Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Domenica, 19 Maggio 2024

Al Salone del libro Loren…

Mag 15, 2024 Hits:591 Crotone

L'Istituto Ciliberto-Luci…

Mag 14, 2024 Hits:171 Crotone

Le opere di Bach: gli eff…

Mag 02, 2024 Hits:462 Crotone

In città l'ultima tappa d…

Apr 30, 2024 Hits:496 Crotone

Convegno Nazionale per la…

Apr 23, 2024 Hits:712 Crotone

L'Associazione "Pass…

Apr 05, 2024 Hits:1112 Crotone

Ritorna Calabria Movie Fi…

Apr 03, 2024 Hits:1104 Crotone

La serie evento internazi…

Mar 27, 2024 Hits:1476 Crotone

Il gup Amelia Primavera ha rinviato a giudizio Silvio Berlusconi e Valter Lavitola per la vicenda della compravendita di senatori. Stamani l'udienza preliminare in cui Silvio Berlusconi, Valter Lavitola e Sergio e Gregorio erano imputati per la presunta compravendita di senatori che nel 2008 provocò la caduta del governo guidato da Romano Prodi. L'accusa sarà rappresentata dai pM Henry John Woodcock e Alessandro Milita, titolari dell'inchiesta assieme ai colleghi Vincenzo Piscitelli e Maurizio Vanorio. De Gregorio ha chiesto il patteggiamento della pena.

Il gup di Napoli, pm a parte, è il primo giudice a credere a De Gregorio. All'ex senatore, a marzo, non aveva creduto una sua collega, il gup di Napoli Marina Cimma, che aveva detto «no» alla richiesta di rito immediato presentata dai pm capeggiati da Henry John Woodcock: «All'esito di un'attenta e approfondita disamina delle dichiarazioni rese da De Gregorio – aveva scritto – non può farsi a meno di evidenziare che la prova circa l'esistenza di un accordo corruttivo intervenuto tra gli imputati è tutt'altro che evidente». Non solo. Per quel gup «le somme corrisposte a dire di De Gregorio da parte di Berlusconi per il tramite di Lavitola erano destinate a finanziare il movimento politico», (Italiani nel mondo). Insomma, De Gregorio non era attendibile. Come non attendibile si è rivelato De Gregorio per i pm milanesi del processo Mediatrade, che sentito De Gregorio e le sue rivelazioni (aveva detto di avere rallentato una rogatoria in Cina sui diritti tv) hanno spedito a Hong Kong la Guardia di finanza a caccia di un misterioso appunto che avrebbe dovuto trovarsi al ministero degli Esteri. Niente appunto in cassaforte, niente di niente. Il governo di Hong Kong ha spiegato: Mr. Gregorio chiese solo informazioni. E nella rogatoria non ci fu alcuna ingerenza. Non attendibile l'ex senatore è apparso anche ai pm di Roma, che, dopo averlo ascoltato, nel settembre scorso hanno chiesto l'archiviazione di un'inchiesta gemella, quella sul passaggio da Idv al Pdl di altri due senatori, Domenico Scilipoti e Antonio Razzi, nel 2010: la scelta di cambiare partito, hanno detto, non è sindacabile in base all'articolo 67 della Costituzione, perché un eletto alla Camera o al Senato non ha vincolo di mandato

Come difensore di Berlusconi c'era presente al momento l'avvocato Michele Cerabona, che lo assiste assieme a Niccolò Ghedini. Davanti al Tribunale è assiepata una folla di fotografi e cameraman. Agenti di polizia impediscono l'ingresso di cronisti e curiosi nell'aula 213, in cui si svolgerà l'udienza, che per legge è a porte chiuse.Intanto

E' stata accolta dal gup la richiesta di patteggiamento a 20 mesi di reclusione avanzata dalla difesa di Sergio De Gregorio, nell'ambito dell'inchiesta sulla presunta compravendita di senatori. Il dispositivo - con il rinvio a giudizio per Berlusconi e Lavitola - è stato letto dal giudice Amelia Primavera dopo circa un'ora e mezza di camera di consiglio. L'avvocato Carlo Fabbozzo, che assiste l'ex senatore De Gregorio, si è detto soddisfatto.

Valter Lavitola ha reso dichiarazioni spontanee da più di un'ora. Secondo quanto si è appreso da fonti del collegio difensivo, il giornalista, parlando a braccio, ha ammesso di avere consegnato consistenti somme di denaro a Sergio De Gregorio, ma ha affermato che quei soldi provenivano dal finanziamento al quotidiano L'Avanti!, dei quali entrambi erano soci, e che parte del denaro era stato in precedenza prestato da De Gregorio allo stesso Lavitola. Al termine delle dichiarazioni spontanee dell'imputato prenderanno la parola i pm e gli avvocati delle parti civili; successivamente toccherà alla difesa degli imputati. L'avvocato Cerabona ha preannunciato che la sua linea (confortata dall'ordinanza del gip Marina Cimma, che respinse la richiesta di giudizio immediato per Berlusconi avanzata dalla Procura) sarà quella di sostenere che il reato di corruzione non si configura, dal momento che i parlamentari sono liberi di esercitare le loro funzioni.

Continua la polemica tra il PdL e il presidente del Senato Grasso dopo le sue dichiarazioni in vista del voto sulla decadenza dal seggio parlamentare di Silvio Berlusconi. ''Se il voto sarà segreto bisognerà vedere se sarà davvero un voto di coscienza o se dipenderà piuttosto da interessi diversi - aveva detto - mentre se il voto sarà palese, tutto sarà più chiaro''.

"Le dichiarazioni del presidente del Senato sul voto segreto o palese non sono da presidente del Senato - dice Renato Brunetta - ma da uomo di parte, anzi di fazione. Ritenere che i senatori col voto segreto possano rispondere a 'interessi diversi' dalla coscienza è una insinuazione gravissima". Secondo il capogruppo Pdl alla Camera le parole di Grasse contraddicono il "suo ruolo di garante della dignità dei parlamentari". "Ricordo all'ex procuratore Grasso una frase di Falcone: 'Il sospetto è l'anticamera della calunnia'. Cerchi di far valere le regole, il presidente Grasso, invece che inventarne di nuove ad uso delle sue attitudini inquisitorie", conclude Brunetta.

Per Schifani, "E' molto grave che il presidente Grasso ipotizzi il voto palese, essendo il Regolamento sul punto chiaro ed inequivocabile. Sospettare, poi, che attraverso il voto segreto i senatori possano perseguire interessi diversi rispetto alla propria coscienza è incredibile. Un chiarimento sarebbe quantomeno opportuno". "E' molto grave - dice Schifani nella sua dichiarazione - che il presidente Grasso ipotizzi il voto palese sulla decadenza, essendo il Regolamento sul punto chiaro ed inequivocabile. Un' eventuale interpretazione diversa in Giunta per il Regolamento, a colpi di maggioranza, sarebbe inaccettabile e noi ci opporremmo strenuamente ad una simile forzatura. Sospettare, poi, che attraverso il voto segreto i senatori possano perseguire interessi diversi rispetto alla propria coscienza è incredibile, e ci auguriamo che si sia trattato di un malaugurato fraintendimento. Un chiarimento sarebbe quantomeno opportuno".

"Il presidente si stupisce per il vespaio di polemiche scatenatosi per una constatazione ovvia in cui si sottolineava che il voto palese sia palese mentre il voto segreto possa essere utilizzato seguendo logiche diverse dalla coscienza, come successe in passato". Il portavoce di Grasso commenta così le polemiche per la frase sul voto segreto

"Questo governo doveva garantire un clima di pacificazione e ciò non vuol dire che bisognava garantire un favore o un trattamento privilegiato a Berlusconi perché questo noi non l'abbiamo mai chiesto, non è nelle corde e nel carattere del presidente Berlusconi e credo sarebbe stato anche sbagliato". Così Maria Stella Gelmini del Pdl dopo la dura smentita del Quirinale su una promessa di grazia nei confronti di Silvio Berlusconi. "Il clima di pacificazione voleva dire introdurre tra le riforme da fare quella della giustizia - spiega - significava garantire nella Giunta per le elezioni un comportamento corretto e una terzietà sul caso Berlusconi e non un plotone di esecuzione per eliminarlo. Anche su temi come il finanziamento pubblico sembrava più importante per il Pd impedire a Berlusconi di finanziare il suo partito che garantire il risultato" osserva. "Quindi il clima di pacificazione non c'è stato e non mi riferisco al presidente Napolitano, ma penso che nei confronti di Berlusconi c'è stato un totale disinteresse rispetto alla sua condizione, nonostante abbia garantito i numeri al Governo e sia stato il primo ad appoggiarlo".

PdL contro il presidente del Senato Grasso dopo le sue dichiarazioni in vista del voto sulla decadenza dal seggio parlamentare di Silvio Berlusconi. ''Se il voto sarà segreto bisognerà vedere se sarà davvero un voto di coscienza o se dipenderà piuttosto da interessi diversi - aveva detto - mentre se il voto sarà palese, tutto sarà più chiaro''.

"Le dichiarazioni del presidente del Senato sul voto segreto o palese non sono da presidente del Senato - dice Renato Brunetta - ma da uomo di parte, anzi di fazione. Ritenere che i senatori col voto segreto possano rispondere a 'interessi diversi' dalla coscienza è una insinuazione gravissima". Secondo il capogruppo Pdl alla Camera le parole di Grasse contraddicono il "suo ruolo di garante della dignità dei parlamentari". "Ricordo all'ex procuratore Grasso una frase di Falcone: 'Il sospetto è l'anticamera della calunnia'. Cerchi di far valere le regole, il presidente Grasso, invece che inventarne di nuove ad uso delle sue attitudini inquisitorie", conclude Brunetta.

Per Schifani, "E' molto grave che il presidente Grasso ipotizzi il voto palese, essendo il Regolamento sul punto chiaro ed inequivocabile. Sospettare, poi, che attraverso il voto segreto i senatori possano perseguire interessi diversi rispetto alla propria coscienza è incredibile. Un chiarimento sarebbe quantomeno opportuno". "E' molto grave - dice Schifani nella sua dichiarazione - che il presidente Grasso ipotizzi il voto palese sulla decadenza, essendo il Regolamento sul punto chiaro ed inequivocabile. Un' eventuale interpretazione diversa in Giunta per il Regolamento, a colpi di maggioranza, sarebbe inaccettabile e noi ci opporremmo strenuamente ad una simile forzatura. Sospettare, poi, che attraverso il voto segreto i senatori possano perseguire interessi diversi rispetto alla propria coscienza è incredibile, e ci auguriamo che si sia trattato di un malaugurato fraintendimento. Un chiarimento sarebbe quantomeno opportuno".

"Questo governo doveva garantire un clima di pacificazione e ciò non vuol dire che bisognava garantire un favore o un trattamento privilegiato a Berlusconi perché questo noi non l'abbiamo mai chiesto, non è nelle corde e nel carattere del presidente Berlusconi e credo sarebbe stato anche sbagliato". Così Maria Stella Gelmini del Pdl dopo la dura smentita del Quirinale su una promessa di grazia nei confronti di Silvio Berlusconi. "Il clima di pacificazione voleva dire introdurre tra le riforme da fare quella della giustizia - spiega - significava garantire nella Giunta per le elezioni un comportamento corretto e una terzietà sul caso Berlusconi e non un plotone di esecuzione per eliminarlo. Anche su temi come il finanziamento pubblico sembrava più importante per il Pd impedire a Berlusconi di finanziare il suo partito che garantire il risultato" osserva. "Quindi il clima di pacificazione non c'è stato e non mi riferisco al presidente Napolitano, ma penso che nei confronti di Berlusconi c'è stato un totale disinteresse rispetto alla sua condizione, nonostante abbia garantito i numeri al Governo e sia stato il primo ad appoggiarlo".
Intanto si prepara chi vuole girare le spalle al ex Premier :  "Se ci sarà una minaccia per il governo, nascerà un altro gruppo, anche se mi auguro che ciò non accada. Ho tutta la determinazione a portare fino in fondo una linea politica". Lo ha detto ieri nel corso della puntata di "Matrix" (Canale 5) il ministro Gaetano Quagliariello.

Parlando della foto che lo ritraeva, il 2 ottobre, in Parlamento con in mano la lista con i 24 nomi dei ministri che avrebbero costituito il gruppo separato, ha spiegato: "Nessuno mi crederà, ma io sono una persona molto distratta: si è trattato, quindi, di un'assoluta casualità. Tutti ora mi fanno passare per uno stratega: io, quasi quasi, confermo che l'ho fatto apposta". Infine, a proposito dei due gruppi nati all'interno del Pdl e soprannominati falchi e colombe, il ministro Quaglieriello ironizza dicendo: "Io che sono, per ragioni genetiche, una quaglia mi hanno definito colomba, quindi ho un po' di confusione mentale". Il testo dell'intervista, andata in onda ieri sera, è stato diffuso oggi dall'emittente.

Chiunque abbia visto la trasmissione 'Matrix' di ieri sera sa che il ministro Quagliariello ha affermato che i gruppi parlamentari si formano sulla base di linee politiche, e che il suo impegno, oltreché il suo auspicio, è affinché non si determini alcuna separazione. Per questo e per tutto il resto, si rimanda all'intervista integrale andata in onda".

"Sarebbe un'altra Caporetto della politica se fosse la Consulta a cambiare la legge elettorale. Se anche questa volta si fallisce, credo che il governo, con tutte le cautele, debba intervenire''

Oggi il 'Fatto quotidiano', con un titolo anche in prima pagina (i falchi: ''il Colle promise la grazia''), pubblica un articolo nel quale - tra le altre cose - sono riportati alcuni virgolettati attribuiti a Daniela Santanchè nei quali l'esponente del Pdl sostiene che Giorgio Napolitano ''ha tradito il patto'' e che ''non c'è stata la pacificazione promessa''. A spiegare di quale patto si trattasse ci pensa il titolo del quotidiano a pagina quattro: ''Il patto con re Giorgio? Silvio graziato a prescindere''. Secondo l'articolo, ''Napolitano aveva promesso la grazia 'motu proprio' per la condanna Mediaset'''.
"Solo il Fatto Quotidiano crede alle ridicole panzane come quella del "patto tradito" dal Presidente Napolitano. La posizione del Presidente in materia di provvedimenti di clemenza e' stata a suo tempo espressa con la massima chiarezza e precisione nella dichiarazione del 13 agosto scorso". Così l'ufficio stampa del Quirinale.
"In Italia ci sono dei traditori, il primo è il Pd perché è venuto meno ai patti. Poi c'è il Capo dello Stato che sta facendo il suo secondo mandato perché lo ha proposto Berlusconi, ma la pacificazione di cui aveva parlato non c'è". Daniela Santanché risponde così a Massimo Giletti, durante la trasmissione Tv l'Arena, alla domanda se consideri Alfano un traditore. "Io l'ho votato - insiste parlando di Napolitano - ma oggi non lo voterei più". Lui "deve mantenere la parola data ed essere arbitro Costituzione, non un giocatore''.
"Siamo certi che i parlamentari del Pdl non condividono le gravi affermazioni dell'onorevole Santanchè nei confronti del presidente Napolitano. Le sue rimangono valutazioni personali e come tali vanno giudicate". Lo hanno dichiarato i presidenti dei gruppi del Pdl di Senato e Camera, Renato Schifani e Renato Brunetta commentando quanto detto dalla Santanchè alla trasmissione Tv "L'Arena" sul Capo dello Stato ("E' un traditore").
"Napolitano è stato eletto da Berlusconi di cui ovviamente sapeva ogni pendenza giudiziaria, ma per il Sistema qualunque compromesso (sordido?) è meglio del cambiamento. Poteva essere eletto Rodotà, proposto dal M5S, ma era troppo pericoloso" scrive Beppe Grillo sul suo blog....intanto....
Rosy Bindi è stata eletta presidente dell'Antimafia con 25 voti. 8 sono andati a Luigi Gaetti (M5s). Le schede bianche sono state 2, un voto nullo. Riccardo Nuti (M5s) ha smentito qualsiasi "giallo" su una presunta spaccatura all'interno del M5s nel primo voto. Infatti Gaetti ha avuto 6 voti e non 8, "perché lui stesso non si è votato, e un altro nostro collega era in quel momento in missione. Quindi nessuna spaccatura".

''Il mio primo impegno sarà quello di cercare di superare questa fase di concreta difficoltà con il Pdl perché tutti dobbiamo unirci nella lotta alla mafia''. Cosi' la presidente della commissione antimafia Rosy Bindi lasciando San Macuto dopo la votazione. ''Spero che tutti si adopereranno per sanare questa frattura. Mi auguro anche che chi oggi non ha partecipato al voto riconosca che oggi c'é stato un voto. Se tutti insieme faremo un piccolo passo, potremo dire che siamo qui per combattere la mafia e non per farci la guerra tra di noi'', aggiunge Bindi.

"Inaccettabile strappo del Pd pur di dare una poltrona a Rosy Bindi". Lo scrive su Twitter Maurizio Gasparri commentando l'elezione del presidente della commissione antimafia.

''La delegazione parlamentare del Popolo della libertà in Commissione Antimafia - avevano annunciato i capigruppo - non parteciperà al voto odierno per l'elezione del presidente e dell'ufficio di presidenza, dal momento che il Partito democratico intende imporre un proprio candidato usando solo la forza dei numeri e senza la necessaria condivisione per una scelta così importante. Ricordiamo che negli ultimi mesi l'elezione degli organi della Commissione Antimafia ha subito numerosi rinvii proprio a causa delle divisioni interne allo stesso Pd''.

''Lo stallo della Commissione parlamentare Antimafia, per sette mesi senza componenti e ancora oggi senza presidente, è la dimostrazione palese di un parlamento incapace, lontano dal Paese reale, dove la mafia è un'urgenza da affrontare''. Lo ha denunciato il leader di Azione Civile Antonio Ingroia a Genova in una conferenza stampa. ''Ancora prima della magistratura, la lotta alla mafia dovrebbe essere una priorità della politica - ha sottolineato Ingroia - La Commissione Antimafia dovrebbe essere in prima linea contro il riciclaggio, la mafia dei colletti bianchi, le infiltrazioni criminali nel Nord Italia''. ''Invece di un passo avanti della politica - ha aggiunto - gli italiani assistono a un indecoroso spettacolo di mercanteggiamento sotto banco in base ai rapporti di forza della maggioranza governativa, Pd e Pdl non riescono nemmeno a mettersi d'accordo per nominare il nuovo presidente della Commissione''

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI