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Ha preso il via il 13 dicembre scorso, presso il Museo del Cenacolo Vinciano, il restauro della Crocefissione di Donato Montorfano e dei dipinti murali che ornano, nel refettorio di Santa Maria delle Grazie, la parete ovest, quella miracolosamente risparmiata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.

L’intervento - annunciato nel febbraio 2021 tra quelli prioritari per la Direzione Regionale Musei della Lombardia - è stato avviato dopo la predisposizione del impegnativo cantiere e al termine dell’iter di affidamento, che ha visto l’assegnazione ad  AuriFoliaRestauri, di Torino.

La progettazione dell’intervento è stata eseguita da Michela Palazzo, che ha diretto il Museo fino a poco prima dell’avvio del cantiere. La Direzione dei lavori, invece, è affidata a Emanuela Daffra, non nuova a cantieri impegnativi, coadiuvata da Lorenza dall’Aglio e da Silvia Zanzani, architetto che da pochi giorni ha lasciato la Direzione del Castello Scaligero di Sirmione per assumere proprio quella del Cenacolo Vinciano.

Le attività di restauro, nelle prime fasi, sono concentrate sul grande affresco della Crocefissione, per procedere poi sulla parete laterale. Su questa parete e sulla volta sono presenti motivi decorativi realizzati a partire dal 1488, mentre alle estremità sono visibili due lunette decorate. Quella adiacente all’Ultima Cena raffigura uno stemma in una ghirlanda di foglie e frutti ed è attribuita allo stesso Leonardo da Vinci.

Di quasi certa attribuzione leonardesca sono anche i ritratti di Ludovico il Moro con la moglie Beatrice d’Este e i figli, collocati nella parte inferiore della Crocefissione e ormai quasi del tutto perduti.

Come spiega Emanuela Daffra, direttore regionale musei della Lombardia, “Il cantiere, nato per esigenze conservative, sarà anche un'importante occasione di approfondimento sulla storia dell’edificio, sull'opera di Montorfano, sulle effigi ducali. Già dalle prime settimane di lavoro appare chiaro che molti dei luoghi comuni su questo dipinto dovranno essere rivisti e che lo studio sistematico della sua ‘materia’ aiuterà a dipanare le vicende di un luogo cruciale per la Milano rinascimentale.

Le cure del gruppo di lavoro interno, molto coeso, sono state però molteplici, rivolte sia alla salvaguardia delle pitture che al pubblico”.

Ogni aspetto dell’intervento, compreso l’allestimento del cantiere, è stato progettato in modo da minimizzare l’impatto su quella macchina delicata e complessa che è il refettorio, strenuamente protetto da polveri e inquinanti. Non solo: le diverse opere sono state organizzate e programmate in modo da poter mantenere aperto il Museo per tutta la durata dei lavori, riservandosi le lavorazioni più articolate o più rumorose agli orari di chiusura; i dettagli dell’opera temporaneamente nascosta sono offerti ai visitatori tramite un ledwall e il procedere del cantiere è raccontato sul sito attraverso costanti aggiornamenti.

 Fonte  Direzione regionale Musei Lombardia /  STUDIO ESSECI

Pablo Picasso, "Giovane Donna" 1909 - olio su tela, 92,3 x 73,3 cm.
Photograph The State Hermitage -  Museum, 2022. Foto di Pavel Demidov.

 

Dopo “L’Adolescente” di Michelangelo e “i Santi Pietro e Paolo” di El Greco,

un nuovo capolavoro delle collezioni del
Museo Statale dell’Ermitage di San Pietroburgo in Russia
arriva in mostra a Roma grazie al mecenatismo culturale della
Fondazione Alda Fendi – Esperimenti.

A partire dal 15 febbraio 2022, il dipinto viene presentato al pubblico presso gli spazi espositivi di rhinoceros gallery all’interno di Palazzo rhinoceros, il polo culturale affacciato sull’Arco di Giano e progettato da Jean Nouvel, cuore delle sperimentazioni artistiche e culturali
della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti.

Raffaele Curi, che traccia la linea artistica della fondazione, costruisce intorno al dipinto di Picasso un’ampia mappa esperienziale con un approccio immersivo e multimediale, in un percorso capace di mescolare musica, danza (dal Ballet Nacional de España al balletto Parade di Erik Satie) e memorie fotografiche della vita del pittore, dedicando inoltre un focus  nella mostra al rapporto
tra l’artista spagnolo e l’attore italiano Raf Vallone.

Promossa dalla Fondazione Alda Fendi – Esperimenti e dal Museo Statale Ermitage e organizzata da Il Cigno GG Edizioni in collaborazione con Ermitage Italia e Villaggio Globale International,
la mostra è aperta fino al 15 maggio, con ingresso libero.

È il nuovo, prezioso tassello di una collaborazione pluriennale tra la Fondazione Alda Fendi – Esperimenti e il celebre museo russo che, in occasione dei due precedenti appuntamenti espositivi dedicati a Buonarroti e a El Greco, è stata coronata da un successo di pubblico straordinario
 
Giovane donna, olio su tela del 1909, appartiene alle opere preminenti di Pablo Picasso ed è un esempio peculiare della ricerca del pittore nella fase del Cubismo analitico.
Il quadro ha partecipato a mostre internazionali ma non è mai stato esposto in Italia prima d’ora, il che rende straordinario l’evento espositivo della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti.

A posare per Picasso è la modella, per quasi 8 anni sua amante, Fernanda Olivier.
Il dipinto si rifà apertamente alla tradizione del ritratto da salotto, da cui tuttavia l'artista si discosta arrivando a dipingere la donna come l'idolo di un culto sconosciuto e misterioso.

Al di fuori della rappresentazione canonica di una bellezza ideale, la donna nuda è seduta in una poltrona di forma complessa e si staglia su uno sfondo neutro, scuro e astratto. I suoi occhi sono chiusi, sembra dormiente oppure sognante e la sua testa è leggermente inclinata. Manca una fonte di luce e le parti in cui si scompone il suo corpo sembrano illuminarsi di una luce interna.

La corporeità descritta da Picasso è atipica e scultorea.
L'estrema semplificazione della forma che si squaderna in molteplici sfaccettature è la componente essenziale di una pittura che si libera di tutti i dettagli secondari, celebrando il trionfo del disegno con linee ora dritte ora arrotondate. “L’artista rifiuta la rigidezza e la palpabilità materiale”, scrive nel testo critico che accompagna la mostra Olga Leontjeva, curatrice della pittura francese della seconda metà del XIX e del XX secolo del Museo Statale Ermitage. “Il suo personaggio diventa quasi effimero, si dissolve nel gioco delle sfaccettature, delle macchie chiare, si fonde con lo sfondo”.

Il dipinto apparteneva a Sergej Ščukin, celebre collezionista e mercante moscovita di opere del Modernismo francese, e fu da lui acquistato direttamente dall’artista.

Il titolo Giovane donna, come quello di altri dipinti di Picasso appartenuti sempre a Ščukin, fu dato dallo stesso collezionista ed è conforme al gusto del suo tempo e alla prudenza con cui, nell’ambiente dei mercanti di Mosca dell’inizio del XX secolo, veniva trattata la nudità.

Sergej Ščukin conobbe l’arte di Picasso a Parigi, dove il pittore si era trasferito a vivere nel 1904, frequentando l’appartamento di Leo e Gertrude Stein in Rue Fleurus che custodiva la più rappresentativa raccolta delle opere prodotte dall’artista fino ad allora.

Fu Matisse nel 1908 ad accompagnare per la prima volta Ščukin nell’atelier di Picasso,
dove potè ammirare Les demoiselles d'Avignon. Ci volle un anno per superare l’iniziale titubanza, ma quando il collezionista acquistò la sua prima opera cubista fu presto affascinato da questa nuova pittura, a lui prima incomprensibile, al punto da volere tutta la serie di tele di Picasso del 1908.

In mostra alla rhinoceros gallery è presente una rara fotografia della sala del palazzo di Ščukin dedicata a Pablo Picasso, nel 1914, nella quale si vede anche l’opera Giovane donna: in un ambiente di appena venticinque metri quadrati con le pareti bianche e un soffitto a cupola, si affollavano cinquantuno lavori disposti su più file  appartenenti al periodo blu, rosa e cubista del pittore.

A partire dal 1909 Sergej Ščukin iniziò ad aprire la sua residenza ogni domenica
dell'intellighenzia artistica russa, tra cui giovani pittori che altrimenti non avrebbero mai potuto vedere le tele epocali della sua collezione. Questa visione fu fondamentale per la nascita dell'avanguardia russa.

Requisite dallo Stato a seguito della Rivoluzione del 1917, tutte le opere della straordinaria collezione Ščukin furono nazionalizzate e tenute per oltre trent'anni nei depositi, bollate come “decadenti”.
Nel 1948 una parte delle di esse venne destinata all’Ermitage
e solo negli anni Cinquanta iniziò finalmente a essere esposta.

La collezione di Picasso del Museo Statale Ermitage a San Pietroburgo con i suoi trentotto dipinti –
e tra questi parte delle opere collezionate da Ščukin – è giustamente considerata
una delle più importanti al mondo per la rara completezza e per la sua qualità estrema

Il dipinto dell’Ermitage campeggia nello spazio espositivo della rhinoceros gallery, offrendosi allo sguardo dei visitatori con un potere magnetico irresistibile.

Raffaele Curi concepisce la mostra come un teatro, nel quale giganteggia un unico protagonista: lui, Pablo Picasso, con la sua Giovane donna seduta e scomposta secondo le regole geniali della sua invenzione artistica, il Cubismo.
Il quadro emerge dal nero delle pareti e sembra illuminato
da una luce interiore e preziosa.

Un unico segno fortissimo, per raccontare Picasso a tutto tondo. Racconta Raffaele Curi: “Pi-cas-so il destino di un uomo in un cognome! Ero un bambino di sette anni quando il mio maestro pronunciò per la prima volta il suono da concerto di Pi-cas-so, un artista legato fortemente alla musica. E le sue rivoluzioni pittoriche dal figurativismo al cubismo analitico seguono il classico quasi jazz di Satie, le pavane di Ravel, l’acciaio dorato di Stravinskij.
Per me è musica da sempre: PI-CAS-SO”.

È musicale la chiave di lettura proposta da Raffaele Curi lungo il percorso espositivo della mostra, volta a esaltare l’intima armonia dell’arte di Picasso. Il motivo conduttore dell’intervento installativo di Curi è la danza. Si parte da un’avvolgente videoproiezione delle prove dello spettacolo La Templanza del Ballet Nacional de España, in cui il pubblico si trova direttamente immerso nella coreografia di Miguel Angel Berna, tra ritmi di nacchere e vivaci indicazioni impartite ai danzatori, e si arriva alle immagini di Parade, il celebre balletto in un atto del 1917 della compagnia dei Balletti russi di Sergej Djagilev, con musica di Erik Satie, soggetto di Jean Cocteau, coreografia di Léonide Massine, programma di Guillaume Apollinaire e con la direzione artistica di Pablo Picasso, che disegnò il sipario, le scene e i costumi.

Tutti gli ambienti della rhinoceros gallery sono contaminati da suggestioni picassiane che alterano la percezione dei volumi. Lasciandosi alle spalle le vestigia della Roma antica che circondano il palazzo, i visitatori si ritrovano improvvisamente catapultati nella Parigi di inizio Novecento, davanti allo storico Café de Flore di boulevard Saint-Germain,  luogo di ritrovo di artisti, scrittori, filosofi, intellettuali.
Il café viene evocato in mostra con una finestra video,
come un sogno in cui riecheggiano le voci di Edith Piaf e Charles Trenet.

Un focus nella mostra racconta il rapporto tra Picasso e l’attore Raf Vallone, uno dei pochi personaggi italiani di cui l’artista fu amico, attraverso le fotografie provenienti dall’archivio del figlio Saverio Vallone. Personaggio di rilievo internazionale, non solo attore ma anche partigiano, calciatore e giornalista, Raf Vallone fu un vero intellettuale dal profilo originalissimo.
Una foto lo ritrae a casa di Picasso a Parigi. In un’altra del 1958, scattata nel suo camerino, Vallone è in compagnia del pittore, di Jean-Paul Sartre e di Jacques Prévert, dopo il suo debutto parigino nell’opera teatrale Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller con la regia di Peter Brook, che annoverò un successo di pubblico di ben seicento repliche.

Accanto alle fotografie di Vallone, una selezione di immagini della eccezionale vita privata di Pablo Picasso: scatti che lo vedono al fianco di tante personalità dell’epoca, appartenenti al mondo
dell’arte, del cinema, della letteratura, della politica e che raccontano
la costellazione delle sue amicizie, i suoi amori, la mondanità e l’intimità.

Un filo rosso lega la Roma di oggi e la Parigi di inizio Novecento: quello preziosissimo del mecenatismo. Attraverso gli esperimenti artistici della sua fondazione, Alda Fendi, mecenate ribelle innamorata della Città Eterna (che con questa mostra regala ai suoi concittadini l'occasione straordinaria di ammirare per la prima volta in Italia la Giovane donna di Pablo Picasso), si fa promotrice di una riflessione più ampia sul ruolo e sull'importanza del mecenatismo culturale.
Per questo, lungo il percorso espositivo, Alda Fendi si rispecchia idealmente nel ritratto di Gertrude Stein dipinto da Picasso a Parigi tra il 1905 e il 1906, subito dopo il loro primo incontro, ed evocato nell’esposizione sul grande videowall che accoglie i visitatori.

Con il fratello Leo, la poetessa e scrittrice Gertrude Stein fu protettrice di artisti e nel loro studio a Montparnasse, vero e proprio cenacolo culturale tra i più vivaci del suo tempo, trovò posto una delle prime mirabili collezioni di arte cubista della storia: non solo Picasso, ma anche Matisse e Derain.

Dichiara Alda Fendi: “Gertrude Stein con il suo gesto accogliente sceglie il talento di Picasso, ne è musa e talvolta consigliera, e tra le numerosissime donne amate dal pittore, forse la preferita. Forza del Mecenatismo e impietosa legge del talento, così scintillante di perdoni e follie. Picasso, il diamante della Stein, regala, attraverso di lei, l’irradiazione che solo il genio sa donare, negando sé stesso al mondo”.

Un amore, quello di Alda Fendi per Parigi, che si fa romanzo, viepiù avvincente nella misura in cui il suo appartamento nella capitale francese, dove ama soggiornare nel corso dei suoi viaggi oltralpe, è quello in rue Bonaparte 42 che fu di Sartre.

In un continuo gioco di rispecchiamenti, se Alda Fendi (insignita della Legion d’Onore dal presidente Macron) si immagina francese e veste i panni di Stein, allo stesso modo Pablo Picasso prende temporaneamente casa a Roma nella rhinoceros gallery.

Alessia Caruso Fendi, direttrice della galleria, sottolinea l’importanza del terzo appuntamento con l’Ermitage. “La rhinoceros gallery è un unicum: spazio che presenta opere di artisti, evocazioni culturali, snodi concettuali resi attraverso trasformazioni digitali, ispirazioni musicali.
È un contenitore di afflati artistici dalle molteplici facce”.

E, in questo senso, l'esposizione di un altro capolavoro, dopo Michelangelo ed El Greco, proveniente dalla prestigiosa istituzione museale russa esalta ancora una volta l'estrema versatilità di questo luogo della cultura non solo capitolina, ma aperta al mondo.

 

Fonte : Fondazione Alda Fendi 

 

Il Museo Nazionale di Finlandia ha restituito oltre 2.000 manufatti Sámi dalle sue collezioni alla comunità Sámi e al Museo Sámi Siida di Inari nel 2021. La mostra in corso ad Helsinki è il modo di celebrare questo rimpatrio che è significativo anche a livello internazionale.

Il contenuto della mostra comprende circa 140 oggetti della collezione Sámi, materiali d'archivio, foto e opere di artisti Sámi. La collezione Sami del Museo Nazionale è stata accumulata nell’arco di 170 anni, dal 1830 al 1998. Gli oggetti acquisiti per la collezione in vari momenti riflettono le idee ed i valori del loro tempo e dei loro collezionisti. La raccolta mette in mostra il significato del patrimonio culturale per le persone e l'identità ed intende incoraggiare a pensare al controllo e alla proprietà del patrimonio culturale. Questo ‘rimpatrio’ è un segno di cambiamento sia nella società che nelle operazioni museali.

La progettazione e la realizzazione multi - artistica dell'entità espositiva sono state eseguite d’intesa con la comunità Sámi e del Museo Sámi Siida. Il contenuto è a cura dall'attivista Sámi Petra Laiti, mentre l'artista visivo Sámi Outi Pieski è responsabile delle scelte artistiche e della direzione visiva. La mostra è prodotta dal Museo Nazionale della Finlandia.

Informazioni:

Visite guidate aperte in finlandese ogni domenica alle 14:30 (fino al 27 febbraio 2022)

In inglese alle 13:00 nelle domeniche successive. Attuale calendario: 20 febbraio 2022

In svedese alle 13:00 nelle domeniche successive:

30 gennaio 2022

27 febbraio 2022

Il percorso espositivo affronta i temi della mostra, come la ricerca e la registrazione della cultura Sámi, il colonialismo finlandese e la restituzione degli oggetti, e le storie degli oggetti. Le visite guidate aperte sono comprese nel prezzo del biglietto d'ingresso. Iscrizione in anticipo via e-mail dal lunedì al venerdì durante l'orario d'ufficio (dalle 9:00 alle 16:00)

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o chiedere se c'è ancora spazio per il tour quando si arriva al museo.

Durata di una visita guidata privata, 30–45 min.

Durante il tour interattivo, si esplorano i temi chiave della mostra e si utilizzano esercizi congiunti per approfondire la storia dei popoli indigeni,  la ricerca della cultura Sámi, importanza del diritto alla propria cultura. Gli esercizi del tour si basano sul metodo Dihtosis realizzato dal Parlamento Sámi e dall'Accademia della Gioventù. La visita può avvenire al museo o come tour online a distanza. Consigliato per bambini di età superiore agli 11 anni.

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