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Mercoledì, 15 Maggio 2024

La Grecia farà un pagamento di 300 milioni di euro per al Fondo Monetario Internazionale (Fmi) venerdì 5 giugno se entro quel giorno avrà raggiunto un accordo con i creditori anche qualora non ricevesse in tempo ulteriori aiuti. Lo riferiscono i media ateniesi citando dichiarazioni fatte da una fonte vicina al governo ellenico.

Il primo ministro greco Alexis Tsipras ha detto che la Grecia ha presentato una proposta di accordo con i creditori lunedì notte.
Tsipras non ha dato dettagli sul documento presentato limitandosi a dire che contiene "proposte realistiche". Parlando all'emittente statale Nerit Tv - riferisce Bloomberg - Tsipras ha ribadito che ora la "decisione spetta alla leadership politica dell'Europa" e si è detto convinto che i leader europei saranno realistici.

Nella proposta di accordo inviata da Atene ai creditori è indicato l'obiettivo di un surplus primario per il 2015 dello 0,8% e dell'1,5% per il 2016; e per l'Iva tre aliquote al 6%, 11% e 23%. Lo scrive Bloomberg citando l'agenzia Ana, facendo riferimento alla proposta di 47 pagine inviata lunedì ai creditori

I creditori della Grecia hanno abbassato l'obiettivo di surplus primario per il 2015 sotto l'1%. Lo scrive il quotidiano olandese De Volkskrant citando fonti vicine al dossier. Il nuovo target sarebbe compatibile con quello dello 0,8% proposto da Atene e sembra un primo segnale di compromesso per arrivare ad un accordo in tempi brevi. Atene avrebbe fatto concessioni sui tagli alla spesa pubblica portandola a 3,6 miliardi di euro per quest'anno, scrive ancora il quotidiano olandese nell'edizione online. Sempre stando alle indiscrezioni, la proposta di accordo messa a punto dai creditori prevede tagli alle pensioni, inclusa la tredicesima mensilità, riforma del mercato del lavoro con norme per facilitare i licenziamenti e abolizione di privilegi per alcune categorie di lavoratori.

In Grecia, "assumendo che si trovi un accordo con i creditori, la crescita resterà comunque debole", perché "l'incremento di investimenti e consumi sarà minato da condizioni di credito in deterioramento e bassa fiducia". Lo scrive l'Ocse nel suo Economic Outlook, stimando una crescita di +0,1% per quest'anno e +2,3% per il prossimo.

L'implementazione delle riforme rimane una sfida e un fallimento nel farlo danneggerebbe la crescita", scrive ancora l'organizzazione parigina, sottolineando in particolare che il debito resta "estremamente elevato", al 180% del Pil nel 2015 e 178,1% nel 2016. "La raccolta fiscale rimane una sfida - sottolinea l'Ocse - i prestiti non performanti nel sistema bancario continuano a ridurre la crescita del credito e l'incertezza sull'accordo con i creditori ha portato ad ampi prelievi nei mesi recenti". "Ulteriori riforme per migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione e la composizione del riassetto possono mitigare l'impatto dei vincoli fiscali - consiglia l'organizzazione - e anche rendere la crescita più inclusiva. Una riforma del fisco è necessaria per combattere l'0evasione e aumentare i redditi. Una rete di sicurezza sociale più ampia e ben progettata aiuterebbe i più vulnerabili e dividerebbe costi e benefici degli aggiustamenti in modo più giusto".

In campagna elettorale il partito di Syriza "non avrebbe dovuto fare così tante promesse". Lo ha detto il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, in un'intervista al magazine 'Wirtschaftswoche'. L'errore, secondo il ministro, è stato che il partito di Alexis Tsipras ha dato l'impressione che si potesse salvare la Grecia, senza grandi riforme.

Per cinque regioni la vittoria è sembrata netta già dalle prime proiezioni: in Toscana, Puglia e Marche fa il pieno di voti il centrosinistra. In Veneto il leghista Luca Zaia 'doppia' Alessandra Moretti del Pd e lascia molto più indietro il fuoriuscito Flavio Tosi.

La sorpresa arriva però dalla Liguria dove il consigliere politico di Silvio Berlusconi, Giovanni Toti, vince con il 34,4%, seguito ad una certa distanza dalla Dem Raffaella Paita con la M5S Alice Salvatore terza e Luca Pastorino, candidato della sinistra, quarto. Con il Pd che, come lo stesso premier Matteo Renzi aveva avvertito nei suoi comizi, paga la prima vera scissione a sinistra. "Il cinico disegno di Cofferati, Civati, Pastorino si realizza compiutamente", ha commentato la candidata del Pd Raffaella Paita.

In Umbria vittoriaper Catiuscia Marini (centrosinsitra) anche se nelle prime proiezioni sembrava che potesse aprirsi una chance per il candidato di centrodestra Claudio Ricci.

In Campania, dopo un testa a testa che lo ha visto, comunque, sempre in testa anche se di misura si afferma il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca primo (al 39,9% contro il 38% di Stefano Caldoro), superando di fatto anche la 'black list' stilata dalla presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi e ultimo pomo della discordia all'interno del Pd. In Puglia la vittoria scontata per Michele Emiliano il nuovo governatore e tra i primi a salutarlo il presidente uscente Nichi Vendola: "Complimenti sinceri affettuosi Emiliano per una vittoria così netta, forte, e auguri calorosi di buon lavoro, un lavoro che sarà durissimo, di una complessità incredibile".

Il Pd soffre, più del previsto, ma alla fine ottiene quel 5 a 2 che in nottata il vice segretario Lorenzo Guerini ha definito un "importante risultato". Ma la vittoria di Forza Italia in Liguria brucia e sotto accusa vanno le divisioni di quella che Matteo Renzi in campagna ha più volte definito la "sinistra masochista". La Lega, dopo la campagna a tappeto del leader Matteo Salvini, ottiene una buona affermazione, soprattutto al centro e il leader del Carroccio mette una seria opa sulla guida del centrodestra. Ma, si 'consola' Silvio Berlusconi: quell'area ha bisogno di essere unita per vincere, come avvenuto in Liguria con Giovanni Toti. Bene anche il Movimento cinque stelle che in tutta Italia si stanzia sul 20% con punte in alcune zone come Genova, dove la più giovane candidata governatrice, Alice Salvatore, sfiora un sorprendente 25%, staccata solo di tre punti dalla candidata Pd Lella Paita. I pentastellati sono addirittura il primo partito in tre regioni.

Uno dei dai emblematici è la bassa affluenza alle urne: si è recato ai seggi solo il 52,2% degli italiani nelle sette regioni in cui si votava, quasi 12 punti in meno rispetto al 64,1% delle precedenti consultazione omologhe a quelle di ieri.

a se i risultati finali fossero nell'ordine di grandezza delle previsioni la notizia è che il renzismo ha esaurito la sua spinta propulsiva e che il centrodestra è tutt'altro che morto. E questo indipendentemente da quante regioni, sul filo di lana, andranno alla fine all'uno o all'altro dei due blocchi (potrebbe essere un clamoroso 4 a 3 a fronte di una previsione di 6 a 1 per la sinistra).

Renzi, vero sconfitto di questa tornata con un Pd che crolla al 23%, deve ringraziare il cielo per le scissioni che hanno indebolito Forza Italia, data anzitempo per morta, per l'ennesima volta, dai soliti tromboni che ogni giorno pontificano sui giornali e in tv. Non può essere una coincidenza che dove il centrodestra si presenta al completo nella sua vecchia formazione (vedi Liguria e Umbria) con candidati credibili (come Giovanni Toti e Claudio Ricci), la partita con Renzi e con Grillo (anche lui non fa passi avanti) è aperta a ogni risultato. E non può essere una coincidenza che il buon risultato del centrodestra corrisponda con la ritrovata agibilità politica di Silvio Berlusconi, alla faccia di chi invocava una sua rottamazione come perno e garante della coalizione. A proposito di questo tema, sarà interessante verificareoggi, a spoglio concluso, se la Lega di Salvini è riuscita - come pare per esempio in Toscana, nelle Marche e nella stessa Liguria - a rompere lo steccato delle sue roccheforti del Nord e raccogliere consensi significativi nel centro sud. Da questo dato dipenderanno molte delle scelte future di Silvio Berlusconi.

L'ultima osservazione a caldo è la difficoltà di Renzi a confermare nelle urne lo strapotere che esercita nei palazzi della politica grazie a trucchi e ricatti su una classe politica in balìa della paura di andare a votare e perdere quindi il posto. Immaginiamo che Renzi non tarderà a regolare i conti con i suoi dissidenti e sabotatori. E conoscendolo non avrà difficoltà a farlo. Gli unici conti che non torneranno più restano quelli tra lui e gli italiani, sempre più scettici di fronte a un nuovismo senza contenuto e vessatorio.

"De Luca era candidabile, eleggibile e insediabile e seguirà questo percorso. Dopodiché c'è una legge che assegna competenza agli organi di governo. Ma la legge non parla di decadenza eventualmente di sospensione". Lo dice Lorenzo Guerini. A chi gli chiede se c'è la possibilità che si torni al voto in Campania risponde secco: "No". Stessa risposta a chi gli chiede se ci sia l'ipotesi che il governo cambi la Severino dopo l'elezione di De Luca.

"Siamo soddisfatti - ha commentato Debora Serracchiani - del lavoro fatto in questi mesi: il risultato delle regionali ci colloca con chiarezza e determinazione nellaprospettiva del 2018, ancora più determinati a portare avanti il processo delle riforme, che è stato supportato da un chiaro risultato sia a queste elezioni che alle precedenti". La Serracchiani ha parlato di una "vittoria netta e chiara". "Non sottovalutiamo  - ha detto il presidente Pd Matteo Orfini - il risultato della Liguria, che è figlio di una scelta irresponsabile della sinistra che oggi festeggia una vittoria della destra". Il risultato ligure, afferma Debora Serracchiani, "ovviamente ci amareggia".

 

Il centrosinistra vince nettamente in ToscanaMarchePuglia, ma deve subire un testa a testa in Umbria e Campania. Il centrodestra si aggiudica inveceLiguriaVeneto. Dalle urne escono sicuramente rafforzati M5S e Lega Nord, che si affermano in molte delle Regioni. I grillini, in particolare, sono arrivati secondi nelle Marche e sono il primo partito in Liguria. In generale il centrodestra ha dimostrato di potersi imporre restando unito, mentre ha pagato in Puglia le divisioni interne e gli scontri con Raffaele Fitto.

Cambia anche la geografia politica dell'Italia, con un Partito democratico decisamente indebolito (in media nelle sette Regioni ha preso il 24%) e un'affluenza sembre più drammatica (ha votato appena un elettore su due). In un ipotetico ballottaggio il centrosinistra dovrebbe vedersela con il Movimento 5 Stelle, tallonato dalla Lega Nord da Roma in su.

Il Pd sfonda il 40% soltanto in Toscana (46%), ma si ferma al al 35% nelle Marche e in Umbria, crollando al 25% in Liguria, al 20% in Campania e in Puglia, al 16% in Veneto. Il Movimento 5 Stelle va invece dal 22% della Liguria al 10% del Veneto. Corre anche la Lega Nord, che in Veneto ottiene il 17% più il 24% della lista Zaia. In Liguria il 20%, in Toscana il 16%, in Umbria il 14%, nelle Marche il 13%, mentre in Puglia ottiene appena il 2%. Forza Italia conquista il 18% in Campania, mentre va peggio nelle altre Regioni, mentre in Puglia con il 10,8% supera la lista Fitto (nonostante Schittulli abbia battuto la Poli Bortone). Bene Fratelli d’Italiache supera il 6% in Umbria e Marche, sfiorando il 5% in Campania.

Intanto Matteo Renzi sta zitto e vola - a sorpresa - in Afghanistan per visitare la base dei militari italiani a Herat. Dopo aver aspettato l'esito delle elezioni giocando alla Playstation con Orfini, il premier non commenta il risultato. Persino il suo profilo Twitter - in genere molto attivo - è fermo alle 20,35 del 30 maggio, quando il segretario Pd commentava il Giro d'Italia.

A parlare per il Pd sono i vicesegretari Debora Serracchiani e Lorenzo Guerini e il presidente, Matteo Orfini, che parlano di una "vittoria netta e chiara".

Era il 17 febbraio scorso quando 642 migranti, soccorsi dalla Marina Militare, sbarcarono a Porto Empedocle (Agrigento). Tra loro Abdelmajid Touil - sospettato di aver partecipato all'organizzazione dell'attentato al museo del Bardo di Tunisi. In una foto,in esclusiva del agenzia ansa il giovane, che è tra altri migranti, indossa una felpa scura con il cappuccio alzato, sotto un giubbotto chiaro con doppia chiusura-lampo, uno chiusa, l'altro aperta. Non ha la barba ed ha capelli più corti rispetto a come appare nella foto-segnaletica diffusa oggi dalla polizia. Sia nella foto di Porto Empedocle, sia in quella segnaletica si riconoscono sulla guancia destra del marocchino due lievissime cicatrici. L'identificazione del giovane è stata comunque confermata dal fratello Abderazak, al quale è stata mostra la fotografia.

Il cittadino marocchino di 22 anni è stato arrestato nel Milanese perché ritenuto uno degli esecutori della strage al Museo del Bardo a Tunisi. E' stato catturato dalla Digos e dai carabinieri del Ros a Gaggiano Milano. Era ricercato a livello internazionale dalle autorità Tunisine che lo ritengono coinvolto nell'attentato costato la vita a 24 persone, tra cui quattro italiane. Touil Abdelmajid è ritenuto responsabile della pianificazione e dell'esecuzione materiale dell'attentato al Bardo. In casa sua, in via Pitagora, a Gaggiano Milano gli investigatori della Digos hanno trovato e sequestrato del materiale che sarà analizzato dall'intelligence.

Il giovane era già stato identificato nel febbraio 2015 a Porto Empedocle dopo essere arrivato con un barcone con altre 90 persone. Dopo fotosegnalamento e impronte - ha spiegato in Aula Alfano - il questore di Agrigento ne ha disposto l'espulsione, ma "in quel momento nulla a suo carico era stato segnalato dalle autorità tunisine; ne consegue che non era considerato un soggetto pericoloso per la sicurezza nazionale".

L'uomo, che risulta irregolare, è stato trovato a casa dei parenti che invece hanno un permesso di soggiorno. Carabinieri e polizia hanno eseguito un provvedimento dell'Autorità giudiziaria tunisina.

Touil Abdelmajid aveva ricevuto un'ordine di espulsione. Secondo le accuse e la ricostruzione degli investigatori Abdelmajid sarebbe poi tornato nel proprio Paese per compiere l'attentato del 18 marzo. Il 22enne è stato preso in un appartamento di in una palazzina in via Pitagora, a Gaggiano (Milano) che condivideva con madre e due fratelli.

"Grazie alle forze dell'ordine che hanno arrestato in Lombardia uno dei ricercati della strage di Tunisi. Orgoglioso della vostra professionalità". Così il premier Matteo Renzi ha ringraziato su Twitter le forze dell'ordine.

Si terrà venerdì prossimo, 22 maggio, la prima udienza per Abdelmajid Touil, il marocchino di 22 anni arrestato per la strage di Tunisi, davanti ai giudici della quinta sezione penale della Corte d'Appello di Milano, che si occupano del procedimento d'estradizione. L'udienza di venerdì sarà il primo passaggio 'tecnico' del procedimento e in quella data verrà effettuata l'identificazione della persona per cui la Tunisia ha chiesto l'estradizione. In quella udienza, inoltre, verrà anche chiesto al marocchino se intende dare il consenso alla sua consegna alle autorità tunisine. Se ci sarà opposizione all'estradizione, come è probabile, da parte del marocchino, difeso dal legale Silvia Fiorentini, il procedimento verrà poi aggiornato ad altra data per la discussione nel merito sul mandato di cattura e sulla richiesta di estradizione. In seguito i giudici dovranno decidere sa dare l'ok alla consegna del giovane alla Tunisia.

Il 18 marzo scorso, giorno della strage al Museo del Bardo,Abdelmajid Touil (Abdallah), il marocchino arrestato ieri in Italia per l'attentato, non solo era a Tunisi ma quel giorno in place Pasteur avrebbe incontrato i due terroristi poi uccisi dalle forze speciali al museo ovvero Yassine Laabidi e Jabeur Khachnaoui, e con loro si sarebbe poi diretto verso il Bardo. Insieme ai due terroristi, secondo i media, c'era un tale Othmane. Sono le indiscrezioni dell'inchiesta che tendono a mettere in luce il ruolo del giovane marocchino nell'attentato al museo. Sempre secondo indiscrezioni riportate dai media tunisini Touil Abdelmajid avrebbe preso parte alla seconda riunione della cellula terroristica responsabile dell'attacco, avvenuta l'11 marzo, nella quale è stato deciso di incaricare Med Amine Guebli e Elyes Kachroudi di fornire i kalashnikov agli assalitori.

Andranno chiariti" i movimenti di Abdel Majid Touil, il marocchino sospettato di essere coinvolto nella strage di Tunisi, dopo il suo ingresso in Italia lo scorso 17 febbraio: "tra quella data ed il 19 maggio non sono emerse evidenze della sua presenza sul territorio nazionale". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, nella sua informativa alla Camera sull'arresto del marocchino sospettato di essere coinvolto nella strage del Bardo a Tunisi

l ministro ha rivendicato l'arresto come un "successo investigativo frutto anche della buona cooperazione tra diversi Paesi nella lotta al terrorismo". Alfano ha ribadito il suo ringraziamento alle forze dell'ordine ed all'intelligence. Alfano ha sottolineato di non aver mai escluso il rischio di terrorismo, anche sui barconi e affermato che l'allerta è elevatissimo".

Alfano ha sottolineato come quando arrivò in Italia e fu identificato e ne fu disposta l'espulsione "nulla a suo carico era stato segnalato dalle autorità tunisine" dunque "non era considerato un soggetto pericoloso per la sicurezza nazionale".

Il ministro ha rivendicato l'arresto come un "successo investigativo frutto anche della buona cooperazione tra diversi Paesi nella lotta al terrorismo". Alfano ha ribadito il suo ringraziamento alle forze dell'ordine ed all'intelligence. Alfano ha sottolineato di non aver mai escluso il rischio di terrorismo, anche sui barconi e affermato che l'allerta è elevatissimo".

sempre detto che l'allerta è elevatissima, anche sull'uso dei barconi per l'infiltrazione di terroristi, pur se finora mancano riscontri". Così il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, nella sua informativa alla Camera sull'arresto del marocchino sospettato di essere coinvolto nella strage del Bardo a Tunisi. Nel 2015 - ha spiegato il ministro - sono stati espulsi dall'Italia 33 soggetti coinvolti nella minaccia del terrorismo: erano stati 13 in tutto il 2014.

"Questo è il quaderno su cui mio fratello studiava italiano. C'è la pagina del 19 marzo. Come avrebbe fatto a rientrare dalla Tunisia?". A parlare all'ansa è Abderazzak Touil, il fratello di Abdelmajid Touil, il marocchino arrestato per l'attentato al museo Bardo del 18 marzo 2015. Abderazzak mostra il quaderno, che non fa parte del materiale sequestrato finora. Partono dai primi di marzo e arrivano fino ai primi di aprile le date delle lezioni appuntate. "E' quello di Abdelmajid", afferma il fratello Abderrazzak. Ha la copertina rossa, con una quarantina di pagine scritte con una calligrafia incerta, e molte fotocopie. Sono lezioni di italiano del corso che il 22enne frequentava in una scuola della zona.

Il governo di Atene non sarà infatti in grado di pagare le rate del prestito del Fmi entro il 5 giugno semplicemente perchè non ha i soldi per farlo. E quello che sino a ieri era ampiamente probabile, oggi è diventato ufficiale: "Le quattro rate per l'Fmi - spiega in tv il ministro dell'Interno Nikos Voutsis - a giugno ammontano a 1,6 miliardi di euro. Questo denaro non sarà versato, perché non c'è". Parole nette che accrescono l'ansia attorno al dossier greco.

E mentre sul fronte europeo, dalla Commissione, alla Bce, ai grandi creditori, si continua a lavorare per un compromesso, soprattutto sul piano delle riforme, tra Atene e l'istituzione di Washington si registra un drammatico impasse. Secondo molti osservatori, se la Grecia non fosse nell'Eurozona, con questa esposizione nei confronti del Fondo, avrebbe già fatto la fine dell'Argentina di qualche anno fa. Ma lo scenario è come noto radicalmente diverso. In gioco, infatti, non c'è solo il default di un Paese ma la cosiddetta Grexit, con gli effetti sulla tenuta dell'intera area della moneta unica. Non a caso, dopo l'annuncio dell'insolvenza nei confronti del Fondo, il ministro delle Finanze, Yannis Varoufakis, lancia un messaggio inequivocabile a Bruxelles e a tutte le cancellerie europee: "L'uscita della Grecia dalla moneta unica sarebbe l'inizio della fine per il progetto dell'euro. Se ci si trova in un'unione monetaria - aggiunge - uscirne è catastrofico". Quasi come dire che siamo tutti nella stessa barca. E che nessuno possa pensare di risolvere il problema greco facendo pagare il prezzo di un accordo al solo governo di Atene. "Una volta che si mette nella testa degli investitori che l'euro non è indivisibile - aggiunge - è solo una questione di tempo prima che tutto inizi a disfarsi. La Grecia ha fatto enormi passi avanti raggiungendo un accordo. Spetta ora alle istituzioni fare la loro parte. Noi - spiega parlando delle trattative in corso - li abbiamo 'incontrati' a tre quarti del percorso. Ora devono venirci incontro loro nell'ultimo quarto del cammino". Insomma, ancora il braccio di ferro che estenuante va avanti da mesi, con Atene che ripete di non poter più accettare altre politiche di austerità, e chiede più tempo. E i suoi interlocutori che spingono per ottenere fatti concreti. Tuttavia, il tempo stringe sul serio: la settimana prossima il governo è chiamato a pagare salari e pensioni, quella dopo era prevista la restituzione dei soldi al Fondo. Mercoledì il premier Alexis Tsipras è atteso a Bruxelles per un'audizione al Parlamento europeo. Quindi giovedì e venerdì occhi puntati a Dresda, dove si riunisce il G7 economico che stavolta di fatto sarà la riunione del club dei grandi creditori di Atene.

In pratica non si può lasciare l’Eurozona senza uscire dalla Ue. In teoria, però, uno Stato membro può chiedere di abbandonare l’euro senza uscire dall’Unione europea, anche se non esistono modalità certe per lasciare l’Eurozona. Insomma, Atene può uscire dall’Ue e, seppure in modo piuttosto tortuoso, di abbandonare l’euro tornando alla dracma.

Gli analisti hanno stimato che resuscitare la dracma determinerebbe una svalutazione tra il 40% e il 50% solo nel primo anno. In questo modo, però, Atene uscirebbe anche dal mercato unico europeo e dovrebbe ricostruire nuove relazioni commerciali con il resto del mondo, rischiando di rimanere isolata. La Grecia non è un Paese ricco, non ha materie prime: il contraccolpo sulla sua economia e sui livelli di vita della popolazione sarebbe dunque durissimo. L’inflazione potrebbe salire rapidamente a due cifre. Il potere d’acquisto dei cittadini greci verrebbe schiantato, la povertà aumenterebbe. La Grecia è solo un piccolo ingranaggio dell’area euro, non certo un perno centrale. Il suo pil pesa solo il 3% in Europa, eppure, in caso di uscita dall’euro o anche di default, l’effetto domino sui mercati, il cosiddetto contagio, seppure limitato, potrebbe avere riflessi rilevanti.

Pier Carlo Padoan, nei giorni scorsi, si è esercitato su questo tema prefigurando uno scenario meno drammatico ma ammettendo che "se la Grecia esce dall’euro sono possibili shock anche per noi". "Il contagio a breve termine non mi preoccupa - ha spiegato Padoan - perchè ci sono gli interventi in corso della Bce e il Quantitative easing è uno scudo che funziona. Inoltre, la situazione italiana è molto più solida rispetto a due-tre anni fa. Il vero problema - aggiunge - è nel medio periodo. Se ci fosse una Grexit, se Atene abbandonasse l’euro, l’Unione monetaria diventerebbe un animale diverso. Un insieme da cui si può uscire non sarebbe più irreversibile. E questo, nel medio periodo aggiunge una possibilità a quelle che esistono attualmente. Questo cambierebbe i prezzi, laddove ci fossero tensioni. Se entriamo in un contesto nel quale c’è una possibilità in più, quella dell’uscita dall’euro, il sistema diventa i

Come riporta la stampa spagnola, infatti, con la conquista da parte di Podemos di Barcellona, e con ogni probabilità di Madrid, Valencia e Saragozza in alleanza con i socialisti, e il crollo dei consensi per il Pp del premier Rajoy, gli spagnoli hanno impresso al paese una svolta a sinistra. Per la prima volta nella storia del paese i voti di Pp e Psoe insieme rappresentano solo metà dell' elettorato, davanti all' affermazione dei due movimenti del 'nuovo', Podemos e Ciudadanos, e a Valencia del locale Compromis che arriva secondo.

"Il vento della Grecia, il vento della Spagna, il vento della Polonia - dice il premier Matteo Renzi a Rtv38 - non soffiano nella stessa direzione, soffiano in direzione opposta, ma tutti questi venti dicono che l'Europa deve cambiare e io spero che l'Italia potrà portare forte la voce per il cambiamento dell'Europa nelle prossime settimane e nei prossimi mesi".

"L'euro serve ma serve anche l'Europa e perché perché l'Europa ci sia c'è bisogno di cambiare la politica economica e c'è bisogno anche di un po' più di umanità", ha detto Renzi. "Ho detto alla Merkel, a Hollande, a Cameron, anche con un po' di commozione, fate quello che vi pare ma noi quel barcone con 800 morti lo riportiamo su, perché vogliamo dare sepoltura" ai morti e perché "tutta L'Europa deve rendersi conto che quello che sta avvenendo nel Mediterraneo è qualcosa che riguarda il nostro essere cittadini europei. Insomma - ha proseguito - il vento della Grecia, il vento della Spagna, il vento della Polonia non soffiano nella stessa direzione, soffiano in direzione opposta, ma tutti questi venti dicono che l'Europa deve cambiare e io spero che l'Italia potrà portare forte la voce per il cambiamento dell'Europa nelle prossime settimane e nei prossimi mesi".

"Oggi mi aspetto la decisione politica formale di stabilire l'operazione navale, quindi con l' indicazione di quartier generale e di comando". Lo indica Federica Mogherini arrivando nelle sede in cui oggi si riunisce, per la prima volta in 12 anni, il consiglio dei ministri europei degli esteri e della difesa in formato 'jumbo'. Il consiglio, aggiunge Mogherini, avvierà anche la fase di "pianificazione nel dettaglio" dell'operazione navale per la quale servirà una risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu. A proposito della risoluzione Onu, Mogherini ricorda che "per questo sono stata a New York due volte negli ultimi dieci giorni" ed osserva di "non aver trovato maggiori resistenze politiche ad una risoluzione del Consiglio di Sicurezza anche capitolo 7", ovvero che preveda anche l'uso della forza militare.

"Ma è chiaro - aggiunge l'alto rappresentante per la politica estera europea - che tutto il lavoro sulla stesura della risoluzione stessa è ancora da finalizzare. Ed è anche chiaro che non è la Ue a sedere al Consiglio di Sicurezza. Noi stiamo coordinando il lavoro degli stati membri. Anche il fatto che stiamo coordinando a livello europeo il lavoro degli stati membri che siedono in consiglio di sicurezza, con il contributo fondamentale dell'Italia, dà il senso di un'azione politica europea nuova nello scenario internazionale, che credo ci dia una forza e una legittimità molto forti a livello internazionale".
Quanto all'opposizione della Francia al sistema delle quote per i richiedenti asilo, Mogherini ha osservato che "condividere la responsabilità di cosa facciamo delle persone che salviamo è parte integrante della strategia" Ue per l'immigrazione. Mi aspetto - ha aggiunto - che gli stati membri, gli stessi che hanno chiesto alla Ue di agire velocemente e efficacemente, consentano all'Europa di essere efficace in questa azione in tutti i suoi aspetti: nell' operazione navale, nel salvataggio delle vite in mare ed anche nella gestione delle vite che salviamo".


Secondo la Spagna la Commissione "deve rivedere la sua proposta" di stabilire quote obbligatorie per la redistribuzione di rifugiati. Lo afferma il ministro degli esteri spagnolo, José Manuel Garcia-Margallo. "Lo sforzo di solidarietà - sottolinea - deve essere proporzionato, giusto e realista, cosa che la proposta della Commissione non è".

"Condividere la responsabilità di cosa facciamo delle persone che salviamo è parte integrante della strategia" Ue per l'immigrazione. Così Federica Mogherini replica ai dubbi del premier francese sulla redistribuzione dei migranti. "Mi aspetto che gli stati membri, gli stessi che hanno chiesto alla Ue di agire velocemente e efficacemente, consentano all'Europa di essere efficace in questa azione in tutti i suoi aspetti: nell'operazione navale, nel salvataggio delle vite in mare ed anche nella gestione delle vite che salviamo...

"Gli imbarazzati distinguo del ministro Alfano e le reticenze del governo francese - che si uniscono a quelle dell'Ungheria dopo Gran Bretagna e Slovenia - sul riparto in ambito UE delle quote di profughi dal Nord Africa approfondiscono le nostre fortissime preoccupazioni: l'agenda di Bruxelles obbliga ad un ripensamento completo dell'attuale sistema di gestione dei migranti e soprattutto conferma che l'Italia diventerà un enorme campo di accoglienza per centinaia di migliaia di disperati". Lo afferma Corrado Passera, presidente di Italia Unica. "L'Italia - continua Passera - ha già assorbito negli anni scorsi 5 milioni di migranti regolari, entro certi limiti programmati. Ora deve affrontare un gigantesco fenomeno di migranti non programmati e del tutto irregolari con strutture di accoglienza che sono al collasso a causa di un flusso enorme di disperati e degli adempimenti necessari: dal salvataggio in mare al foto segnalamento, all'identificazione, alla selezione di quelli con diritto di protezione. Collasso dovuto in parte a nostre gravi carenze organizzative da colmare con grande velocità; in parte appunto alla dimensione del fenomeno (che potrà solo peggiorare) ma anche e soprattutto a decisioni comunitarie che l'Italia sta avallando e che acuiranno una già gravissima crisi". "L'alto commissario Mogherini - conclude Passera - faccia valere queste preoccupazioni sul tavolo del negoziato, prima e parallelamente alla definizioni delle missioni per il blocco delle partenze degli scafisti. Altrimenti l'Italia continuerà drammaticamente ad essere da sola a gestire, anche economicamente, un'emergenza dilagante e non più sopportabile".

"Crediamo che si debba intervenire in Libia, aiutando il governo a riprendere il controllo delle coste e dei porti; ma bisogna anche avviare il blocco navale e una volta ripreso il controllo delle coste, bisognerà aprire in Africa dei centri di accoglienza per visionare le richieste di asilo politico, con una missione europea, e da lì distribuirli equamente a tutti i paesi dell'Unione". Così Giorgia Meloni, da Sanremo, interviene sul caso immigrazione. In mattinata, la leader di FdI ha visitato la stazione ferroviaria di Ventimiglia, dalla quale ogni giorno partono decine di immigrati verso la Francia.

"Nessuno può pensare di lasciarci di nuovo soli a gestire la drammatica situazione dell'Africa e del Medio Oriente. L'Italia non può continuare a pagare un prezzo alto, come ha invece fatto finora". Lo afferma al Corriere della Sera il ministro dell'Interno Angelino Alfano, secondo cui "la Francia è sempre stata al nostro fianco nel chiedere un intervento dell'Europa in materia di immigrazione, sarebbe assurdo se avesse cambiato posizione proprio adesso". Per cui, "indietro non si torna, l'obiettivo è comune. La ricollocazione dei profughi? Noi riteniamo che debba accadere al termine delle procedure di identificazione e di fotosegnalamento: quindi pochi giorni dopo gli sbarchi". "Non voglio nemmeno immaginare che il piano Juncker salti, le quote non si toccano", sottolinea Alfano anche al Quotidiano nazionale. "La Francia frena? E' una mossa di politica interna, ma chiariremo i dubbi". Intervistato da Repubblica, Alfano spiega che "Berlusconi non aggrega più, il declino è irreversibile, nel 2016 saremo noi a unire il centrodestra. Ora la nostra posizione è diversa da quella di Raffaele Fitto. Ma le forze alternative a Salvini e al Pd dovranno unirsi". Sui tempi, Alfano fa sapere: "Credo che dopo il referendum costituzionale del prossimo anno occorrerà entrare nel merito e cominciare a organizzarsi quando mancherà ancora un anno e mezzo dal voto".

I combattenti dello Stato Islamico arrivano in Europa anche a bordodei barconi che attraversano il Mediterraneo: lo ha detto un consigliere governativo libico alla Bbc. Secondo il consigliere, Abdul Basit Haroun, che ha parlato con scafisti in zone del Nord Africa controllate dall'Isis, gli scafisti nascondo i miliziani tra i migranti.

Haroun ha inoltre indicato che i jihadisti stanno pianificando ulteriori attacchi in Europa. Quanto ai miliziani inviati in Europa sui barconi, secondo Haroun l'Isis permette agli scafisti di operare in cambio di metà dei loro guadagni. L'Isis usa "i barconi per la sua gente che vuole mandare in Europa poichè la polizia europea non sa chi è dell'Isis e chi è un normale rifugiato", ha detto il consigliere durante un'intervista alla Bbc Radio 5, secondo quanto riporta la Bbc online. I miliziani, ha proseguito, occupano posti separati dagli altri migranti sui barconi, non temono la traversata e sono convinti aderenti dell'Isis: "lo sono al cento per cento", sottolinea.

Il ministro dell'Interno Angelino Alfano, però, ribadisce di non avere allo stato traccia di terroristi sui barconi. "Fin qui - sottolinea - non abbiamo traccia di presenze di terroristi sui barconi. Questo non significa che abbiamo abbassato la tensione e l'attenzione, che rimangono altissime su questo argomento". Su questa problematica, ha aggiunto Alfano, "hanno indagato peraltro anche varie procure e non hanno trovato fin qui riscontri" ha aggiunto Alfano, a margine di un'iniziativa elettorale a Pesaro. "Per cui - ha proseguito - noi speriamo che abbiano ragione le procure e che abbiano ragione i nostri, che hanno fatto tutte le valutazioni sul campo per dire che fin qui non c'è traccia. Ma comunque - ha concluso - questo ci porta ad essere egualmente attenti nella consapevolezza che non c'è un Paese a rischio zero e che dobbiamo stare veramente con un'allerta sempre alta".

Per le Regioni rivierasche dell'Europa esposte al fenomeno delle migrazioni di massa dall'Africa, il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, chiede un risarcimento economico da parte dell'Unione europea. Il governatore ha proposto di inserire la richiesta, "come elemento di giustizia", nel documento conclusivo che sarà concordato dai rappresentanti di Provenza-Alpi-Costa Azzurra, Andalusia, Catalogna, isola di Gozo, Grecia dell'Ovest, riuniti a Palermo per una seminario sul tema dell'immigrazione. Il documento sarà poi consegnato al presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz. Rispetto alla gestione dei flussi migratori, il governatore ha aggiunto: "E' chiaro che senza una intesa con i governi di Tobruk e persino di Tripoli sarà difficile pensare di potere bloccare in modo efficace e reale l'immigrazione reale". Crocetta poi ha parlato delle preoccupazioni per un eventuale conflitto in Libia. "La situazione ci preoccupa molto, il punto più vicino alla Sicilia è a soli 150 Km - ha detto - Non non riusciamo a parlare di una situazione bellica con la stessa freddezza con cui ne sento parlare a Bruxelles o a New York.
Noi sappiamo che un conflitto potrebbe coinvolgere anche la nostra isola, come anche Malta".
Siamo stati dimenticati dal Governo nazionale, mentre Lampedusa ha avuto dal Cipe 20 milioni per l'emergenza migranti, Pozzallo neanche un centesimo. Sono disposto a tutto, farò qualcosa di eclatante per ottenere quello che spetta alla mia città". Luigi Ammatuna, sindaco di Pozzallo, è fuori di sé quando ha saputo della penalizzazione del suo comune. "Lo scorso anno - aggiunge - sono arrivati a Pozzallo 28 mila migranti, questo non è bastato per avere un minimo di attenzione. Se non verrò ascoltato ci saranno azioni eclatanti. Ho ricevuto un pugno allo stomaco quando ho saputo che Lampedusa aveva ricevuto fondi e noi nulla. Qualcosa la farò, mi dovranno ascoltare".

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