Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Sabato, 18 Maggio 2024

Al Salone del libro Loren…

Mag 15, 2024 Hits:370 Crotone

L'Istituto Ciliberto-Luci…

Mag 14, 2024 Hits:149 Crotone

Le opere di Bach: gli eff…

Mag 02, 2024 Hits:445 Crotone

In città l'ultima tappa d…

Apr 30, 2024 Hits:477 Crotone

Convegno Nazionale per la…

Apr 23, 2024 Hits:693 Crotone

L'Associazione "Pass…

Apr 05, 2024 Hits:1100 Crotone

Ritorna Calabria Movie Fi…

Apr 03, 2024 Hits:1092 Crotone

La serie evento internazi…

Mar 27, 2024 Hits:1464 Crotone

"Mi sarei aspettato che nelle convocazioni a Villa Pamphili il governo presentasse un piano ben dettagliato, un cronoprogramma con gli effetti attesi, una tempistica, gli effetti sul Pil. Io tutto questo non l’ho visto, sarei curioso di leggerlo, vorrei ascoltare tutto ciò". Lo ha detto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, in occasione del primo incontro con la stampa dedicato ai corrispondenti esteri, in video conferenza, in merito agli Stati generali del governo.

"Noi veniamo da errori di lunga data. Abbiamo problemi di demografia, è un paese che viene fuori da 25 anni di bassa produttività' su questo non siamo mai intervenuti e soprattutto ormai c'è una propensione del pubblico ad entrare come gestore dell'economia cosa che basta vedere Alitalia e Ilva per capire i danni che ha prodotto".

Per poi precisare: "Come Confindustria noi siamo sempre positivi e propositivi e quindi andremo a Villa Pamphili dicendo quello che pensiamo e soprattutto presentando il nostro piano ben preciso".

"Noi ci crediamo, noi non molliamo e ci impegneremo affinché questo paese possa esprimere quelle potenzialità che gli hanno permesso di essere un grande paese trasformatore, di essere il secondo esportatore dopo la Germania e di poter mettere in campo quel modello, come la Germania, di rapporto tra istituzioni e parti sociali che ha consentito di mettere in campo 15 pagine (di piano di rilancio, ndr) e un bazooka di 120 miliardi per rilanciare l'economia", ha aggiunto

Intanto altro che sovranisti italiani. A far crollare il mito dell’euro potrebbe essere la Germania, lo stesso Paese che, nell’ultimo ventennio e grazie proprio alla moneta unica, ha visto crescere il proprio export netto fino a un valore di 3.300 miliardi di euro (a fronte dei nostri miseri 420 miliardi).

Come ha ricordato il quotidiano La Verità, è passato oltre un mese da quando la Corte costituzionale tedesca ha emesso la sentenza che potrebbe cambiare le sorti dell’Eurozona. Il tempo scorre inesorabile e la data spartiacque del 5 agosto si avvicina.

Entro quel giorno, hanno decretato i giudici di Karsruhe, la Bundesbank (la Banca centrale tedesca) “non può più partecipare all’attuazione e all’esecuzione delle decisioni della Bce”, a meno che quest’ultima non dimostri “in modo comprensibile e comprovato che gli obiettivi di politica monetaria perseguiti …

Nel caso in cui la Bundesbank dovesse smettere di acquistare i titoli dalla Bce, sia nel programma Pspp che nel Pepp, e vendere i Bund in portafoglio, in quel caso ci sarebbero due effetti. Primo: aumenterebbero i rendimenti dei Bund. Secondo: scatterebbe la corsa per vendere i nostri Btp. Un terremoto del genere, in una simile eventualità, potrebbe essere l'antipasto capace di far tramontare l'euro.

Secondo il giornale questa era la presa di posizione dei giudici. E la politica tedesca? Governo e Parlamento dovrebbero, sempre secondo la sentenza, adottare “misure volte a garantire che la Bce effettui una valutazione della proporzionalità”. La Bce non sembrerebbe avere alcuna intenzione di rispettare il giudizio della corte tedesca, dando informazioni o spiegazioni di sorta.

Nel frattempo gli esperti dei servizi di ricerca del Bundestag hanno fornito la loro valutazione al presidente del Parlamento tedesco, Wolfgang Schaeuble. “La Bundesbank deve essere il principale responsabile di questa revisione”, ha riportato il quotidiano Augsburger Allgemeine, in uno stralcio della valutazione. Certo, le analisi del Bundestag sono pareri non vincolanti ma hanno comunque un certo peso specifico.

Angela Merkel è sinora stata molto cauta nel cogliere le conseguenze politiche della sentenza di Karlsruhe e, con ogni probabilità, dietro le quinte spingerà per una mediazione tra Bce e Bundesbank. Per Berlino non avrebbe semplicemente senso sganciarsi da Francoforte ora e in queste circostanze, specie considerato il fatto che nella ripresa europea la Germania detta i tempi con forza e convinzione, il Recovery Fund sta venendo sviluppato al passo del fante tedesco e le istituzioni mobiltate finora (Commissione, Mes, Bei) sono guidate da cittadini della Bundesrepublik.

La pressione congiunta della Cancelleria e della decisa e risoluta risposta della Bce potrebbe dissuadere la Corte di Karlsruhe dall’andare fino in fondo e costringere la Bundesbank a un salto nel buio. In una fase di crisi, lo scontro tra la Corte e la Bce rischia solo di esacerbare la tensione e disperdere energie nella definizione di risposte politiche ed economiche necessarie ad affrontare una crisi senza precedenti.

La prima a tuonare è stata proprio la “diretta interessata”, la Presidente della Banca Centrale Europea,  Christine Lagarde che ha lanciato un messaggio tutt’altro che sibillino ridisegnando il perimetro delle competenze: “Siamo un’istituzione europea con competenze sull’Eurozona. Rendiamo conto al Parlamento europeo e ricadiamo sotto la giurisdizione della Corte di giustizia europea. Continueremo a fare tutto ciò che è necessario per soddisfare il nostro mandato”.

Cm anche la Germania è destinata a uscire a pezzi da questo primo semestre del 2020, nonostante l’inferiore numero di vittime e un lockdown attuato in modo meno invasivo rispetto a molti altri Paesi europei. Dopo la flessione del 2.2% del primo trimestre anche il secondo giro di boa dell’anno sembra tutt’altro che positivo, confermando e anzi peggiorando quello che era stato il rendimento dei primi tre mesi dell’anno.

Tuttavia, mentre il Ministero dell’Economia tedesco continua a sostenere che il peggio sia passato, anche le stime fatte sino a questo momento sul mese di maggio appena trascorso sono state considerate eccessivamente sovrastimate da molti osservatori internazionali

Il crollo della più grande economia europea sotto i colpi della pandemia di coronavirus che ha colpito l’umanità non è però un brutto segnale soltanto per quanto riguarda i confini della Germania. Una drastica riduzione delle sue esportazioni e delle sue importazioni è infatti devastante anche per l’economia agglomerata dell’Europa, che fonda la sua forza in buona parte sulla triangolazione Berlino-Parigi-Roma.

E con l’Italia ai vertici mondiali dei Paesi più colpiti e la Francia con ben più di una semplice criticità politica da affrontare, la crisi della Germania rischia di essere il colpo del knock out per l’Eurozona. In fondo, storicamente, quando Bruxelles ha iniziato a perdere il traino della Germania a risentirne è stato tutto il mercato comune, anche a causa della fitta presenza mondiale del mercato produttivo tedesco (e del suo import interno all’Unione europea

 

 

 

Nicolas Maduro, all'epoca ministro degli Esteri, diede l'autorizzazione a inviare una valigia contenente 3,5 milioni di euro al consolato venezuelano di Milano destinati al movimento. Il console della legazione diplomatica venezuelana a Milano, Gian Carlo di Martino, fece da intermediario affinché il destinatario finale, Gianroberto Casaleggio, ricevesse il denaro in contanti. Il documento indica Casaleggio come "promotore di un movimento rivoluzionario e anticapitalista di sinistra nella Repubblica italiana". 

Una vera e propria spy story che inizia nel 2010, quando Nicolas Maduro avrebbe fatto inviare 3.5 milioni di dollari al consolato venezuelano a Milano per finanziare il partito fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Anzi, secondo Abc, sarebbe stato proprio Casaleggio il destinatario finale dei soldi inviati da Caracas.

La notizia è stata sganciata da Abc: con un articolo intitolato Il chavismo finanziò il Movimento 5 Stelle che oggi governa in Italia. Secondo la ricostruzione fornita da Abc, i soldi partiti da Caracas e arrivati a Casaleggio provenivano "dai fondi riservati amministrati dall'allora ministro degli Interni Tareck el Aissami" - oggi è ministro del petrolio, Ndr) - e una delle persone più importanti della cerchia di Maduro. La figura di Aissami non è esente da ombre. Nel 2017, infatti, il Dipartimento del tesoro americano lo ha colpito con delle sanzioni perché invischiato in un (enorme) giro di droga.

Cosi Nicolas Maduro avrebbe finanziato nel 2010 il M5s: lo afferma il quotidiano spagnolo Abc citando un documento classificato dell'intelligence venezuelana, di cui pubblica una foto. Secondo il giornale, l'attuale presidente del Venezuela, allora ministro degli Esteri di Chavez, avrebbe spedito una valigetta con 3,5 milioni di euro al consolato venezuelano a Milano indirizzati a Gianroberto Casaleggio per finanziare segretamente il M5s. Secca la smentita del capo politico del Movimento, Vito Crimi, e del socio fondatore Davide Casaleggio: "Fake news".  

I 3,5 milioni di euro secondo il quotidiano spagnolo di indirizzo conservatore spiega che il console venezuelano a Milano, Gian Carlo di Martino, fece da intermediario per la transazione finale a Casaleggio, che avvenne in contanti. Il documento indica il co fondatore e ideologo del M5s, morto nel 2016, come "promotore di un movimento di sinistra rivoluzionario e anticapitalista nella Repubblica italiana". I 3,5 milioni di euro - aggiunge il quotidiano citando il documento dell'intelligence, allora guidata da Hugo Carvajal - furono inviati "in modo sicuro e segreto attraverso valigia diplomatica".

La valigetta creò anche un problema interno alla diplomazia venezuelana, rivela il giornale, perché era stata trovata dall'addetto militare che ne aveva informato Carvajal. Questi lo avrebbe tranquillizzato con un dispaccio in cui affermava: "Sono state impartite istruzioni verbali al nostro funzionario in Italia per non continuare a riferire sulla questione, che potrebbe diventare un problema diplomatico" tra Italia e Venezuela. Carvajal è latitante dal novembre scorso dopo l'approvazione della sua estradizione negli Stati Uniti, dove è accusato di narcotraffico e vendita di armi ai guerriglieri delle Farc colombiane. La Spagna, dove si era rifugiato - rimarca il quotidiano -, non era riuscita a impedire la sua fuga.

La somma destinata al Movimento 5 Stelle sarebbe stata attinta da fondi riservati amministrati dall'allora ministro dell'Interno (oggi al dicastero dell'Economia), Tareck el Aissami, che era, ed è, considerato uomo di fiducia di Nicolas Maduro. Aissami - ricorda il quotidiano - è stato oggetto di sanzioni da parte delle autorità statunitensi per reati legati al narcotraffico e al riciclaggio di denaro. Le stesse autorità che pochi mesi dopo adottarono sanzioni economiche contro Maduro accusandolo, subito dopo le elezioni che gli Usa considerano illegittime, "un dittatore che ignora la volontà del popolo".

"Ridicola fake news""Quella dei presunti finanziamenti del Venezuela al Moviemento 5 Stelle è una fake news semplicemente ridicola e fantasiosa. Sulla questione non c'è altro dire, se non che del lontano 2010 ricordo quando ero candidato presidente alle regionali in Lombardia. Anche allora, così come negli anni a seguire, quella che realizziamo fu una campagna elettorale fatta con pochissime risorse e mezzi, frutto di micro donazioni dei cittadini italiani. Per il resto, valuteremo se adire alle vie legali. Certamente non ci lasciamo distrarre da certe sparate o intimidire da quei partiti e poteri che già le stanno cavalcando per cercare di indebolire la nostra posizione di baluardo a tutela degli interessi dei cittadini". Lo afferma in una nota il capo politico del Movimento Vito Crimi.

"Fake news, ora querele"Secca la smentita anche di Davide Casaleggio, socio fondatore del Movimento. "Tutto totalmente falso. E' una fake news uscita più volte, l'ultima nel 2016. Dalle smentite ora passeremo alle querele                                                                                        
L'ambasciata del Venezuela: "Tutto falso, adiremo vie legali" "Si tratta di un'informazione falsa e assurda, adiremo le vie legali". Con queste parole l'ambasciata del Venezuela a Roma smentisce il presunto finanziamento al Movimento 5 Stelle. La fonte dell'ambasciata riferisce tra l'altro che nel 2010 il M5s era appena nato ed era quindi "completamente sconosciuto in Venezuela" e che all'epoca il console venezuelano a Milano - da cui secondo la ricostruzione di Abc sarebbero passati i 3,5 milioni - era appena arrivato in sede.

L’inchiesta di ABC dice di basarsi su documenti riservati della Dirección General de Inteligencia Militar (Dgcim), agenzia di intelligence venezuelana, nei quali Casaleggio è descritto come «promotore di un movimento di sinistra rivoluzionario e anticapitalista». ABC ha pubblicato sul suo sito uno di questi documenti.

Secondo il quotidiano spagnolo @abc_es, che pubblica doc riservati, nel 2010 il Venezuela chavista ha inviato 3,5 milioni a Gianroberto Casaleggio per finanziare la nascita del M5s attraverso il console a Milano. Nessuno del M5s (Grillo, Di Maio, Crimi) ha risposto alle domande.

Quella dei presunti finanziamenti del Venezuela al Movimento 5 Stelle è una fake news semplicemente ridicola e fantasiosa. Sulla questione non c'è altro da dire, se non che del lontano 2010 ricordo quando ero candidato presidente alle regionali in Lombardia. Anche allora, così come negli anni a seguire, quella che realizzeremo fu una campagna elettorale fatta con pochissime risorse e mezzi, frutto di micro donazioni dei cittadini italiani". Lo afferma in una nota il capo politico del Movimento 5 Stelle Vito Crimi.

"Per il resto, valuteremo se adire alle vie legali. Certamente non ci lasciamo distrarre da certe sparate o intimidire da quei partiti e poteri che già le stanno cavalcando per cercare di indebolire la nostra posizione di baluardo a tutela degli interessi dei cittadini", conclude Crimi. 

"L'ultima assurda sparata contro il Movimento 5 stelle coinvolge addirittura il governo venezuelano. Non bastavano le fake news italiane, adesso usano i servizi segreti venezuelani per screditare il nostro Movimento. La storia della valigetta piena di contanti consegnata direttamente a Gianroberto Casaleggio è degna di una spy story del miglior film di James Bond. Film, appunto, perché non ha, ovviamente, nessuna attinenza con la realtà. Il documento è stato dichiarato falso dalle stesse fonti diplomatiche venezuelane, ma forse non occorre nemmeno scomodarsi troppo per smentire una fake news così palese. Quello che dispiace enormemente, però, è che venga attaccata in maniera così vile una persona come Gianroberto Casaleggio, che non può più difendersi. Chi ha avuto l'onore di conoscerlo può confermare l'assoluta falsità di queste assurde sparate". Così la capo delegazione M5s al Parlamento europeo, Tiziana Beghin commentando un articolo pubblicato dal quotidiano spagnolo Abc.

Intanto il Movimento appare diviso dopo lo scontro Di Battista-Grillo su congresso e leadership. Ieri, intervistato a Mezz'ora in più, su Rai 3,  Alessandro Di Battista ha detto: "Chiedo il prima possibile un congresso del Movimento 5 stelle in cui tutte le anime del Movimento possano dire la loro per costruire un'agenda politica. Così vedremo chi vince". E ancora: "Conte vuole fare il leader del Movimento "si deve iscrivere al M5s e partecipare al prossimo congresso".

Ma Beppe Grillo non sembra essere della stessa opinione: "Dopo i terrapiattisti e i gilet arancioni di Pappalardo, pensavo di aver visto tutto...ma ecco l'assemblea costituente delle anime del Movimento. Ci sono persone che hanno il senso del tempo come nel film 'Il giorno della marmotta'".

A un metro di distanza le une dalle altre, decine di persone attendono con pazienza il proprio turno per ricevere il pacco alimentare. Con l’emergenza sanitaria che ha fatto perdere il lavoro a migliaia di precari in tutta Italia il parroco di della chiesa fiorentina ha iniziato distribuire ai propri fedeli una busta della spesa. Una volta ogni 15 giorni. A chi non riesce ad arrivare a fine mese e senza aiuti rischia di morire di fame. “Distribuiamo beni di prima necessità. Pane, acqua, biscotti, omogenizzati a chi ha bisogno - ci spiega una volontaria della Caritas - il dispiacere è che spesso il cibo non basta per tutti e siamo costretti a mandare via le persone. La fila a volte arriva a circondare il palazzo è scioccante”.

Con passo lento e capo chino gli uomini avanzano lenti verso i volontari della Caritas che li attendono all’ingresso della parrocchia. É necessario compilare un foglio con i propri dati dove viene inserito anche il nominativo dei componenti della famiglia. Due chiacchiere con il prete che cerca di strappare un sorriso a tutti nonostante la sua prima domanda di routine faccia male al cuore: “Non lavora nessuno a casa?”. I bambini per la mano sono il palliativo alla preoccupazione che troppo spesso toglie il sorriso. Giocano e ridono di gusto quando affondano il braccino nel cartone dei cioccolatini a forma di cuore.

Fischi, urla e contestazioni che lo hanno fatto circondare dalla scorta e ovviamente hanno richiamato giornalisti e tv. "I soldi, i soldi! La cassa integrazione!", urlavano dalla strada, e qualcuno è andato giù pesante: "Buffone, buffone". Conte ha provato ad affrontarli togliendosi la mascherina e parlando con una signora, poi vista la malaparata è tornato incredulo a palazzo Chigi sibilando: "impossibile". Ha assistito alla scena anche un deputato del M5s, Luca Carabetta, che ha provato a minimizzare la prima contestazione pubblica di Conte: "erano ragazzi, scherzavano e si facevano i selfie". Ma anche le immagini raccontano altro...

Cosi uno pensa che davvero e finito  l’idillio tra cittadini italiani e Giuseppe Conte dopo quello che e successo ... L’ex "avvocato del popolo" ieri è stato sommerso da fischi e urla di contestazione provenienti da persone che lo aspettavano in strada.  

Un colpo inaspettato e durissimo per un Conte che credeva ancora di godere di un apprezzamento elevato tra la popolazione ma che non ha tenuto conto di come la situazione in Italia stia divenendo sempre più difficile e che per aiutare i cittadini non bastano promesse e belle parole. Il premier ieri aveva convocato i giornalisti all'aria aperta in piazza Colonna, proprio davanti a palazzo Chigi per parlare degli "Stati generali" che stanno per iniziare. Con una mossa forse studiata, una volta concluso l’incontro con la stampa, Conte annuncia: "Fatemi andare a prendere un caffé, però da solo. Non seguitemi...". L’impressione è che il premier voglia andare verso la folla presente poco distante per ricevere qualche forma di acclamazione, cosa sempre utile soprattutto in un momento di difficoltà politica.

Conte, del tutto spiazzato, ha provato ad affrontarli togliendosi la mascherina e parlando con una signora ma è stato tutto inutile. Vista la contestazione, il premier seguito dalla scorta è tornato incredulo a palazzo Chigi sibilando: "Impossibile". Ed invece era tutto vero. Il segnale che qualcosa in Italia è cambiato. Chissà se Conte lo ha capito.

Certo di raccogliere applausi e sorrisi, il presidente del Consiglio si avventura verso le transenne, per avvicinarsi alla folla, formata da passanti e curiosi, assiepata lungo via del Corso. La mossa si rivela, però, un disastro. Subito si alzano fischi e urla rivolti al premier. A quel punto la scorta, che Conte aveva inviato a non seguirlo, deve accorrere per circondare il presidente del Consiglio. La scena, una vera e proprio Caporetto mediatica per Conte, richiama giornalisti e tv. "I soldi, i soldi! La cassa integrazione!", urlavano i cittadini verso il premier. Qualcuno, poi, ha anche gridato "dimissioni" e"buffone, buffone".

Si parte con la settimana difficile del premier, contestato dal Pd per l'organizzazione degli Stati generali, poi dalla folla davanti a Palazzo Chigi per gli aiuti economici promessi e mai arrivati, infine niente poco di meno che dal mitico Paul McCartney. Tutta una storia di voucher e mancati rimborsi, Ma, in quanto a "buoni", anche agli italiani non è andata benissimo.

Certo, anche i Cinquestelle se la passano maluccio. E se quando erano all'opposizione erano tra i più fermi oppositori del regime di Al Sisi colpevole dell'uccisione del ricercatore italiano Giulio Regeni, una volta al governo si sono piegati alla real politik e sono subito corsi a baciare la pantofola al dittatore. Dimenticando che nelle prigioni di Al Cairo anche adesso c'è un giovane italiano, Patrik Zaki. E, prima di fare affari con l'Egitto, sarebbe il caso almeno di farcelo rimandare in Italia...

Tempi durissimi anche per la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina, che per sviare l'attenzione dai problemi della scuola si è infilata in un'assurda polemica grammaticale con Matteo Salvini. Ma, peggio di tutto, è riuscita persino ad avere torto. Chissà se i nostri ragazzi riusciranno a tornare a scuola a settembre, di certo dovrebbe farlo anche la ministra e andare dietro la lavagna!.

 

 

 

 

 

Tutto ha avuto inizio il 25 febbraio. Quattro giorni dopo, nella zona di Alzano e Nembro, i positivi sono 103. Il 3 marzo, dei 372 casi totali registrati in provincia, ben 58 sono a Nembro e 26 ad Alzano. A Roma, nonostante i continui allert lanciati dal Pirellone, nessuno si prende la briga di adottare le stesse misure applicate a Codogno e a Vo' Euganeo. E così si va avanti senza far nulla fino al 6 marzo, quando, invece, tutta la Lombardia diventa zona rossa. Alla domanda sul perché sia stata presa questa decisione, il premier aveva spiegato che il virus si stava diffondendo in tutta la Regione. Il 28 aprile la giornalista Francesca Nava aveva provato a mettere alle strette Conte. Che, però, aveva così risposto: "Se lei un domani avrà la responsabilità del governo, scriverà lei i decreti e assumerà tutte le decisioni". Nell’esecutivo qualcuno ha ipotizzato che non vi fossero abbastanza militari per controllare i confini. Repubblica parla invece di militari già mobilitati dalla Difesa, arrivati nella provincia e pronti a intervenire da un momento all’altro.

Il premier Giuseppe Conte è stato sentito stamani a Palazzo Chigi dai pm che indagano sulle zone rosse di Alzano e Nembro, in Lombardia. La pm di Bergamo Maria Cristina Rota, infatti, era arrivata a Palazzo Chigi per la deposizione del premier nell'inchiesta sulla mancata istituzione delle zone rosse nel Bergamasco. Dopo l'audizione del premier Conte, durata tre ore, è stata la volta del ministro dell'Interno Luciana Lamorgese. Il ministro Lamorgese ha lasciato poco fa Palazzo Chigi dove è stata sentita in qualità di persona informata sui fatti dai pm di Bergamo nell'ambito dell'indagine sulla mancata zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro. l'audizione del ministro è durata circa un'ora. Dopo l'audizione del premier Conte e del ministro dell'Interno Lamorgese ora anche il ministro della Salute Roberto Speranza viene sentito dai pm di Bergamo a Palazzo Chigi.

Obiettivo è verificare se la scelta di tenere aperta l’aerea abbia fatto aumentare i contagi. In questo caso si procederebbe per epidemia colposa. E i magistrati dovrebbero stabilire se la decisione di chiudere doveva essere presa dal governo o se invece potesse farlo la Regione Lombardia. Ecco perché è fondamentale chiarire il ruolo del governo.

Maria Cristina Rota in toga è il procuratore che oggi sta ascoltando Giuseppe Conte, Roberto Speranza e Luciana Lamorgese per provare a far luce sulla fumosa questione della mancata zona rossa in Val Seriana. Bergamasca doc, online non si trovano suoi ritratti né è disponibile sul sito del Tribunale un curriculum. Ieri il Corriere le ha dedicato solo un pezzetto di spalla, giusto qualche nozione. "Amante dei viaggi", "allieva di Spataro", "di fede valdese", di lei si dice sia stata "uno dei primi magistrati a utilizzare le intercettazioni telefoniche (e le reazioni degli indagati agli articoli di stampa) per risolvere un caso di nera clamoroso". Indagava sull’omicidio di suor Maria Laura Mainetti, uccisa a coltellate a Chiavenna il 6 giugno del 2000. Venti anni esatti dopo, Rota si ritrova a Roma con in mano un'inchiesta molto più scottante di quella delle tre minorenni che ammazzarono la religiosa alla termine di un rituale satanico.

Quando nel 2018 divenne procuratore aggiunto, fu scelta con 14 voti su 22 contro lo “sfidante” Enrico Pavone. Magistrato dal 1992, dopo le esperienze a Lecco e a Milano (minori), da ormai 17 anni è in attività nella sua città. Il Corriere di Bergamo la definì la pm "dei casi scomodi" e a favorirla nel ruolo di vice pare sia stato il suo "curriculum di più ampio respiro". Le sue inchieste spaziano dalle fasce deboli ai reati finanziari e fallimentari. Se si cerca nell'archivio dell’Eco di Bergamo, spuntano ritagli della sua attività investigativa: le bombe piazzate in una villa a Gazzaniga nel 2014, la “banda del Ragno” dedita a estorsioni e usura, il fallimento della Maxwork. 

Quando fu nominata, l’allora procuratore capo Walter Mapelli disse: “C’è piena sintonia, farà un buon lavoro”. E se oggi la Rota si trova nel ruolo di procuratore “facente funzione” lo si deve alla morte prematura proprio di Mapelli, magistrato noto per l’inchiesta sul “Sistema Sesto” che investì l’ex presidente della provincia di Milano, Filippo Penati.
La prima riunione del comitato tecnico scientifico su Alzano e Nembro si svolse il 3 marzo e in quella sede Brusaferro contattò Gallera per conoscere la situazione. Il 5 marzo Brusaferro rinnovò la richiesta di chiusura e il 6 marzo ci fu una riunione alla protezione civile con Conte e Speranza. Durante quel vertice si decise di dichiarare l’intera Lombardia «zona rossa». Il provvedimento fu firmato la notte dell’8 marzo e divenne operativo il 9.

Conte continua ripetere di essere assolutamente sereno, ricordando, come riportato da Repubblica, che quello di venerdì non sarà un interrogatorio ma un’audizione. Nulla di cui preoccuparsi, quindi. Praticamente una chiacchierata. Certo di aver fatto le scelte giuste in un momento difficile da riuscire a gestire. Ma non è arroganza la sua, ha tenuto a precisare, perché il governo e gli esperti hanno fatto tutto ciò che era possibile fare. Conte ha poi sottolineato di non aver avuto un manuale da poter seguire e che ogni decisione presa è stata scelta di volta in volta. Ha poi aggiunto: “Ben vengano le indagini, i cittadini hanno il diritto di sapere, noi rappresentanti istituzionali abbiamo il dovere di rispondere. Se c’è un'inchiesta da parte di una procura, è giusto che il presidente del Consiglio si renda disponibile in quanto persona informata sui fatti”.

Intanto però, il governatore della Lombardia Attilio Fontana e l’assessore al Welfare Gallera, sono già stati sentiti in procura e la pm, dopo la loro audizione aveva detto, in riferimento alla mancata zona rossa, che era una decisione governativa. Passando quindi la palla a Conte & C. Convocazione per il premier e i ministri Lamorgese e Speranza. Palazzo Chigi ha diffuso una dichiarazione, ribadendo che “anche la Regione poteva istituire zone rosse, come previsto dalla legge. In particolare, dall’articolo 32 della legge del 23 dicembre 1978 numero 833 richiamato dal decreto legge 6/2020". In realtà, il diritto dice tutt'altro. E, infatti, il procuratore facente funzione di Bergamo, Maria Cristina Rota, ha già fatto sapere di non coindividere affatto la posizione del presidente del Consiglio. "Da quello che ci risulta è una decisione governativa", ha spiegato in una intervista al Tg3.

Salvini: «Spettava al governo Conte creare zone rosse». «Premier ascoltato da Procura? Non commento con parole mie ma con quelle del pm  spettava al governo creare le zone rosse, la Regione Lombardia non aveva alcuna responsabilità». Cosi il leader della Lega, Matteo Salvini, rispondendo ai cronisti a Bagheria.  

"Ai magistrati di Bergamo Conte non potrà rivolgersi come ai giornalisti: Quando avrete le mie responsabilità deciderete voi. Se si azzarda lo ammanettano direttamente a Palazzo Chigi", premette Storace in un intervento sul sito de Il Secolo d'Italia. "L'arroganza non paga più, soprattutto da quando non si può più sperare in qualche aiutino modello Palamara", aggiunge tagliente. E ancora: "Il premier sognava i riflettori degli stati generali dell’economia. Dovrà sopportare quelli più fastidiosi degli inquirenti", conclude Storace.

il breve commento, firmato da Francesco Storace, sul fatto che Giuseppe Conte è stato chiamato dai magistrati di Bergamo, un interrogatorio per comprendere cosa sia accaduto in relazione alla mancata istituzione della zona rossa ad Alzano e Nembro, in Lombardia, nei giorni più drammatici del coronavirus.

Anche Taormina ha già presentato una denuncia in tal senso: “Si, ho presentato una denuncia alla Procura di Roma con la quale sollevavo un interrogativo sulle modalità utilizzate per affrontare il coronavirus. La mia denunzia è stata supportata da documenti che provenivano dal ministero della Sanità“.

L’attenzione dell’avv. Carlo Taormina cade sui ritardi: “Il punto centrale è l’aver ritardato di 40 giorni l’intervento drastico che poi abbiamo avuto il 9 marzo. Ed è stato quello il periodo in cui si sono accatastati i contagi e i morti, soprattutto nelle zone della Lombardia che ben conosciamo. Nella denunzia avevo fatto specificamente presente anche il problema della mancata istituzione delle zone rosse per Lodi, Nembro e Alzano Lombardo e aree limitrofe. Avevo sollevato questo tema ponendo l’accento su quelle che io ritengo omissioni governative. Avevo anche indicato i consulenti tecnici per sapere se questa condotta fosse stata indirizzata da loro o se si trattasse solo di una scelta di tipo politico”.

 

 

 

L’ultimo bollettino conferma che i dati stanno calando e “la ritirata continua: scende il numero totale dei ricoverati in terapia intensiva per Covid-19 in Italia, che sono ormai al 7,0% del valore di picco. Scende anche il numero dei ricoveri ospedalieri totali (da 5.002 a 4.864, quindi di altre 138 unità), mentre i casi attivi totali scendono da 35.877 a 35.262, quindi di altre 615 unità

Oggi è il fatidico 8 giugno. Quello che, se non stavamo attenti, avremmo avuto 151mila malati in terapia intensiva. Invece sono 286. E dopo 34 e 20 giorni dalle ‘aperture’ di maggio, non c’è alcun segno di quel ritorno della pandemia che certi esperti davano per scontato. Quest’ultimo punto è importante e deve essere ricordato con chiarezza”, ha dichiarato il virologo Guido Silvestri.

I modelli matematici hanno quindi fallito: i dati mostrano che sono stati “inadeguati a prevedere l’andamento reale dell’epidemia”, dice Guido Silvestri, docente alla Emory University di Atlanta (Usa). “Senza fare polemiche, perché ognuno fa del suo meglio, credo sia giusto verso i cittadini italiani che per mesi hanno compiuto sacrifici durissimi ammettere questo fatto e promettere che tali modelli non saranno più usati per prendere decisioni politiche, ad esempio per le scuole”.

Cosi altro che gennaio: il virus esiste da molto tempo prima, come ormai tutti sospettavamo. "L'origine temporale del virus Sars-Cov-2 può essere stimata tra il 6 ottobre e l'11 dicembre 2019, quindi ben prima dei cosiddetti 'primi casi' del mercato di Wuhan di fine dicembre".  

Secondo quanto riporta il virologo Guido Silvestri su Facebook i ricoveri in terapia intensiva sono calati al 7% del valore di picco. È proprio questa la priorità che alcune frange negazioniste non colgono dell’emergenza Covid-19: «appiattire la curva» dei contagi serve a scongiurare una saturazione dei reparti di terapia intensiva, una preoccupazione che non è paragonabile all’influenza stagionale.

La notizia è stata riportata dal virologo Guido Silvestri, docente negli Stati Uniti all'Università di Atlanta, sul proprio profilo Facebook mentre mentre riprende uno studio inglese pubblicato sulla rivista scientifica Infection, Genetics and Evolution, basato su una "complessa analisi di 7.666 sequenze" del nuovo Coronavirus. Per lo scienziato italiano, "le implicazioni di questa nuova datazione sarebbero enormi" afferma, perché "si dimostrerebbe quello che molti sospettano da tempo". L'allusione, poi specificata, riguarda i numeri e le curve epidemiologiche sbagliate o "bugiarde" della Cina, "fornite lo scorso 10 marzo da Zunyou Wu" che "sono sbagliati e probabilmente di molto".

Silvestri spiega il contenuto dell'articolo inglese che definisce "molto tecnico, magari è per questo che è stato discusso poco". Ma il succo non cambia. Il Covid-19 si sta adattando all'ospite, quindi al nostro organismo, per "gli alti livelli di omoplasia", il fenomeno per cui un virus muta in modo "indipendentemente simile in diverse aree geografiche e senza avere un progenitore comune". Il virologo fa l'esempio dell'Islanda, un Paese con pochissimi casi (1.800 in tutto e 10 morti) ma anche lì è stato osservato questo fenomeno. Anche se è passato poco tempo dall'origine della pandemia, l'omoplasia "è appunto la prova di un adattamento del virus all'uomo", sottolinea.

È per questo motivo che si può sperare ed ipotizzare, d'ora in avanti, una diversa letalità del virus in picchiata verso il basso. "I dati globali sulla letalità cruda di Covid-19 indicano che questa diminuisce col tempo in ogni sito epidemico, e siccome la maggior parte degli adattamenti virus-host vanno nella direzione di una ridotta patogenicità - conclude l'esperto - solo degli analfabeti della virologia possono tacciare di 'pseudo-scienza' l'ipotesi secondo cui tale robusto pattern di mutazioni omoplasiche possa risultare in un fenotipo virale a virulenza attenuata".

Intanto oggetto dell'indagine 52 genomi virali completi di Sars-Cov-2 depositati in banche dati al 30 gennaio 2020. "La ricerca ha consentito la datazione dell'origine e la ricostruzione della diffusione dell'infezione nei primi mesi dell'epidemia in Cina - evidenziano gli studiosi - attraverso la stima di parametri epidemiologici fondamentali come il numero riproduttivo di base (R0) e il tempo di raddoppiamento delle infezioni".

Ma erano necessarie misure così drastiche? Nuovi dati sulle origini del virus pongono diversi dubbi in merito. Oggi siamo molto meno impreparati rispetto alle prime fasi della pandemia, si sposta per esempio il periodo della comparsa del virus, tra il 6 ottobre e l’11 dicembre 2019.

Già uno studio pubblicato su The Lancet stimava le sue origini almeno a novembre, mentre in Lombardia era probabilmente in circolazione fin dagli inizi di gennaio.Coronavirus, studio italiano all'Oms: epidemia da ottobre, contagi raddoppiati ogni 4 giorni

La circolazione del nuovo coronavirus in Cina è cominciata diverso tempo prima rispetto ai primi casi di "polmonite misteriosa" individuati nel Paese asiatico. A ricostruire i primi mesi di vita della Covid-19 è uno studio italiano firmato da scienziati dell'università Statale di Milano. Un'indagine epidemiologico-molecolare effettuata su 52 genomi virali completi del patogeno, dalla quale emerge una stima chiave: "L'origine dell'epidemia da Sars-CoV-2 può essere collocata tra la seconda metà di ottobre e la prima metà di novembre 2019, quindi alcune settimane prima rispetto ai primi casi di polmonite identificati".

Un altro aspetto chiave rilevato dai ricercatori, "collegato al precedente, è il tempo di raddoppiamento dell'epidemia", cioé il periodo nell'arco del quale si raddoppia il numero degli infetti. E' stato "stimato a partire da dicembre in circa quattro giorni, quindi inferiore a quello calcolato sulla base del numero dei casi notificati nello stesso periodo, che risultava pari a circa una settimana". La teoria degli scienziati è "che la trasmissione animale serbatoio-uomo e le prime trasmissioni interumane siano state limitatamente efficienti, per poi aumentare in rapidità ed efficienza durante il mese di dicembre".

Il lavoro dei ricercatori italiani è stato appena accettato per la pubblicazione sul Journal of Medical Virology e i risultati sono già stati inviati dalla rivista all'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). L'équipe è di Gianguglielmo Zehender, Alessia Lai e Massimo Galli del Dipartimento di Scienze biomediche e cliniche (Dibic) Luigi Sacco dell'Università degli Studi di Milano e Crc Episomi (Epidemiologia e sorveglianza molecolare delle infezioni). La ricerca, condotta nel laboratorio della Clinica delle Malattie infettive del Dibic all'ospedale Sacco di Milano, è stata svolta "sulle variazioni del genoma virale e quindi sulla filogenesi del virus stesso - precisano gli autori - e non sul numero dei casi osservati".

Ma le notizie del giorno, forse ancora più importante dell'esatta origine del virus, sono due e direttamente correlate: la prima si basa su un nuova "evidenza scientifica - indiretta ma solidissima - a favore dell'ipotesi di un rapido, progressivo e convergente adattamento di Sars-CoV-2 all'ospite umano", scrive il virologo su Facebook. In parole povere, un virus che si adatta perde di forza, ed è quello che stiamo già osservando in Italia da alcune settimane.

E poi, si "festeggia" al fallimento dei modelli matematici e degli esperti che li interpretavano. “Sappiate che non appena si riapre i casi sicuramente saliranno – di poco se riapriamo un po’, e tantissimo se riapriamo molto”, scrive il virologo riportando i timori di altri colleghi - In altre parole: ci aspettava un disastro". Fortunatamente, non è andata così per nulla. "Oggi è il fatidico 8 giugno, quello che se non stavamo attenti avremmo avuto 151.000 malati in terapia intensiva (invece sono 286) - incalza Silvestri - e dopo 34 e 20 giorni dalle "aperture" di maggio non c'è alcun segno di quel ritorno della pandemia che certi esperti davano per scontato. Questo ultimo punto è importante e deve essere ricordato con chiarezza".

 

 

 

 

 

 

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI