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"L'Europa ha bisogno di un nuovo piano Marshall. Avremo bisogno di ingenti investimenti pubblici e privati, per ricostruire l'economia e creare nuovi posti di lavoro. La chiave di questo è un nuovo, potente bilancio pluriennale dell'Ue". Così la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, presentando la road map per l'uscita dalle restrizioni per il Covid 19. "Il prossimo bilancio Ue - afferma - dovrà distinguersi dagli altri, perché dovrà dare la risposta europea alla crisi del coronavirus".  

Ma un TG Tedesco Il Tagesschau, cioè il telegiornale dell'Ard, il primo canale pubblico della Germania nonché il più seguito del Paese, ha spiegato ai suoi telespettatori che l'Italia ha rifiutato i 39 miliardi che l'Unione europea le avrebbe concesso per far fronte alla crisi economica provocata dal nuovo coronavirus.  

Il senso del messaggio è che Roma non ha intenzione di prendere quei soldi perché non ne ha bisogno. Dunque, se non ne ha bisogno, è la tesi implicita del servizio, perché mai il governo italiano vuole imputarsi sugli Eurobond e sulla mutualizzazione del debito? Per ottenere altri benefici a spese dei tedeschi. Queste sono le idee che molto probabilmente circolavano nelle teste dei 9,3 milioni di spettatori che il lunedì di Pasquetta hanno assistito al tg (che dal canto suo ha ottenuto uno share del 25,5%).  

Intanto Ursula von der Leyen continua dichiarando che il commercio ha rallentato enormemente ovunque nel mondo. I governi usano tutti i mezzi disponibili per rafforzare i sistemi sanitari e sostenere le aziende e i lavoratori indipendenti. Tutto questo ha un costo gigantesco. Le azioni prese finora rappresentano nell'Ue quasi tremila miliardi di euro, e altre misure arriveranno, come dimostra risultato dell'Eurogruppo della settimana scorsa".

La presentazione delle linee guida per allentare le restrizioni introdotte a seguito del Covid-19 "non è un segnale per togliere oggi le misure di contenimento, ma per fornire una cornice alle decisioni degli Stati membri. In generale raccomandiamo un approccio graduale. Ogni azione deve essere continuamente monitorata". Così la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, presentando il documento preparato da Commissione e Consiglio europeo per la ripartenza dopo la paralisi da coronavirus

La strategia europea per la ripresa deve avere come priorità la "riparazione del mercato unico europeo" e lo "sviluppo di un'imponente strategia d'investimento". Lo ha detto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, presentando le linee guida per la exit strategy dell'Ue dalla crisi coronavirus. "Il mercato unico è un bene comune Ue, è il cuore pulsante dello sviluppo europeo e della capacità di coesione sociale. E' stato danneggiato e colpito dalle decisioni prese" dai Paesi membri per ragioni sanitarie.

 "Le priorità del digitale ed il green deal possono essere il pilastro della ripresa economica" europea.  Michel ha ribadito che il prossimo bilancio pluriennale Ue sarà un nuovo piano Marshall, evidenziando che al prossimo Consiglio europeo si cercherà di fare "un po' più chiarezza" sulle cifre dell'impatto economico della crisi, perché le cifre "non sono ancora stabili".

Intanto scrive Il blog di Andrea Indini :  Completamente estromessa dai tavoli che contano, l’Italia si trova ora a digerire un accordo che non solo non le permette di affrontare la terribile crisi economica generata dall’epidemia da coronavirus, ma che rischia di rivelarsi profondamente dannoso qualora l’esecutivo dovesse incatenarsi al Fondo salva Stati. Perché, sebbene le clausole sono “light”, ci sono e non lasciano tranquillo chi ne dovesse far uso. Il trucco sta, infatti, nelle regole. L’azzeramento delle condizionalità è solo in via temporanea e riguarda unicamente le spese sanitarie sostenute dai Paesi dell’Unione per affrontare l’emergenza. Anche per questa voce, però, c’è un limite di budget. Che equivale al 2% del Pil annuale del Paese che le sostiene e che fa ricorso al Mes come linea di credito. Su tutto quello che eccede questa cifra si applicano le regole del Mes che potranno anche essere modificate ex post.

Continua Andrea Indini : È proprio mentre il popolo è in ginocchio che gli anti italiani entrano in azione per fare ancora più male. Nelle ultime ore si è, infatti, delineato il drammatico quadro che ci attende nei prossimi mesi. Prima di annunciare il prolungamento del lock down fino ai primi di maggio, il premier Giuseppe Conte si è inchinato ai padroni dell’Europa accettando una versione edulcorata (ma pur sempre pericolosa) del Fondo salva Stati e rassegnandosi all’idea di non avere i coronabond. Nel frattempo il Partito democratico se n’è uscito rispolverando la solita rapina del ceto medio: la patrimoniale. Il tutto mentre sui mercati i titoli italiani (scaricati dai principali investitori stranieri) vengono sostenuti dall’intervento della Bce.

Come sottolinea il quotidiano Italia Oggi, lo speaker del telegiornale Il Tagesschau ha precisato che, se l'Italia ha rifiutato i soldi di Bruxelles, la colpa è del Movimento 5 Stelle. Trattandosi di un tg che dura circa una quindicina di minuti, le notizie sono stringate. Impossibile, quindi, spiegare ai tedeschi lo scontro che si sta consumando in seno alla maggioranza del governo italiano, con Pd e Italia Viva che vanno in una direzione e grillini in un'altra.

In tedeschi hanno semplicemente capito che l'Italia non accetta soldi dall'Ue perché non ha bisogno di alcun aiuto immediato. Anzi: il governo italiano vuole addirittura speculare per ottenere ancora più soldi e ad altre condizioni. Condizioni, va da sé, convenienti per il nostro governo e sfavorevoli a quello di Berlino.

Secondo il quotidiano il Giornale, la questione ruota attorno ai coronabond (o Eurobond). Il premier Giuseppe Conte, e con lui tutto il fronte anti rigorista, vorrebbe ottenere da Bruxelles questo strumento; la cancelliera Angela Merkel non sembra tuttavia aver alcuna intenzione di cedere. Anche perché se facesse anche una sola, minima, apertura, verrebbe sconfessata dalla Corte costituzionale tedesca e rischierebbe di essere denunciata da uno dei Lander.

Scendendo nel dettaglio, il Bundesrat, ovvero la camera dei rappresentanti regionali,scrive il Giornale, può imporre il diritto di veto su ogni legge varata dal governo centrale che abbia una rilevanza locale. Rientrano nella fattispecie anche molti trattati europei. Insomma, dovessero essere approvati i coronabond, Angela Merkel sarebbe costretta a fare i conti con una sorta di ribellione di un discreto numero di regioni tedesche.

Nel frattempo anche Berlino è alle prese con il Covid-19. Oltre agli affari europei, il governo tedesco deve decidere il da farsi. La decisione su come e quando ripartire sarà presa il prossimo mercoledì. Gli scienziati qui non sono pessimisti come in Italia, ma gli istituti di ricerca invitano alla massima prudenza. Anticipare troppo i tempi potrebbe essere più dannoso della clausura.

Secondo l’eurodeputato della Lega Vicenzo Sofo visto che l’UE consente di svincolare le risorse dei fondi di coesione destinate alle regioni e ricollocarle per affrontare l’emergenza coronavirus, la Calabria sfrutti l’occasione utilizzando questi soldi per potenziare i presidi ospedalieri delle aree interne e per realizzare nel territorio calabrese un’IRRCS, poiché è una delle poche regioni a non essere dotata di questo istituto importantissimo anche per affrontare emergenze come quella in corso. Così come altrove mettono in piedi ospedali in pochi giorni, questa Regione deve migliorare in fretta il suo sistema sanitario”.

Così si è espresso *l’eurodeputato della Lega membro della commissione per lo sviluppo regionale al Parlamento europeo Vincenzo Sofo*, che ha aggiunto “Sarebbe utile che la Regione Calabria istituisca una commissione consiliare ad hoc dedicata alla supervisione e all’indirizzo nell’utilizzo dei fondi comunitari poiché una leva così importante per lo sviluppo deve essere seguita con attenzione dal consiglio regionale che deve spronare la Regione e i suoi dirigenti a muoversi efficacemente per fare finalmente buon uso di queste risorse fondamentali per la Calabria.”

La maggioranza giallorossa torna a litigare – ammesso che abbia mai smesso di farlo – sul nodo del Mes. Il controverso meccanismo del Fondo Salva Stati, infatti, è il nuovo-ennesimo terremo di discussione tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, con i primi più restii e non così intenzionati a utilizzare i 36 miliardi di aiuti economici che l'Europa ci concederebbe per fronteggiare la crisi sanitaria causata dalla pandemia di coronavirus, e i secondi che invece spingono sull'accelerazione per la sua attivazione.

Nel mezzo della contesa Giuseppe Conte – chiamato a mediare tra le due posizioni diverse per non dire opposte – e, soprattutto, il popolo italiano.

Nella giornata di ieri vi avevano raccontato di quegli esponenti del Pd che vogliono il Mes: dal padre fondatore Romano Prodi al commissario europeo all'economia Paolo Gentiloni, passando per il segretario Nicola Zingaretti, i capogruppo alla Camera e al Senato Graziano Delrio e Andrea Marcucci, Dario Parrini, Enrico Morando, David Sassoli e compagnia cantante.

Come riporta il Giornale, ecco lo scontro frontale con i soci di maggioranza, acuito dal fatto che lo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte nei giorni scorsi non si è tirato indietro dal sottolineare quella che sarebbe l'inadeguatezza rispetto agli eurobond. Sulla stessa onda il titolare della Farnesina Luigi Di Maio e l'attuale reggente pentastellato Vito Crimi, che in un'intervista al Fatto Quotidiano ha puntato il dito contro il Pd accusandolo di "voler mettere in discussione in premier", dal momento che continuano a caldeggiare l'adozione del Fondo Salva Stati.

Delrio e Marcucci, come detto capogruppo Pd rispettivamente a Montecitorio e Palazzo Madama, sono tornati a insistere, replicando alle accuse: "No, non si mette in discussione nulla, abbiamo solo detto che se non ci sono condizioni capestro il nostro paese deve utilizzare tutte le risorse, non capisco perché non utilizzare il fondo se c'è bisogno. Il governo non rischia sul Mes, è il governo che ha ottenuto questo capolavoro, questo miracolo, trasformando il Mes. Ho difficoltà a comprendere la posizione dei 5Stelle", le loro parole riportate da Repubblica.

Parole alle quali è arrivata la controreplica a stretto, anzi strettissimo giro da parte del vice di Di Maio agli Esteri Manlio Di Stefano: "Delrio ha ammesso candidamente di non sapere nulla sul tema ma comunque, alla cieca, si è lanciato contro la linea sul Mes del governo e del presidente Conte". E Stefano Buffagni, viceministro dello Sviluppo, ha rincarato la dose: "Quel fondo è un cappio al collo. Il Mes non sono soldi regalati, ci impone dei limiti che dovrà pagare pure mio figlio fra 30 anni".

All'Ue potrebbe servire un fondo per la ripresa da 1.500 miliardi di euro dopo la pandemia da coronavirus. Lo ha detto Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Ue, al quotidiano economico tedesco Handelsblatt. Su come finanziarlo "finora non è stato deciso nulla" e il tema di bond comuni europei sarà "sul tavolo" alla riunione dei capi di governo del 23 aprile ma il lettone aggiunge che "potremmo finanziare il fondo con bond sostenuti da una garanzia degli Stati membri".

Secondo l ansa la Commissione "sta lavorando a nuovi strumenti finanziari" al di là dei contributi nazionali che di solito confluiscono nei bilanci settennali dell'Ue, ha aggiunto Dombrovskis. Gli Stati del Nord come la Germania e i Paesi Bassi si sono finora opposti all'ipotesi degli eurobond: "Dobbiamo essere chiari con noi stessi che siamo in una crisi senza precedenti - ha sottolineato il commissario lettone -. Sta diventando necessario uscire dai vecchi schemi mentali".

L’Europa ci ricade Von der Leyen, va ricordato, era ministro di Angela Merkel e non può certo essersi dimenticata, di punto in bianco, degli interessi di Berlino. Secondo "inside over", che casualmente sul turismo estero punta e anche molto : ma per cercare di portarlo sotto la sua sfera economica. Come avvenuto del resto in Grecia, dove i maggiori aeroporti turistici sono passati in mano tedesche subito dopo la terrificante crisi del debito sovrano e con la privatizzazione forzata degli asset ellenici. Non possiamo di certo pensare che la presidente della Commissione Ue voglia far affondare l’Italia, sarebbe estremamente pericoloso. Ma di certo nessuno parla per caso, specialmente tra gli eurocrati. Se quell’invito di Ursula viene seguito dai tedeschi (cosa non troppo improbabile) l’Italia prederebbe milioni di posti di lavoro. Per guidare l’Europa bisognerebbe prima di tutto fare gli interessi europei.

Quando si tratta di evitare che l’Italia affondi del tutto e che le speranze di Roma brillino un po’ di più del lumicino, arriva qualche burocrate a dare il colpo di grazia.Secondo inside Over lo ha fatto Christine Lagarde nei primi giorni della pandemia, con quella frase sullo spread che ha fatto crollare Piazza Affari (Francia, Germania e altre potenze Ue e non solo ringraziano). E ha commesso lo stesso errore Ursula von der Leyen, che ieri ha avuto la brillante idea di consigliare ai cittadini europei di non prenotare le vacanze estive. Di fatto facendo piombare il settore turistico non solo nella paura ma anche nello sgomento.

Von der Leyen,pero in qualità di presidente della Commissione europea, dovrebbe prima di tutto tutelare l’Europa e i suoi cittadini dal pericolo di una catastrofe economica conseguente a quella sanitaria. Il suo non dovrebbe essere un semplice ideale, ma un vero e proprio piano strategico. Perché è chiaro che la crisi economica sarà devastante per la “sua” Europa. Eppure, con rigida austerità teutonica, la presidente della Commissione europea non ha battuto ciglio e di fronte ai giornalisti del quotidiano tedesco Bild am Sonntag dice una frase che è di fatto la condanna a morte di un intero settore di interesse nazionale e continentale: “Non prenotate le vacanze estive”. Una frase che non rassicura, che non aiuta, che non dà alcuna speranza. Fredda come una spada di Oviedo, Ursula von der Leyen affonda il colpo e lo fa rivolgendosi non agli europei, ma in particolare ai tedeschi che, non certo a caso, l’estate prediligono i Paesi mediterranei e non certo rimanere in Germania.

Intanto secondo il quotidiano il giornale la relazione che accompagna il disegno di legge per la ratifica del Mes è stata presentata in Senato il 3 aprile 2012. È stata firmata da Monti, Terzi e Moavero e parla chiarissimo: “Il Trattato che istituisce un Meccanismo europeo di stabilità è stato sottoscritto dai 17 Paesi dell'eurozona il 2 febbraio 2012, in una nuova versione che supera quella sottoscritta l'11 luglio 2011”. Ricordiamo che a partire dal novembre 2011 c'era in carica Mario Monti nelle doppie vesti di presidente del Consiglio e ministro dell'Economia.

Il testo varato dall'Ecofin l'11 luglio 2011, cioè quello firmato da Tremonti, non è “stato avviato a ratifica in nessun Paese dell'eurozona” dal momento che la nuova stesura amplia “sia l' ammontare massimo di risorse disponibili, sia la tipologia delle operazioni consentite dal Fondo salvastati”.

In altre parole esistono due diversi trattati sul Mes. Uno firmato da Tremonti nel 2011 ma mai entrato in vigore; uno, quello valido oggi, ratificato e firmato da Monti nel 2012. Una domanda sorge spontanea: perché il trattato è stato modificato? Riavvolgiamo il nastro e torniamo al 21 luglio 2011. Al termine del vertice euro, gli allora leader europei spinsero per apportare modifiche sostanziali al primo trattato, specificando tra l'altro di avviare “al più presto le procedure necessarie per l' attuazione di tali decisioni”.

Di lì a poco come sottolinea il Giornale – si parla di mesi – varie riunioni tenutesi a Bruxelles portarono alla stesura definitiva del trattato firmato da Mario Monti. Morale della favola: il trattato attribuito a Berlusconi e Tremonti non ha mai visto la luce. Conte ha provato a scaricare la colpa sul centrodestra ma, ancora una volta, è stato smentito dai fatti.

Purtroppo Il Pd e il Movimento 5 Stelle hanno cercato di attribuire la paternità del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità ai governanti in carica all'epoca della sua approvazione, e cioè al premier Silvio Berlusconi e al ministro dell'Economia e delle Finanze Giulio Tremonti. La realtà è ben diversa e basta dare un'occhiata alle carte ufficiali.

Giulio Tremonti l’economista e presidente di Aspen Institute Italia su spiega al Mf Milano Finanza.e riportato dal Giornale : "Nel corso della prima parte dei 2011, il nostro programma era mirato all’obiettivo finale degli eurobond. Nella prima fase ci siamo concentrati sulla costituzione del fondo europeo (che poi sarebbe stato chiamato Mes). Fase 2: lancio dei titoli di Stato europei. È in questa logica sequenziale che nel luglio 2011 si arrivò alla prima firma su questo meccanismo. In Europa dall’Eurogruppo-Ecofin al Parlamento europeo, da Junker a Gualtieri, tutti sapevano che il nostro piano partiva dal Mes, ma per arrivare agli eurobond", spiega Tremonti.

"Per noi - ricorda Tremonti, più volte ministro dell’Economia - il Mes senza gli eurobond non avrebbe avuto senso. Per contro, per gli eurobond il Mes era necessario". A quell’altezza di tempo non erano note ancora le manovre, da ultimo rivelate dal professor Mario Monti. Manovre che a partire dal 5 agosto 2011, da quella che lo stesso Monti chiama la lettera Trichet-Draghi, avrebbero portato alla chiamata dello straniero venuto in Italia in novembre, naturalmente "nel nostro interesse". Di conseguenza il salva-Sati, che era ancora privo di efficacia, diventa efficace e definitivo con la firma del presidente Monti nel febbraio 2012, ma, piccolo dettaglio, dopo che è stata affossata la funzione per cui era nato: lanciare gli eurobond.

Poi con la Grecia, argomenta Tremonti, il Mes ha rivelato una funzione autonoma, totalmente diversa da quella per cui era stato costituito: non come base per lanciare gli eurobond, ma strumento europeo per la riscossione-estorsione ad Atene dei crediti qui vantati dalle banche tedesche e francesi. E in questi termini che, con la complicità italiana del governo Monti e con la furia finanziaria dei "creditori" franco-tedeschi, il meccanismo europeo di stabilità si trasforma nello strumento che ha straziato la Grecia.

"Non per caso, colpito da questo "stigma", da questa maledizione greca, il Mes è rimasto nell’ombra per cinque anni, per essere infine, nell’autunno scorso, riproposto in Europa di nuovo, tanto per cambiare, come salva-banche". Tutto questo orrore è ben diverso dal progetto degli eurobond. "Questa - scandisce Tremonti - è la verità sul passato. Quella degli eurobond è ancora oggi la speranza per il futuro".

Intanto con un memorandum ad hoc la Casa Bianca ha dato istruzione per un coordinato e attivo sostegno da parte del personale militare stanziato sul nostro territorio, delle istituzioni a stelle e strisce, del mondo dell’industria privata, delle organizzazioni caritatevoli.

“È normale questa rivalità tra Usa, Cina e Russia”, ha dichiarato a La Stampa il politologo Moisés Naím. “L’Italia soffre da sempre per l’instabilità politica, a cui ora si è aggiunta questa tragedia. Trump ha l’ abitudine di dare la colpa agli altri quando si mette nei guai, ma anche gli Usa sono entrati nel gioco della propaganda” e Trump “ha bisogno degli alleati e non può permettersi di perdere l’Italia”.

Il problema è che tra instabilità politica, crisi economica ed emergenza sanitaria, l’Italia, agli occhi delle grandi potenze, appare come uno Stato vulnerabile su cui è possibile esercitare influenza. O su cui è possibile puntare per cambiare equilibri dati ormai per certi da decenni. Lo ha capito la Cina, lo ha compreso la Russia, non lo ignorano gli Stati Uniti.

E si inseguono sospetti sui presunti avvertimenti dei servizi di intelligence agli apparati federali circa i rischi di una scarsa tenuta del sistema italiano, tra rischi interni e pericoli esterni. Motivo per cui Trump, insieme alla movimentazione degli aiuti, ha ancora ricordato di avere dalla sua, pronti all’azione, 30mila soldati di stanza in Italia pronti ad attivarsi per sostenere il Paese nella lotta al coronavirus.

L’Unione ha fallito l’ennesimo appuntamento con la storia: la crisi continua e Bruxelles è paralizzata. Emerge sempre di più la consapevolezza che toccherà ai singoli governi nazionali farsi carico della parte più consistente della risposta, sperando nell’efficacia del piano di acquisti della Bce e nelle risorse garantite da istituzioni affidabili come la Bei. Il summit dell’Eurogruppo, una volta di più, ci ricorda come davanti alle crisi la responsabilità maggiore dell’Unione non sia legata agli errori ma alla tendenza all’inazione.

L’Europa è spaccata e anche la Commissione di Ursula von der Leyen risulta estremamente polarizzata. L’esecutivo Ue si divide tra i portavoce dei Paesi rigoristi la stessa von der Leyen più gli esponenti dei Paesi baltici e dell’Austria e l’asse italo-francese costituito da Paolo Gentiloni e Thierry Breton, che hanno proposto un piano di rilancio molto simile alla proposta del presidente francese Emmanuel Macron.

L’Eurogruppo si è diviso sulla necessità di un intervento comune, sulle modalità con cui renderlo operativo e sulle opzioni per il finanziamento. Il ministro delle Finanze olandese Wopke Hoekstra ha duramente ricusato l’ipotesi di una solidarietà intereuropea anche con risorse già esistenti, mentre non rappresenta che una goccia d’acqua nel deserto l’ipotesi di intervento della Banca europea degli investimenti, che pure ha agito con prontezza e offrirà garanzie per prestiti alle imprese da 200 miliardi di euro

La Lega, con Salvini che è pronto a denunciare il premier: "Se il governo italiano, senza aver avuto l'ok del Parlamento e quindi dei cittadini, procederà con il Mes, lo farà al di fuori della legge e del buon senso, mettendo a rischio i risparmi, i beni, il lavoro e il futuro degli italiani". "La Lega – promette Salvini - si opporrà in ogni sede e con ogni mezzo a questo attacco al nostro Paese".

"No al Mes, sì a buoni del Tesoro 'Orgoglio Italiano’, ad alto rendimento o con fiscalità di vantaggio, destinati agli italiani che possono e vogliono investire nel futuro del Paese, senza ipotecare risparmi, lavoro e vita come accaduto purtroppo in Grecia", è il concetto, ribadito su Facebook dal leader leghista anche stamattina, mentre ieri Claudio Borghi, economista e deputato della Lega ha scritto una lettera al presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno

Nella missiva c’è un altolà al governo italiano: "La legge richiede che il Parlamento sia coinvolto in ogni negoziato e accordo raggiunto con le istituzioni, come per il Meccanismo europeo di stabilità, ma l'esecutivo italiano non si attiene a questa norma, visto che sta trattando e discutendo il ricorso dell’Italia al MES". Da qui l’avvertimento al ministro delle Finanze portoghese: "Qualsiasi accordo sottoscritto dal governo italiano deve essere considerato nullo, per mancanza di autorità e rappresentanza".

Borghi, vale anche per le eventuali "condizionalità presenti e future". Sentito da La Verità l’economista denuncia come l’ultima volta che si è parlato dell’eventualità di ricorrere al Mes è stato quasi un mese fa, durante un’audizione in videoconferenza con il ministro Roberto Gualtieri. La posizione di via XX Settembre, ricorda Borghi, era, in sostanza, quella di un ricorso alle linee di credito del Fondo, solo nel caso in cui fossero state messe a disposizione senza condizionalità.

L’Italia chiede l’accesso alle linee di credito "con l'impegno a rispettare il quadro macro-economico del semestre europeo", ma "senza riforme o austerità", mentre i Paesi del Nord Europa, capeggiati dall’Olanda, spingono per una "condizionalità in due fasi": risorse senza condizioni in un primo momento, ma poi l’austerity per tornare "ad una situazione macro-economica stabile".

Il tema del ricorso al Mes infiamma anche il dibattito interno. Possibilista l’ex premier Enrico Letta, che come il collega Mario Monti spinge per un "compromesso accettabile", pur escludendo l’ipotesi di uno scenario "Grecia". Tra i favorevoli anche i parlamentari di Italia Viva, come Luigi Marattin, economista che chiede il ricorso al Fondo Salva Stati nell’immediato, con "condizionalità leggere".

Sulle barricate invece, ci sono i grillini che per ora sembrano dettare la linea nell'esecutivo. Stamattina il ministro degli Affari Europei, Vincenzo Amendola, su Rainews24 ha chiuso le porte al Mes: è "uno strumento inadeguato", così l'ha definito, per affrontare la crisi economica generata dalla pandemia. "Ci sarà bisogno e c'è bisogno anzitutto di strumenti nuovi", ha aggiunto.

Nel corso di una lunga intervista al quotidiano Il Messaggero, l'ex ministro dell'Economia ha subito inchiodato i giallorossi e il loro decreto legge. Sulla carta quella dell'Italia sarebbe una delle manovre più grandi d' Europa ma ci sono molte zone d'ombra che ne ridimensionano il giudizio. La prima: "Questo decreto – spiega Tremonti - ha prodotto subito un effetto annuncio, ma sarà molto dopo che produrrà forse i suoi effetti sostanziali. Per una grossa parte il decreto presuppone il passaggio a Bruxelles per l'approvazione".

Tremonti - è certo che ci saranno tanti di quei cambiamenti, e sostanziali, da paralizzare la manovra. Da quando la bozza, che oggi è ancora un fantasma, sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e poi infine approvata, passeranno più di 60 giorni. In casi come questo il tempo è strategico. Anzi vitale”. Il confronto con l'estero è impietoso: "Per essere chiari, in altri Paesi la pandemia è arrivata dopo, ma l' aiuto economico alle imprese è già arrivato".

Per quanto riguarda il contenuto del decreto, Tremonti fa notare l'astrattezza del piano italiano: "Trecento miliardi prima, 400 miliardi oggi, lottizzati tra il Ministero dell' Economia e quello degli Affari esteri, effettivamente cubano la più grande manovra della storia italiana e d' Europa. Messa giù così, se vai in Europa a chiedere gli eurobond, puoi aspettarti che una rauca voce nordica ti dica: ma se hai già tutti questi soldi, perché ne vuoi ancora?". E qui arriviamo al punto: "Un conto è parlare in televisione in Italia, dire che hai una enorme potenza di fuoco. Un conto è il giorno dopo in Europa. Tanto è vero che hai costruito procedure complicate proprio per non spenderli".

"'Frau Merkel resti ferma' è il titolo di un articolo di Die Welt che denigra l'Italia. Frau Merkel deve invece condannare questo articolo e dimostrare che la Germania e l'Unione europea non si fanno guidare da stereotipi inaccettabili come quello degli italiani mafiosi. E' scandaloso che la stampa tedesca si scagli in questo modo barbaro contro l'Italia, un Paese che sta lottando duramente per sconfiggere la pandemia e non essere schiacciato dalla crisi economica.

L’ultima dimostrazione che qualcosa si sta incrinando pericolosamente nei rapporti tra Stati membri è fornita dall’emergenza coronavirus. A parole, ad esempio, tutti si sono dimostrati vicini all’Italia così duramente colpita dalla questa malattia. Il nostro Paese sta affrontando una battaglia complicata praticamente con l’aiuto di nessuno, se si esclude un prezioso sostegno della Russia.  

Ci aspettiamo una ferma presa di distanza e scuse pubbliche ma, soprattutto, ci aspettiamo forme concrete di sostegno e solidarietà dal governo tedesco. Basta egoismi, basta calcoli propagandistici legati agli equilibri politici interni: se l'Europa unita esiste, questo è il momento di dimostrarlo. La stragrande maggioranza degli italiani è gente per bene, che sta affrontando sacrifici enormi e che si rimbocca le maniche. Quello che chiediamo sono i mezzi necessari per far ripartire l'economia, ferma a causa del Coronavirus". Lo afferma Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e deputata di Forza Italia.  

"Un'affermazione vergognosa e inaccettabile. Spero che il governo tedesco ne prenda le distanze. L'Italia piange oggi le vittime del Coronavirus, ma ha pianto e piange le vittime della mafia. Non è per fare polemica ma non accetto che in questo momento si facciano considerazioni del genere". Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, intervistato a Uno Mattina, in merito ad un articolo del quotidiano Die Welt, secondo il quale la mafia starebbe aspettando gli aiuti europei.

"Noi non vogliamo che altri Paesi paghino i nostri debiti, l'Italia i propri debiti li ha sempre pagati. Vogliamo creare le condizioni di mercato affinché si possano spendere tutti i soldi che servono per le infrastrutture, quindi in lavoro, in innovazioni tecnologiche", ha aggiunto, in merito alla trattativa in corso nell'Unione europea, dove, ha sottolineato, "si sta decidendo se l'Italia può spendere tutti i soldi che servono per aiutare giovani e meno giovani".

"'Italiani (mafiosi) da tenere sotto controllo con la Commissione europea'. Vergognatevi, a Berlino e a Bruxelles sciacquatevi la bocca prima di parlare di Italia e chiedete scusa!". Lo scrive su twitter Matteo Salvini commentando un articolo del quotidiano Die Welt, secondo il quale la mafia starebbe aspettando gli aiuti europei.

"Inaccettabile quanto scrive il Die Welt: ci sono migliaia di morti e non abbiamo alcuna responsabilità. Purtroppo un tedesco si è infettato ma non diamo certo alcuna colpa alla Germania. Che c'entra mettere in mezzo la mafia?". Lo afferma il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani a Tgcom24

"Secondo il quotidiano tedesco Die Welt "la mafia aspetta soltanto una nuova pioggia di soldi da Bruxelles e quindi gli italiani devono essere controllati dalla Commissione europea".Per questi signori siamo un popolo di mafiosi che va tenuto d'occhio per impedirgli di rubare i loro soldi.E noi dobbiamo rimanere in Europa per mantenere la ricchezza di Germania,Olanda e Austria per essere trattati così?". È quanto dichiara Maria Cristina Caretta, deputata di Fratelli d'Italia.

"Quando ci sono da prendere decisioni, mettersi in discussione, il DieWelt tira fuori il peggio della propaganda anti italiana. Spero Berlino prenda le distanze. Qualche Stato Ue non vuole aiutare? Abbia il coraggio di dirlo senza insinuare. Sapremo come muoverci. #Eurobonds". Lo scrive su twitter il presidente della commissione Politiche dell'Unione Europea Sergio Battelli (M5S).

Unione europea unita e solidale? A parole sì. Nei fatti concreti, però, di quello spirito di amicizia e collaborazione tra Paesi membri, soprattutto nei momenti difficili, non si ha traccia. "Unita nelle diversità" è il motto della Ue che indica come gli europei operino insieme per la pace e la prosperità e che le molte e diverse culture, tradizioni e lingue presenti in Europa costituiscono la ricchezza del continente.

Le migliaia di morti e gli ospedali al collasso sono i risultati visibili di una guerra dichiarata da un nemico invisibile e che ha sconvolto l’Italia. Messo in ginocchio, il nostro Paese ha risposto con coraggio, unità e solidarietà. Ma da solo sarà difficile continuare la battaglia. Soprattutto perché in un imminente futuro le conseguenze economiche provocate dall’emergenza sanitaria si faranno sentire con tutta la loro forza.

E non solo in Italia. Ci sarebbe bisogno di un piano comune per superare la crisi,  ma la l'Europa non c’è. O meglio, c’è ma si sta sgretolando. Confindustria ha lanciato l’allarme per il nostro Pil spiegando che nel 2020 potrebbe calare di oltre 6%. Un vero disastro. Per evitarlo servono azioni concrete e immediate. La situazione è grave e serve un fronte comune europeo. Ma quello che sta emergendo in questi giorni sono le spaccature fra Stati membri.

Come ben noto l’Italia spinge al massimo sugli eurobond e respinge il Mes. I falchi del nord Europa, con in testa la Germania, pretendo il Mes. Posizione supportata con forza anche dall’Olanda. All’Eurogruppo si discute ma fino ad ora tante parole e pochi fatti. Il rischio è che la Ue possa davvero disgregarsi. Ma può, ad esempio la Germania imporre la sua linea a danno di Paesi come l’Italia che stanno soffrendo pesantemente per l’emergenza?

Il premier Conte, che non può essere accusato di anti-europeismo, ha alzato la voce e, al giornale Bild, ha affermato che "in Germania potete avere tutto lo spazio fiscale che volete ma non potrete mai pensare di affrontare un'emergenza sanitaria, economica, sociale di così devastante impatto con il vostro spazio fiscale". "È nell'interesse reciproco - ha precisato - che l'Europa batta un colpo, che sia all'altezza della sfida, altrimenti dobbiamo assolutamente abbandonare il sogno europeo e dire ognuno fa per sè ma impiegheremo il triplo, il quadruplo, il quintuplo delle risorse per uscire da questa crisi e non avremo garanzia che ce la faremo nel modo migliore, più efficace e tempestivo".

Mentre l’Eurogruppo continua a discutere su quali strumenti mettere in campo per sostenere le economie dei Paesi membri dell’Ue, dall’Olanda arriva un segnale fortissimo. Il parlamento olandese ha infatti approvato due risoluzioni che sollecitano il governo a imboccare una strada ben precisa. Con la prima il ministro delle Finanze, Wopke Hoekstra, viene esortato a non accettare gli Eurobond per nessun motivo; con la seconda si chiede esplicitamente all’esecutivo locale di non cedere sulle condizionalità del Meccanismo europeo di stabilità (Mes).

La linea dell’Olanda è chiara: che l’Italia e tutto il fronte anti rigorista smettano di sperare in soluzioni facili, perché i governi del Nord non hanno alcuna intenzione di smezzare debiti o mostrare solidarietà verso partner “inadempienti” e profondamente indebitati. Certo, le mozioni presentate dal partito anti Ue, Forum per la democrazia (FvD) e da una formazione trasversale di deputati non sono vincolati. Eppure, entrambe, contribuiscono a dare un indirizzo politico ben preciso al governo olandese, che sarà impegnato oggi all’Eurogruppo per la ripresa dei negoziati..

Ho chiesto a Conte di chiedere sanzioni per paesi, come l'Olanda, che fanno paradisi fiscali". A dirlo è il leader di FdI, Giorgia Meloni che, in un’intervista a Mattino Cinque, ha definito “intollerabile farsi fare la morale da gente che in Europa fa paradisi fiscali

La Meloni ritiene che il premier Giuseppe Conte faccia bene a tenere il punto e spera che “vada sino in fondo”. “In tal caso – aggiunge - FdI sarà al suo fianco”. Il presidente di Fratelli d'Italia ha ribadito la sua contrarietà al Mes che vede solo come “uno strumento per commissariare la politica economica e costringerci a manovre lacrime e sangue". Il Mes senza condizioni è impraticabile perché le condizioni "ci sono e fra sei mesi ci sarebbe la fregatura".

Resta poco chiara, invece, la minaccia del premier di “andare da soli ma ci sono nostre proposte e deve cominciare ad ascoltarci". Finora, infatti, il clima di collaborazione che l’opposizione sperava si instaurasse con la cabina di regia non c’è mai stato, anzi “è stato un bluff”, dice il leader di FdI che ha confermato il voto contrario al dl Cura Italia. In merito, invece, all’ultimo decreto “mi pare di capire che è uscito, se va bene questa mattina, almeno una parte, e quindi nessuno l'ho ancora letto”, dice la Meloni che si è avvalsa la facoltà di prendere una posizione solo dopo aver letto il contenuto del provvedimento. “Sono abituata a leggere i testi prima di decidere se sono testi che mi piacciono oppure no", spiega.

Nell'intervista rilasciata a Libero, il segretario generale dell'Ugl ha voluto fare chiarezza sui pericoli concreti che potrebbero verificarsi qualora il governo aderisse alla trappola del Mes, pur in presenza di condizionalità attenuate: "Chinerebbe completamente la testa di fronte all'Europa delle banche e della grande finanza". Sarebbe da intendersi come una cessione di sovranità che consegnerebbe l'Italia "al rischio sempre più concreto di ulteriori tasse sul patrimonio e di nuovi tagli ai servizi essenziali". Perciò ha invitato l'esecutivo giallorosso a invertire rotta e a preoccuparsi di "difendere gli interessi nazionali da chi intende mettere le mani sulla ricchezza e sul patrimonio degli italiani".

Capone ha sottolineato che dallo stato attuale bisogna uscire mediante "una dimostrazione chiara di solidarietà da parte dei partner europei", anche perché le imprese italiane sono soggette ai limiti del nostro sistema produttivo, tra cui la tassazione record e la folle burocrazia. "Occorre essere consapevoli che tutto il sistema-paese sta affrontando una corsa per la sopravvivenza", ha concluso...
 
 
 
 
 
 

Sale la tensione in vista della riunione-chiave dell’Eurogruppo, in programma domani martedi. Inizialmente schierata a fianco dell‘Italia – dopo il ruolo di mediazione con la proposta del Fondo europeo – la Francia è tornata a strizzare l’occhio alla Germania con i due Paesi che avrebbero trovato un’intesa sugli strumenti che l’Unione Europea dovrà usare per fare fronte all’emergenza coronavirus.

Secondo la bozza dell’accordo,  visionata dall’agenzia tedesca Dpa, i ministri dell’Economia dei due Paesi, Le Maire e Scholz, si presenteranno con una posizione comune dando semaforo verde a tutte le misure a breve termine, incluso l’utilizzo del Mes con condizionalità molto alleggerite. A supporto il credito della Banca europea degli investimenti, che ha proposto un nuovo piano da 25 miliardi per offrire alle imprese europee liquidità per investimenti fino a 200 miliardi, e il fondo Sure per i cassintegrati.

Prosegue anche il pressing del Premier che marca stretto l’Europa. E nella replica alla lettera inviata dalla Presidente della Commissione UE von der Leyen – che poche ore prima aveva chiesto scusa al nostro Paese per il ritardo con il quale si era mossa l’Europa – torna a chiarire un concetto, proprio in vista della prossima decisiva riunione: “Purtroppo, alcune anticipazioni dei lavori tecnici che ho potuto visionare non sembrano affatto all’altezza del compito che la storia ci ha assegnato, scrive Conte.

Si continua a insistere nel ricorso a strumenti come il Mes che appaiono totalmente inadeguati rispetto agli scopi da perseguire, considerato che siamo di fronte a uno shock epocale a carattere simmetrico, che non dipende dai comportamenti di singoli Stati. E’ il momento di mostrare più ambizione, più unità e più coraggio”, sottolinea Conte secondo il quale il 2020 sarà un vero e proprio spartiacque nella storia della UE

L'Eurogruppo di martedì rappresenta una giornata cruciale non solo per comprendere come reagirà l'Unione europea alla imminente crisi economica provocata dal Covid-19, ma anche per il futuro stesso dell'Ue, forse mai così in bilico come nell'ultimo periodo.

Il sentimento degli italiani verso il progetto europeo è stato segnato da un graduale disammoramento. Come riporta La Repubblica, infatti, dal 2000, in un solo decennio, la fiducia verso l'Ue è crollata di ben 20 punti percentuali. Si è ridotta al 37%, nel 2011 (secondo le indagini sul Rapporto fra gli Italiani e lo Stato, di Demos-Repubblica). E oggi, per via del coronavirus, si è ridotta ancora, arrivando al 30%. Sul banco degli imputati la Germania e i Paesi del Nord Europa e del rigore, tra cui l'Olanda. 

Anche il Financial Times si chiede se il coronavirus porterà l'Italia lontano dal progetto europeo: "L'Ue ha un fondo di salvataggio chiamato meccanismo europeo di stabilità che i Paesi possono utilizzare" scrive il quotidiano a proposito del Mes. "Ma nonostante le assicurazioni da parte dell'amministratore delegato dell'Esm, Klaus Regling, molti italiani temono che i prestiti da parte dell'istituzione presentino condizioni difficili per il paese. A molti sembra che il loro Paese sia stato punito per un disastro che era al di fuori del suo controllo".

Inutile girarci attorno: gli italiani sono sempre più delusi dall'Unione europea e dalla scarsa solidarietà mostrata dai Paesi europei in questa fase di grave emergenza sanitaria per via del Covid-19

I ministri degli Esteri e delle Finanze Heiko Maas e Olaf Scholz in un editoriale pubblicato La Stampa, sottolineano che "in un primo momento la risposta europea non è stata convincente" mentre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si è scusata ufficialmente con l'Italia, ammettendo che "in troppi hanno pensato solo ai problemi di casa propria" e che ora l'Unione europea sarà a fianco del nostro Paese. In queste settimane, infatti, la fiducia degli italiani nei confronti dell'Ue è letteralmente crollata: secondo un sondaggio condotto da Tecné lo scorso 13 marzo, la maggior parte degli italiani (67%) riteneva che far parte dell'Unione europea rappresenti uno svantaggio. Solo un anno e mezzo fa (novembre 2018) la percentuale era molto piu’ bassa (47%). Contestualmente era diminuita anche la percentuale di chi vedeva nell’Europa un’occasione vantaggiosa per l’Italia: nel novembre 2018 erano il 37%, a metà marzo il 21%.

Intanto a Berlino lo sanno benissimo e così, anche per ingraziarsi le opinioni pubbliche dei Paesi del sud europa, i ministri degli Esteri e delle Finanze Heiko Maas e Olaf Scholz hanno deciso di pubblicare un editoriale (in edicola domani) su cinque giornali di altrettanti stati membri. Per l'Italia è La Stampa, che ne anticipa anche parte dei contenuti. I ministri del governo di Angela Merkel ammettono che "in un primo momento la risposta europea non è stata convincente" ma che la La Germania è pronta a fare la sua parte non solo sostenendo la proposta di allentare i criteri del patto di stabilità, ma estendendo "il programma di acquisto di titoli di Stato e di stanziare somme miliardarie provenienti dai fondi straordinari del bilancio Ue".

Inoltre, aggiungono Maas e Scholz nel loro editoriale, per stabilizzare i Paesi più colpiti dalla crisi "bisogna agire in modo rapido e non complicato". La proposta di Maas e Scholz è dunque quella di provvedere a "sufficiente liquidità in tutti gli Stati Ue" in modo da non far dipendere "la tutela dei posti di lavoro dagli umori degli speculatori". L'importante, spiegano da Berlino, "è che i mezzi finanziari non siano vincolati a condizioni inutili", pena "la ricaduta nella politica dell’austerità" subito dopo la crisi che "porterebbero a una disparità di trattamento di singoli Stati membri". I ministri tedeschi difendono il Mes, il meccanismo europeo di stabilità, che a loro dire "mette a disposizione i mezzi senza bisogno di troika, controllori o commissioni", ma va adeguato "in modo ragionevole".

Paolo Gentiloni e Thierry Breton fanno asse contro la crisi del coronavirus. Il commissario italiano agli Affari Economici e quello francese all’Industria rilanciano pubblicamente una proposta da loro elaborata per dotare la Commissione di Ursula von der Leyende gli strumenti adatti per fronteggiare lo tsunami economico in corso per mezzo di un editoriale pubblicato da diversi quotidiani europei, tra cui il Corriere della Sera.

Secondo i due commissari tre sono i principi chiave da seguire: “Nessun Paese deve essere lasciato indietro; nessuna economia può restare la vittima isolata della pandemia; tutti gli Stati membri devono avere un accesso equo e in condizioni simili al debito necessario per finanziare i loro piani”. Propositi che interiorizzano una visione estremamente diversa da quella del fronte del rigore di ispirazione tedesca e che ha nell’Olanda di Mark Rutte il suo maggior sostenitore

La proposta di Gentiloni e Breton rilancia e amplia l’iniziale piano del presidente francese Emmanuel Macron, che tra stanziamenti Bce (750 miliardi di euro), fondo anti-disoccupazione Sure (100 miliardi) e nuovi strumenti proponeva di portare a 1.300 miliardi di euro il maxi-pacchetto europeo anticrisi. Ora sul piatto si punta a mettere tra gli 1,5 e gli 1,6 trilioni di euro che, nell’intenzione dei commissari, dovrebbero rappresentare l’equivalente europeo dello stanziamento tedesco da 356 miliardi approvato dal Bundestag, corrispondente al 10% del Pil

L’ultimo colpo basso all’Italia secondo Andrea Indini  nel suo blog arriva nella trattativa sugli aiuti per l’emergenza economica scatenata dall’epidemia da coronavirus. Mentre nelle nostre città muoiono a migliaia, a Bruxelles si sono messi a litigare su quanti soldi in più si possono spendere per salvare le vite in pericolo o per far ripartire un sistema in ginocchio. Si sta cavillando anche (e questo è sicuramente il punto più rischioso) sulle clausole per la restituzione di questi soldi. Perché in Europa nessuno dà niente per niente. 

E così, mentre il presidente Donald Trump inonda l’America di dollari, Conte si è andato a invischiare in una lite senza senso con la Merkel per trovare lo strumento più adatto a far entrare in Italia qualche euro in più. Sul tavolo le ipotesi dei coronabond e dell’accesso al Mes ma senza quelle condizionalità che portano alle riforme lacrime e sangue imposte dalla Troika.
Macron e Sanchez si sono subito schierati al fianco di Conte. Sembrava fatta: la Merkel, dopo tutto, era in minoranza. Ma poi? Poi è finita come doveva finire. Ha deciso ancora una volta la Germania.

Gli interessi dell’Italia,scrive Intini, insomma, non sono in cima agli interessi di chi comanda in Europa. E Parigi non può essere l’alleato con cui fermare gli egoismi di Berlino. Il gatto e la volpe non si faranno mai la guerra sul serio. Continueranno a tramare alle nostre spalle per fare i propri interessi. Ora non resta che lo capisca anche Conte che non deve fidarsi di certe persone… almeno finché in Europa ci saranno politici, come il ministro delle Finanze olandese Wopke Hoekstra, che credono che “in passato il Fondo Salva Stati ha dato ottimi risultati”.

 

 

 

 

 

 

 

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