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Interrogatorio Conte, la pm Rota entra a Palazzo Chigi

Tutto ha avuto inizio il 25 febbraio. Quattro giorni dopo, nella zona di Alzano e Nembro, i positivi sono 103. Il 3 marzo, dei 372 casi totali registrati in provincia, ben 58 sono a Nembro e 26 ad Alzano. A Roma, nonostante i continui allert lanciati dal Pirellone, nessuno si prende la briga di adottare le stesse misure applicate a Codogno e a Vo' Euganeo. E così si va avanti senza far nulla fino al 6 marzo, quando, invece, tutta la Lombardia diventa zona rossa. Alla domanda sul perché sia stata presa questa decisione, il premier aveva spiegato che il virus si stava diffondendo in tutta la Regione. Il 28 aprile la giornalista Francesca Nava aveva provato a mettere alle strette Conte. Che, però, aveva così risposto: "Se lei un domani avrà la responsabilità del governo, scriverà lei i decreti e assumerà tutte le decisioni". Nell’esecutivo qualcuno ha ipotizzato che non vi fossero abbastanza militari per controllare i confini. Repubblica parla invece di militari già mobilitati dalla Difesa, arrivati nella provincia e pronti a intervenire da un momento all’altro.

Il premier Giuseppe Conte è stato sentito stamani a Palazzo Chigi dai pm che indagano sulle zone rosse di Alzano e Nembro, in Lombardia. La pm di Bergamo Maria Cristina Rota, infatti, era arrivata a Palazzo Chigi per la deposizione del premier nell'inchiesta sulla mancata istituzione delle zone rosse nel Bergamasco. Dopo l'audizione del premier Conte, durata tre ore, è stata la volta del ministro dell'Interno Luciana Lamorgese. Il ministro Lamorgese ha lasciato poco fa Palazzo Chigi dove è stata sentita in qualità di persona informata sui fatti dai pm di Bergamo nell'ambito dell'indagine sulla mancata zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro. l'audizione del ministro è durata circa un'ora. Dopo l'audizione del premier Conte e del ministro dell'Interno Lamorgese ora anche il ministro della Salute Roberto Speranza viene sentito dai pm di Bergamo a Palazzo Chigi.

Obiettivo è verificare se la scelta di tenere aperta l’aerea abbia fatto aumentare i contagi. In questo caso si procederebbe per epidemia colposa. E i magistrati dovrebbero stabilire se la decisione di chiudere doveva essere presa dal governo o se invece potesse farlo la Regione Lombardia. Ecco perché è fondamentale chiarire il ruolo del governo.

Maria Cristina Rota in toga è il procuratore che oggi sta ascoltando Giuseppe Conte, Roberto Speranza e Luciana Lamorgese per provare a far luce sulla fumosa questione della mancata zona rossa in Val Seriana. Bergamasca doc, online non si trovano suoi ritratti né è disponibile sul sito del Tribunale un curriculum. Ieri il Corriere le ha dedicato solo un pezzetto di spalla, giusto qualche nozione. "Amante dei viaggi", "allieva di Spataro", "di fede valdese", di lei si dice sia stata "uno dei primi magistrati a utilizzare le intercettazioni telefoniche (e le reazioni degli indagati agli articoli di stampa) per risolvere un caso di nera clamoroso". Indagava sull’omicidio di suor Maria Laura Mainetti, uccisa a coltellate a Chiavenna il 6 giugno del 2000. Venti anni esatti dopo, Rota si ritrova a Roma con in mano un'inchiesta molto più scottante di quella delle tre minorenni che ammazzarono la religiosa alla termine di un rituale satanico.

Quando nel 2018 divenne procuratore aggiunto, fu scelta con 14 voti su 22 contro lo “sfidante” Enrico Pavone. Magistrato dal 1992, dopo le esperienze a Lecco e a Milano (minori), da ormai 17 anni è in attività nella sua città. Il Corriere di Bergamo la definì la pm "dei casi scomodi" e a favorirla nel ruolo di vice pare sia stato il suo "curriculum di più ampio respiro". Le sue inchieste spaziano dalle fasce deboli ai reati finanziari e fallimentari. Se si cerca nell'archivio dell’Eco di Bergamo, spuntano ritagli della sua attività investigativa: le bombe piazzate in una villa a Gazzaniga nel 2014, la “banda del Ragno” dedita a estorsioni e usura, il fallimento della Maxwork. 

Quando fu nominata, l’allora procuratore capo Walter Mapelli disse: “C’è piena sintonia, farà un buon lavoro”. E se oggi la Rota si trova nel ruolo di procuratore “facente funzione” lo si deve alla morte prematura proprio di Mapelli, magistrato noto per l’inchiesta sul “Sistema Sesto” che investì l’ex presidente della provincia di Milano, Filippo Penati.
La prima riunione del comitato tecnico scientifico su Alzano e Nembro si svolse il 3 marzo e in quella sede Brusaferro contattò Gallera per conoscere la situazione. Il 5 marzo Brusaferro rinnovò la richiesta di chiusura e il 6 marzo ci fu una riunione alla protezione civile con Conte e Speranza. Durante quel vertice si decise di dichiarare l’intera Lombardia «zona rossa». Il provvedimento fu firmato la notte dell’8 marzo e divenne operativo il 9.

Conte continua ripetere di essere assolutamente sereno, ricordando, come riportato da Repubblica, che quello di venerdì non sarà un interrogatorio ma un’audizione. Nulla di cui preoccuparsi, quindi. Praticamente una chiacchierata. Certo di aver fatto le scelte giuste in un momento difficile da riuscire a gestire. Ma non è arroganza la sua, ha tenuto a precisare, perché il governo e gli esperti hanno fatto tutto ciò che era possibile fare. Conte ha poi sottolineato di non aver avuto un manuale da poter seguire e che ogni decisione presa è stata scelta di volta in volta. Ha poi aggiunto: “Ben vengano le indagini, i cittadini hanno il diritto di sapere, noi rappresentanti istituzionali abbiamo il dovere di rispondere. Se c’è un'inchiesta da parte di una procura, è giusto che il presidente del Consiglio si renda disponibile in quanto persona informata sui fatti”.

Intanto però, il governatore della Lombardia Attilio Fontana e l’assessore al Welfare Gallera, sono già stati sentiti in procura e la pm, dopo la loro audizione aveva detto, in riferimento alla mancata zona rossa, che era una decisione governativa. Passando quindi la palla a Conte & C. Convocazione per il premier e i ministri Lamorgese e Speranza. Palazzo Chigi ha diffuso una dichiarazione, ribadendo che “anche la Regione poteva istituire zone rosse, come previsto dalla legge. In particolare, dall’articolo 32 della legge del 23 dicembre 1978 numero 833 richiamato dal decreto legge 6/2020". In realtà, il diritto dice tutt'altro. E, infatti, il procuratore facente funzione di Bergamo, Maria Cristina Rota, ha già fatto sapere di non coindividere affatto la posizione del presidente del Consiglio. "Da quello che ci risulta è una decisione governativa", ha spiegato in una intervista al Tg3.

Salvini: «Spettava al governo Conte creare zone rosse». «Premier ascoltato da Procura? Non commento con parole mie ma con quelle del pm  spettava al governo creare le zone rosse, la Regione Lombardia non aveva alcuna responsabilità». Cosi il leader della Lega, Matteo Salvini, rispondendo ai cronisti a Bagheria.  

"Ai magistrati di Bergamo Conte non potrà rivolgersi come ai giornalisti: Quando avrete le mie responsabilità deciderete voi. Se si azzarda lo ammanettano direttamente a Palazzo Chigi", premette Storace in un intervento sul sito de Il Secolo d'Italia. "L'arroganza non paga più, soprattutto da quando non si può più sperare in qualche aiutino modello Palamara", aggiunge tagliente. E ancora: "Il premier sognava i riflettori degli stati generali dell’economia. Dovrà sopportare quelli più fastidiosi degli inquirenti", conclude Storace.

il breve commento, firmato da Francesco Storace, sul fatto che Giuseppe Conte è stato chiamato dai magistrati di Bergamo, un interrogatorio per comprendere cosa sia accaduto in relazione alla mancata istituzione della zona rossa ad Alzano e Nembro, in Lombardia, nei giorni più drammatici del coronavirus.

Anche Taormina ha già presentato una denuncia in tal senso: “Si, ho presentato una denuncia alla Procura di Roma con la quale sollevavo un interrogativo sulle modalità utilizzate per affrontare il coronavirus. La mia denunzia è stata supportata da documenti che provenivano dal ministero della Sanità“.

L’attenzione dell’avv. Carlo Taormina cade sui ritardi: “Il punto centrale è l’aver ritardato di 40 giorni l’intervento drastico che poi abbiamo avuto il 9 marzo. Ed è stato quello il periodo in cui si sono accatastati i contagi e i morti, soprattutto nelle zone della Lombardia che ben conosciamo. Nella denunzia avevo fatto specificamente presente anche il problema della mancata istituzione delle zone rosse per Lodi, Nembro e Alzano Lombardo e aree limitrofe. Avevo sollevato questo tema ponendo l’accento su quelle che io ritengo omissioni governative. Avevo anche indicato i consulenti tecnici per sapere se questa condotta fosse stata indirizzata da loro o se si trattasse solo di una scelta di tipo politico”.

 

 

 

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