparsi che neanche il più abile dei sound engineers potrebbe eliminare.
L'incisione in studio è tutt'un'altra cosa, il suono è più pulito, limpido, incontaminato rispetto a quello extra moenia.
Tranne in alcuni casi in cui la musica ti "porta fuori" per essere respirata. È il caso di L'albero delle fate, il nuovo album di Giovanni Falzone, edito da Fondazione Musica per Roma Parco della Musica Records, con il suo Open Quartet. 
È il medesimo trombettista a spiegare come vi si racconti di un luogo del tutto particolare, il lago di Èndine, in Val Cavallina, nel bergamasco, un posto in cui camminare, pensare, ideare a contatto con una natura autentica tutta da narrare in musica.
Suggestioni intense che si traducono in brani come Sentiero, Neve, La Fonte, Madre Terra; che rappresentano Il mondo di Wendy, Il Magico Sasso... immagini talora avvolte da un fantastico alone di folletti scespiriani e poi sagome (Frida, Capelli d'Argento) il cui principale carattere è questo senso di schiusura a trecentosessanta gradi, compartecipata dal pianista Enrico Zanisi, dal contrabbassista Jacopo Ferrazza e dal batterista Alessandro Rossi. Sguardo dunque proteso verso l'"aria" pura, in un album che sfoggia interpretazioni che paiono raccolte dopo aver posato il mixer sull'erba, coi raggi solari sul crepuscolo che affondano nel bosco e i pescatori che raccolgono il frutto della giornata mentre un gruppo di bici sfila in movimento ordinato. Ciclisti che praticano, anche loro, una disciplina outdoor.

Il jazz è inventare ma è anche ruminare, rimasticare, rimettere in circolo materiali riverniciati a nuovo, imbellettati di intro, solo, impro, rielaborazioni, riarrangiamenti.
Ci può stare, e non è una novità, che persino Giacomo Puccini sia oggetto di una rivisitazione che non sia un pedissequo tributo ma che costituisca un'occasione di freschezza per il suo repertorio, in un contesto di musica "circolare" che supera il modello lineare della divisione in stili e generi.
Mister Puccini in Jazz, il nuovo album che la vocalist Cinzia Tedesco licenzia per la Sony Music, si colloca in tale ottica di omaggio doveroso ma libero al Maestro di "Che gelida manina". Ed è proprio l'aria della Bohème a dare il benvenuto all'ascoltatore assieme all'ottimo combo base che vede Stefano Sabatini al pianoforte, Luca Pirozzi al contrabbasso e Pietro Jodice alla batteria unitamente all'Orchestra del Puccini Festival, dove il lavoro è stato presentato la scorsa estate, diretta da Jacopo Sipari di Pescasseroli.
Del resto, l'opera di Mister Puccini è, per definizione, internazionale. Ed i contatti fra jazz e lirica, nel Condominio Musica, erano già in uso quasi un secolo fa, a partire da E lucevan le stelle dalla Tosca. Che nel disco diventa una beguine dal sapore d'antico su cui volteggia da libellula il soprano di Xavier Girotto (nella track reprise the guest è il chitarrista Roberto Guarino) uno dei fiati ospiti del lavoro assieme al trombettista Flavio Boltro, nel ricordato brano d'apertura, e Stefano Di Battista in Se come voi piccina io fossi, da La Villi. Cinzia Tedesco appare conscia di avere a che fare con partiture di pregio assoluto difficili da maneggiare. Eppure la sua naturalezza è tale da amalgamare i due emisferi, quello melodrammatico e quello jazzistico. Intanto il "salto di specie" dall'aria operistica alla ballad (In quelle trine morbide da Manon Lescaut) o più in generale (Chi il bel sogno di Doretta da La Rondine) alla tipologia standard-evergreen accade senza stemperare la tensione "lirica"; il belcanto si trasforma nel Bel canto di una Vissi d'Arte Vissi d'Amore, dalla Tosca, dove Antonello Salis accompagna con l'accordion le volute vocal su ritmo forte latin che, c'è da giurarlo, a Puccini sarebbe andato a genio.
L'arrangiamento che opera Pino Jodice su Un bel di vedremo da Madama Butterfly risulta di effetto armonico in tema con le tavolozze coloristiche usate dall'operista a inizio novecento. Recondita Armonia, ancora da Tosca, si veste di contratempato swing che fa da involucro per lo scat della Tedesco i cui salti di ottava si segnalano nell'interpretazione della "bohémienne" Quando me n'vo. Un ampio ventaglio timbrico a disposizione della cantante dunque ma anche una vena da autrice testi. Eccola infatti dar voce al Coro muto della Butterfly ri-composto in Tonight.
Musica Sublime e Immortale, quella pucciniana, che si rigenera ogni volta con sembianze incredibilmente nuove.

L'operatore alberghiero, sviluppatore e investitore paneuropeo, The Student Hotel Group (TSH), ha nominato il Dr. Andreas Muschter, FRICS, Chief Financial Officer. Andreas si unisce a TSH da Commerz Real, una delle più grandi società tedesche di investimenti immobiliari, di cui è stato CEO dal 2013.

Charlie MacGregor, CEO e fondatore di TSH, ha dichiarato al Corriere del Sud :
"Nonostante l'interruzione senza precedenti delle normali attività legate alla pandemia di Covid-19, i nostri hotel sono rimasti aperti in tutta Europa, permettendoci di essere pronti ad accogliere gli ospiti nazionali e internazionali mentre torniamo lentamente ad operare in un mondo post-Covid. Siamo fiduciosi che il nostro modello di ospitalità ibrida e la struttura dell’ investimento pesante dell’ asset possano adattarsi man mano che il settore riacquista la propria posizione nei prossimi mesi. La nomina di qualcuno del calibro e della esperienza manageriale di Andreas Muschter sarà preziosa nel processo di recupero aziendale in questa ulteriore sfida che segna la storia di TSH.”

Andreas Muschter ha contribuito a sviluppare Commerz Real, prima come CFO e poi come CEO, rendendolo uno dei principali gestori di investimenti internazionali della Germania per real assets con circa 34 miliardi di euro in attività gestite e che comprende HausInvest, il secondo più grande fondo immobiliare tedesco aperto, con 800.000 investitori e assets gestiti per circa 16 miliardi di euro. Muschter ha anche sviluppato prodotti di investimento istituzionale di Commerz Real e concetti di leasing su misura delle attrezzature e ha supervisionato la trasformazione dell'azienda in un gestore patrimoniale digitale sostenibile.

Andreas Muschter, ha dichiarato al nostro giornale : "Nel momento in cui Charlie MacGregor e io abbiamo iniziato a parlare, sapevo che TSH offriva una fantastica opportunità di entrare a far parte di un'azienda innovativa e orientata al cliente, che sta coniugando con successo i mercati immobiliare e dell'ospitalità, con il suo operatore integrato, sviluppatore e modello di investitore e approccio comunitario alla rigenerazione urbana ".

Ha aggiunto: "Dal punto di vista culturale e operativo, TSH è il prossimo passo perfetto per me. Unirmi a un'azienda giovane, imprenditoriale e sostenibile, dove posso attingere dalla mia esperienza in un grande istituto finanziario, offre un test estremamente reale del lavoro di squadra e delle competenze, tanto più quando ci adattiamo a un nuovo modo di operare. Avendo raggiunto i miei obiettivi personali in Commerz Real, la mia nuova sfida è di aiutare a plasmare il futuro di TSH e realizzare le sue ambizioni".

Andreas, 47 anni, si unisce al gruppo da lunedì 8 giugno e lavorerà presso la sede centrale di TSH ad Amsterdam.

The Student Hotel investitore, sviluppatore, operatore ha saputo anticipare le dinamiche economiche e sociali attuali, le stesse che adesso sono all’origine di uno stile di vita strettamente legato alla comunità e del passaggio generazionale nei luoghi di lavoro. In questo modo, aprendo la strada a un nuovo modello ibrido nel campo dell’ospitalità, sta rigenerando numerose aree urbane in tutta Europa.

Il concept di TSH è nato da un’osservazione semplice: gli studenti meritano di meglio. Oggi questa idea è diventata realtà e si è estesa fino a includere diverse tipologie di ospiti, dai viaggiatori esperti di design agli imprenditori di nuova generazione. Ora TSH dà il benvenuto a migliaia di persone ogni anno all’interno della sua offerta, in continua espansione, di hotel in stile urban campus in tutta Europa.

Sia che si tratti di nuovi edifici costruiti appositamente o di palazzi storici riprogettati, il concept principale di TSH prevede la creazione di spazi a uso misto per imparare, soggiornare, lavorare e divertirsi per una notte, una settimana, un mese o fino alla durata di un anno. Tutti gli ospiti di TSH, siano essi professionisti o appartengano alla comunità locale, accolgono con entusiasmo il suo programma, fondato sull’impatto positivo, e la sua cultura inclusiva.

Tutte le sedi di TSH propongono un uso misto di alloggi, bar, ristoranti, palestre, negozi, spazi per meeting ed eventi oltre ai Collab, gli hub per il coworking di TSH. Oggi, con oltre 5000 stanze, TSH opera in 14 località europee: Amsterdam City e West, Berlino, Dresda, l’Aia, Vienna, Groningen, Eindhoven, Maastricht, Rotterdam, Firenze e Parigi, oltre alle due residenze esclusivamente per studenti, i Campus TSH a Barcellona.

I piani di espansione dei nuovi hotel prevedono le aperture di Bologna e Delft, entrambi nel 2020. Madrid, San Sebastian, Barcellona Provencal, Parigi La Villette, Tolosa, Lisbona Carcavelos, Porto, Roma e altre due sedi a Firenze apriranno nel 2022 e Torino nel 2023, per arrivare a un totale di 6000 camere aggiuntive

 

 

 

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