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La festa dei nuovi ragazzi e giovani nella chiesa madre di Lizzano

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«La riqualificazione civica, sociale e culturale della nostra amata Lizzano avverrà proprio a partire dal tenore qualitativo e dall’incidenza della nostra esperienza credente!». È stato questo il forte e profetico appello, risuonato domenica scorsa 8 marzo nella chiesa madre “San Nicola” di Lizzanoe rivolto da parte del novello parroco-arciprete, don Giuseppe Costantino Zito, ad una chiesa gremitissima di fedeli in occasione della festa parrocchiale dell’adesione all’Azione Cattolica Italiana.

L’importante evento associativo,seguito poi da un momento conviviale di festa con le famiglie di tutti gli associati, ha visto il convenire dei diversi responsabili associativi e di oltre un centinaio di nuovi associati– giovani e ragazzi – che hanno espresso il proprio “sì” all’associazione, giurando obbedienza e fedeltà alla Chiesa, al nuovo pastore della comunità parrocchiale e ricevendone la tessera.

«Tutta Lizzano celebra questa sera un evento storico e singolare» – ha affermato commosso don Giuseppe Zito, che ricopre anche l’incarico di assistente ecclesiastico unitario della medesima associazione diocesana – «perché per la prima volta accogliamo nella nostra associazione parrocchiale e nella nostra comunità cristiana il dono di tantissimi giovani, che sono la speranza più certa per la Chiesa intera e per la nostra società e l’orgoglio del nostro cuore! Ad essi abbiamo voluto spalancare le porte della nostra parrocchia, affinché anch’essi le aprissero a Cristo per camminare con Lui sui sentieri della vera libertà, della giustizia sociale e dell’amore!».

È ormai a tutti noto,nel paese, il grande impegno pastorale, profuso dal nuovo arciprete nella cura apostolica amorosa della realtà lizzanese,pur in mezzo alle angustiose povertà strutturali, in cui versanogli ambienti pastorali parrocchiali. Apprezzato da tutti per la sua grande apertura e disponibilità umana, per il suo tratto affabile,cordiale edaccogliente, per la vicinanza ai problemi e ai drammi della gente oltre che per la carismaticità spirituale della sua parola, limpida e profonda, attraente e concreta, don Giuseppe a pochi mesi dalla sua immissione canonica ha già conferito, con senno, prudenza e frutto pastorale, un riassetto qualificativo a diversi settori della vita parrocchiale, peraltro visibile agli occhi di tutti.

Prima della benedizione e della consegna delle tessere agli associati, don Giuseppe ha voluto richiamare l’attenzione dell’intera comunità civile e religiosa sul valore di essere oggi associazione di laici credenti, impegnati a camminare con la Chiesa, crescendo nella fede e in umanità, capaci di viva testimonianza cristiana in ogni occasione ed ambiente di vita, desiderosi di contribuire a riparlare di Dio all’uomo d’oggi e di lavorare con passione per cambiare il volto dei nostri paesi e della nostra città.

«Vogliamo pure cordialmente accogliere – ha poi aggiuntoil sacerdote –i tre verbi, che Papa Francesco ci ha affidato nell’Udienza, concessaci il 3 maggio scorso: “rimanere con Gesù, andare per le strade, gioire ed esultare sempre nel Signore”! Tre consegne, che risuonano fortemente nel nostro cuore e che ci spingono a vivere appieno la scelta missionaria del nostro progetto formativo».

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«Tutto ciò – ha affermato il presidente dell’associazione parrocchiale, sig. Angelo Pappadà – non può non significare centralità della persona, che cammina con gli altri e non da sola; della persona, impegnata in percorsi di formazione globale, in gruppo e in associazione. Significa anche, contestualmente, unità e centralità del compito educativo, che vede l’AC da sempre in prima linea – con la sua proposta di rivolgersi a persone di ogni età, condizione sociale e professionale – nel mettere in dialogo le generazioni, nel tradursi e radicarsi all’interno della vita delle parrocchie e della molteplicità di luoghi, che caratterizzano la vita del nostro territorio. Sono molto grato al nostro nuovo ed amato parroco per l’opera egregiamente da lui svolta, specialmente a favore dei nostri tanti giovani!».

La “Chiesa in uscita”, la “Chiesa misericordiosa” che punta sull’essenziale, la “Chiesa, ospedale da campo” dell’eradi papa Francesco, è possibile declinarla per davvero, se ci sono ancora preti e laici, capaci di incarnare nelle parole e nei gesti i perenni valori del Vangelo, educandocosì le singole persone e le stesse comunità parrocchiali a quella salutare “conversione pastorale” nella forma dell’attrazione e del fascino cristiano, della carità e della missione della Chiesa,ben coscienti che questa nativa vocazione cristiana, volta all’educare, è qualcosa di decisivo sotto il profilo non solo evangelico e dunque ecclesiale, ma anche storico, sociale e politico.

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