Raymond Tomlinson, ingegnere americano, scomparso di recente, lavorando per il Pentagono, nel 1971, inventò la posta elettronica, oggi, utilizzata da 4miliardi di persone nel mondo; sono 205 miliardi le mail che vengono spedite ogni giorno nel mondo, ma, purtroppo, il 90% è spam, ovvero, la cosiddetta “ spazzatura” che ingorga le caselle di posta elettronica, fino a soffocarla; 64 miliardi sono i messaggi Whatsapp inviati, ogni giorno da 900 milioni di persone; 527 milioni sono le comunicazioni quotidiane, via Twitter, da parte di 1,3 milioni di utenti; 216 milioni sono le comunicazioni via Messenger, tra 800 milioni di utenti di Facebook. A questo punto, va detto, per dovere di cronaca, che, dopo il mitico anno 1971, per più di 20 anni, le comunicazioni, tramite computer, restarono un privilegio quasi esclusivo, degli addetti al lavoro che usavano il programma Arpanet, che Tomlinson aveva disegnato e regalato alla rete senza, nemmeno, sognarsi di brevettarlo. Poi, arrivarono i desktop casalinghi, spalancando le porte all’uso da parte dei privati e ai, connessi, miliardi di affari. Ma qui, va detto, anche, senza mezzi termini, che dopo il collegamento elettronico tra due soggetti, la email resta aperta, proprio come la cassetta della posta casalinga, a qualunque messaggio pubblicitario; alla richiesta del pagamento, di un riscatto, dopo aver infiltrato il dispositivo, tramite il quale, comunichiamo. Ebbene, a questo punto, tra i mali della rete il più diffuso è questo: via email un nuovo virus prende, in ostaggio, il file; accendere il computer e non riuscire più ad accedere ai propri file da documenti alle immagini, da un lato; dall’altro, scoprire poi, che quei dati sono stati rapiti, tanto da ricevere, una richiesta di riscatto, per una loro restituzione. In conclusione, diciamo che tutto ciò può sembrare un incubo scientifico, ma non è così, in quanto, l’uso di questo novello virus, in Italia, è diventato, assai, frequente.