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Siri, i pm aprono un'inchiesta

Le nuove accuse arrivano pochi giorni prima del Consiglio dei ministri decisivo per la permanenza o meno di Armando Siri nella squadra di governo. A muovere un nuovo attacco al sottosegretario leghista indagato per corruzione è stata un'inchiesta della trasmissione Report che questa sera manderà in onda un servizio su una palazzina con sette appartamenti acquistata lo scorso gennaio dallo stesso Siri a Bresso, paesino alle porte di Milano

Continua il dibattito sul caso Siri. «Io non sono stato giudice nella vicenda Siri, ho semplicemente anticipato un percorso in cui ho ascoltato molto, soprattutto il diretto interessato. Ho parlato molto con i colleghi di Siri, ho anticipato con trasparenza il percorso che avrei fatto e ho anticipato quella che mi sembra la decisione più giusta, per certi versi anche sofferta ma non è pensabile che l'azione di governo possa essere collegata alle tappe di una vicenda giudiziaria». Lo afferma il premier Giuseppe Conte intervistato ad una tavola rotonda a San Giovanni Rotondo.

«Non ho dubbi» che la vicenda di Armando Siri sulla sua permanenza nel governo si risolverà nel modo in cui l'ho annunciata, nel senso che tutti potranno confidare nella soluzione che ho anticipato e non credo che possa essere messo in dubbio che questa sia la soluzione da perseguire», afferma ancora il premier Conte.

La Procura di Milano ha aperto un'inchiesta, al momento senza ipotesi di reato né indagati, sul caso dell'acquisto da parte del sottosegretario Armando Siri di una palazzina a Bresso, nel Milanese, attraverso un mutuo di 585mila euro acceso con una banca di San Marino. Il procuratore Francesco Greco ha spiegato che ci sarà "massima collaborazione" tra gli inquirenti milanesi e quelli romani che indagano per un'ipotesi di corruzione contestata all'esponente leghista e che le carte dell'Uif di Bankitalia sono arrivate sabato scorso.

Stando a quanto si è saputo, sabato scorso in Procura a Milano è arrivata l'informativa del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf milanese, che contiene la segnalazione dell'Unità di informazione finanziaria (Uif) di Banca d'Italia. Era stato, tra l'altro, lo stesso notaio davanti al quale è stato stipulato l'atto di compravendita della palazzina intestata alla figlia del sottosegretario a inoltrare, stando a quanto ricostruito dalla trasmissione 'Report', a Bankitalia una segnalazione per operazione sospetta di riciclaggio. Il fascicolo, al momento un cosiddetto 'modello 45', ossia senza ipotesi di reato né indagati, è stato assegnato al dipartimento guidato dal procuratore aggiunto Fabio De Pasquale che si occupa, oltre che di corruzione internazionale, anche di casi di riciclaggio o auto-riciclaggio.

In un paese civile - commenta Matteo Salvini - i processi si fanno in tribunale e uno è colpevole se viene condannato da un giudice, non se lo dice un giornale". Le nuove accuse arrivano con la precisione di un orologio. E vengono pubblicate, in una anticipazione, al termine di una domenica infuocata in cui i Cinque Stelle hanno invitato Salvini a "tirar fuori le palle" e a "scaricare" Siri e il leghista che gli ha detto di "tapparsi la bocca". Report parla già di una "Bresso Connection" e getta benzina sul fuoco facendo un servizio sull'operazione immobiliare portata avanti dall'agenzia di Policarpo Perini che "nel 2013 era candidato come sindaco di Bresso proprio con il partito fondato da Siri, Italia Nuova". "Policarpo è anche padre di Marco Luca Perini, a capo della segreteria di Siri al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - spiega la trasmissione di Rai3 - il notaio che ha stipulato l'atto di compravendita dell'immobile l'ha segnalato alla Banca d'Italia come operazione sospetta". L'intento è, appunto, quello di creare una rete dietro a Siri per far aumentare le pressioni dei grillini su Salvini.

"La cosa più importante è rimuovere questo sottosegretario che getta ombre sul governo", dice Luigi Di Maio intervistato dal Gr1.  "Vado in Consiglio dei ministri assolutamente tranquillo", dice Salvini ai cronisti. "Sto aggiornando l'agenda su immigrazione e mafia, di questo mi occupo. Dopo mercoledì vengono giovedì, venerdì e sabato e per me non è un problema, continuo a ritenere che in un Paese civile i processi si fanno in tribunale e se uno è colpevole si viene condannati da un giudice, non da un giornale".  "Non credo che questo succederà. No assolutamente", dice Claudio Durigon, parlamentare della Lega e sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ad Agorà Rai Tre alla domanda se Salvini chiamerà Siri per farlo dimettere.

 

 

 

 

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