Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Giovedì, 16 Maggio 2024

Al Salone del libro Loren…

Mag 15, 2024 Hits:173 Crotone

L'Istituto Ciliberto-Luci…

Mag 14, 2024 Hits:123 Crotone

Le opere di Bach: gli eff…

Mag 02, 2024 Hits:416 Crotone

In città l'ultima tappa d…

Apr 30, 2024 Hits:453 Crotone

Convegno Nazionale per la…

Apr 23, 2024 Hits:667 Crotone

L'Associazione "Pass…

Apr 05, 2024 Hits:1080 Crotone

Ritorna Calabria Movie Fi…

Apr 03, 2024 Hits:1075 Crotone

La serie evento internazi…

Mar 27, 2024 Hits:1447 Crotone

L'ira dei due marò

Sono pronti a presentare alla procura di Roma un esposto contro chi ha concesso l’estradizione dei due fucilieri di marina. L'iniziativa verrà presentata oggi nel corso di un incontro cui parteciperà, tra gli altri, anche l’ex ministro degli Esteri, Giulio Terzi, "che si dimise proprio perché contrario all’estradizione dei due militari". Nella nota del gruppo di cittadini si legge: "Chiediamo di individuare e perseguire coloro che, violando la Costituzione, hanno estradato in un Paese in cui vige la pena di morte i militari Massimiliano LatorreSalvatore Girone in violazione di vincolanti norme costituzionali"

Abbiamo obbedito e dopo due anni siamo ancora qui!". Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due marò trattenuti in India, sono stanchi e irritati. E non lo nascondono usando, forse per la prima volta, toni duri. In uniforme bianca, impeccabili nel loro orgoglio di militari italiani, appaiono sul video in collegamento web da New Delhi con il parlamento per la Festa della Repubblica.

Ma stavolta esprimendo tutta la loro contrarietà. Con tono forte, deciso e quasi urlato, Salvatore Girone manda il suo messaggio chiaro: "Abbiamo obbedito ad un ordine, abbiamo mantenuto una parola, che ci era stata chiesta, e siamo ancora qui.... Sono passati più di due anni e anche quest'anno siamo costretti a essere lontani, presenti alla festa del 2 giugno solo attraverso una webcam". Più diplomatico nelle parole, ma altrettanto deciso, il 'collega', Massimiliano Latorre. "Quello che possiamo fare è comportarci da militari e da italiani: soffrire con dignità nell'attesa che questa storia abbia termine". Dall'altra parte del collegamento, nella sala del Mappamondo della Camera dove commissioni Esteri e Difesa di Montecitorio e Palazzo Madama sono riunite, le parole rimbalzano come macigni.

Perché nonostante gli sforzi e l'impegno, la vicenda è ancora in alto mare e ora si punta tutto su quella svolta, l'internazionalizzazione del caso con l'arbitrato, voluta dal Governo Renzi. Ma i cui tempi - non lo nasconde nessuno - non sembrano destinati a essere brevi. Si confida nei nuovi spazi di confronto con il nuovo governo indiano di Modi e anche sulle opportunità che l'Italia potrà giocare con la presidenza del semestre. Ma per ora resta lo stallo, almeno per chi come i due fucilieri e loro famiglie, vorrebbero presto il rientro in Italia. "Vorremmo che venisse riconosciuta prima di tutto la nostra innocenza", tuona Girone dall'altro capo del mondo, ricordando che "non è bello non essere a Roma oggi, a sfilare con gli altri militari alla parata. Anche quest'anno siamo costretti a essere lontani.

Abbiamo ubbidito, rispettato una parola e continuano a farlo con dignità per la nostra nazione: vorremo che i due paesi dialogassero per la pace perché il muro contro muro porta solo alla distruzione", aggiunge lasciando trapelare una vena polemica. E ringrazia "per il supporto e la tenacia a non abbandonare due soldati che non sono 'Salvatore e Massimiliano', ma due soldati qualsiasi al mondo", spiega, ricordando che quanto accaduto quel giorno nell'incidente dell'Enrica Lexie è stato un episodio nell'ambito di una missione internazionale per conto dello Stato. "Condivido il loro dolore e delle loro famiglie, con le quali siamo costantemente in contatto", fa sapere da Vienna il ministro degli Esteri Federica Mogherini. A Delhi, accanto ai marò, c'è la compagna di Girone, Paola Moschetti. Alla Camera, a Roma, la sorella e la figlia di Latorre, che hanno anche partecipato alla parata del 2 giugno.

Come hanno fatto loro, sia da militari in missione sia obbedendo alla folle richiesta della «banda Monti» di ritornare in India nel marzo dello scorso anno.
«Abbiamo mantenuto una parola, quella che ci era stata chiesta e che ancora, con dignità per la nostra nazione, per tutti i militari, continuiamo a mantenere». Quello di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre non è un grido di dolore, come i soliti politicamente corretti vogliono farci credere, ma un atto di accusa. Una nazione che si rispetti non può dimenticare i suoi soldati, non può chiedere loro di sacrificare anche la vita e poi abbandonarli di fronte alla prima difficoltà o al primo ostacolo che minacci il proprio tornaconto.
Secondo il quotidiano il Giornale :  è una tragedia già vista. Come si può dimenticare l'8 settembre 1943, quando l'Italia abbandonò al proprio destino le Forze Armate, facendo pagare un tributo altissimo ai nostri soldati. Anche loro «obbedirono», come la Divisione Acqui a Cefalonia, e furono trucidati. Ahimè, i voltafaccia e i tradimenti fanno parte del nostro dna. Ma nella assurda vicenda dei nostri marò, scopriamo che esiste un'Italia migliore, un'Italia che ci piace. E Massimiliano e Salvatore sono quelli che oggi meglio la rappresentano. «Abbiamo ubbidito - hanno detto -. Andiamo avanti con onore per il Paese e per la nostra bandiera». In queste poche parole è racchiuso un mondo di valori che sembravano estinti. Primo fra tutti l'obbedienza. Per chi indossa la divisa è un principio scavato nel cuore. Attenzione, però, l'obbedienza non è una cieca e ottusa esecuzione degli ordini. È una scelta consapevole, uno stile di vita. Solo così si spiega la condotta dei due marò. Massimiliano e Salvatore, infatti, obbediscono alla Patria, non importa chi sia al governo, non importa chi sia a dare gli ordini, non importa se questi siano assurdi. Hanno giurato di servire il Paese e il loro onore, la loro lealtà sono assoluti. Certo, questo non lenisce la loro amarezza e impotenza di fronte alla grande ingiustizia che stanno subendo. Dopo oltre due anni, la magistratura indiana non ha ancora formulato un capo d'accusa nei loro confronti. D'altronde non sa che pesci pigliare, in base alle convenzioni internazionali l'India non ha alcun diritto a processarli. Perciò siamo ancora in stallo, un'impasse che pesa solo sulle vite dei due marò e dei loro cari.

Anche a loro va "il ringraziamento dell'Italia che non può dimenticare i suoi figli migliori. Loro e le loro famiglie sono una lezione di vita e professionalità", ha sottolineato Pierferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato, assicurando che "al più presto porremo le basi per nuovi incontri parlamentari per cercare di continuare" l'impegno delle Camere per la soluzione del caso. Mentre i Cinque Stelle alzano il tiro per un nuovo duro attacco al governo: "Vedere i nostri due marò ci ha spezzato il cuore", dicono i deputati M5S delle Commissioni Esteri e Difesa, parlando di caso "gravissimo su cui pende la responsabilità del governo: vorremmo ricordare ai ministri Mogherini e Pinotti che un Paese che non ha rispetto dei suoi militari è un Paese senza dignità. Così come lo è il governo che lo amministra".

"Abbiamo ubbidito ad un ordine, abbiamo mantenuto una parola, quella che ci era stata chiesta, e oggi siamo ancora qui". Così il fuciliere Salvatore Girone interviene in videoconferenza da Delhi per la festa del 2 Giugno, con voce decisa senza nascondere la sua irritazione. E l'altro fuciliere aggiunge: "Quello che noi possiamo fare è comportarci da militari e italiani: soffrire con dignità nell'attesa che questa situazione si risolve

"Condivido il loro dolore e delle loro famiglie, con le quali siamo costantemente in contatto", ha commentato il ministro degli Esteri, Federica Mogherini da Vienna.

"Per protestare contro l'immobilismo del governo italiano sul caso dei nostri due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale ha deciso di non partecipare alla videoconferenza. Per il grande rispetto che nutriamo per le nostre Forze Armate - dice il presidente di FDI, Giorgia Meloni - che ogni giorno ci rendono orgogliosi di essere italiani, non possiamo restare in silenzio: da oltre due anni tutti i presidenti del Consiglio che si sono succeduti ci hanno chiesto di tenere i toni bassi sulla vicenda per non indispettire gli indiani. Grazie a questa disarmante timidezza delle Istituzioni italiane e della nostra diplomazia abbiamo consentito all'India di fare la campagna elettorale sulla pelle dei nostri due militari, illecitamente detenuti in India da oltre due anni in piena violazione del diritto internazionale. Non intendiamo essere complici di questo scempio e far finta che tutto vada bene", continua Meloni.

"Nel giorno della Festa della Repubblica chiediamo al Governo e al premier Renzi di internazionalizzare la crisi non solo a parole ma con azioni decise lanciando l'ultimatum a Nato, Onu e Unione Europea: se i marò non rientreranno in Patria immediatamente l'Italia ritiri i suoi contingenti militari da tutte le missioni di pace già dalla prossima settimana. FdI-An renderà omaggio alle nostre Forze Armate raccogliendo le firme per la petizione che abbiamo lanciato nelle scorse settimane per riportarli a casa", conclude il presidente di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale.

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI