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E Renzi cosa farà col mattone?

Negli ultimi mesi, le pressioni delle burocrazie internazionali e dei Comuni per la tassazione degli immobili, sono continuate. Le abbiamo fronteggiate, sul piano scientifico (convegno di Firenze) e sul piano tecnico-legislativo (patrimoniale immobiliare). Ma col Governo Renzi, queste pressioni si sono rafforzate: in esso, le due componenti che premono (in favore, in sostanza, di una redistribuzione del risparmio a favore della finanza e di maggiori finanziamenti per le spese incontrollate delle Autonomie locali) sono presenti, e massicciamente. C’è chi parla, addirittura, di Comuni al potere. Abbiamo, ciò nonostante, fiducia: il Governo ha già emanato un provvedimento a favore della cedolare secca; l’aumento del limite massimo del coacervo Imu-Tasi che il nuovo esecutivo ha varato, ratificando l'accordo coi Comuni del precedente, vogliamo considerarlo l'ultimo atto del Governo Letta, e non il primo del Governo Renzi (che auspichiamo sia il provvedimento di cui già s’è detto, al quale il ministro Lupi - e ben lo sappiamo, gliene diamo atto - lavora da mesi, fra mille difficoltà) .

Ai burocrati internazionali, intanto, dobbiamo ricordare che la loro politica (in difesa, prima di tutto, dei loro megastipendi) non è infallibile. ln febbraio, ad esempio, l'OCSE ha ammesso (Libero, 22.2.’14) di aver sbagliato le previsioni sull'euro-zona: "La più importante fonte di errore è dipesa dalla falsa assunzione che la crisi euro si sarebbe dissolta nel tempo e che i differenziali sui rendimenti dei bond sovrani si sarebbero ristretti”, ha chiosato l'attuale ministro dell'Economia Padoan, che quegli ambienti conosce bene. Dobbiamo dire a questi burocrati che noi crediamo nel risparmio come "strumento essenziale per la crescita e lo sviluppo individuale e collettivo” (A. Patuelli, Bancaria n. 12/'13) e che diamo fiducia, più che a loro, a Luigi Einaudi, che insegnava che tassare il risparmio significa imporre una doppia tassazione sul reddito, prima su quello prodotto e poi su quello messo da parte. Tanto, per l'equità, di cui anche quei burocrati coi piedi al caldo osano pure disquisire.

Ai Comuni, che sulla casa hanno – per far cassa – infierito, diciamo: non rendetevi ulteriormente complici della situazione in cui l’Italia (uscita indenne dalla crisi finanziaria del 2008, grazie alle sue banche) è stata poi gettata da una tassazione immobiliare che non ha precedenti è che è stata essenzialmente reclamata dalle Autonomie locali per assicurare alle stesse la possibilità di avere il medesimo, eguale gettito delle scorso anno (come dichiarato dal loro presidente on. Fassino, e alla faccia del controllo della spesa pubblica), fino all'aumento dell'Imu-Tasi (valore, un miliardo: onn. Brunetta e Capezzone). Ricordino i Sindaci che "gli appetiti insoddisfatti dei meno fortunati, dietro cui si celano le cicale eternamente inappagate, si indirizzano verso i cittadini prudenti e meritevoli, divenendo una macchina infernale di creazione di ingiustizia sociale, nonostante si affermi il contrario” (Paolo Savona, MF 1.3.’13).


Ai patrimonialisti diciamo che in Italia una patrimoniale c’è già, ed è – se non si rimedierà presto, come chiediamo – permanente: è sugli immobili (ma forse loro non se ne sono accorti, i loro “risparmi” li hanno da tutt’altra parte) ed ha causato – con una caduta dei valori, per non parlare del reddito, senza precedenti – un impoverimento diffuso nel nostro Paese altrettanto senza precedenti, peraltro – nel contempo – non giovando ad alcun altro settore né al lavoro, né alle imprese (che peraltro già godono di agevolazioni per 50 miliardi di euro). “All’onda patrimonialista tedesca si aggiunge quella italiana” ha scritto, nonostante tutto questo, “Il Foglio” (21.2.’14), che ha evidenziato che “finora” hanno sostenuto la patrimoniale i bancari Alessandro Profumo (Unicredit e ora Mps), Pietro Modiano (ex Intesa e Unicredit, ora Sea) e Corrado Passera (“il cui progetto politico in nuce prevede il recupero di 85 miliardi di euro con una patrimoniale straordinaria”). La patrimoniale è stata sostenuta anche dal banchiere Luigi Abete (Bnl) e dalla “sinistra d’apparato” tipo Giuliano Amato, ora alla Consulta, nonché dalla Cgil e persino – prendiamo sempre dal Foglio – da Pierferdinando Casini (Udc) e Flavio Tosi (Lega) oltre che dall’editore di Repubblica (lo svizzero Carlo Debenedetti; pardon, così si chiama suo fratello: lui si chiama – o si fa chiamare – De Benedetti, il mistero di due fratelli con cognomi diversi è ben fitto).

A tutti (burocrati internazionali, Comuni, patrimonialisti) facciamo notare che, quella di incidere sempre e comunque sugli immobili, non pare proprio che sia stata la medicina giusta per promuovere la crescita. Semmai, è stata la causa scatenante della crisi in cui ci troviamo, e chi l’ha voluta e ancora la pratica (o chiede di praticarla), ovunque sieda, ne porta la responsabilità. Matteo Renzi (di cui ricordiamo una limpida dichiarazione contro la patrimoniale a 24 ore del 12.10.’12, riportata anche in uno dei nostri ultimi cinguettii) a tutti costoro non si accoderà.

Corrado Sforza Fogliani

Presidente Confedilizia

 

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