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L'Unione Europea probabilmente non sarà in grado di realizzare il suo piano di fornire all'Ucraina un milione di proiettili di artiglieria entro marzo 2024 a causa dello stato della produzione dell'industria della difesa e degli ostacoli burocratici: lo ha reso noto il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, confermando indiscrezioni dell'agenzia di stampa Bloomberg in questo senso. Lo riporta Ukrainska Pravda. "Purtroppo l'agenzia Bloomberg dice la verità", ha detto il ministro al canale United News: è "improbabile che venga rispettato", ha aggiunto riferendosi al  piano Ue. Kuleba ha sottolineato che la causa di questo problema non è la mancanza di volontà politica, ma "lo stato deplorevole dell'industria della difesa", così come "molte cose non sincronizzate, molta burocrazia". "L'Unione Europea sta lavorando per eliminare questi problemi, ed è per questo che, a Berlino, ho invitato l'Unione Europea a sviluppare una politica globale nel campo delle industrie della difesa", ha aggiunto.

All'inizio della guerra in Ucraina, la Germania era inizialmente cauta nell'offrire a Kiev forniture militari dirette, ma poco dopo l'invasione della Russia il cancelliere Olaf Scholz ha riformulato gli obblighi morali della Germania di aiutare a resistere all'aggressione russa.

Con la Russia e l'Ucraina ancora impegnate in combattimenti dopo quasi due anni e un importante conflitto israelo-palestinese in corso, l'Unione europea e la Nato si stanno facendo strada in un nuovo caotico ordine di sicurezza mondiale e la più grande economia europea sta scuotendo le idee vecchie di decenni su quale sia il vero scopo delle sue Forze armate.

"Molti di noi ricordano ancora i racconti di guerra dei nostri genitori o dei nostri nonni - ha detto - e per i più giovani è quasi inconcepibile la guerra in Europa, molti di loro danno voce al loro orrore.

La questione centrale è se si permette al potere di prevalere sulla legge: se permettiamo a Putin di riportare indietro le lancette dell'orologio al XIX secolo e all'era delle grandi potenze o se siamo in grado di tenere sotto controllo i guerrafondai come Putin, questo richiede la nostra forza".

Il discorso ha rappresentato una svolta importante non solo nel conflitto ucraino, ma anche nel modo in cui il governo tedesco discute di strategia militare, che data la storia del Paese sino al 1945 è stata a lungo un argomento difficile.

Sino agli ultimi anni, contribuire alla sicurezza mondiale attraverso la Nato anziché aumentare unilateralmente la potenza militare tedesca si è rivelato sufficiente per evitare di riaprire discussioni scomode su ciò che una Germania "forte" potrebbe significare per l'Europa.

Oltre 830 strutture mediche in Ucraina sono state completamente o parzialmente ricostruite: lo ha reso noto il ministero della Sanità, come riporta Ukrinform. "A quasi metà novembre 2023, 834 strutture mediche in tutta l'Ucraina erano già state completamente o parzialmente ricostruite - si legge in un comunicato -. Di queste, 421 strutture sono state completamente ricostruite e altre 413 sono state parzialmente ricostruite". Secondo il ministero, la maggior parte delle strutture ricostruite si trovano nelle regioni di Mykolaiv, Dnipropetrovsk , Kiev, Kharkiv, Chernihiv e Kherson. Nel complesso, dall'inizio della guerra la Russia ha danneggiato 1.468 strutture mediche e ne ha completamente distrutte altre 193 a livello nazionale. Le strutture delle regioni di Kharkiv, Donetsk, Mykolaiv, Dnipropetrovsk, Kherson, Zaporizhzhia, Kyiv e Chernihiv sono state quelle maggiormente colpite.

Intanto sul altro fronte prosegue l'esercito israeliano ha avviato "un'operazione precisa e mirata" contro Hamas nell'ospedale al-Shifa, il più grande ospedale di Gaza, invitando i terroristi ad arrendersi. "Sulla base delle informazioni di intelligence e di una necessità operativa, le forze dell'Idf stanno portando avanti un'operazione precisa e mirata contro Hamas in un'area specifica dell'ospedale Shifa", ha detto l'Idf nel comunicato.

"L'operazione non intende danneggiare i pazienti, il personale medico o i cittadini presenti nell'ospedale", ha sottolineato l'esercito israeliano aggiungendo che la direzione dello Shifa è stata allertata prima che le truppe israeliane entrassero nel complesso. Sul suo account in ebraico X, l'Idf avrebbe anche fatto capire che una volta all'interno della struttura, avrebbe continuato ad essere presente, dicendo: "Nel prosieguo dell'operazione, si prevede che incubatrici, attrezzature mediche e alimenti per bambini saranno trasferiti all'ospedale".

Il Qatar sta cercando di negoziare un accordo tra Hamas e Israele che includa il rilascio di circa 50 ostaggi civili da Gaza in cambio di un cessate il fuoco di tre giorni. Lo ha detto a Reuters un funzionario informato sui negoziati. L'accordo, coordinato con gli Stati Uniti, prevede anche che Israele rilasci alcune donne e bambini palestinesi dalle carceri israeliane e aumenti gli aiuti umanitari consentiti a Gaza, ha detto il funzionario.

 

Fonte Agi Sky24 msn e varie agenzie

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha convocato per lunedì 20 novembre il Consiglio supremo di Difesa. Come si legge in una nota del Quirinale, l’ordine del giorno prevede “un’informativa aggiornata sui conflitti in Ucraina, in Israele e nella Striscia di Gaza; sulle altre principali aree di crisi; sulla sicurezza interna ed esterna e sugli interessi globali del Paese”. Durante la riunione, inoltre, si discuterà anche dell’evoluzione degli scenari globali, dell’architettura di sicurezza e della “governance nazionale dei nuovi domini emergenti: cibernetico, spaziale, sottomarino e cognitivo”.

Il Consiglio supremo della Difesa è un organo previsto dall’articolo 87 della Carta costituzionale e il suo compito è esaminare problemi generali politici e tecnici attinenti alla sicurezza e alla difesa nazionale. È presieduto dal capo dello Stato ed è composto dal presidente del Consiglio, dai ministri degli Esteri, dell’Interno, dell’Economia, della Difesa e dello Sviluppo economico e dal comandante delle forze armate italiane. Solitamente partecipano per prassi anche il segretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, il segretario generale alla presidenza della Repubblica e il segretario del Consiglio supremo di difesa. 

A seconda delle circostanze, possono essere invitati a partecipare anche altri membri del mondo politico o militare, così come esperti in specifici ambiti del mondo industriale, scientifico ed economico.

La funzione principale di quest’organo è dare al presidente della Repubblica tutte le informazioni riguardo all’orientamento del governo in materia di sicurezza e difesa, oltre a servire come sede permanente ove discutere e approfondire argomenti legati a questi due settori. In questo modo, tutte le componenti dell’assetto istituzionale del nostro Paese vengono messe nella condizione di esercitare le loro funzioni seguendo una linea d’azione condivisa, che tiene conto delle varie aree di competenza e dei loro legami. La convocazione del Consiglio supremo, la definizione del suo ordine del giorno e la presidenza delle sedute sono competenze esclusive del capo dello Stato.

L’ultimo Consiglio supremo è stato convocato dal capo dello Stato il 13 giugno. In quell’occasione, si è discusso anche delle questioni relative alla gestione dei flussi migratori e all’ammodernamento delle forze armate, alla luce dei nuovi investimenti previsti nel settore della Difesa. Il 24 febbraio 2022, il giorno dell’inizio della guerra in Ucraina, ne era stato organizzato uno d’urgenza.

Il Consiglio supremo della Difesa è un organo previsto dall’articolo 87 della Carta costituzionale e il suo compito è esaminare problemi generali politici e tecnici attinenti alla sicurezza e alla difesa nazionale. È presieduto dal capo dello Stato ed è composto dal presidente del Consiglio, dai ministri degli Esteri, dell’Interno, dell’Economia, della Difesa e dello Sviluppo economico e dal comandante delle forze armate italiane. Solitamente partecipano per prassi anche il segretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, il segretario generale alla presidenza della Repubblica e il segretario del Consiglio supremo di difesa. A seconda delle circostanze, possono essere invitati a partecipare anche altri membri del mondo politico o militare, così come esperti in specifici ambiti del mondo industriale, scientifico ed economico.

Fonte il Giornale e varie agenzie

 

 

 

 

Il 25 ottobre scorso si è svolta al Tar del Lazio la prima udienza cautelare di un maxi ricorso collettivo proposto dagli avvocati Francesco Leone, Simona Fell e Rosy Floriana Barbata nell’interesse di più di 300 studenti per contestare le modalità e i contenuti della prova di ammissione del cosiddetto “Test TOLC”.

I magistrati capitolini si sono pronunciati emettendo un’ordinanza contro le principali università italiane e il consorzio Cisia, che si occupa di organizzare su scala nazionale i test d’ammissione per le facoltà a numero chiuso, a favore dei ricorrenti.

Il Tar del Lazio ha concesso un mese di tempo al Consorzio Interuniversitario Sistemi Integrati per L'Accesso - CISIA per consegnare una dettagliata relazione di chiarimenti sul funzionamento del cosiddetto “equalizzatore” nei concorsi per l'ammissione al Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia e in Odontoiatria e Protesi Dentaria per l'anno accademico 2023/2024 e ha fissato al 10 gennaio 2024 l'udienza di trattazione di merito del ricorso.

Il ricorso contesta anche la ripetizione delle domande nelle sessioni di aprile e luglio, la partecipazione degli studenti di quarto anno di liceo, il calcolo di equalizzazione dei punteggi che avrebbe falsato gli esiti delle prove fino ad arrivare, alla presunta compravendita dei quiz da parte degli studenti e delle scuole di preparazione.

I giudici, ritenendo non sussistenti i presupposti per la concessione della richiesta misura cautelare hanno ritenuto necessario, invece,  disporre l'integrazione del contraddittorio nei confronti di tutti i controinteressati tramite pubblicazione sul sito web del ministero dell'Università e  hanno rilevato, ai fini della successiva trattazione nel merito del ricorso, l'esigenza di acquisire in via istruttoria «una dettagliata relazione di chiarimenti a cura del CISIA in ordine al funzionamento del cosiddetto equalizzatore».

La Relazione  dovrà affrontare una serie di aspetti ritenuti dal Collegio rilevanti alla luce dei rilievi del ricorso, ovvero: «Numero dei quesiti componenti la banca dati; criteri e modalità di individuazione dei quesiti da sottoporre ai candidati nei vari turni della medesima sessione e nelle diverse sessioni; modalità di calcolo del punteggio equalizzato, a tal fine indicando gli effetti del meccanismo di equalizzazione sul punteggio del singolo quesito, in relazione a ciascun possibile esito (risposta esatta, errata o non data) e, per ciascuno di detti esiti, rispetto a diversi scenari di difficoltà del quesito, e prendendo altresì specifica posizione sugli esempi numerici dedotti a supporto delle censure mosse».

Comprendere come e perché sia stato adottato un modello così problematico non è solo una questione tecnica.

L'equazione che sottende il punteggio equalizzato sembra essere basata su un presupposto fondamentale che solleva serie perplessità. La difficoltà di una domanda non dovrebbe essere determinata dalla percentuale di risposte corrette o sbagliate dei candidati, ma dovrebbe derivare dalle caratteristiche intrinseche della domanda stessa, anche perché se la stessa domanda non è stata sottoposta allo stesso numero di persone il dato che ne emerge  è falsato, con conseguente attribuzione di un punteggio errato. È sorprendente che chi ha formulato questo modello sembri ignorare questo semplice ma fondamentale aspetto che qualsiasi docimologo o ricercatore competente conosce.

Fonte : Comitato #iononhoimbroigliato/ R.Presciuttini

 

 

 

 

Un sito pro-israeliano, ha puntato l'attenzione sulla loro presenza sulla scena di quei crimini, portando alla luce foto da loro ritenute 'compromettenti'

Sotto accusa ci sono alcuni freelance di Gaza indicati come autori degli scatti del 7 ottobre: Hassan Eslaiah, Yousef Masoud, Ali Mahmud, Hatem Ali, Mohammed Fayq Abu Mustafa e Yasser Qudih. In particolare, di Eslaiah il sito ha diffuso un video da lui stesso postato su X - e nel frattempo cancellato - in cui lo si vede, senza elmetto o giubbotto che lo segnali come 'stampa', davanti a un carro armato israeliano in fiamme con la didascalia, "in diretta dall'interno degli insediamenti della Striscia di Gaza".

Le loro foto dei terroristi di Hamas che irrompono nei kibbutz vicini a Gaza, rapiscono civili e incendiano carri armati israeliani la mattina del 7 ottobre hanno fatto il giro del mondo. Ora i quattro fotografi che hanno scattato quelle immagini - diffuse da Associated Press, Cnn e Reuters - sono finiti al centro delle polemiche dopo che HonestReporting, un sito pro-israeliano, ha puntato l'attenzione sulla loro presenza sulla scena di quei crimini, portando alla luce foto compromettenti.

Un'altra foto, sempre segnalata da Honest Reporting, mostra Eslaiah abbracciato al leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, con quest'ultimo che gli dà un bacio sulla guancia. Anche Masoud era presente sulla scena del carro armato in fiamme, come Abu Mustafa e Qudih che riprendevano uomini armati che si infiltravano in Israele e infierivano sul corpo di un soldato estratto dal mezzo corazzato.

l sito pro-Israele ora si interroga su cosa ci facessero questi fotografi sul posto "cosi' presto, in quello che normalmente sarebbe stato un sabato mattina tranquillo? Era tutto coordinato con Hamas? Le rispettabili agenzie di stampa, che hanno pubblicato le loro foto, approvavano la loro presenza in territorio nemico, insieme agli infiltrati terroristi?". Il dubbio sollevato è se i fotografi, tutti o in parte, fossero a conoscenza dell'attacco di Hamas in anticipo.

"Se ci fossero giornalisti che sapevano del massacro, che sono rimasti in silenzio e hanno scattato foto mentre i bambini venivano massacrati, non sarebbero diversi dai terroristi e la loro punizione sarebbe severa", ha twittato Benny Gantz, ex capo di Stato maggiore e membro del gabinetto di guerra israeliano. Le autorità dello Stato ebraico hanno chiesto spiegazioni ai media internazionali, i quali hanno immediatamente preso le distanze.

La Cnn ha fatto sapere di "essere a conoscenza dell'articolo e della foto riguardanti Hassan Eslaiah, un fotoreporter freelance che ha lavorato con numerosi organi di stampa internazionali e israeliani". Anche se in questo momento non abbiamo trovato motivo di dubitare dell'accuratezza giornalistica del lavoro che ha svolto per noi, abbiamo deciso di sospendere ogni legame con lui".

Da parte sua, l'Ap ha sottolineato che "non era a conoscenza degli attacchi del 7 ottobre prima che accadessero", ribadendo che "utilizza immagini scattate da freelance in tutto il mondo, inclusa Gaza".

Stessa linea di Reuters che ha negato "categoricamente di essere a conoscenza dell'attacco o di aver mandato giornalisti 'embedded' con Hamas il 7 ottobre". L'agenzia britannica ha spiegato di aver "acquisito foto di due fotografi freelance basati a Gaza che erano al confine la mattina del 7 ottobre, con i quali non aveva lavorato in precedenza.

Le immagini pubblicate da Reuters sono state scattate due ore dopo che Hamas ha lanciato razzi sul sud di Israele e più  di 45 minuti dopo che Israele ha reso noto che uomini armati avevano attraversato il confine". Per poi precisare che "lo staff giornalistico di Reuters non era sul posto nei luoghi menzionati nell'articolo di HonestReporting".  

 

Fonte Agi e varie agenzie

Dalla primavera 2024, i migranti messi in salvo nel Mediterraneo dalle navi italiane saranno trasferiti in Albania. Punta a dissuadere le partenze e il traffico di esseri umani, nonché ad alleggerire hotspot come quello di Lampedusa, il protocollo di intesa siglato da Giorgia Meloni ed Edi Rama a Palazzo Chigi.

È la concretizzazione di un accordo "sostanzialmente chiuso a Ferragosto, durante l'incontro che i due leader hanno tenuto in Albania e che è stato narrato come una semplice vacanza, ma altro che aperitivi...", spiegano fonti di Palazzo Chigi, sottolineando che è una svolta "storica non solo per l'Italia ma per tutta l'Unione europea". "Se l'Italia chiama l'Albania c'è", mette in chiaro Rama, ricordando che il suo Paese è in attesa di entrare nell'Ue, ma "è uno Stato europeo: ci manca la U davanti ma ciò non ci impedisce di essere e vedere il mondo come europei".

"Se l'Italia chiama, l'Albania c'è. La geografia è ora la maledizione dell'Italia. Se si entra in Italia, si entra in Europa". Lo afferma il premier albanese, Edi Rama, durante la firma del protocollo d'intesa tra Italia e Albania per la gestione dei migranti illegali.

Meloni spiega che l'Italia potrà realizzare due strutture in Albania "per la gestione dei migranti illegali: potranno accogliere inizialmente sino a tremila persone che resteranno qui per il tempo di espletare le domande di asilo ed, eventualmente, ai fini del rimpatrio", osserva Meloni.

"L'accordo sulla gestione di flussi migratori fra Italia e Albania non riguarda i minori, le donne in gravidanza e soggetti vulnerabili", sottolinea la Presidente del Consiglio.

Rama sull'immigrazione aggiunge: "L'Albania ha una storia di ospitalità. È l'unico paese europeo dove ci sono stati più ebrei dopo la seconda guerra mondiale, dove migliaia di italiani sono stati protetti e non sono stati lasciati in preda ai nazisti. Abbiamo protetto dalla pulizia etnica migliaia di persone che scappavano da Milosevic e abbiamo dato rifugio a donne e famiglie afghane, quando la NATO ha mollato l'Afghanistan".

"La collaborazione tra Stati Ue e stati extra Ue è decisiva" nel fenomeno dell'immigrazione. Così la premier Giorgia Meloni nelle dichiarazioni alla stampa con il primo ministro dell'Albania Edi Rama presenta i contenuti di un protocollo d'intesa sul fronte dell'immigrazione che "disegna la cornice giuridica a politica" della nuova collaborazione. "È un accordo di respiro europeo. Dimostra che si può collaborare sul fronte della gestione dei flussi. L'Albania darà la possibilità di utilizzare alcune aree del territorio albanese con l'Italia che potrà allestire centri" per i migranti, ha detto la premier.

"Contrastare il traffico di esseri umani, prevenire il traffico di esseri umani e accogliere chi ha diritto alla protezione: questi i tre obiettivi dell'accordo siglato oggi da Italia e Albania", ha spiegato la premier al termine dell'incontro con il primo ministro albanese Rama. L'Italia potrà realizzare due strutture in Albania "per la gestione dei migranti illegali: potranno accogliere inizialmente sino a tremila persone che resteranno qui per il tempo di espletare le domande di asilo ed, eventualmente, ai fini del rimpatrio", ha osservato Meloni.

"L'accordo sulla gestione di flussi migratori fra Italia e Albania non riguarda i minori, le donne in gravidanza e soggetti vulnerabili", ha sottolineato il presidente del Consiglio. "La giurisdizione all'interno di questi centri sarà italiana. Nel porto di Shengjin ci si occuperà delle procedure di sbarco e identificazione, mentre in un'altra area più interna si realizzerà un'altra struttura sul modello dei Cpr. L'Albania collabora con le sue forze di polizia con le forze di sicurezza e di sorveglianza esterna delle strutture", ha spiegato Meloni.

Per il ministro degli Esteri Antonio Tajani questa novità "rafforza il nostro ruolo da protagonista in Europa", e da FdI parlano di "dottrina Meloni". "Il governo ha alzato bandiera bianca in Europa e trova rifugio in Albania", è invece la lettura di Azione, ed è critico anche il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni: "Ci mancava solo la delocalizzazione in Albania dei naufraghi salvati". "Si crea una sorta di Guantanamo italiana", prevede invece Riccardo Magi (+Europa).

Nella sua visita di fine aprile a Londra, la premier aveva spiegato di "condividere" la linea di Rishi Sunak, quando il premier inglese studia l'ipotesi di mandare in Ruanda i richiedenti asilo in attesa delle verifiche. Un piano che ora coinvolge l'Austria e ha fatto capolino nel briefing mattutino della Commissione europea, quando la portavoce Anitta Hipper ha commentato: "Le leggi sull'asilo dell'Ue si applicano solo alle domande presentate sul territorio di uno Stato membro, ma non al di fuori di esso". Qualche ora dopo Meloni ha presentato una soluzione non molto dissimile da quella inglese, seppure in una cornice ben diversa, come hanno ammesso fonti italiane.

Almeno quattro gli incontri nell'ultimo anno fra Meloni e "l'amico" (come lo ha definito) Rama. Lo ha ricevuto a Palazzo Chigi a fine settembre e un mese fa, a Granada, con lui, Sunak e l'olandese Mark Rutte ha avuto un vertice su possibili iniziative operative, bilaterali e multilaterali, contro il traffico di esseri umani. Con l'Albania è nato "un accordo di respiro europeo", ha detto la premier, ribadendo il sostegno a Tirana e ai Balcani occidentali per l'ingresso nell'Ue, "o meglio la riunificazione". "Questo accordo non sarebbe stato possibile con nessun altro Stato Ue", ha chiarito Rama, scegliendo di parlare in italiano e ricordando il "debito impagabile" del suo popolo verso l'Italia: "Non sta a noi giudicare il merito politico di decisioni qui e in altre istituzioni, a noi sta rispondere 'Presente' quando si tratta di dare una mano".

La firma dell'accordo, annunciata solo a ridosso, è avvenuta alla presenza dell'ambasciatore italiano a Tirana Fabrizio Bucci, uno dei nomi che circola per il posto di consigliere diplomatico della premier dopo le dimissioni di Francesco Talò, seduto in prima fila, fra gli altri, come Alessandro Cattaneo, da fine agosto consigliere diplomatico aggiunto.

 

Fonte Agi  Ansa e varie agenzie 

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