Era il 1918 quando Luigi Einaudi, economista ed ex Presidente della Repubblica, diede alle stampe articoli che criticavano la fragilità della Società delle Nazioni europee e concludeva che fosse necessario creare un Stato federale europeo. E’ passato un secolo ma, a nostro modesto avviso, l’idea di Europa di Luigi Einaudi è sempre più attuale. Non a caso, alla vigilia del voto europeo, del 25 maggio scorso, intellettuali e politici che si riconoscono in quel disegno di Europa sopranazionale hanno sottoscritto l’appello della “Fondazione Luigi Einaudi”, “Per un’Europa federale” da costruire con una Assemblea costituente europea che, in particolare, “rilanci e acceleri il processo di integrazione federale degli Stati membri dell’Unione europea”. Ma c’è di più. Da analisi ufficiali della Commissione europea si rileva che la vera sfida per la crescita dell’Unione europea è costituita dalla necessità di almeno 200miliardi di investimenti annui, sino al 2020, in infrastrutture di trasporto e di energia, in senso ampio. In realtà, gli investimenti necessari sono molti di più se si vogliono attrezzare le nostre economie e l’Europa al XXI secolo con investimenti in telecomunicazioni, tecnoscienze, istruzione e formazione, per creare innovazione. E, dulcis in fundo, noi diciamo che il nostro Paese, specie in questo semestre con la presenza di Renzi, deve avere un notevole ruolo in questa nuova dialettica tra le istituzioni europee, tenendo conto delle urgenze che abbiamo per la crescita e l’occupazione, unite all’accentuazione delle nostre riforme.