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Sarà la diocesi di Pompei ad offrire, quest’anno, l’olio per la lampada votiva accesa perennemente davanti all’effige di San Gennaro, nella cappella a lui dedicata nel Duomo di Napoli.

«Con profonda gioia la Chiesa di Pompei compie quest'offerta -, afferma l’Arcivescovo-Prelato, Mons. Tommaso Caputo, che guiderà il pellegrinaggio a Napoli -. All’intercessione di San Gennaro affidiamo le nostre vite e l'impegnativo compito di proseguire il cammino della carità tracciato dal Beato Bartolo Longo».

Il giorno prima della festa, giovedì 18 settembre 2014, alle ore 15.30, i fedeli partiranno da Pompei con i pullman per ritrovarsi a Napoli in Via Duomo, alle ore 16.30. Dopo una breve sosta per l'apposizione, da parte del Sindaco della città mariana, Dott. Ferdinando Uliano, di una corona di alloro presso il Monumento ai Caduti, i pellegrini si recheranno nella chiesa di San Giorgio Maggiore per la benedizione dell’olio.

«È un grande onore per noi e, per la città tutta, una grande occasione - è il commento del primo cittadino, che prenderà parte alle celebrazioni con una folta rappresentanza di amministratori -. Un’opportunità per ribadire il messaggio di pace e di solidarietà che caratterizza la città di Pompei».

Giunti in processione nel Duomo, i fedeli pompeiani parteciperanno alla celebrazione dei Vespri, presieduta dal Card. Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli e presidente della Conferenza Episcopale Campana. Al termine ci sarà l’accensione della lampada votiva.

Un’iniziativa importante che rafforza il legame tra il santuario mariano, la città di Napoli e la regione Campania tutta, di cui San Gennaro è il Patrono.

 

 

Chiesa di S. Gennaro ad Antignano

Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, già presidente della Circoscrizione, formula i migliori auguri di buon lavoro a don Massimo Ghezzi, nominato nei giorni scorsi parroco della prestigiosa chiesa di S. Gennaro al Vomero in via Bernini. La prima messa, presso la nuova parrocchia verrà celebrata stasera, sabato, alle ore 19:00, alla presenza del Vescovo ausiliare monsignor Lucio Lemmo.

 

Sempre al Vomero, intanto, fervono i preparativi per la festa di San Gennaro che, come da tradizione, si svolgerà il 19 settembre prossimo. “ Si tratta un evento molto sentito dagli abitanti della collina – puntualizza Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari -. Bisogna ricordare al riguardo che la tradizione popolare, fonti epigrafiche e testimonianze monumentali collocano il primo miracolo della liquefazione del sangue del Santo Patrono proprio nel territorio del Praedium Antinianum, tappa obbligata, in epoca romana, lungo la via Puteolana che, per colles, collegava la città flegrea a Napoli “.

 

“ Il miracolo – continua Capodanno – sarebbe avvenuto durante una pausa della processione liturgica organizzata dalla diocesi di Napoli e della Campania per la traslazione del corpo e della testa di San Gennaro dall’agro marciano, dove si trovava la sepoltura, alle catacombe di Capodimonte, attuale dimora delle spoglie del santo. Il corteo avrebbe assistito al miracolo quando, durante una sosta sulla collina, Eusebia, la nutrice del santo, nata e residente nel casale di Antignano, donò le ampolle contenenti il sangue del martire, raccolto, come si usava all’epoca, presso la solfatara all’atto del martirio e custodite dalla stessa per anni “.

 

“ La tradizione popolare – prosegue Capodanno – vuole che il miracolo sia stato determinato dall’incontro tra la testa ed il sangue del Santo. L’evento viene ricordato sia da un altorilievo posto nella Basilica in via S. Gennaro ad Antignano, una delle tre chiese al Vomero dedicata al santo dove si osserva Eusebia che, genuflessa, dona le ampolle al Vescovo che guida la processione, sia dal cippo che nel 1941 venne posto dalla delegazione pontificia a poca distanza dalla stessa Basilica “.

Via Luca Giordano, Ztl

“ Una delle più belle ed antiche strade del Vomero, via Luca Giordano, dove sorsero all’inizio del ‘900 i primi fabbricati, tra i quali il villino Casciaro, uno dei più noti esempi di liberty napoletano, sorto tra il 1910 ed il 1912 ad angolo con via Solimena, versa da alcuni anni a questa parte in uno stato pietoso, per evidenti carenze manutentive “. E’ questa l’ennesima denuncia di Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari sull’abbandono nel quale si trova una delle principali arterie del quartiere collinare.

 

“ Quattro anni or sono – ricorda Capodanno - all’atto dell’entrata in vigore del nuovo dispositivo di traffico che prevedeva per detta strada alcuni tratti pedonalizzati e l’ultimo tratto, verso piazza degli Artisti, destinato a zona a traffico limitato, si penso che di lì a poco, così come era accaduto per l’area pedonale di via Scarlatti, sarebbero iniziati i lavori di riqualificazione, con una nuova pavimentazione, e con un idoneo arredo urbano che avrebbe riguardato anche l’impianto di pubblica illuminazione del tutto insufficiente, oltre che antiquato “.

 

“ Invece i lavori, il cui inizio peraltro è stato nel tempo più volte annunciato, non sono mai partiti – continua Capodanno -. Non solo, ma due anni orsono, per l’esattezza ad ottobre del 2012, per il cedimento nel tratto destinato a Ztl, tra piazza degli Artisti e via Carelli, fu interdetto il transito dei mezzi autorizzati nella corsia riservata della carreggiata. Da allora il problema non è stato mai eliminato e, dopo ben due anni, detto tratto è ancora transennato, mentre i mezzi autorizzati transitato nell’altro corsia, quella che doveva essere destinata alla pedonalizzazione, con gravi disagi anche per gli utenti del trasporto pubblico “.

 

“ Ci si augurava che l’inizio dei lavori sarebbe coinciso con l’inizio dell’estate anche per creare minori disagi sia ai residenti che ai commercianti - prosegue Capodanno -. Invece sta arrivando l’autunno con le relative piogge e la situazione non è affatto cambiata, se non per il dato che sono aumentati gli avvallamenti che con la pioggia si trasformano in piccoli laghetti, con potenziali pericoli sia per i pedoni che per gli automezzi “.

 

“ A soffrire di questo stato di cose è anche il commercio – puntualizza Capodanno – che, oltre a patire le problematiche comuni al resto del quartiere e della città, qui viene ulteriormente penalizzato dal degrado e dall’abbandono nel quale si trova l’importante arteria. Diversi gli esercizi commerciali che hanno già chiuso ed altri, a breve, potrebbero seguire la stessa sorte “.

 

Capodanno lancia l’ennesimo appello a palazzo S. Giacomo affinché si provveda in tempi brevi a cantierare i lavori in via Luca Giordano, procedendo, se del caso, a tratti, e mettendo in atto tutti gli accorgimenti necessari al fine di ridurre al minimo i disagi sia per i residenti che per le attività commerciali.

Via Mario Fiore rifiuti

“ Gli sforzi per garantire condizioni igieniche ottimali in Città continueranno ad essere del tutto inutili se i napoletani non acquisiranno un senso civico che tuteli anche la collettività e se gli uffici preposti non faranno il loro dovere sanzionando duramente i trasgressori, in applicazione alle vigenti disposizioni di legge – esordisce Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari -. Tra l’altro non vedo come si possa parlare di raccolta differenziata laddove a Napoli non si riesce neppure ad attuare in pieno il prelievo dei rifiuti ingombranti e degli imballaggi “.

 

“ Così le strade di uno dei più bei quartieri di Napoli, il Vomero, centro commerciale di primaria importanza, terzo per presenze in Europa, anche in questo periodo sono perlopiù ridotte a delle vere e proprie minidiscariche – afferma Capodanno -. Il degrado nel quartiere appare tra i più elevati e la situazione purtroppo peggiora di giorno in giorno, con gravi ripercussioni anche per quanto riguarda gli aspetti igienico-sanitari. Molte strade sono invase da topi, blatte ed insetti di vario genere. Le temperature elevate di questi giorni contribuiscono ovviamente a peggiorare questo stato di cose “.

 

“ Esempio emblematico della gravità della situazione è il marciapiede di via Mario Fiore, nei pressi dell’ospedale Santobono – precisa Capodanno -, trasformatosi in una vera e propria discarica a cielo aperto, dove incivili lasciano da sempre i rifiuti anche, rendendo difficile anche il transito dei pedoni “.

 

“ In passato numerose sono state le segnalazioni all’Asìa per risolvere questo problema, ma a tutt’oggi esso non è stato per nulla eliminato - prosegue Capodanno -. Così come occorrerebbe vigilare per colpire con sanzioni ma anche con denunce gli incivili che invece di chiamare gli uffici competenti per il ritiro delle suppellettili non più utilizzabili, preferiscono nottetempo abbandonarle per strada “.

 

Vista la palese inerzia degli uffici preposti, Capodanno chiede l’intervento degli organi di controllo affinché si accertino le eventuali responsabilità del degrado delle strade della collina, ridotte, in molti casi, come appunto via Mario Fiore, a tante piccole discariche a cielo aperto.

la bellezza di napoli

Innegabilmente il ruolo del sacerdote è quello di portare Cristo, la salvezza del Vangelo a tutti gli uomini e soprattutto di testimoniarlo lui per primo. Tante volte si è precisato che il presbiteronon deve essere un sindacalista, un politico, o un animatore tutto fare, sono questi compiti del laico. E’ certo anche che non tutti i parroci sono dei San Giovanni MariaVianney. Può capitare però, che in condizioni straordinarie, il parroco deve occuparsi anche d’altro, come ha fatto San Giovanni Bosco a Torino, don Pino Puglisi nel quartiere Brancaccio di Palermo, o come ha fatto e sta facendo don Antonio Loffredo nel quartiere degradato della “Sanità” di Napoli.

Non conoscevo la storia del prete napoletano, per la prima volta l’ho scoperta nel libro diIlaria Borletti Buitoni, “Per un’Italia possibile”, (Mondadori, 2012) dove fa riferimento allo straordinario lavoro di don Antonio: “Proprio a Napoli,(…) va citato lo straordinario lavoro di don Antonio Loffredo, parroco della basilica di Santa Maria della Sanità e promotore dell’incredibile opera di recupero dei ragazzi del rione anche attraverso il restauro e la gestione delle catacombe di San Gaudioso e di San Gennaro. Il suo lavoro, che ha strappato molti adolescenti da una strada piena di degrado e disperazione, è la prova evidente di come la capacità di capire, amare e vivere il patrimonio culturale non sia solo un piacere astratto destinato a pochi privilegiati che hanno avuto la fortuna di potere studiare, ma sia anche un percorso di crescita umana, professionale e anzitutto morale che dovrebbe essere accessibile a qualsiasi persona”.

Prima di partire per le vacanze spulciando nella solita libreria milanese mi è capitato tra le mani proprio il testo del coraggioso parroco, “Noi del Rione Sanità”, Mondadori (2013). Don Antonio Loffredo vive da parroco all’interno del quartiere tra i più degradati di Napoli, in mezzo a chiese barocche e case fatiscenti, palazzi nobiliari e vicoli stretti. Padre Loffredo è molto più che un semplice prete, è un uomo di chiesa, ma anche d’azione, coraggioso e determinato. Il sottotitolo del libro è abbastanza significativo: “la scommessa di un parroco e dei suoi ragazzi”. Qual è la scommessa o meglio la sfida, che intende affrontare il parroco? Quella di rivalutare gli immensi tesori d’arte e di cultura, presenti nel quartiere, in particolare nel sottosuolo. Non solo ma vuoleanche rianimare la società, in particolare,“risvegliare le coscienze dei giovani che crescono nelle strade per trasformare il ghetto in un polo d’attrazione per tutta la città, anzi, in una zona capace di richiamare, grazie alle sue bellezze architettoniche, migliaia di turisti, dando in tal modo ai suoi abitanti un lavoro e un futuro”.

Dopo aver descritto il suo primo impatto col difficile ambiente del quartiere napoletano, don Antòtratteggia il suo metodo di approccio soprattutto nei confronti dei giovani della “Sanità”: “Imparai che con questi ragazzi il discorso frontale non sortisce alcun effetto, tranne forse quello di assopirli. Scoprii invece che per coinvolgerli occorreva semplicemente usare modalità interattive più dirette e stimolanti (…)Serve, continua il parroco,“il rapporto ‘fraterno’: mangiare insieme, uscire insieme, vivere insieme. Immergersi nella vita, intraprendere un’avventura, sperimentarsi in un gioco”. La teoria non serve, occorre agire, stare con loro. “Approfittando di quei preziosi momenti insieme, ci siamo avvicinati alla conoscenza, alla cultura, alla coscienza di sé”. Peraltro don Antonio ha ritenuto utile far uscire questi ragazzi dai confini ristretti del quartiere, facendoli viaggiare, dapprima nei dintorni poi anche fuori dall’Italia, lo scopo era quello di ripulirli dai pregiudizi e dai veleni del passato. Così facendo, scrive il parroco, li ho fatti diventare la classe dirigente, le colonne portanti del ‘fenomeno’ Rione Sanità di Napoli, come è stato definito dai media locali e nazionali, che ha attirato l’interesse di economisti, urbanisti, imprenditori, uomini d’arte e di cultura, persone di buon cuore. Le loro storie stanno facendo la storia.

In tempo di crisi mi sembra un buon segnale di speranza per ripartire.Ma oltre dei giovani, bisogna occuparsianche dei bambini, “i volti e gli sguardi dei nostri bambini mi hanno spesso tolto il sonno”. Occorre occuparsi anche delle loro famiglie, che nella maggior parte sembrano rassegnate, e che per certi versi non sono neanche in grado di formulare alcuna richiesta di aiuto.“Nella maggior parte dei casi, sembrano vinte e rassegnate, incarnando l’inquietudine massima di Virgilio secondo cui ‘l’unica salvezza dei vinti è non sperare più nessuna salvezza’”.

Nella “Canonica dei Cristallini”, si avvia un percorso di riflessione e formazione. Una squadra di volontari per i vicoli del quartiere raccolgono i piccoli più svantaggiati socialmente, d’inverno si riconoscono per la mancanza del cappotto.“L’intento degli operatori è colmare insieme le lacune scolastiche e quelle sociali. Così, al centro delle attività non c’è solo l’importanza di saper leggere e scrivere, ma anche il rispetto di se stessi e del prossimo”. Per don Loffredo, “aiutare i piccoli a vivere, imparare a relazionarsi meglio con gli altri ha una ricaduta estremamente positiva anche sulle loro famiglie: molti conflitti si appianano”. Naturalmente nel programma didattico fa il suo ingresso l’educazione alla legalità, peraltro una volta al mese è prevista la presenza dei carabinieri della zona per giocare con i bambini.

In questo contesto le loro mamme imparano gesti elementari come accarezzare i loro piccoli, accudirli, allevarli in una atmosfera relazionale rassicurante”.

Il fenomeno Sanità però è tale per il recupero “dell’antica basilica di San Gennaro Fuori le Mura, ricca di inestimabili opere d’arte ma diventata negli anni deposito della Asl; far rinascere il cosiddetto ‘miglio sacro’, l’antico itinerario dedicato al santo patrono; inaugurare in un ex convento uno splendido bed & break-fast”. Infine, “aprire al pubblico le magnifiche catacombe di San Gennaro e San Gaudioso, in parte ora restaurate”. Tutto questo superando infiniti ostacoli e lotte epiche contro la burocrazia e i bizantinismi dello Stato italiano. Ma soprattutto don Loffredo è riuscito a fare questi “miracoli” perché lui stesso è un amante del bello, dell’arte, della cultura, della storia. Ha bussato a tutte le porte dal Demanio al Comune, alle Soprintendenze, all’Asl, alla Pontificia commissione di archeologia sacra, “imparai i meccanismi comunicativi indispensabili per essere compreso e ottenere quanto meno una risposta”.

Don Loffredo ha ricevuto in eredità l’attenzione per l’arte e la cultura da don Giuseppe Rassello, il parroco che lo aveva preceduto . E’ bello e toccante quello che scrive Loffredo: “Non dimentico mai di inchinarmi alla Storia, capace di rivelarsi in tutta la sua bellezza ogni volta che si apre una finestra.Alla sanità ogni volta ho desiderato poter vivere altre vite, in altre epoche. Avrei voluto assistere alla toccante sepoltura di Gaudioso l’africano nelle catacombe, alle imprese di fra’ Nuvolo, il frate architetto (…)”.

Probabilmente a don Loffredo si possono muovere critiche per il suo “terzomondismo”, quando affronta le problematiche degli extracomunitari, del resto il prete deve accogliere tutti, è lo Stato che deve stare attento nel gestire i flussi immigratori. Comunque sia don Antonio ha svolto un grande lavorodi supplenza nel sociale al Rione Sanità di Napoli, che prima era preda della criminalità, ora con lui è diventato “un raro modello di imprenditoria sana, solidale e sostenibile”. Indubbiamente quest’opera potrà essere di stimolo per chi intende veramente lavorare per togliere braccia alle varie organizzazioni criminali presenti nel nostro territorio. Attenzione però non mi sembra che don Antonio abbia fatto atti eroici, ma semplici gesti elementari, che tutti potrebbero fare, senza troppi sforzi, basta avere tenacia e una salda volontà.

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