Il 30 aprile 1986, da Pisa, partì il primo messaggio di collegamento a Internet. Oggi Internet, se da un lato ha favorito la comunicazione fra gruppi e individui sparsi per il mondo, ridotto i costi di produzione e di accesso all’informazione, dall’altro non ha, ancora, mantenuto fede alla doppia promessa di una minore sperequazione nella ripartizione sociale di beni e risorse e di una più libera competizione tra soggetti d’impresa, allargando, anzi, la forbice tra ricchezza e povertà. Ma c’è di più. I comportamenti, non sempre corretti, degli iscritti ad una piattaforma come Facebook o quelli attivati e presupposti dai grandi insiemi di dati (Leggi:big data), fonti inedite di arricchimento del sapere ma, anche, strumenti al servizio dei ricchi e dei potenti, veicoli di un disequilibrio informativo causa di altre disuguaglianze, con una conseguente lesione del diritto di privacy; stiamo parlando di pochi privilegiati che vengono a sapere molto di molti, con i molti, invece, ignari di quel che nuovi signori dell’informazione della comunicazione conoscono delle loro idee e dei loro comportamenti, delle loro debolezze e dei loro più, particolari, desideri. In tal senso, in Italia, è intervenuto il Garante della Privacy: ha accolto il ricorso di un iscritto a Facebook che si era rivolto all’Autorità dopo, aver interpellato, il social network e aver ricevuto una risposta ritenuta insoddisfacente. L’iscritto lamentava di essere stato vittima di minacce, tentativi di estorsione da parte di un altro utente di Facebook. In conclusione, noi diciamo che questa negativa esperienza ci fa riflettere molto, su quanto Internet, in questi trent’anni, abbia cambiato il nostro mondo sociale, nella realtà e il nostro “modus vivendi” quotidiano.