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Dobbiamo gettare le basi per possibili strategie di rilancio, commerciali e di comunicazione. Vis a vis con i produttori di vino più grandi e blasonati della provincia di Napoli e di tutta la Campania, che vogliamo capire le reali esigenze di chi quotidianamente si confronta, non senza qualche sofferenza, con la fascia alta del mercato nazionale ed internazionale. Una discussione ad ampio raggio con l'invito di creare, attraverso il metodo della concertazione, un tavolo di consultazione periodico con una rappresentanza qualificata e ristretta di produttori, sui temi più caldi del momento.  Cosi è intervenuto, a margine dell’iniziativa di oggi, sesta edizione del concorso enologico dedicato ad Amodio Pesce ed organizzato dalla Strada del Vino Vesuvio di Michele Romano  e dei prodotti tipici vesuviani, tenutosi alla Camera di Commercio di Napoli, il Rappresentante della Consulta Nazionale dell’Agricoltura già Delegato per la Provincia per il settore Agricolo, Rosario Lopa.  Questo di oggi, ha ribadito l’esponente dell’Agricoltura, è stato un incontro di notevole interesse, e ascoltare con grande sensibilità e attenzione le personali idee e le preoccupazioni per il delicato momento che il mondo del vino sta vivendo, come l’Agronomo Amodio Pesce ha sempre fatto, e concordo con i produttori che il settore in questo momento ha bisogno di un supporto sul versante del marketing verso l' estero e che occorre per questo ripensare e riorganizzare le risorse, gli istituti e la strumentazione, per consolidare i vecchi mercati e conquistarne di nuovi.I tempi stanno rapidamente cambiando e dobbiamo avere il polso di chi il mercato lo vive, lo soffre e lo deve organizzare giorno dopo giorno. Per vincere le sfide di oggi, bisogna essere sempre più attenti e incisivi, senza improvvisazioni e senza disperdere la nostra presenza in mille manifestazioni che moltiplicano le spese e non portano a nessun risultato commerciale, ma invocare le più importanti e interessanti piazze estere per  una presenza più attenta allo specifico del vino del Vesuvio e di tutto il territorio, che rappresenta una delle icone del made in Italy del mondo.

Una presenza che, in qualche misura, possa fare da contraltare alle politiche aggressive di altre nazioni, Australia in testa, che sta investendo ingentissime risorse nella scommessa del vino. 

Già nei giorni scorsi in occasione di gravi analoghi episodi verificatisi nell’area collinare, sia sul ponte di Mario Fiore sia su quello di via Pietro Castellino, ero intervenuto proponendo l’installazione di reti protettive per scoraggiare i tentativi di suicidio. Oggi torno sulla questione dopo l’ennesima tragedia che ha registrato la morte di un giovane 25enne che si è lanciato proprio dal ponte di via Castellino, chiedendo alle autorità preposte cosa si aspetta per installare tali reti protettive per i ponti a rischio nel capoluogo partenopeo. Ritengo assurdo proporre che le forze dell’ordine presidino i ponti a rischio in città 24 ore su 24, con grande dispendio di uomini e mezzi, così come sono inaccettabili le trite e ritrite disquisizioni sociologiche sulle motivazioni di questi gesti da parte di chi poi non fa nulla per porre rimedio a presunti disagi sociali che sarebbero alla base di eventi che peraltro, specialmente nel periodo estivo, si verificano in tutto il mondo, e la cui analisi è molto più complessa di quanto si possa immaginare. Analisi che non può essere certa affidata alla sortita improvvisata ed emotiva di qualche esponente politico. gravi episodi occorsi di recente, segnatamente nell’area collinare del capoluogo partenopeo, peraltro non nuovi, che hanno riguardato alcuni ponti posti sulle pubbliche vie, dai quali si sono verificati tentativi di suicidio impongono invece una seria riflessione, rimanendo nel campo prettamente tecnico operativo, al fine di adottare immediatamente tecnologie, già peraltro sperimentate, per tentare di arginare il fenomeno che subisce una notevole impennata nei periodi estivi. Tempo addietro lo stesso problema esisteva pure, rimanendo in Italia, per il ponte di Ariccia, diventato tristemente famoso come “ponte dei suicidi”. Poi una decina di anni fa, per frenare il fenomeno, fu deciso di porre lungo tutto il ponte su ambedue i lati delle reti protettive che, stando alle statistiche, hanno certamente contribuito a scoraggiare i fenomeni di autolesionismo. Anche alla luce di questa esperienza, che peraltro mutua analoghi accorgimenti assunti in altre parti del mondo per scoraggiare il fenomeno dei tentativi di suicidio attuati lasciandosi cadere da manufatti quali ponti o edifici pubblici, che la spesa da sostenere sia ampiamente ricompensata dalla concreta possibilità di salvare tante vite umane. Per questo sollecito le autorità competenti per l’adozione in tempi brevi di tutti i provvedimenti necessari ai fini dell’immediata installazione di tali reti, partendo da quei ponti che, in base alle esperienze pregresse, rispetto alla problematica esaminata, risultano essere più a rischio, come il ponte di via Castellino.

“ Gli ultimi episodi delinquenziali avvenuti nel quartiere collinare, riportati anche dalle cronache odierne con la vicenda del giovane accoltellato in via Alvino da due rapinatori, vicenda sulla quale sta indagando la polizia, sono l’ennesima testimonianza che la piaga della micro e della macrocriminalità non ha subito alcuna flessione al Vomero. Al contrario negli ultimi tempi assistiamo ad una recrudescenza dei fenomeni criminali che oramai avvengono anche in pieno giorno ed in strade affollate – denuncia Gennaro Capodanno, presidente del comitato Valori collinari -. Chi si illude che la sola installazione della videosorveglianza, con telecamere poste, però, solo in alcuni punti del quartiere ed in bella evidenza, benché non sia dato sapere se siano mai entrate in funzione a tutt’oggi, potrà servire da sola a debellare completare il grave fenomeno, potrebbe rischiare di rimanere fortemente deluso “.

 

“ Tra l’altro, ancora una volta vorremmo capire in base a quali criteri sono state stabilite le aree da assoggettare alla videosorveglianza – continua Capodanno -. Non si può infatti non osservare che, partendo da piazza Vanvitelli, in un’area di un centinaio di metri quadrati, vi sono tre installazioni. Oltre a quella in piazza Vanvitelli con l’antiestetico palo di sei metri d’altezza posto proprio accanto all’aiuola centrale, emblema della piazza, vi sono altre due postazioni, una in via Scarlatti ed un’altra in via Bernini, mentre in altre strade del quartiere, almeno al momento, non si nota alcuna installazione “.

 

Comunque – prosegue Capodanno -, la lotta alla criminalità nel popoloso quartiere collinare passa necessariamente anche attraverso altri interventi organici, tra i quali il potenziamento delle forze dell’ordine che, allo stato, in alcuni giorni ed in alcune ore, è fortemente carente, ed una migliore organizzazione territoriale da ottenersi anche con l’ausilio dei comitati municipali per l’ordine e la sicurezza, previsti sulla carta ma mai decollati “.

 

Sulle questioni sollevate Capodanno chiede l’intervento immediato delle istituzioni preposte.

“ Esprimo un vivo plauso alle forze dell’ordine che, intensificando, in questo periodo, il controllo sul territorio, hanno arrestato i rapinatori seriali che, stando alle notizie di cronaca, avevano messo a segno nell’area collinare della Città ben quattro rapine in mezz’ora – afferma Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, che, nei giorni scorsi, a seguito della recrudescenza dei fenomeni delinquenziali nell’area collinare della città, aveva chiesto d’indire un’apposita riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica -. Auspico che vengano intensificate le attività di prevenzione anche avvalendosi di sistemi come la videosorveglianza, incentivando pure i condomini che, attraverso apposite convenzioni, potrebbero dotarsi di sistemi di videocontrollo, oltre che con un coordinamento ottimale tra polizia, carabinieri, guardia di finanza e vigili urbani, specialmente nei fine settimana “.

 

 

“ Il Vomero rischia di diventare il fulcro delle attività di una malavita sempre più agguerrita – prosegue Capodanno -. Per questo bisogna dedicare una particolare attenzione al quartiere collinare. Anche per quanto riguarda specificamente le attività produttive. Da più parti infatti si levano voci circa l’utilizzo del Vomero quale “lavanderia” del danaro sporco ricavato da attività e da traffici illeciti. Un aspetto che troverebbe conferma anche nella scomparsa progressiva delle cosiddette botteghe storiche che, dopo decenni di attività, stanno abbassando le saracinesche. In un momento di crisi economica infatti, il problema degli elevati costi di gestione, non sopportabili a fronte dei diminuiti ricavi, non dovrebbe esistere solo per loro “.

 

Dopo il grave episodio in via Tino di Camaino, dove una signora che stava rientrando a casa con il marito, è stata aggredita per scipparle la borsa, riportando nella caduta seguente al tentativo di scippo la frattura dell’omero, nell’area collinare del capoluogo partenopeo torna la rabbia e l’indignazione per la grave situazione dell’ordine pubblico e della sicurezza dei cittadini. Portavoce della protesta ancora una volta è Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, che da tempo chiede un’intensificazione della prevenzione, con gli adeguati strumenti, in un’area, quella della municipalità collinare, che ospita circa 120mila napoletani, facile preda ogni giorno di delinquenti e malfattori, come testimoniano le quotidiane cronache rilanciate solo in parte dai mass media.

“ Nell’area del Vomero e dell’Arenella sono presenti decine di telecamere del sistema di videosorveglianza, installato con i fondi per la sicurezza – ricorda Capodanno – Due postazioni, ciascuna con due telecamere sono collocate proprio ai capisaldi di via Tino di Camaino, la strada teatro dell’ultimo grave episodio delinquenziale “.

“ Ma queste telecamere con relativa registrazione sono regolarmente in funzione – chiede Capodanno – ? E dunque possibile risalire da esse all’individuazione dei responsabili degli episodi criminosi che avvengono in detta strada come in altre dove si trovano apparecchiature analoghe? In caso contrario, chi di dovere vuole spiegare alla cittadinanza a cosa è servito spendere tanto danaro pubblico per dotare la Città di un sistema di videosorveglianza equiparabile a poco più di un giocattolo, suscitando il sorriso sarcastico di criminali e delinquenti che possono continuare ad agire indisturbati a danno degli onesti cittadini? “.

“ Ed ancora – rincara la dose Capodanno – la pubblica amministrazione e, segnatamente il Comune di Napoli, perché non provvede a far installare in strade principali, come appunto via Tino di Camaino, un sistema di pubblica illuminazione al passo con i tempi, che garantisca efficienza e sicurezza agli automobilisti ed ai pedoni, al posto di quello attuale, che risale alla prima metà del secolo scorso, obsoleto e palesemente insufficiente costituito com’è da pochi punti luminosi posti in mezzeria? “.

“ Vero è che, dopo lustri di inascoltate petizioni e proteste, nei mesi scorsi sono stati adeguati i sottoservizi per un nuovo impianto di pubblica illuminazione – puntualizza Capodanno -. Ma quanto tempo occorrerà ancora perché vengano posizionati anche i pali con le relative lampade e l’impianto venga messo in funzione? E quante persone, facili ed inermi prede, dovranno essere ancora aggredite nella penombra da delinquenti in agguato prima che ciò accada? “.

“ Ed inoltre – incalza Capodanno - che fine ha fatto il “ Comitato per la legalità, solidarietà e sicurezza”, istituito a seguito del protocollo d'intesa per la sicurezza urbana sottoscritto in data 5 agosto 2009 tra la Prefettura e il Comune di Napoli, per continuare, anche alla luce della legge 125 del 2008, in tema di sicurezza urbana, le attività connesse alla realizzazione degli obiettivi strategici del progetto per l'analisi delle esigenze del cittadino, al fine della prevenzione del crimine e del risanamento delle aree urbane a Napoli, come si legge negli intenti? “.

“ Comitato – precisa Capodanno - costituito da 14 persone, tra le quali i rappresentanti dei vigili urbani, della guardia di finanza, dei carabinieri e della polizia di Stato, il presidente della municipalità ed un funzionario della prefettura, ma del cui operato non si ha da tempo notizia alcuna “.

Domande tutte che aspettano immediate risposte operative prima che altre potenziali vittime innocenti di una delinquenza sempre più scatenata debbano ricorrere alle cure dei sanitari, rischiando anche la vita, con non trascurabili danni pure per quel che riguarda la sfera emotiva, in quello che un tempo era indicato tra i cosiddetti quartieri “bene” della Città ma che oggi, in balia di una delinquenza sempre più efferata e violenta, che non trova un adeguato e necessario contrasto, appare sempre più abbandonato a se stesso, in condizioni di continuo ed inarrestabile degrado, pure per gli aspetti legati alla sicurezza dei cittadini, al punto da indurre molti residenti a valutare seriamente la possibilità di abbandonare definitivamente la collina vomerese e la Città.

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