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Pd alle resa dei conti. Tira dritto Matteo Renzi che non parteciperà alla direzione Dem di oggi alle 15. Intanto Michele Emiliano fa sapere che resterà nel partito

Sono angosciato", dice Romano Prodi, in un colloquio in apertura di prima pagina di Repubblica: "nella patologia umana c'è anche il suicidio". Tale è, secondo l'ex premier, la scissione del Pd.

Anche se Prodi non dichiara la sua posizione, afferma di non stare con le mani in mano. Spiega: "Faccio decine di telefonate, certo non sono indifferente alla scissione. Colloqui privati, tali rimangono". "Pensa che io mi rassegni? Non esiste - aggiunge -. Semmai, mi intristisco. E se è vera la crisi di sistema che abbiamo descritto, va affrontata, combattuta, sconfitta. Io non mi rassegno affatto".

"La soluzione, per poi rimettersi insieme, non può certo essere la frammentazione", conclude Prodi.

il governatore pugliese parteciperà oggi alla direzione sulle regole al Nazareno. E sfiderà Matteo Renzi al congresso. Una scelta criticata dai bersaniani che, invece, sono ormai fuori dal partito. Pier Luigi Bersani, Roberto Speranza e i parlamentari della loro area non cambiano idea: non parteciperanno alla direzione di oggi e al congresso del Pd, di cui non condividono le modalità. Di fatto, a quanto si apprende, sono così fuori dal partito e dissentono dalla scelta di Michele Emiliano di sfidare Renzi alle primarie. È una scelta personale, sottolineano.

L'orientamento è quello di condurre la battaglia nel partito. Non si possono fare favori a Renzi, ha spiegato Michele Emiliano ad alcuni parlamentari. C'è irritazione da parte della minoranza democratica per l'atteggiamento del governatore pugliese, ma - sottolinea un bersaniano - è già messo in conto la possibilità di un suo smarcamento dalla linea scissionista.

"Non abbiamo mai detto che Renzi e la Boschi sono quelli che dicevano che se avessero perso il referendum costituzionale avrebbero lasciato la politica e invece sono ancora qui. E oggi trovo surreale che il problema sarebbe Michele Emiliano che avrebbe moderato i toni? Emiliano avendo a cuore le sorti del PD, ricevendo centinaia di migliaia di mail e messaggi di militanti, sta provando fino all'ultimo istante a salvare il Pd. Con non poca sofferenza sta cercando da giorni di mediare con una persona che non ha mai voluto mediare e che, invece di partecipare all'ultima direzione dice di partire per gli USA, perdendo un'altra occasione di confronto nel partito", ha dichiarato Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, in diretta a L'Aria che tira, su La7 e difendendo Emiliano dalle accusa di incoerenza.

La minoranza dem invece ha confermato la decisione di non partecipare alla Direzione e al congresso Pd dopo la scelta di Michele Emiliano di restare nel partito. 

"Guardo attonito al cupio dissolvi del Pd. Non può, non deve finire così", scrive su Facebook Enrico Letta, rompendo un lungo silenzio sulle questioni del partito. Non cita Renzi, ma appare chiaro che si riferisce a lui quando invoca che "generosità e ragionevolezza" prevalgano su "logiche di potere". Perché ricorda che proprio tre anni fa fu costretto a lasciare Palazzo Chigi con "sgomento solitario": "Oggi sento la stessa angoscia collettiva di tanti che si sentono traditi e sperano che non sia vero. Mai avrei pensato 3 anni dopo a una simile parabola".

Un atto di accusa che la maggioranza Pd respinge: "Caro Letta, il Pd non finisce certo qui. La nostra storia è più importante dei nostri leader", scrive su Twitter Matteo Ricci.

Per Renzi però la partita è chiusa: le primarie, afferma Guerini, saranno "ad aprile". Il segretario vorrebbe il 9 aprile ma se Orlando e Franceschini lo chiederanno si potrebbe arrivare al 7 maggio, non oltre, per chiudere presto la discussione interna e fare la campagna per le amministrative. E il governo? La finestra del voto a giugno è di fatto chiusa e Renzi ha ribadito sostegno a Gentiloni. Ma certo, osservano i renziani, se dopo la scissione la sinistra si mettesse di traverso in Parlamento potrebbe assumersi la responsabilità di far cadere il governo: la linea dell'esecutivo non si farà condizionare dagli 'scissionisti', affermano, se servirà sui singoli provvedimenti sarà messa la fiducia. 

"Personalmente ho giurato a me stesso che non sarò mai il leader di qualche caminetto - ha ribadito - messo lì da un accordo tra correnti: si vince prendendo i voti, non mettendo i veti. Per settimane intere gli amici della minoranza mi hanno chiesto di anticipare il congresso, con petizioni online e raccolte firme, arrivando persino al punto di minacciare "le carte bollate". Quando finalmente abbiamo accolto questa proposta, ci è stata fatta una richiesta inaccettabile: si sarebbe evitata la scissione se solo io avessi rinunciato a candidarmi. Penso che la minoranza abbia il diritto di sconfiggermi, non di eliminarmi". "E se è vero che la parola scissione è una delle più brutte del vocabolario politico, ancora più brutta è la parola ricatto", conclude.

Se qualcuno vuole lasciare la nostra comunità - è il messaggio del segretario dimissionario - questa scelta ci addolora, ma la nostra parola d'ordine rimane quella: venite, non andatevene. Tuttavia è bene essere chiari: non possiamo bloccare ancora la discussione del partito e soprattutto del Paese. È tempo di rimettersi in cammino". "Mentre gli organismi statutari decidono le regole del Congresso, io sono in partenza per qualche giorno per gli Stati Uniti. Vi racconterò sul blog.matteorenzi.it il mio diario di bordo dalla California dove incontreremo alcune realtà molto interessanti. Priorità: imparare da chi è più bravo come creare occupazione, lavoro, crescita nel mondo che cambia, nel mondo del digitale, nel mondo dell'innovazione".

Intanto,la Commissione europea domani darà tempo all'Italia fino alla fine di aprile per prendere i provvedimenti legislativi per la correzione dello 0,2% del Pil. Ma se non sarà rispettato questo termine, il Collegio dei commissari è pronto ad aprire la procedura di infrazione per deficit eccessivo nella prima riunione di maggio.

 

Mercoledi arriverà l'atteso rapporto sul debito e il 'rapporto paese', che tornerà a puntare il dito, tra l'altro, sui problemi delle banche e sul ritardo di competitività.Noto è però che, al netto di quello che succederà a Bruxelles tra oggi e mercoledì, i tempi dell'intervento italiano potrebbero dilatarsi rispetto alle richieste dei commissari Ue ed arrivare a ridosso della presentazione del prossimo Documento di Economia e Finanza. Il rischio è altrettanto noto: l'Italia potrebbe incappare nella 'censura' Ue ed essere sottoposta a procedura di infrazione. Il tutto con un aggravio notevole di costi soprattutto sul fronte dei tassi.

Tutto è possibile, non c'è ancora nulla di definito. Ma di certo non ci sarà l'aumento delle accise sulla benzina": così una fonte di governo descrive lo 'stato dell'arte' sugli interventi che l'esecutivo sta studiando per recuperare i famosi 3,4 miliardi che Bruxelles chiede a Roma di mettere ulteriormente sul piatto per salvaguardare l'equilibrio dei conti. Un equilibrio che da oggi il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan andrà ad assicurare ai partner Ue durante la riunione dell'Eurogruppo.

Dall'Italia non arriveranno nuovi dettagli alla Commissione sulla manovra entro mercoledí, data di pubblicazione del rapporto sul debito. Rispondendo a chi gli chiedeva se ci si può aspettare nuovi dettagli entro mercoledí, il ministro ha detto "non credo, tutte le informazioni sono state già anticipate nelle winter forecast in cui, nella scheda italiana, si prende atto dell'impegno del Governo a fare un aggiustamentone. Quindi mi aspetto che questo sia il messaggio".

"L'aggiustamento è strutturale e quindi anche eventuali miglioramenti delle stime, che si possono peraltro prevedere, non hanno impatto sull'aggiustamento strutturale": lo ha detto il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan a chi gli chiedeva se l'entità della manovra chiesta della Ue (3,4mld) possa cambiare

Oggi, al di la dell'ufficialità, gli incontri di Padoan saranno tutti dedicati a spiegare alla Commissione e agli altri stati europei, soprattutto la Germania, il dettaglio della correzione dello 0,2% del deficit, come richiesto dall'esecutivo europeo. La lettera ufficiale inviata da Roma non è sufficiente.

Escluso che Bruxelles sia disposta a concedere sconti rilevanti. Si era parlato di una riduzione della manovra da 500 milioni grazie alla crescita del Pil 2016 superiore alle aspettative, ma la Commissione non è disposta a concedere ricalcoli.

Ma ad aggravare la situazione italiana sarebbe l'aumento dei tassi di interesse. I rendimenti sui titoli di stato italiani sono in crescita a causa dell'instabilità dello scenario internazionale. Il rapporto dovrebbe toccare anche questo nodo, anche se le responsabilità in questo caso non sono da attribuire a scelte del governo. Le ricadute economiche delle vicende politiche internazionali, dalla Brexit alle incertezze negli Stati uniti, potrebbero essere dei «fattori rilevanti» per giustificare l'aumento continuo del debito pubblico italiano.

L'unica speranza per l'Italia è che a Bruxelles si facciano delle valutazioni politiche e ci venga concesso un trattamento di favore. Uno dei timori maggiori nella Commissione europea e tra gli stati membri è che l'Italia diventi politicamente inaffidabile e l'esecutivo europeo non vorrebbe incentivare l'instabilità. A nostro favore potrebbe giocare anche la situazione greca. Oggi Atene cercherà di ottenere dall'Ecofin la terza tranche di aiuti, ma le premesse non sono incoraggianti. Troppi focolai di instabilità nel sud Europa finirebbero per rafforzare chi vuole una Unione a due velocità. Altro scenario che la Commissione vuole evitare.

Una nota positiva arriva dal presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. Visitando i comuni colpiti dal terremoto ha annunciato che dall'Europa ci sarà «un aiuto concreto, fino a 2 miliardi per la ricostruzione». L'auspicio di Tajani è che si facciano soprattutto «opere di prevenzione ambientale dai terremoti e dai disastri naturali».

"Gli italiani porteranno ancora pazienza, perchè noi italiani siamo così, siamo persone per bene. Ma tutto ha un limite. Il limite è settembre, quando i parlamentari, dopo tutta questa farsa, si intascheranno finalmente la pensione. A quel punto la pazienza sarà esaurita. Ci sarà l'armageddon dei partiti". E' quanto si legge in un post sul blog di Beppe Grillo dal titolo "La pazienza degli italiani ha un limite #LasciatemiVotare", ribadendo il voto a giugno. Il post si chiude sulla falsariga di "L'italiano" di Toto Cutugno.

"Se è vero che la pazienza è la virtù dei forti - premette il post - gli italiani sono i più forti del mondo. Stanno dimostrando una calma incredibile nei confronti del governo e del partito che il governo ce l'ha in mano: il Pd. Pensate per un attimo a quello che stiamo subendo. Il Paese sta sempre peggio: disoccupazione, povertà, debito pubblico, imprese che chiudono, licenziamenti, pensioni da fame, giovani che fuggono.Uno scenario apocalittico. Da quando è iniziata la legislatura, durante la quale si sono succeduti tre premier che non hanno avuto alcuna legittimazione popolare, il Pd di governo si è occupato solo di salvare le banche demolendo i risparmiatori, di fare favori alle lobby del gioco d'azzardo e del petrolio, di fare tagli alla sanità e alla scuola, di abolire i diritti dei lavoratori, di fare una riforma costituzionale dannosa e giustamente bocciata dagli italiani, di fare una legge elettorale antimovimento5stelle salvo ripudiarla quando si sono resi conto che così non era e infine vederla demolita dalla Consulta. Quattro anni buttati al cesso".

"Quattro anni - insiste - di megastipendi a deputati e senatori che hanno lavorato solo per i propri partiti pigiando bottoni a chiamata. Quattro anni di rimborsi elettorali: 45,8 milioni di euro solo per il Pd. Dopo il 4 dicembre hanno detto che sarebbero andati via e che si sarebbe votato e invece ecco Gentiloni. E dagli italiani pazienza. Gentiloni doveva essere temporaneo e invece ora il Pd lo ha blindato garantendo che arriverà fino al 2018. E ancora pazienza. In questi giorni si sta consumando la scissione del Pd. Mentre il Paese si disintegra, il presidente del Consiglio si trastulla insieme al partito di governo in una spartizione di poltrone e poteri personali. L'italiano guarda, forse impreca, ma porta ancora pazienza, si rimbocca le maniche e continua ad andare avanti, ha altro a cui pensare; 'la troveranno una soluzione' pensa, 'mi lasceranno votare prima o poi'. Non sarà così. I mesi che ci attendono saranno devastanti. Il Pd non ha nessuna soluzione per il Paese, pensano alle banche degli amici, alle multinazionali che li finanziano e alle poltrone di parenti e colleghi. 

Gli italiani porteranno ancora pazienza, perchè noi italiani siamo così, siamo persone per bene. Ma tutto ha un limite. Il limite è settembre, quando i parlamentari, dopo tutta questa farsa, si intascheranno finalmente la pensione. A quel punto la pazienza sarà esaurita. Ci sarà l'armageddon dei partiti. L'italiano vorrebbe evitare di perdere le staffe, "lasciatemi votare" pensa "lasciatemi votare e fatemi scegliere il futuro che voglio per il Paese. Non tirate troppo la corda" Non provocate oltre il popolo. Si può andare al voto a giugno approvando la proposta del M5s per la legge elettorale a marzo e ad aprile sciogliere le camere. Se andate oltre (con le vostre beghe, con un premier invisibile, per prendervi la pensione) gli elettori se lo ricorderanno". Quindi i "versi" sulla falsariga della canzone di Cotugno: "Lasciatemi votare/con la matita in mano/lasciatemi votare/un programma serio e sano/Lasciatemi votare/perché ne sono fiero/ sono un italiano/un italiano vero".

Beppe Grillo, oggi a Roma, e Virginia Raggi potrebbe tenersi nel tardo pomeriggio in Campidoglio oppure domani mattina. Al centro dell'incontro potrebbe esserci anche la posizione del M5S sullo Stadio della Roma a Tor di Valle.

E proprio sul vincolo potrebbe aprirsi un nuovo capitolo. Il decreto ministeriale, annunciato dal ministro Dario Franceschini e in via di pubblicazione, prevede l'unificazione della soprintendenza a direzione di Margherita Eichberg (quella all'Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma che ha avviato l'iter di vincolo) con quella per l'area centrale di Roma attualmente guidata da Francesco Prosperetti. Proprio lui potrebbe 'ereditare' il procedimento avviato per vincolare l'Ippodromo di Tor di Valle. Tutti elementi che i pentastellati dovranno ben valutare, magari anche con il supporto dell'Avvocatura capitolina, prima di definire una volta per tutte la linea del Campidoglio.

Intanto Davide Casaleggio, a Roma da ieri sera con Beppe Grillo, ha lasciato alle 8 di questa mattina l'albergo che lo ospita per recarsi al Senato dove ha avviato una serie di incontri per la messa a punto del programma elettorale del M5s. Grillo è invece ancora in albergo dove ha ricevuto parte dello staff della comunicazione.

Giovedì 16 febbraio in un'affollata sala stampa della Camera dei deputati ha avuto luogo una conferenza stampa sulle DAT ("Dichiarazioni anticipate di trattamento"), in vista dell'imminente discussione del ddl in Aula, in cui hanno preso la parola chi ha vissuto quelle situazioni (lo stato vegetativo, il coma, la malattia grave) che sono spesso invocate nel dibattito sull'eutanasia e sulle DAT.

L’evento, organizzato da ProVita ONLUS, ha riscosso grande interesse e partecipazione giornalistica.

Ha introdotto e moderato Toni Brandi, presidente di ProVita onlus, il quale si è detto disgustato dal fatto che nel ddl sulle DAT si prevede la possibilità di disporre la sospensione dell'idratazione e dell'alimentazione, vincolando il medico - in quest'ipotesi - a uccidere per omissione. In seguito ha preso parola il deputato Eugenia Roccella, la quale ha ricordato lo stato delle discussioni alla Camera sul ddl sulle DAT lamentando il fatto che si vuole evitare il dibattito, saltando l'esame degli emendamenti e per mezzo di sessioni notturne.

Sylvie Menard, ricercatrice oncologica ed ex allieva del prof. Veronesi, era favorevole all'eutanasia e aveva persino redatto un testamento biologico. Ma quando scopre di avere un cancro inguaribile al midollo osseo, la sua prospettiva sulla vita e la morte cambia radicalmente: vuole vivere la sua vita fino in fondo e diventa una ferma oppositrice dell'eutanasia e del testamento biologico: nessuno può sapere come reagirà di fronte alla malattia

Roberto Panella, anche lui entrato in coma dopo un incidente, ha raccontato la sua lotta per la sopravvivenza e ribadito la dignità di ogni vita, anche quella che si trova in coma. La madre ha rivelato alcuni episodi spiacevoli riferiti al personale medico, che discutevano se lasciare morire Roberto in sua presenza. Ma Roberto recuperava progressivamente la coscienza: non dobbiamo sottovalutare la capacità di comprensione di chi apparentemente è "totalmente incosciente". 

Pietro Crisafulli, fratello di Salvatore Crisafulli, la cui vita e il cui risveglio dallo stato vegetativo sono raccontati anche in un film, ha testimoniato di come abbia compreso l'assurdità dell'eutanasia proprio aiutando suo fratello: nonostante le gravissime condizioni psicofisiche, la sua vita era assolutamente "degna". Nessuno è meno degno per le condizioni di disabilità.

In seguito, Sara Virgilio ha raccontato la sua storia: dopo un terribile incidente causato da un pirata della strada, lo stato di coma si è sommato a molte altre problematiche fisiche. Questo stato ha indotto i medici ha ritenere che al 99,9% Sara non ce l'avrebbe fatta, oppure, anche se fosse uscita dal coma, non ci sarebbero state possibilità di recuperare una vita "normale". Molte persone, davanti ad una prospettiva del genere, disporrebbero nelle proprie "DAT" di essere lasciati morire per disidratazione. Eppure la speranza dovrebbe essere sempre l'ultima a morire: Sara non solo è uscita dal coma, ma è riuscita a realizzarsi pienamente nella vita, sia nella sua carriera universitaria che professionale.

E' intervenuto poi Max Tresoldi: la madre di lui ha raccontato come, dopo un gravissimo incidente, Max sia entrato in coma e poi in stato vegetativo. I genitori di Max l'hanno circondato di cure e hanno sempre cercato di comunicare con lui, anche se molti medici e infermieri continuavano a ripetere che "era inutile". Max però si sveglia dallo stato vegetativo dopo dieci anni, e gradualmente comincia a comunicare con piccoli gesti. Il padre ha letto una lettera in cui, prima dell'incidente, Max aveva dichiarato di non voler vivere nell'ipotesi che si fosse trovato in uno stato di grave compromissione psicofisica: ma da quando a Max è toccato vivere effettivamente questa esperienza, dimostra sempre una forte voglia di vivere e una grande felicità.

Queste testimonianze smentiscono i presupposti che stanno alla base delle DAT e dell'eutanasia (anche omissiva): che ci siano vite "indegne di essere vissute"; che uno possa da "sano", sapere in anticipo il suo atteggiamento di fronte ad una grave malattia; che in coma e nello stato vegetativo "non ci sia niente da fare" e che il paziente sia come un "corpo morto". Max, Roberto, Pietro, Sara e Sylvie ci dimostrano invece la dignità di ogni vita, il coraggio nascosto delle persone comuni davanti alla malattia, e il fatto che convenga sempre vivere fino in fondo la propria vita.

A tal proposito si ricorda che ProVita ONLUS ha lanciato un accorato appello contro le DAT e l'eutanasia tramite la petizione presente al seguente collegamento

http://www.notizieprovita.it/notizie-dallitalia/no-alleutanasia-no-alle-dat-firma-anche-tu/

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