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Sabato, 01 Giugno 2024

Sette corone di fiori sono state deposte in via Isidoro Carini a Palermo, davanti alla lapide - ripulita dal Comune dopo le polemiche di qualche giorno fa - che ricorda il generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa e la moglie Emanuela Setti Carraro, uccisi il 3 settembre di 33 anni fa nel capoluogo siciliano. Durante la cerimonia in ricordo delle vittime e' stato osservato un minuto di silenzio, seguito da un lungo applauso, che e' stato preceduto dall'esecuzione del silenzio intonato dai militari dell'Arma. Alla commemorazione hanno preso parte le figlie del generale, il ministro dell'Interno Angelino Alfano, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il prefetto di Palermo Francesca Cannizzo. Tra gli altri rappresentanti delle Istituzioni, oltre a quelli delle forze dell'ordine, erano presenti anche il vicepresidente dell'Ars Giuseppe Lupo e l'assessore regionale alla Formazione Mariella Maggio.


Il generale dei carabinieri Carlo Alberto dalla Chiesa è stato  ucciso il 3 settembre del 1982 a Palermo, vittima di un agguato mafioso insieme con la moglie Emanuela Setti Carraro e l'agente di scorta Domenico Russo. Carabiniere figlio di carabiniere, Dalla Chiesa ha passato la sua vita a combattere la malavita del nord, la mafia siciliana e le brigate rosse.

Dalla Chiesa era nato a Saluzzo (Cn) il 27 settembre del 1920, suo padre era un ufficiale dei carabinieri, che diverrà vicecomandante generale dell'Arma come poi il figlio.
Il giovane Carlo Alberto a 22 anni indossa la divisa dei carabinieri. Riceve il suo primo incarico in Campania, alle prese con il bandito La Marca. In occasione del terremoto del Belice, nel 1968, organizza i soccorsi. Non c'era la protezione civile a quel tempo, e per ringraziarlo i comuni di Gibellina e Montevago gli diedero la cittadinanza onoraria.
Arriva poi in Sicilia. Per l'isola sono anni duri: a Palermo scompare il giornalista Mauro de Mauro (16 settembre 70), viene ucciso il procuratore Pietro Scaglione (5 maggio 71). Dalla Chiesa indaga sui due casi e tira fuori il rapporto dei 114, una mappa dei nuovi e vecchi capimafia siciliana, in cui compaiono per la prima volta nomi che torneranno spesso nelle cronache di fatti mafiosi e che allora erano ignoti ai più: Frank Coppola, i cugini Greco di Ciaculli, Tommaso Buscetta, Gerlando Alberti.

Nel 1973 Dalla Chiesa diventa generale e assume la guida della divisione Pastrengo a Milano, c'è da fronteggiare l'era sanguinosa del terrorismo rosso che si fa strada. Dopo il sequestro del giudice Sossi a Genova, il generale infiltra nelle br un suo uomo, Silvano Girotto, detto ‘’frate mitra’’, e arresta i padri storici del brigatismo, tra cui Renato Curcio e Alberto Franceschini.

Nel 1975 i carabinieri di Dalla Chiesa, nel corso di una operazione che porta alla liberazione dell'industriale Gancia, uccidono la moglie di Curcio, Margherita Cagol. Tempo dopo il generale riprende Curcio e altri brigatisti evasi dal carcere di Casale Monferrato. Ed è sua l'idea di rinchiudere i brigatisti nelle carceri di massima sicurezza (Cuneo, Asinara, Trani e Favignana, e poi Palmi).

Nel 1981 Dalla Chiesa diventa vicecomandante dell'Arma; poi il 2 maggio 1982 la nomina a prefetto di Palermo. Ed qui che solo quattro mesi dopo troverà la morte.Intanto da un articolo della Repubblica di un anno fa sulla uccisione del Generale  :

E' il 4 settembre del 2013 e il boss è video intercettato: tutte le conversazioni sono state depositate dall'accusa al processo per la trattativa Stato-mafia. Riina appare sprezzante, irriverente, parla del prefetto Dalla Chiesa senza alcun rispetto: "questo era ubriaco o era un folle. Riina prosegue: "Minchia, allora ... deve venire... va bene. L'indomani gli ho detto: Pino, Pino (..ruota l'indice ed il medio della mano sinistra - annotano gli investigatori della Dia nella trascrizione - alludendo verosimilmente ad un suo ordine di attivarsi per un omicidio) prepariamo armi, prepariamo tutte cose".

"Perciò appena è uscito lui con sua moglie ... lo abbiamo seguito a distanza ... tun ... tun ... (si porta la mano sinistra davanti la bocca come per indicare "lo abbiamo ucciso"). Potevo farlo là, per essere più spettacolare nell'albergo, però queste cose a me mi danno fastidio". Ecco dalla viva voce di Salvatore Riina la cronaca dell'omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, il prefetto che operò per appena 100 giorni a Palermo, prima di essere barbaramente trucidato a colpi di kalashnikov da un commando mafioso, la sera del 3 settembre 1982,

E poi ecco i dettagli, crudi sull'omicidio: "A primo colpo, a primo colpo abbiamo fatto... eravamo qualche sette, otto... di quelli terribili... eravamo terribili... L'A112 ... 0 uno, due tre erano appresso... eh... l'abbiamo ammazzato; Nel frattempo... altri due o tre ... ... lui era morto ma pure che era morto gli abbiamo sparato... là dove stava, appena è uscito fa ... ta ... ta .. , ta ... ed è morto".

Il boss afferma che lui conosceva il generale, in servizio a Corleone quando era ancora un giovane tenente dell'Arma. E proprio in virtù di ciò, nella logica di Riina, il generale-prefetto avrebbe dovuto rifiutarsi di tornare in Sicilia con pieni poteri: "Questo qua cominciò da Corleone. L'hanno fatto tenente a Corleone, nella caserma di Corleone... E Corleone lo sdisossò". Infine il capomafia accenna a Rita Dalla Chiesa: "Certe volte rido con la figlia, la figlia ... questa ha pure ... Canale 5, questa è appassionata con suo padre. Mischina ha fatto sempre bile con questo suo padre, minchia".

Il Ministro dell’Interno britannico, Theresa May, ha dichiarato sulle colonne del Sunday Times la sua intenzione di agire affinché gli accordi di Schengen sulla libera circolazione dei cittadini comunitari all’interno dell’Unione Europa vengano  rivisti in senso più restrittivo. Le parole  del Ministro dell’Interno preoccupano, soprattutto chi opera oggi a favore delle comunità italiane residenti a Londra, ma anche in altre capitali europee.

Infatti, gli italiani oggi sono nel Regno Unito una comunità numerosa e ben inserita di circa 238 mila unità, secondo i dati ufficiali più recenti dell’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, in crescita costante negli ultimi anni, la cui presenza è documentata all’interno del Rapporto Italiani nel Mondo 2015 della Fondazione Migrantes, che verrà presentato a Roma il prossimo 6 ottobre.

Anticipando alcuni dati del Rapporto, i cittadini italiani espatriati nel Regno Unito al 1° gennaio del 2015 sono 13.425, il 3,8% in più rispetto al 2014. La Migrantes aveva già messo in evidenza nel 2014 un boom di espatri verso il Paese anglosassone, + 71,5% dal 2013 al 2014, riflettendo sulla composizione demografica e sull’inserimento socio-economico dei connazionali che avevano scelto questa meta. Si tratta in prevalenza di giovani. In crescita anche i nuclei familiari. Non tutti laureati o dottori di ricerca, pochi con un’ottima conoscenza della lingua inglese, ma tutti con il desiderio di lavorare e di migliorare le proprie condizioni economico-sociali.

“In questo momento in cui la disoccupazione giovanile in Italia supera il 40%, e nel Sud arriva a superare anche il 50% - afferma mons. Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes - il rischio di una chiusura del Regno Unito anche ai comunitari può portare a una forte penalizzazione della migrazione giovanile italiana, in crescita, come segnalano anche gli operatori pastorali delle nostre missioni cattoliche italiane a Londra, in particolare. I nazionalismi, le chiusure della politica rischiano di avere un effetto boomerang anche sull’emigrazione giovanile italiana ed europea”. Purtroppo  - conclude Mons. Perego –“il rischio è che anche i migranti italiani nel Regno Unito costituiscano un problema e non una risorsa”.

 

“I ghiacciai e il permafrost si stanno riducendo ad un ritmo che non ha precedenti negli ultimi secoli. Tutto questo ha importanti conseguenze sulla disponibilità di acqua dolce, sul ciclo idrologico e sulla stabilità dei versanti, originando spesso situazioni di rischio per la popolazione e le infrastrutture.

La calda estate del 2015, con temperature senza precendenti nel mese di luglio da quando esistono rilevamenti di dati, è soltanto l’ultimo episodio di una serie di eventi climatici che stanno compromettendo la risorsa glaciale delle Alpi, modificando rapidamente gli ambienti alpini e noi saremo proprio in questi posti dove assisteremo in diretta al distacco dei ghiacci”ha affermato al Corriere del sud il professore Roberto Seppi del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pavia .

“Il Ghiacciaio del Belvedere, al cospetto della maestosa parete est del Monte Rosa, è un osservatorio privilegiato sulle trasformazioni in atto nel paesaggio glaciale delle Alpi. Si tratta di una delle aree più studiate e meglio documentate dell’intero arco alpino – ha continuato Seppi -  dove, negli ultimi decenni, più volte si sono verificate situazioni di rischio ambientale legate alla dinamica evoluzione degli ambienti glaciali. Da questo punto di vista, l’area del Ghiacciaio del Belvedere è unica nelle Alpi italiane. Ricordiamo soltanto i due episodi principali, la rotta glaciale del Lago delle Locce nel 1979, che ha alluvionato i tratti a valle danneggiando gli impianti di risalita, e la comparsa del lago epiglaciale denominato “Effimero”, che dal 2001 al 2003 ha rappresentato una seria minaccia di alluvione per tutta la Valle Anzasca”.

 

Il 26 Settembre la stampa italiana e straniera avrà la grande opportunità di essere direttamente sui ghiacciai accompagnati dai massimi studiosi delle Alpi e del fenomeno di scioglimenti dei ghiacciai. Si potranno osservare e filmare crolli attivi di seracchi di ghiaccio.

 

“Con il Press Tour  osserveremo La parete nord-orientale del Monte Rosa, che si innalza fino agli oltre 4500 m di quota delle vette più elevate. Si tratta  - ha proseguito Seppi - di una delle più imponenti pareti rocciose delle Alpi che, per le sue caratteristiche, è stata spesso paragonata agli ambienti himalayani. Negli ultimi decenni, questo settore del Monte Rosa ha avuto un’evoluzione particolarmente dinamica, legata alle trasformazioni della criosfera in relazione ai cambiamenti climatici. Imponenti frane, valanghe di roccia e ghiaccio, distacco di seracchi ne stanno rapidamente cambiando l’aspetto e i fenomeni in atto hanno attirato l’attenzione della comunità scientifica internazionale che ne ha documentato i possibili meccanismi. Si potranno osservare ed eventualmente filmare crolli attivi di seracchi di ghiaccio.

 

Vedremo Il Ghiacciaio del Belvedere,dove sarà possibile osservare le imponenti  lingue del ghiacciaio che, con una superficie di circa 4,5 km2 rappresenta il più esteso ghiacciaio delle Alpi piemontesi. Si tratta di un ghiacciaio particolare, la cui lingua terminale raggiunge una quota molto bassa (circa 1800 m) ed è completamente coperta di detriti. I ghiacciai di questo tipo sono definiti “ghiacciai neri” e caratterizzano soprattutto le valli himalayane, mentre sono molto più rari nelle Alpi. L’osservazione del Ghiacciaio del Belvedere offrirà l’occasione per parlare della situazione dei ghiacciai alpini e italiani e dell’intensa fase di riduzione che li sta caratterizzando a causa dei cambiamenti climatici in atto. Si parlerà anche dei numerosi episodi di rischio ambientale che si sono succeduti negli ultimi decenni in questa area”.

E’ un evento esclusivamente riservato ai giornalisti per l’anteprima stampa della Settimana del Pianeta Terra la più imponente kermesse di promozione delle Geo – scienze , ideata e voluta da Rodolfo Coccionidell’Università di Urbino e Silvio Seno dell’Università di Pavia , realizzata con il supporto delle Università Italiane , i Centri ed Istituti di Ricerca , dall’intero mondo delle Geo – Scienze . Un grande evento solo italiano , riconosciuto ufficialmente dal MIUR  durante il quale ci emozioneremo dinanzi all’Italia , al lavoro dei ricercatori, ai geo – siti di valore universale rimanendo affascinati da quanto gli scienziati di tutta Italia faranno vedere o racconteranno.  Scenderemo in grotte , visiteremo i Musei di Scienze Naturali, i siti archeologici nuovi, sconosciuti ma bellissimi . Eventi per tutti i gusti : 237 in contemporanea in tutto il Paese.

È online SudLavoro.it, nuovo spazio informativo nato con l’obiettivo di dare visibilità alle migliori opportunità di impiego provenienti dal Sud Italia.
Il sito, consultabile gratuitamente all’indirizzo www.sudlavoro.it, si fonda sull’idea di favorire l’incontro tra domanda ed offerta in un contesto economico globale sempre più complicato e in un’area specifica – il Mezzogiorno – dove la disoccupazione è ai massimi livelli (rapporto Svimez 2015).
Il portale, prossimo alla registrazione come testata giornalistica, può già contare su una redazione incaricata della selezione, verifica e stesura delle notizie, offrendo all’interno degli articoli tutti i riferimenti necessari per rispondere agli annunci.
Dalle ricerche di personale presso grandi aziende e privati alle selezioni in corso curate dalle maggiori agenzie per il lavoro, fino ad una ricca panoramica su concorsi e pubblico impiego, il portale offre una copertura completa di tutte le regioni meridionali: Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Basilicata, Puglia e Sicilia.
Non solo occasioni di impiego. Sulle pagine del portale spazio anche agli approfondimenti “Guida Lavoro” per fornire consigli ed indicazioni per chi è alla ricerca di occupazione e “Storie&Imprese”, sezione che intende raccogliere le testimonianze virtuose delle aziende del Sud che continuano ad investire e a generare ricchezza.
Il sito stesso nasce dall’incontro tra le idee di un ragazzo del Sud, Donatello Lorusso, e quelle di un giovane giornalista romano, Andrea Palazzo. A guidare il progetto la convinzione di riaffermare l’importanza delle proprie radici e la certezza che emigrare, abbandonare le città del Meridione, non sia l’unica soluzione possibile.

“Lo studio cristallochimico di rare fasi minerali rinvenute nelle miniere abbandonate delle Alpi Apuane meridionali (provincia di Lucca) da parte di ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra - Università di Pisa, ha portato alla scoperta di una diffusa
mineralizzazione a tallio (Tl) in questo territorio, sinora passata del tutto inosservata. Il tallio è un elemento chimico particolarmente tossico per l’uomo e altri organismi viventi” . Lo ha affermato al corriere del sud il professore Massimo D’Orazio del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa .  La Settimana del Pianeta Terra 2015 , in programma solo in Italia con ben 236 eventi , ideata e costruita da Rodolfo Coccioni dell’Università di Urbino e Silvio Seno dell’Università di Pavia , riconosciuta dal MIUR , vedrà in campo ricercatori, Università , i massimi Enti di Ricerca e l’apertura di tantissimi musei di Scienze , geo- siti unici al mondo, siti archeologici nuovi e sentieri da esplorare a qualsiasi quota.
“La ricerca che descriveremo durante La Settimana del Pianeta Terra, divulgandola  ai cittadini – ha concluso D’Orazio -  rappresenterà un caso emblematico per comprendere come la ricerca scientifica “di base possa avere delle importanti ricadute sulla società ed anche sulla vita di tutti i giorni.  Inoltre il tallio viene facilmente rilasciato dalle rocce che lo contengono, anche attraverso l’azione di batteri, e viene disperso nell’ambiente attraverso l’acqua acida che fuoriesce dalle gallerie minerarie abbandonate e i torrenti. L’evolversi delle ricerche, che hanno presto assunto un carattere multidisciplinare, con il coinvolgimento di geologi, agronomi e biologi, ha portato alla identificazione di una significativa contaminazione da tallio delle
acque potabili nell’area di Pietrasanta (Versilia). L’origine della contaminazione è stata subito individuata in una importante sorgente d’acqua ubicata proprio nel cuore dell’ex area mineraria. Tale sorgente, che è stata isolata dalla rete idrica, ha alimentato l’acquedotto pubblico di Valdicastello e di parte di quello di Pietrasanta per alcuni decenni. L’esposizione degli abitanti di questo territorio alla contaminazione da tallio è stata dimostrata dagli esiti delle prime campagne di analisi eseguite sulla popolazione locale dalle autorità sanitarie (ASL) e da enti di ricerca  (CNR).
Questa “storia” sottolinea il ruolo fondamentale che la ricerca scientifica dovrebbe avere in ogni società civile come guida per una corretta gestione dell’ambiente e delle sue risorse da parte delle autorità preposte”.

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