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Ecco i nomi dei cinque grillini che non vogliono l'Italia sicura

Dopo le tensioni delle ultime ore, fra "ricatti" e vertici saltati, Matteo Salvini può festeggiare. "Oggi è una bellissima giornata, il Senato ha votato la fiducia al dl sicurezza e alle 12 e 32 ho la gioia di presentare questo strumento che prefetti sindaci e volontari veri e non mangioni avranno a disposizione- ha commentato Salvini - Il 7 novembre me lo ricorderò per tempo come una giornata molto bella non è un punto di arrivo ma punto di partenza. Chi vedeva immigrazione come mangiatoia oggi è a dieta molti finti volontari non parteciperanno più a bandi se invece di 35 euro ne porti a casa 19 non ci mangia più né mafia né ndrangheta, ma rimarranno volontari veri e sono convinto che molte cooperative si daranno alla macchia".

Con 163 voti favorevoli, 59 contrari e 19 astenuti, il dl Sicurezza ha ricevuto il via libera del Senato. Il decreto Salvini, quindi, supera il primo giro di boa e ora passa alla Camera. Il decreto, che introduce un forte giro di vite all'immigrazione, è passato con la fiducia votata dalla Lega e dal Movimento 5 Stelle. A esclusione dei quattro grillini dissidenti (Gregorio De Falco, Elena Fattori, Paola Nugnes e Matteo Mantero) che però non sono riusciti a mettere i bastoni fra le ruote a Salvini. A loro, poi, se ne sono aggiunti altri tre: Vittoria Bogo Deledda e Michele Giarrusso (erano in congedo dunque assenti giustificati), Virginia La Mura (dai tabulati è risultata assente, ma aveva firmato alcuni emendamenti assieme a De Falco). Forza Italia, invece, apprezza il contenuto del provvedimento, ma è uscita dall'Aula al movimento del voto. E anche Fratelli d’Italia, che pure tifa per il provvedimento sull’immigrazione, ha scelto l’astensione nel voto che, con il nuovo regolamento del Senato, non è equivale più a un voto contrario. Hanno votato contro il decreto Salvini il Partito Democratico, Liberi e Uguali e le Autonomie.

Luigi Di Maio non avrebbe gradito, spiegano fonti parlamentari M5s, l'idea che i dissidenti abbiano preso le distanze in Aula. "Hanno offerto uno spettacolo con poco stile", dice una fonte M5s. Il "cartellino giallo" nei confronti di De Falco e degli altri che hanno manifestato apertamente durante le dichiarazioni in Aula la loro contrarietà al dl Sicurezza dovrebbe arrivare già in giornata. La soluzione non dovrebbe essere quella dell'espulsione ma in ogni caso - chiarisce un "big" pentastellato - di fatto con il loro comportamento si sono messi fuori dai gruppi.

I vertici del Movimento 5 Stelle ritengono il comportamento dei "dissidenti" interni al Senato "dannoso" per il MoVimento. Per questo motivo per gli esponeti pentastellati che a palazzo Madama si sono esposti per sottolineare il loro dissenso sul testo è stata avviata un'istruttoria ai probiviri (il consiglio interno al M5S che esamina i comportamenti degli iscritti e ne valuta l'eventuale espulsione), come ha annunciato il capogruppo Stefano Patuanelli. "Si tratta di un comportamento particolarmente grave visto che si trattava di un voto di fiducia al governo", dice Patuelli.

La tesi è che verrà fatta distinzione tra chi, pur non partecipando al voto, ha deciso di non accendere su di sè i riflettori e chi, invece, ha inseguito la notorietà in tv con le proprie dichiarazioni in Aula. Mantero e La Mura, per esempio, dovrebbero essere "salvati" proprio per aver scelto una linea "low profile". Finiranno all'attenzione degli organismi interni del Movimento, invece, gli altri - come De Falco - che hanno optato per un atteggiamento che - spiegano fonti parlamentari - ha messo in difficoltà il Movimento

 Cosi i quattro dissidenti del Movimento cinque stelle (Gregorio De Falco, Elena Fattori, Paola Nugnes e Matteo Mantero) non hanno partecipato al voto perché ritengono dannoso questo decreto Sicurezza-Immigrazione. Il comandante De Falco ha motivato il suo allontanamento al momento del voto con queste parole: "Rendere questo decreto aderente al dettato costituzionale era un preciso dovere di questo Parlamento come ci ha ricordato la più alta carica dello Stato. In ogni caso confermo la mia fiducia a questo governo...". Paola Nugnes, invece, è entrata nel merito del decreto, smontandolo pezzo dopo pezzo: "Tutti questi immigrati irregolari non spariranno certo per decreto". Elena Fattori, infine, ha aggiunto: "Questo decreto è contro tutto quello che c’è nel programma dei Cinque Stelle".

E di loro si sapeva già. Ora, però, stupisce la decisione di Virginia La Mura. La Mura, tra l'altro, aveva firmato gli emandamenti e oggi non ha votato. "Anche io sono uscita dall'aula al momento del voto perché ho fiducia nell'azione di questo governo, ma non potevo dare il mio voto al decreto Sicurezza - scrive su Facebook La Mura -. Se mi si vuole costringere a votare un decreto attraverso la fiducia non posso fare altro che uscire dall'aula. Questo decreto non mi appartiene e ritengo vada anche contro i principi del Movimento 5 Stelle stesso". Tipico del MoVimento che si è fatto conoscere per il grido "onestà, onestà...".

In più, risultano in congedo Mario Michele Giarrusso e Vittoria Bogo Deledda per motivi però di salute. Quindi, ai 167 senatori che compongono il totale dei gruppi della Lega (58) e del M5S (109) vanno scomputati i 5 "dissidenti" assenti e i 2 in congedo arrivando così a 160. E scatta subito la reazione del Movimento, che avvia un'istruttoria sui dissidenti. 

"In qualità di capogruppo ho segnalato ai probiviri il comportamento tenuto in Aula dai senatori Gregorio De Falco,Paola Nignes Elena Fattori  Matteo Mantero e Virginia La Mura, che hanno avviato un'istruttoria nei loro confronti", afferma il capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Senato, Stefano Patuanelli. "Si tratta di un comportamento particolarmente grave visto che - aggiunge Patuanelli - si trattava di un voto di fiducia al Governo".

A sostenere il provvedimento (passato con 163 sì, 59 no e 19 astenuti) sono intervenuti: il fuoriuscito dai 5 stelle, ora nel Misto, Maurizio Buccarella e i due senatori del Maie, Adriano Cario e Riccardo Antonio Merlo. Si è invece astenuto l'altro ex grillino Carlo Martelli. Questi ultimi 4 parlamentari (i 2 fuoriusciti 5S e i 2 del Maie) avevano votato la fiducia al governo a giugno sommandosi in quella votazione ai 167 di Lega+M5S e arrivando a quota 171 

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