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Dopo gli incidenti avvenuti durante il G8 del luglio 2001, in cui morì anche Carlo Giuliani, la notte del 21 la polizia decise di fare una irruzione nella scuola Diaz, in via Cesare Battisti, dove alloggiavano parte dei manifestanti e giornalisti per cercare i responsabili degli scontri, dissero le forze dell'ordine. Lì c'erano il 'press center di Indymedia e gli studi di Radio Gap ...l'emittente ufficiale del contro G8. L'azione della polizia fu violenta: tracce di sangue rimasero su pavimenti e pareti, vetri rotti, computer divelti, indumenti strappati ci furono 82 persone ferite, alcune anche in modo grave che finirono in prognosi riservata. E gli arresti furono 93. Per quell'azione la Cassazione ha condannato 17 funzionari di polizia per le accuse di falso aggravato e calunnia: i giudici hanno ritenuto che i verbali sull'irruzione vennero redatti in modo falso. Decaddero per prescrizione le condanne legate al reato di lesioni. Tra i funzionari condannati c'erano anche l'allora direttore dell'anticrimine Francesco Gratteri e l'allora direttore dello Sco Gilberto Caldarozzi.

"La notte del 21 luglio del 2001, quando decine di persone inermi furono vittime di torture da parte delle forze di polizia, costituisce uno dei punti più bassi della storia della nostra Repubblica. Nel 2001 eravamo a Genova con Legambiente, e toccammo con mano un clima e un criterio di gestione dell'ordine pubblico del tutto estraneo allo stato di diritto, e simile piuttosto ad una dittatura da stato sudamericano". Lo dichiarano gli esponenti di Green Italia Roberto Della Seta e Francesco Ferrante. "La sentenza della Corte di Strasburgo - continuano Della Seta e Ferrante - mette nero su bianco ciò che una distorta concezione della ragion di stato ha sempre inteso negare, ovvero che a Genova ci fu un organico disegno repressivo e di tortura, e una catena di comando funzionale a esso. E' triste che si sia dovuto attendere la sentenza dell'Europa per vedere riconosciuta questa evidente verità. A questo punto la politica italiana per riconquistare in merito dignità e credibilità deve approvare senza più ritardi la legge che introduce il reato di tortura nel nostro ordinamento".

"Ciò che è accaduto alla scuola Diaz è un concentrato di violazioni della Convenzione dei diritti dell'uomo. Quella della Corte Europea è una decisione scontata". E' il commento di Enrico Zucca che, insieme a Francesco Albini Cardona, sostenne l'accusa nei processi per i fatti della Diaz. "Quello che non era scontato era l'atteggiamento di tutti i governi e ministeri competenti che hanno costantemente ignorato quello che anche la giurisdizione italiana ha stabilito. Le orecchie sono sorde perchè non vogliono ascoltare", ha detto.Cosi  :

La Corte europea dei diritti dell' uomo ha condannato l'Italia sulla base del ricorso presentato a Strasburgo da Arnaldo Cestaro, una delle vittime della perquisizione alla scuola Diaz avvenuta il 21 luglio 2001, alla conclusione del G8 di Genova. Nel ricorso, l'uomo, che all'epoca dei fatti aveva 62 anni, afferma che quella notte fu brutalmente picchiato dalle forze dell'ordine tanto da dover essere operato, e da subire ancora oggi ripercussioni per alcune delle percosse subite. Cestaro, rappresentato dall'avvocato Nicolò Paoletti, sostiene che le persone colpevoli di quanto ha subito sarebbero dovute essere punite adeguatamente ma che questo non è mai accaduto perché le leggi italiane non prevedono il reato di tortura o reati altrettanto gravi. Oggi i giudici della Corte europea dei diritti umani gli hanno dato pienamente ragione. Cosi :

L Italia condannata per tortura per quanto accaduto nel blitz delle forze dell'ordine alla scuola Diaz dove dormivano i manifestanti anti-G8 di Genova del 2001. Quanto compiuto, dice la Corte europea dei diritti dell'uomo, "deve essere qualificato come tortura". Condanna anche per la la mancanza di legislazione corretta in materia.

Non solo hanno riconosciuto che il trattamento che gli è stato inflitto deve essere considerato come "tortura". Nella sentenza i giudici sono andati oltre, sostenendo che se i responsabili non sono mai stati puniti, è soprattutto a causa dell'inadeguatezza delle leggi italiane, che quindi devono essere cambiate. Inoltre la Corte ritiene che la mancanza di determinati reati non permette allo Stato di prevenire efficacemente il ripetersi di possibili violenze da parte delle forze dell'ordine.

Stamane i giudici della terza sezione hanno accettato la richiesta del legale Soli Sorabjee di mettere in calendario un'udienza nella quale sarà presentata la richiesta di proroga. Il pubblico ministero indiano P.L. Narasimha non ha opposto alcuna obiezione. In Aula era presente il neo ambasciatore d'Italia a New Delhi, Lorenzo Angeloni, che come il suo predecessore Daniele Mancini sta seguendo da vicino tutte le tappe della complessa vicenda giudiziaria. La proroga chiesta dai suoi legali sarà valutata dai giudici A R Dave e Kurian Joseph.

La Corte Suprema indiana tornerà ad esaminare giovedì il caso del Fuciliere di Marina Massimiliano Latorre per decidere una seconda estensione del permesso di stare in Italia concesso tre mesi fa per motivi di salute e in scadenza il 12 aprile. .. Il 14 gennaio la Corte Suprema aveva concesso a Latorre di stare altri tre mesi in Italia per proseguire il trattamento terapeutico previsto dopo l'ictus che lo aveva colpito a fine agosto. L'estensione era stata sostenuta dallo stesso governo indiano. In quella occasione, i legali del marò avevano consegnato una nuova garanzia scritta firmata dall'ambasciatore Mancini in cui l'Italia si era impegnata a rispettare la scadenza dei tre mesi per il rientro di Latorre. Il militare, che insieme al collega Salvatore Girone si trova in libertà provvisoria dietro cauzione con l'accusa di aver ucciso due pescatori indiani, era stato ricoverato il 31 agosto in seguito a un ictus cerebrale. I suoi legali avevano poi chiesto alla Corte Suprema l'autorizzazione a rientrare in Italia per la convalescenza. Il 12 settembre i giudici avevano quindi autorizzato Latorre "ad andare in Italia per cure mediche, riabilitazione e proseguimento della convalescenza per un periodo di quattro mesi" a partire dal giorno della sua partenza da New Delhi.

Nel frattempo Girone rimane ancora in India, da tempo alloggiato nella dependance annessa all'ambasciata italiana di New Delhi: a Pasqua ha ricevuto la visita dei famigliari, la moglie e i due figli, ma a dicembre gli era stato negato il permesso di rientrare in patria per Natale.

i martiri del ventesimo secolo

Il Santo Padre Papa Francesco ci aveva invitato in questo Triduo Pasquale a pregare per i tanti cristiani perseguitati e uccisi in nome della loro fede, ma l’invito diventa pressante dopo la carneficina compiuta dai fondamentalisti islamici somali nel campus universitario di Garissa in Kenya, con la barbara eliminazione di almeno 150 giovani studenti cristiani. Dunque la Pasqua 2015 è una Pasqua di martirio, ha ricordato nell’omelia del Venerdì Santo padre Raniero Cantalamessa, ma anche i testi delle stazioni della Via Crucis al Colosseo e ancora nelle parole del Pontefice è stato un continuo riflettere sul martirio di tanti nostri fratelli.

Padre Cantalamessa per le sue riflessioni utilizza un dipinto raffigurante l’”Ecce homo” del pittore fiammingo del XVI JanMostaert, in questo dipinto che viene raffigurato il supplizio di Gesù, vediamo, dice il frate,“Gesù che non può più muovere neppure un dito; è l’uomo ridotto all’impotenza più totale, il prototipo di tutti gli ammanettati della storia”. Citando il filosofo Pascal, ha detto: “Cristo è in agonia fino alla fine del mondo, in ogni uomo o donna sottoposti agli stessi tormenti”. Pertanto il predicatore ha chiesto “per una volta”, di non pensare alle “piaghe sociali, collettive”, come “la fame, la povertà…Di esse si parla spesso- anche se mai abbastanza-, ma c’è il rischio che diventino delle astrazioni”. “Pensiamo invece alle vittime concrete, ai perseguitati, ai torturati, che oggi nella maggior parte dei casi sono cristiani”.

Padre Raniero ha ricordato i ventuno cristiani copti uccisi dall’Isis in Libia il 22 febbraio scorso e ha invitato a pregare per tutti gli “Ecce homo”, cristiani e non che in questo momento soffrono a causa della loro fede.

I cristiani perseguitati sono stati ricordati anche nelle meditazioni delle stazioni della Via Crucis, in particolare è stato menzionato il martirio di ShahbazBhatti, il ministro cattolico pakistano ucciso dai fondamentalisti islamici nel 2011. Infine papa Francesco ha rammentato che il cammino doloroso di Gesù continua ancora oggi con tanti “nostri fratelli perseguitati, decapitati e crocifissi per la loro fede in Cristo sotto i nostri occhi e spesso con il nostro silenzio complice.

Ecco il Papa denuncia un aspetto ignobile di questa drammatica tragedia della persecuzione e del martirio dei cristiani, c’è un silenzio compliceda parte di tutti noi, dell’Occidente laico, ma anche di quello cristiano; spesso ci facciamo vincere dalla pigrizia e dall’indifferenza. Davvero, “rischiamo di essere tutti, istituzioni e persone del mondo occidentale, dei Pilato che si lavano le mani”, ha scritto in questi giorniGalli della Loggia.

Peraltro come è stato detto anche nel convegno di Milano“…perseguiteranno anche voi”, organizzato da Alleanza Cattolica e da Integra onlus, troppe sono le pagine “strappate “dei libri di Storia, come quelle dei circa 45 milioni di cristiani uccisi per la loro fede nel solo secolo XX. In questi giorni mi è capitato di leggere il mirabile volume del giornalista americano Robert Royal, “I Martiri del ventesimo secolo”, sottotitolo: “Il volto dimenticato della storia del mondo”, pubblicato da Ancora Editrice (2002).

Da qualche anno ritorna nel nostro vocabolario la parola “martire”, per qualche tempo ce ne eravamo dimenticati. E in particolare dopo l’11 settembre 2001, con l’attentato del commando suicida contro le “Torri Gemelle” aveva assunto una valenza terribile, inquietante e distruttiva. Ma i martiri cristiani di cui si parla nel libro di Royal sono un’altra cosa, naturalmente anche quelli dei nostri giorni. Questi uomini e donne, a volte anche bambini, “non hanno cercato la morte a tutti i costi: hanno amato la vita fino all’ultimo”, scrive padre Bernardo Cervellera nella prefazione al libro. Peraltro è stato spiegato bene da Introvigne che cosa si intende per martirio: sono i cristiani che offrono volontariamente la loro vita per Cristo e per la Chiesa e sono potenzialmente circa un migliaio e tra questi, naturalmente c’è ShabazBhatti. Poi ci sono i cristiani uccisi a causa diretta o almeno indiretta della loro fede, oltre centomila all’anno. Uno ogni cinque minuti. Eppure se ne parla così poco. I martiri, secondo Cervellera, “non sono nemmeno degli eroi solitari, sacrificati (ab-negati) a qualche valore o ideologia. Essi sono martiri cristiani. Sono morti a causa della loro fede, uccisi proprio da chi voleva contrastare la fede e tutti i valori che da essa ne conseguono”. Il libro di Royal ha il pregio di mostrare la qualità “cristiana” del martirio e di non soffermarsi soltanto sull’atto finale, violento , dell’uccisione del testimone. Padre Cervelleraè direttore dell’Agenzia Fides , che ogni anno compila una lista speciale di uomini e donne religiosi missionari che sono morte violentemente. Questi missionari spesso sono impegnati in territori particolarmente a rischio, e hanno dato la vita gratuitamente per non venire meno al loro impegno per i poveri e i più deboli. A volte il martirio, appare come qualcosa di ordinario e non di straordinario, di eccezionale, ma“esso è la dimensione fondamentale di tutta la vita dei cristiani”. 

Papa Francesco durante il suo viaggio nella Corea del Sud, parlando dei martiri coreani dopo aver ricordato di tramandare, raccontare e far conoscere la loro storia, ha detto: “…i martiri ci richiamano a mettere Cristo al di sopra di tutto e a vedere tutto il resto in questo mondo in relazione a Lui e al suo Regno eterno (…) i martiri – ha affermato Papa Francesco – ci provocano a domandarci se vi sia qualcosa per cui saremmo disposti a morire”

E’ stato San Giovanni Paolo II a lanciare per primo il messaggio che il secolo XX è un secolo di martiri. Nella sua lettera “Tertio millennio adveniente” (n.37) egli afferma: “Nel nostro secolo sono ritornati i martiri, spesso sconosciuti, quasi militi ignoti della grande causa di Dio. Per quanto è possibile non devono andare perdute nella Chiesa le loro testimonianze”.

Il libro di Royal, pubblicato proprio in occasione del Giubileo del 2000, risponde all’invito del Papa a non perdere la memoria di queste grandi testimonianze. E qui viene ricordato la specialità del libro dello scrittore americano. Certo la Chiesa in tutti i secoli ha avuto martiri, perché dobbiamo ricordare in particolare, quelli del XX secolo? Perché è stato il periodo con il “maggior numero di martiri cristiani e anche il periodo in cui si è cercato di ignorare (o addirittura occultare) il più possibile l’esperienza del martirio”. Infatti secondo la World Christian Encyclopedia, compilato dallo studioso protestante David Barret (esperto di statistiche), “nel XX secolo vi sono stati oltre 45 milioni di martiri, cioè cristiani che hanno perduto la vita prematuramente in una situazione di ostilità verso il cristianesimo”. In pratica più dei 2/3 della somma totale del martirio dagli inizi del cristianesimo. 

Il libro di Royal fa una mappa ben approfondita (507 pagine) unageografia del martirio, che inizia con la tragedia messicana , della rivolta dei Cristeros, la cosiddetta Cristiada, del 1926, che si oppose al governo massonico di Calles. Royal si sofferma sulla splendida figura del gesuita Miguel Augustin Pro. Poi seguono i capitoli riguardanti le varie persecuzione dei cristiani, in particolare Europa, dove c’è stato il più alto numero di vittime, causate peraltro, per la maggior parte dal socialcomunismo, a cominciare dall’Unione Sovietica, e dagli anni del terrore in Ucraina. Si potrà dare l’impressione che ci sia un po’ di pregiudizio, scrive Royal. Ma la realtà dei fatti, parla chiaro. In questo secolo i morti causati a motivo del comunismo sono stati almeno 100 milioni, sia in Urss, che in Cina. Per questo le vittime del comunismo occupano lo spazio maggiore. Altro fatto clamoroso, che può sembrare anche questo un pregiudizio. “Gran parte delle persone di cui parleremo sono morte in Europa (…)Paradossalmente, una delle civiltà e delle culture più avanzate del mondo ha prodotto le atrocità peggiori del XX secolo”. Si pensi alla barbarie e alle atrocità commesse durante la guerra civile spagnola, durata solo tre anni (1936-39). Mentre per altri casi, omicidi di massa e repressioni, durati decenni e magari ancora in atto come in Sudan, Nord Corea e ora in Medio Oriente. Devono ancora essere studiati e bisogna ancora valutarli.

Una cosa è certa per Royal, ancora oggi nelle Chiese si incontra una certa resistenza nell’accettare l’idea di martirio. “Per molti cristiani d’oggi sembra essere una nozione d’altri tempi, un retaggio del passato, che non ha nessun rapporto con la quotidianità della loro vita di fede”. Il giornalista americano ha scritto queste parole quindici anni fa, ora si spera che i cristiani abbiano maggiore consapevolezza, soprattutto dopo i tanti massacri di queste ultime settimane.

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