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Ho sentito Claudio Macarelli, per telefono e mi ha spiegato che a maggio esce il suo primo romanzo Prokeite.. 

Grazie che parli ai lettori del Corriere del sud del tuo primo lavoro..con due parole di cosa si tratta, di cosa parla il tuo primo libro ?

Prokeitai – Dentro la luce, in libreria da maggio 2020, è un romanzo di avventura ambientato tra Castellabate, caratteristico borgo medievale della Costa Cilentana, e la magica isola di Procida. Attraverso una trama avvincente, porta il lettore ad addentrarsi in una serie di episodi misteriosi, che percorrono i secoli a partire dall’epoca micenea per finire nelle profondità del mare di Procida all'alba del nuovo millennio. Un libro che trasmette l'amore per il mare e l'importanza del rispetto della natura. 

So che sei stato uno sommozzatore come ti e venuta l idea ?
 
Ho sentito l'esigenza di dare spazio al mio grande amore, la scrittura. Dalle mie esperienze lavorative in molte parti del mondo e dalla mia passione per la vita sottomarina, unita a quella per la fantascienza e l'avventura, ho cercato ispirazione il mio primo romanzo, a dire la verità a una misteriosa iscrizione, e il fortuito ritrovamento di un libro mi hanno spinto, me sommozzatore professionista e appassionato di Storia, a indagare, approfittando di un lavoro che mi e stato offerto a Procida: la stupenda isola sembra infatti l’unico punto d'unione tra alcuni strani episodi, accaduti in epoche diverse. Mi sono spinto, sempre più a fondo, sia nel mare, da me tanto amato, sia nella ricerca della verità,così diviene  per il protagonista del mio romanzo una vera e propria ossessione, che lo condurrà a incredibili sorprese. Al suo fianco, due splendide donne e un variopinto gruppo di amici, compagni di un viaggio verso l'ignoto.

Dimmi qualcosa in più per il romanzo PROKEITE, che come sai e una parola Ellenica

Questo caro Giorgio queste sono delle frasi del mio libro significative per far capire al lettore cosa troverà nel leggere il mio romanzo: 

“Dopo un tempo che gli sembrò infinito tutto si calmò, la baia tornò buia, ma prima che l'ultimo tumulto d'acqua si placasse, un raggio di luce accecante li trafisse come una lancia.” “Il suo sguardo era rivolto lontano, verso quel cielo sempre più tinto dei colori del vespro, verso l'ignoto.” “«Ci sono avvenimenti del passato che è meglio non conoscere. Credetemi, è più saggio lasciarli sepolti sotto la polvere dei secoli»” “Sì, domani sarebbe andato oltre il limite. Non sapeva cosa sarebbe successo, ma sapeva che era lì per un motivo. 

Ora capiva che era nato per quel momento e niente e nessuno lo avrebbe potuto fermare.” “Tutto quello che voleva era lì in quel momento: il mare con il suo infinito mistero da esplorare e il profumo di quella terra che lo accoglieva in un rassicurante abbraccio.” “L’acqua e le forme di vita sottomarine gli scorrevano davanti come le sensazioni e i volti delle persone che si erano alternate nella sua vita in quell'ultimo periodo.” “Si sentiva libero e inebriato da quel momento, misto di passione e mistero. La sfida che lo aspettava gli dava la carica che amava sentire dentro di sé.” “Il mare avvolgeva tutto e un senso di pace e rispetto per l'immenso aleggiava tra le lamiere arrugginite della vecchia nave.” 

CLAUDIO MACARELLI 

nasce a Pistoia nel 1961. A soli cinque anni si fa regalare una maschera subacquea e appena mette la testa sott'acqua capisce di aver trovato il suo mondo. Da quell’estate passata a Baratti non abbandona più il suo elemento naturale, il mare. Trasforma quella passione infantile in un lavoro, diventando un sommozzatore professionista. Dopo più di trent'anni di attività subacquea, che lo hanno portato a immergersi in svariati ambienti marini, sente l'esigenza di dare spazio al suo altro grande amore, la scrittura. Dalle esperienze lavorative in molte parti del mondo e dalla sua passione per la vita sottomarina, unita a quella per la fantascienza e l'avventura, trae ispirazione il suo primo romanzo 

Ti ringrazio per l'intervista sperando sempre di vederci alla stampa estera quando passerà questa questione della pandemia... 

 

 

«Nessuno finora ha scritto una storia della rivoluzione sessuale». Lo scrive Lucetta Scaraffia nel suo «Storia della liberazione sessuale. Il corpo delle donne tra eros e pudore», Marsilio Editori (2019). «Il motivo si può ben capire: si tratta di scrivere la storia di una forma di pensiero che ha causato una trasformazione radicale nei comportamenti, ma che è stata fatta passare come inevitabile. Quasi fosse un momento obbligato del progresso, dell'affermazione della libertà individuale, un'altra tappa sulla strada che porta alla felicità».

In questo studio Scaraffia individua il passaggio epocale tra il declino del pudore e il trionfo del corpo che diventa protagonista nella società. E' il tema che occupa i primi capitoli (Liberi dal pudore).

Si parte dall'immagine dei figli dei fiori di Woodstock, il grande festival del 1969,  ormai è diventato il simbolo decisivo del cambiamento sia nel percepire il corpo, che nel comportamento sessuale. Un avvenimento che richiama al mito dell'innocenza ritrovata, del paradiso perduto. «I partecipanti alla manifestazione volevano credere – e soprattutto far credere – di avere ricostituito il mondo puro e libero da violenza e aggressività quale doveva essere stato l'eden, dove la felicità sarebbe stata garantita a tutti grazie alla libertà da ogni proibizione sessuale».

La novità di Woodstock non è tanto la nudità, ma il fatto che i rapporti sessuali avvenissero sotto gli occhi di tutti: sostanzialmente assenza di pudore e liberazione di quelle regole che avevano costituito il cuore del pudore dei secoli passati, almeno per quanto riguarda la cultura occidentale di matrice cristiana.

Infatti, la rivoluzione sessuale, fin dagli inizi, è una pretesa di affrancamento dal senso del pudore, «ritenuto un condizionamento negativo della cultura borghese che blocca la spontaneità degli istinti, e quindi impedisce la felicità individuale, creando nella psiche degli esseri umani nevrosi e aggressività». Pertanto per i fautori della rivoluzione sessuale, «il tradizionale senso del pudore incentrato sulla sessualità – inculcato nei bambini fin dall'infanzia – viene considerato un mezzo subdolo per garantire la repressione sessuale».

La fine del pudore, ha soprattutto interessato lo svelamento progressivo del corpo femminile. Ma il risultato per la Scaraffia è stato contraddittorio: «da un lato, le donne si sono liberate dalle costrizioni e pregiudizi, dall'altro, il corpo femminile svestito è diventato il più frequente oggetto di marketing pubblicitario». Come del resto appare con la rivoluzione sessuale, soprattutto le donne sembrano perdere da una parte quello che conquistano dall'altra.

Tutto questo cambiamento, che cosa ha comportato? Ogni ostacolo alle immagini ritenute offensive al senso del pudore è considerato non solo sbagliato, ma inutile. Lo vediamo nel cinema, in televisione, in internet, che ormai trasmette a chiunque, qualsiasi tipo di pornografia. Siamo giunti al punto che «la mancanza di pudore, equiparata a coraggiosa e moderna apertura a una vita libera, fa sì che oggi addirittura ci siano persone che diffondono immagini pornografiche di se stesse, salvo poi pentirsene, soprattutto se giovani donne».

A questo proposito la Scaraffia commentando le dichiarazioni di Saviano, favorevole alla normalizzazione di certa trasgressione, può scrivere che oggi ormai il concetto di pudore, il suo significato è stato completamente impoverito. «Secoli di riflessioni teologiche e antropologiche nonché filosofiche sul concetto di pudore sono infatti stati dimenticati a favore di un'interpretazione, che si vorrebbe 'liberatoria' da un concetto che ha radici antichissime e così profonde da definire la stessa natura umana».

A questo punto la scrittrice torinese si avvia a trattare come è stato considerato il pudore nella storia dell'umanità, a partire dalla nudità di Adamo ed Eva. Passando da come veniva visto il pudore nell'antichità, nell'antica Grecia, fino alla Bibbia ebraica. Per arrivare al Novecento e qui la Scaraffia dedica un capitolo al pudore femminile nella tradizione islamica. La questione del velo, che rappresenta il pudore per eccellenza, «protegge quello delle donne, impedendo al tempo stesso agli uomini di trasgredire il loro, mostrando l'eccitazione sessuale». Scaraffia fa riferimento anche al mondo cattolico come le donne fino a un certo periodo erano velate, coprivano i capelli.

Comunque a dare un'espressione negativa del pudore, almeno in Occidente ci ha pensato la psicanalisi, disciplina portante dei profeti della rivoluzione sessuale. Tuttavia come la morale anche il pudore si oppongono alla soddisfazione sessuale, entrambi creano nevrosi e perversioni, secondo i guru della rivoluzione sessuale.

«Disgusto, morale, pudore costituiscono una triade che impedisce il piacere: l'energia sessuale, costretta, può quindi dare origine a nevrosi, perversioni[...]».

Forse la parte più interessante dello studio, è la seconda (Una guerra alla libertà).

Qui si affronta la Rivoluzione Sessuale con tutti i suoi aspetti aggiuntivi, l'eugenetica, la psicanalisi, il “falso antropologico” che promuove il libero amore. Sono gli aspetti pseudoscientifici che l'autrice confuta.

La rivoluzione sessuale si incontra presto con quella femminista, entrambi condividono il problema del «controllo delle nascite: solo la possibilità di controllare la fertilità, infatti, può permettere sia la liberazione sessuale che l'emancipazione delle donne».

L'alleanza tra i due movimenti risale alla fine del XIX secolo, nell'ambiente scientifico che sostiene l'eugenetica. Infatti la contraccezione viene accettata nella prospettiva di avere un mondo migliore, di persone sane. Ancora non si ha il coraggio di giustificarla come un desiderio individuale, di fatto egoistico.

Il controllo delle nascite, nel secondo dopoguerra, prende un nome più scientifico e più positivo: pianificazione familiare. Sostanzialmente, la motivazione più gettonata per convincere le masse ad adottarla è ancora di tipo utopico: «l'idea che i bambini desiderati e voluti diventeranno esseri umani migliori, più sani e più intelligenti, ma anche più equilibrati e più felici di quelli nati per 'caso'».

La svolta per i sostenitori del controllo delle nascite si è avuto con la pillola, scoperta dal dottor Pincus, che apre nuove e inedite prospettive per le teorie della liberazione sessuale. Scaraffia, fa nomi e cognomi di chi ha finanziato le ricerche e poi la diffusione della pillola. E' tutto un mondo americano impregnato di teorie utopiche intorno al controllo delle nascite. Margaret Sanger, Havelock Ellis, George Drysdale, e poi tante associazioni destinate a diffondere la contraccezione, e poi l'aborto, fino alla Planned Parenthood Federation of America. Le fondazioni Rockefeller e Ford. Tutti questi pseudo scienziati, sono legati alla prospettiva eugenistica. Scaraffia non nasconde che questi signori sono legati all'eugenismo della Germania nazista.

Con la pillola, le donne separano la sessualità dall'amore, dalla famiglia. Adesso sono sole a scegliere se concepire un figlio. La rivoluzione sessuale «non solo era destinata a separare definitivamente la sessualità dalla procreazione, ma anche dal matrimonio e dall'amore, per legittimarla come semplice ricerca di piacere individuale». In questo modo la sessualità perde la sua dimensione sociale e pubblica, per divenire un'attività privata e insindacabile, da questo momento ognuno rivendica il diritto di fare le scelte che preferisce.

La rivoluzione sessuale e la contraccezione a partire dagli anni sessanta sono le questioni per eccellenza, che si scontrano subito con la Chiesa, che risponde con l'enciclica Humanae vitae, di san Paolo VI.

Tuttavia questo mondo della rivoluzione sessuale ha partorito anche la sessualità LGBT, che «a guarda bene sono solo i gay a realizzare, senza supporti biotecnologici, l'obiettivo desiderato». Infatti nel sesso senza riproduzione si colloca la sessualità omosessuale. A fronte di questo paradiso di libertà sessuale, arriva il serpente dell'Aids che rovina tutto. E chi ricorda che per vincere il contagio di questa malattia si può fare soltanto con la fedeltà di coppia o con l'astinenza. Chi lo dice o lo scrive viene tacciato di conservatorismo o di bigottismo. L'essere umano non è fatto per la promiscuità.

La Scaraffia affronta anche la squallida questione del sesso con i minori, che fa parte della rivoluzione sessuale, delle “conquiste” del sessantotto. Ricordate lo slogan “vietato vietare”, si pensava che la rivoluzione sessuale dovesse abolire ogni concetto di perversione, fino ad arrivare alla liberazione della pedofilia.

Altro tema legato alla rivoluzione sessuale, è quello dell'esplosione della pornografia. Attenzione la Scaraffia ricorda che i guru della rivoluzione sessuale avevano garantito che la liberalizzazione dei comportamenti erotici avrebbe comportato la fine della pornografia, considerata solo un effetto della repressione. Nessuno aveva previsto il suo trionfale aumento.

Interessante il capitolo (Alle origini della rivoluzione), forse quello per cui vale la pena leggere il pamphlet della storica, giornalista e professoressa torinese.

E' importante perchè Scaraffia sostiene e documenta come la rivoluzione sessuale è nata negli ambienti dei rigidi scienziati ottocenteschi dell'eugenismo. Questi «pensavano di poter migliorare l'umanità impedendo la nascita degli esseri umani deboli e malati, e favorendo invece quella dei sani, belli e intelligenti». In pratica significava proibire alle persone sospettate di trasmettere malattie o condizioni fisiche considerate inadeguate al miglioramento della razza. In molti paesi si sterilizzarono uomini e soprattutto donne, considerate portatori di malattie.

Il primo scienziato ad affrontare la questione fu un medico caro agli eugenisti, lo psichiatra austro-ungherese, Richard von Krafft-Ebing. Le sue teorie hanno avuto successo, si trattava di classificare le deviazioni sessuali, alla quale veniva data una spiegazione medica, totalmente opposta alla morale cattolica. Altro professore citato è Havelock Ellis, questi propone la vita sessuale degli animali come modello.

Concludo l'argomento con una tesi significativa di Scaraffia: «E' interessante scoprire quanto sia stata proprio la scienza eugenetica a diffondere principi che poi saranno fatti propri dalla rivoluzione sessuale, contribuendo a renderli opinione diffusa [...] Questa contiguità fra trasformazione del comportamento sessuale e teorie eugenetiche è confermata dall'inquietante simultaneità fra l'introduzione della prassi eugenetica e la legalizzazione dell'aborto e della contraccezione in quasi tutti i paesi in cui l'eugenetica è stata applicata. Quella che oggi appare e viene raccontata come una vittoria della libertà individuale, un allargamento dei diritti e della democrazia, deve una parte importante delle sue origini a una falsa scienza, oggi caduta completamente in discredito perchè apparentata al nazismo».

Collegata alla rivoluzione sessuale c'è la psicanalisi di Sigmund Freud, che si sviluppa accanto all'eugenetica con lo schema: perversione-ereditarietà-degenerazione. Freud porta alla nuova utopia, quella della necessità del piacere per tutti.

Scaraffia affronta anche il tema della “naturalità” nel comportamento sessuale delle cosiddette società primitive. Si fa l'esempio del paese di Otaiti e poi dei villaggi nella Melanesia nord-occidentale e poi di Samoa. Gli antropologi erano convinti che in queste popolazioni c'era una totale assenza di inibizioni sessuali. Soltanto poi si scoprì che si trattava di favole, non c'era libertà sessuale. Nella migliore delle ipotesi si trattava di malintesi.

Innanzitutto la Scaraffia sentenzia che la rivoluzione sessuale è stata soprattutto una rivoluzione di carta: è la nuova utopia, attivata nel secondo dopoguerra da un gruppo di libri, in prevalenza di matrice anglosassone. Gli ideologi, i padri nobili, di questa rivoluzione furono principalmente Wilhelm Reich (1857-1957) e Herbert Marcuse (1898-1979). Sono quelli che hanno fornito la finalità politica e la speranza di miglioramento nella vita individuale. Per Scaraffia, rileggendoli, questi libri, si nota una certa infondatezza, superficialità utopistica, colpevole cecità della natura umana. Tuttavia negli anni sessanta, questi libri sono stati il vangelo della rivolta.

La Scaraffia si sofferma su entrambi delineando gli aspetti principali dei due leader della rivoluzione sessuale.

Reich creatore del termine rivoluzione sessuale, da cui è nato il testo più conosciuto della sua opera. L'altro testo di notevole successo è stato La psicologia di massa del fascismo. Ha criticato in modo particolare la famiglia che rende l'individuo spaventato e timoroso davanti all'autorità. «Il fascismo sfrutta ed esalta la struttura familiare autoritaria, repressiva e antisessuale, proprio perchè questa offre il terreno ideale per il suo sviluppo».

Per uscire dalla deriva fascista per Reich bisogna sostituire la famiglia patriarcale autoritaria con quella sperimentata dalla rivoluzione russa.

Ma il pensiero più seguito e più letto dal movimento studentesco del '68  è quello di Marcuse, attraverso i suoi due libri principali, Eros e civilta e L'uomo a una dimensione.

Nel capitolo (Il piacere sotto inchiesta) la Scaraffia affronta le teorie dell'ematologo Alfred Kinsey, un profeta-scienziato che con le sue ricerche ha avuto un grande impatto sociale. Le sue opere furono tradotte in tutto il mondo e divenne la bandiera di coloro che chiedevano una liberalizzazione della morale sessuale. I suoi studi forniscono le basi per una nuova morale sessuale, molto permissiva. Uno dei suoi allievi più fedeli Hugh Hefner ne coglie l'importanza e fonda un periodico di grande successo, “Playboy”,

Nel capitolo (Il sesso immaginato) si affronta l'era del sesso, mentre «le scienze umane contribuivano in modo decisivo a cambiare la mentalità nei confronti del comportamento sessuale presso i ceti intellettuali e quindi presso le élite occidentali, la rivoluzione sessuale raggiungeva i ceti popolari attraverso una serie di scandali al cui centro vi erano appunto romanzi, ma anche film e canzoni».

Un ruolo fondamentale nella trasformazione della mentalità lo hanno svolto il primo Lp dei Beatles e un libro scritto da H. D: Lawrence, L'amante di Lady Chatterley. Ma non solo la Scaraffia ricorda l'uscita alla fine degli anni '70 del disco-scandalo per l'epoca di “je t'aime...moi non plus”. Il film di Bernardo Bertolucci,“L'ultimo tango a Parigi”. Un ulteriore altro scandalo è procurato da un libro edito da una piccola casa editrice legata al movimento studentesco, di“Porci con le ali”. Comunque la Scaraffia documenta una serie di opere letterarie che praticamente si sono impadronite dei temi erotici.

Il volume si avvia alla conclusione tentando di fare un bilancio con lo sguardo critico di quelle scelte e nelle scelte successive del percorso della rivoluzione sessuale o della liberazione delle donne.

E' una critica serrata da femminista, appartenente al mondo cattolico. Sostanzialmente per la Scaraffia sono state le donne a pagare il prezzo più alto per una liberazione che si è mossa in una direzione opposta a quella dei loro desideri più profondi. Quanto tempo c'è voluto perché le donne capissero. “Si è raggiunta la felicità prospettata per le donne e gli uomini del nostro tempo?” Alla domanda non possiamo dare una risposta totalmente affermativa. «Piuttosto è vivo il sospetto che anche questa promessa utopica abbia fallito […] confermata dalla costante crescita della depressione che, secondo l'Oms, entro il 2030 potrebbe diventare la malattia cronica più diffusa nel mondo».

 

 

 

 

Ristoranti sugli alberi, consegna di galline a domicilio, chalet attrezzati per lo smart working, discoteche virtuali, feste per bambini via web…

E ancora aperitivi sottovuoto, menù commestibili in carta di riso, tutorial via whatsapp per tagliarsi o tingersi i capelli da soli, gel igienizzanti dagli alcoolici, adozione di animali, caciobond….

Sono alcune delle 365 iniziative messe in campo dagli imprenditori italiani per superare la crisi e raccolte in questo libro positivo ed unico!
Un libro divertente, utile e interessante perché presenta uno spaccato dell’Italia - creativa, impegnata generosa, ingegnosa, solidale - che ha cercato, riuscendoci, di rimanere a galla.

Ci siamo sentiti per telefono con Paola Scarsi per fare una chiacchierata in esclusiva per il corriere del sud, che mi spiega con due parole del suo nuovo lavoro

Come mi puoi spiegare il tuo libro Paola  con due parole?

E un libro che solleva l'animo, rilassa la mente e fa scoprire che “ce la si può fare”. Sono brevi storie di soluzioni d’impresa attuate da realtà grandi e piccole di ogni settore, per salvare l’azienda, sostenere i dipendenti, aiutare la comunità....compresi i sacerdoti che hanno detto Messa dai tetti o le imprese di pompe funebri che, su richiesta dei parenti, hanno trasmesso i funerali via Facebook.

Praticamente di cosa parli nel tuo nuovo lavoro?

“Oltre il Covid: 365 idee per superare la crisi” racconta la capacità degli imprenditori italiani di far fronte alle difficoltà e di superarle, in maniera singolare e innovativa o con soluzioni semplici ma altrettanto efficaci.
Intuizione? Fortuna? Impegno? Ultima chance? Passione? Abilità? Rischio? Momento giusto? Un pizzico di ciascun ingrediente ha permesso a tante imprese grandi e piccole di fronteggiare la crisi da Covid, sperimentando, innovando, diversificando, tentando nuovi approcci e nuovi mercati.

Mi dice Paola Scarsi per il Corriere Del Sud  : “Non esistono vie d’uscita o progettualità precostituite: ciascun imprenditore ha operato come meglio poteva, tenendo conto anche del contesto logistico ed umano in cui si trovava la sua azienda”. Il libro racconta le iniziative realizzate in Agricoltura e Allevamento Commercio, Cultura e Tempo Libero, Igiene e Sanità, Innovazione e Riconversione Attività, Professionisti, Religione e dedica un corposo capitolo alle mascherine, la cui produzione ben rappresenta la versatilità del nostro Paese, avendo assunto i molteplici aspetti della resilienza, della riconversione, della solidarietà, del dono, dell’innovazione industriale.

Come hai potuto fare questo enorme lavoro con le varie imprese?

“Oltre il Covid: 365 idee per superare la crisi”  è anche un personalissimo work in progress: nella pagina Facebook proseguono le segnalazioni di imprese e di idee innovative, per continuare a raccontare la forza dell’imprenditoria italiana ma, soprattutto, per essere di aiuto e sostegno ai tanti che stanno ancora immaginando soluzioni.
Il volume vuole anche fornire questo prezioso contributo: essere un anti-stress, attraverso la condivisione di percorsi, perché la soluzione può essere lì, a portata di mano e talvolta basta osservare le cose da una diversa prospettiva per individuarla.

In sintesi il libro di Paola Scarsi e questo:

365 imprese e le loro idee, tutte concretizzate, per superare la crisi causata dalla pandemia. 365 è un numero a forte valenza simbolica, volutamente scelto, per segnare la tenacia e caparbietà degli imprenditori italiani, ciascuno con la propria storia e la propria impresa, grande o piccola, recente o dalla lunga storia. Ciò che viene raccontato nel libro è la punta di un iceberg e contemporaneamente uno spaccato profondo dell’Italia: creativa, generosa, ingegnosa, solidale, impegnata. Tutti si sono rimboccati le maniche, anche i sacerdoti hanno messo la creatività al servizio dei fedeli. Non è stato facile raccogliere il genio e l’inventiva italici, tra annunci talvolta eccessivamente anticipatori da un lato e forte riservatezza dall’altro, in una situazione obiettivamente difficile per tutti. 

Poca importanza avevano gli scenari, i progetti, i commenti, le ipotesi o le considerazioni: l’importante per ogni imprenditore era “fare”, andare avanti e non permettere che la crisi, la quarantena, le imposizioni dettate dall’emergenza sanitaria distruggessero anni d’impegno. Questo libro è frutto di una certosina ricerca in rete effettuata tra giugno e luglio 2020 ed anche del generoso passaparola: tanti gli spunti, i suggerimenti, le indicazioni ricevute. Molte iniziative imprenditoriali sono state sviluppate direttamente da chi le aveva progettate. Altre sono state coprodotte, talvolta in maniera inusuale, diventando innovativo frutto comune. Impossibile stilare una classifica delle aree geografiche: ovunque gli imprenditori si sono attivati senza distinzione alcuna, talvolta in maniere simili ma mai uguali. 

PAOLA SCARSI

giornalista, fotografa, motociclista, mamma
vive a Trevignano Romano, sul Lago di Bracciano.
E' nata a Genova nel 1957, ha due figli, Matteo e Camilla.
E’ giornalista pubblicista ed  è stata Consigliere nazionale dell’Ordine Giornalisti
E’ membro di ARGALazio, Associazione Regionale Giornalisti Agricoltura Alimentazione Ambiente Territorio Foreste Pesca Energie Rinnovabili e del Gus - Giornalisti Uffici Stampa con delega per gli uffici stampa privati.

E’ esperta di comunicazione, in particolare negli ambiti sociale, economia sociale, cultura. Cura uffici stampa da oltre 30 anni.
Per 13 anni è stata capo ufficio stampa del Forum nazionale del Terzo Settore.

Negli anni ‘80 e ‘90 ha seguito l’ufficio stampa delle tournee italiane di artisti di fama mondiale come U2, Pink Floyd, Genesis, David Bowie, Duran Duran, Madonna, Spandau Ballet, Bob Dylan, Joan Baez, Michael Jackson, Eurythmics e ancora Nino D’Angelo, Claudio Baglioni, Lina Sastri e tre edizioni del Concerto “Natale in Vaticano”.

Ha collaborazioni giornalistiche con il quotidiano Avvenire e con le testate on line Dazebaonews.it e L’Agone.it.
Inizia la sua attività nei primi anni ’80 come grafica all’ufficio pubblicità della Piaggio. Appassionata motociclista ha effettuato tra l’altro il coast to coast USA (in 2 con 2 BMW da Los Angeles a New York).
Ha partecipato a 4 Radio-pellegrinaggi di RadioRai3 lungo il Cammino di Santiago, la Via Francigena (due anni) e sulla via Paolo e Giovanni.
E’ autrice dell’e-book gratuito “NOI CREIAMO LAVORO – storie di imprenditori immigrati” e del libro “Oltre il Covid: 365 idee per superare la crisi”.
E’ fotografa per passione e sta sviluppando "Emozioni dai Parchi" un percorso fotografico nei parchi naturali e aree protette del Lazio.
E’ curiosa della vita in ogni sua sfaccettatura.
Crede fermamente nella solidarietà e nella tutela dei diritti

Grazie Paola per la bella chiacchierata alla prossima 

 

 

  

La Casa Editrice “Albiana”, di Ajaccio, all’inizio della pandemia ha avviato un interessante progetto editoriale promosso dal suo direttore Bernard Biancarelli, che ha trovato sin dal suo esordio notevole consenso ed ha ben presto varcato i confini corsi per merito dell’amicizia di lungo corso con Carlo Giorgetti, fine intellettuale, mediatore letterario  e promotore culturale italiano, grande amico della Corsica, attraverso il quale l’editore è entrato in contatto con lo scrittore Gianmarco Parodi, promotore di un analogo “Décaméron 2020” italiano.

Alla realizzazione del “Décaméron 2020”, un imponente manifesto letterario, hanno partecipato ben 140 autori di varie provenienze geografiche; un confronto interculturale di grande valenza in una commistione di lingue, tra francese, corso, italiano ed inglese. Una visione olistica della letteratura, che travalica ogni confine, in un’ottica di vitalità dei nostri sogni di libertà intimi e collettivi, inserita in un contesto storico di riferimento particolarmente avverso e dominato dall’incertezza e dalle asperità. Autori che, sull’onda dei tragici eventi che l’umanità sta vivendo dall’inizio del 2020 a causa dell’emergenza pandemica, hanno messo a frutto la loro fantasia creativa per dare vita ad un’opera di resistenza letteraria in grado di assorbire l’urto di una situazione inaspettata e di gravi proporzioni e di reagire alle criticità che ne conseguono.

Il volume raccoglie tutti quei testi, fra racconti, poesie, frammenti di specchi dell’anima e riflessioni romanzate che, giunti in redazione, sono stati di volta in volta pubblicati sul blog dell’Editore “Albiana” in un arco temporale che va dal 3 aprile al 3 giugno 2020. Gli scrittori hanno accolto l’appello dal titolo ”Il progetto Décaméron 20/2.0”,  pubblicato preventivamente sul blog, che poi è diventato un’opera di 700 pagine.

All’origine del progetto vi è la letteratura, che assurge al ruolo di terapia evocativa; l’utilizzo della parole è un efficace strumento catartico e vitale di comunicazione e l’etimologia latina di questo termine, cum+munus, ne rispecchia appieno il senso, ossia mettere al servizio di qualcuno, o qualcosa, al di fuori del proprio sé un valore, imparzialmente materiale o immateriale. Le aspettative sono quelle di contrastare con resilienza le paure che caratterizzano questo particolare momento.

Il distanziamento sociale, finanche l’isolamento, ai quali siamo sottoposti non è di certo nuovo nella storia dell’umanità; anche nel Medioevo ci furono epidemie di peste, che decimarono le popolazioni. Proprio uno di questi episodi venne raccontato dallo scrittore fiorentino Boccaccio in una sua opera molto nota, “Il Decamerone”, in cui si narrano le vicende di un gruppo composto di dieci giovani che, minacciati dalla peste, si ritirano in campagna per trascorrere la c.d. “quarantena” (di quattordici giorni, appunto) e, prigionieri di un tempo che improvvisamente si arresta, decidono di sopperire alla mancanza di socialità, di contatto con il mondo esterno, riempiendo di racconti l’angosciante silenzio notturno. Un testo estremamente singolare, in quanto contiene cento storie che hanno in qualche modo condizionato la nostra percezione di Medioevo e delle tragedie legate all’epidemia di peste, oltre ad aver brillantemente superato la prova del tempo.

Traendo spunto da tale ispirazione, la Casa Editrice “Albiana” ha messo in piedi questo promettente progetto realizzando un’opera letteraria destinata a lasciare una traccia, poiché ognuno dei pensieri pubblicati andrà ad illuminare l’oscurità in cui attualmente viviamo. Non a caso, il libro ha già ricevuto un prestigioso riconoscimento,” “Les trophées de l’édition 2020”, quale migliore opera scritta sotto il confinamento.

Un caleidoscopico esperimento sociale attraverso il quale l’uomo dimostra ancora una volta di saper reagire dinanzi alle emergenze  ricorrendo al germe della creatività.

Non capita spesso ricevere in dono un libro con il preciso scopo di approfondire un determinato argomento della Storia del nostro Paese. A me è capitato. Ho ricevuto dall'amico torinese Francesco Rossa, condirettore del giornale torinese, Civico20news, “Casa Savoia e la Chiesa. Una grande millenaria storia europea”, di Cristina Siccardi, SugarcoEdizioni (2020)

Il libro è corredato da documenti inediti e un invito alla lettura di Re Simeone II di Bulgaria. Casa Savoia ha una storia millenaria, una storia europea, che ha fatto grande la città di Torino, il Piemonte e l'intera Italia. Il testo della Siccardi ha il preciso intento di evidenziare con una ricca documentazione, lo stretto legame dei nobili regnanti di Casa Savoia con la Chiesa di Roma.

A questo scopo l'autrice ha consultato una serie di documenti, approntando alcune schede con un lavoro certosino, zeppo di nomi, di date, dove presenta principi e principesse di Casa Savoia. Sono grandi personalità maschili e femminili dal calibro internazionale che, attraverso una precisa documentazione archivistica e bibliografica, si sono distinti per il loro valore e la loro attività governativa, amministrativa e di grande carità cristiana.

 «Questo libro, per la prima volta, raccoglie e racconta, in maniera organica e documentata, il rapporto che ha legato Casa Savoia alla Chiesa, mettendo in luce come la dinastia sabauda abbia unito ad essa i suoi destini da un punto di vista sia politico che spirituale».

La Siccardi inizia il suo pregevole lavoro partendo dalla Reggia di Venaria, facendo parlare il grande compositore musicale Ennio Morricone, che chiamato a dirigere un concerto nella struttura torinese ne è rimasto affascinato. Un palazzo da sogno, dove si ha l'impressione di stare in mezzo alla storia, ha dichiarato Morricone.

Il geniale compositore aveva colto con magistrale sintesi la geniale compostezza e serietà, sintesi dello stile sabaudo. Una dinastia che nel corso dei secoli ha lasciato numerose tracce nei castelli, nei palazzi, nelle abbazie, nelle chiese, nelle cappelle di tutta Europa.

La Siccardi però lamenta un generale silenzio, quasi un'avversione nel cogliere il grande valore storico dei Savoia. Questo colpevole silenzio viene attribuito alla «propaganda risorgimentale, liberale, anticlericale e massonica prima, e quella comunista-progressista dopo». Questi movimenti secondo la Siccardi, «hanno posto una pietra tombale su personalità che a scuola non vengono neppure menzionate, ma che di fatto hanno alacremente, con intelligenza, con il sangue e il sacrificio costruito le fondamenta dell'Europa e hanno perseguito, di secolo in secolo, a forgiare la civiltà del continente».

Cristina Siccardi nota come la professione di fede cattolica, privata e pubblica, dei Savoia, con la Chiesa di Roma non ha portato benefici alla casata. Peraltro chiarisce che diversi studiosi, «quando affrontano l'argomento devozionale della dinastia, lo inseriscono in un ambito puramente strumentale, ovvero come mezzo ai fini del potere, ricordando il cinico principio machiavellico per cui ' il fine giustifica i mezzi'». Invece per la Siccardi, la realtà è diversa, Casa Savoia è profondamente cattolica, come ha provato a dimostrare in questo documentatissimo volume. Anche se la Siccardi non può non evidenziare che un distacco drammatico fra Casa Savoia e la Chiesa c'è stato eccome sotto il Regno di Vittorio Emanuele II (1820-1878). A questo proposito, la scrittrice precisa, che il Risorgimento italiano, fu un, «tempo storico in cui le forze laiciste e la violenta aggressione massonica ebbero la meglio sui legami che da sempre avevano saldato strettamente il trono sabaudo al trono di san Pietro. Questo fu il tempo in cui il casato millenario attirò su di sé i castighi divini: Vittorio Emanuele II, quando approvò le persecutorie leggi anticlericali del conte Giuseppe Siccardi (1802-1857) di Urbano Rattazzi (1808-1873), fu duramente colpito da più lutti e la dinastia non arrivò alla quarta generazione, come predisse san Giovanni Bosco (1815-1888)»

Tuttavia come si documenta nel libro «l'attaccamento simbiotico, fedele e coerente tra Casa Savoia e la religione cattolica divenne, fin da principio, non instrumentum regni, come si evince da letture miopi o ideologicamente impostate, bensì un convinto modus vivendi et operandi».

Certo la pubblicistica laicista, vede nelle nelle pratiche religiose, nelle processioni, nei pellegrinaggi, il frutto di una concezione superstiziosa della religione, mentre sappiamo che non è altro una diretta conseguenza del credo dei cristiani. Per questo la corte sabauda è stata sempre attenta a dedicare molto spazio alla liturgia, alla preghiera e alle diverse forme devozionali. Una religiosità vissuta pubblicamente e non come opinione personale da tenere “nel cuore”, come per i protestanti.

Comunque sia la Siccardi individua alcuni fattori strategici per dimostrare l'attaccamento dei conti sabaudi fin dalle origini alla fede cattolica. Il primo fattore è geografico: i possedimenti territoriali dei Savoia erano posti all'incrocio delle principali vie d'Europa, in particolare, le strade percorse dai pellegrini diretti a Campostella, a Roma o a Gerusalemme. Strade mantenute in perfetto stato, percorsi da mercanti, viaggiatori, messaggeri, ambasciatori.

Inoltre il prestigio del casato si è rafforzato per le sue origini sassoni, per il loro ruolo all'interno del Sacro Romano Impero, per la fedeltà alla Santa Romana Chiesa e soprattutto per l'«intreccio elaborato e fecondo, di matrimoni combinati dalla longeva dinastia». Infatti la Siccardi nota che dal 1100 in poi, «diventa normale trovare figure femminili sabaude al fianco di regnanti d'Europa e diventa normale incontrare conti e poi duchi di Savoia (vicari imperiali sin dal primo Duecento e creati principi del Sacro Romano Impero nel 1313) unite alle figlie di regnanti autorevoli e potenti». Una situazione che durò ininterrottamente per quasi mille anni.

Nel testo l'autrice elenca minuziosamente diversi esempi di nozze fra i Savoia e altri casati autorevoli presenti nella penisola italiana, come gli Sforza, Gonzaga, Farnese e poi delle relazioni anche di parentela con i Papi.

La Siccardi è chiara su questo aspetto, nonostante il parere della mediocre pubblicistica: «il ducato di Savoia è un gioiello che brilla nella storia d'Europa, più ricco di luce che di ombre, che arrivarono quando la massoneria si insinuò nelle pieghe della politica subalpina».

Inoltre la Siccardi ribadisce che, «l'Europa cristiana deve molto alla dinastia sabauda, la più antica regnante nel continente. Una famiglia che ha messo in pratica la Fede, la Speranza, la Carità, anche nelle prove più difficili e drammatiche».

Attraverso fonti di prima mano e documenti incontrovertibili, la Siccardi ha dimostrato la vicinanza di questo casato alla fede cattolica e al Papato e alla Chiesa di Roma. Basta considerare il lungo elenco di sante figure straordinarie che i Savoia possono ascrivere al proprio casato.

Tuttavia per la Siccardi l'aggancio del casato con la Chiesa va ben al di là del carattere istituzionale, legislativo e giurisdizionale, esso coinvolge «le sfere profonde, culturali e di coscienza dei conti, dei duchi e dei re di Casa Savoia e, dunque, a cascata, da essi si sono infuse nei membri delle loro corti e nei sudditi. Un vero e proprio bacino cristiano venne a crearsi intorno al contado e poi ducato e poi regno, che ebbe per suo palladio la Sacra Sindone».

Pertanto tutti i membri di Casa Savoia, morti in concetto di santità e i suoi sei beati, per la Siccardi, «rappresentano plasticamente la significativa sintonia e affinità con la Chiesa di Roma».

E' un lungo elenco, ricco e vario di figure eccezionali, che poi vengono approfonditi nei vari capitoli del libro. Intanto facciamo i nomi dei beati: Umberto III, nono conte di Savoia; Bonifacio, monaco certosino, poi arcivescovo di Canterbury; Margherita di Savoia, marchesa del Monferrato e domenicana; Amedeo IX; Ludovica, principessa, monaca clarissa; Maria Cristina di Savoia, regina delle Due Sicilie. «Ma questa è una famiglia di Santi», dichiarò Gregorio XVI (1756-1846), il pontefice che beatificò Umberto, Bonifacio e Ludovica.

Pertanto Cristina Siccardi può spingersi a scrivere: «In questo humus cristiano, dove l'incredulità era ritenuta il peggior dei mali, e il tutto veniva nobilitato in una dimensione eterna, diventava normale per principi, funzionari, amministratori e popolo promettere voti al Signore e alla Madonna per scongiurare o allontanare pestilenze, guerre, carestie. In tale clima di fede, l'ingresso della Santa Sindone nella dinastia fu un qualcosa di straordinario sia per per la propria devozione nei suoi confronti, sia per la ricchezza spirituale che ne ricavò l'intero Stato sabaudo, sia per il prestigio del casato che si accrebbe di fronte al mondo cristiano». Così la Sacra reliquia rappresenta certamente, «il baluardo, la difesa, la protezione di Casa Savoia, segno tangibile del favore di Dio [...]».

Una fede che si manifesta nei simboli di Casa Savoia e nello stile dei sovrani sabaudi, soprattutto nel praticare la carità. La Siccardi si sofferma su alcuni particolari dei principi sabaudi nel praticare la carità verso i loro sudditi.

Il I capitolo (Quelle radici sabaude cancellate dal Risorgimento) viene speso per l'aspetto genealogico dei Savoia, un profluvio di nomi, di titoli nobiliari, e qui si intravede il difficile lavoro della storica per risalire alle origini del prestigioso casato. Origine di Casa Savoia che può risalire al X secolo nel territorio del Regno di Borgogna, dove venne infeudata la contea di Savoia. Comunque successivamente si dimostra che le origini sono tedesche. Sarebbe arduo qui seguire tutto il racconto della Siccardi, in particolare la faccenda del blasone, del casato.

Merita una particolare attenzione al culto di S. Maurizio da parte di Casa Savoia, diventerà un punto nevralgico, tanto da costituire nel 1572 un vero e proprio istituto, un ordine religioso insieme ad altri per aiutare i deboli e l'assistenza ai lebbrosi.   

Il 2° capitolo (Io Umberto conte nel nome di Cristo...), anche qui un profluvio di nomi per dimostrare l'unione forte della dinastia con la Chiesa, «la potenza degli Umbertini – scrive Siccardi – si costituì essenzialmente con e sotto la protezione di Santa Romana Chiesa». Una tesi, peraltro sostenuta dallo storico archivista Gorges de Manteyer. Non ci sarà mai, fintanto che la dinastia resterò legata alla Chiesa, sia spiritualmente che diplomaticamente, nessun passaggio violento o usurpazione da parte dei Savoia per aumentare il proprio potere o prestigio.

Seguire il testo della Siccardi, significa anche conoscere tutti quei incantevoli territori e paesaggi, che hanno visto protagonisti gli uomini e le donne di Casa Savoia. Un elenco e descrizione di chiese, abbazie, monasteri, castelli, ricche vallate animate da popolazioni cristiane.

Una figura significativa appartenente ai Savoia fu sicuramente Adelaide, contemplata nel 3° capitolo (Papa e monaci sotto la protezione di Adelaide). Sono tanti i particolari esposti attraverso la consultazione dei documenti dalla scrittrice torinese. Adelaide moglie di Oddone di Savoia, fu determinante nei rapporti che vennero a crearsi con i Sommi Pontefici, ma anche con l'imperatore. Una donna intelligente e di rara bellezza, virtuosa, fondò nei suoi possedimenti molte chiese e diversi monasteri, si dice che trascorse la sua gioventù fra le armi, lei stessa usava armi e corazze, assistendo a stragi e guerre. Per oltre cinquant'anni dominò la storia dell'Italia subalpina, ha governato con saggezza e fermezza, con equilibrio, al posto dei figli ancora piccoli. Si trovò a fianco di Matilde di Canossa ed ebbe un ruolo importante, insieme a sua figlia Berta, a fianco del papato nelle relazioni con l'Impero. Siccardi può scrivere che tre donne furono magistrali artefici dell'evento storico dell'umiliazione dell'imperatore Enrico IV a Canossa.

«Trasmise ai figli l'essenza della carità cristiana: tutto doveva ruotare intorno al Sommo Bene, Cristo Re». San Pier Damiani ebbe parole di grande stima per Adelaide, affidandosi a lei per riformare la Chiesa. Interessante il documento riportato dalla Siccardi dell'atto di donazione della contessa Adelaide all'abazia di Santa Maria nel Pinerolese. Un documento che rivela l'alto profilo caritativo della donna, la sua profonda spiritualità e religiosità. Per il suo considerevole appoggio alla Chiesa, sia a livello politico-diplomatico che finanziario e donativo, venne definita, “figlia di san Pietro”.

Il 4° capitolo (Quel drappo azzurro alle Crociate) da conto della partecipazione attiva dei Savoia alle Crociate. Addirittura Amedeo III, fu detto il Crociato, conte di Savoia, d'Aosta e di Maurienne, partecipò alla seconda crociata. E poi un altro suo discendente Amedeo VI partecipò a una nuova crociata. Per la spedizione vendette il suo vasellame d'argento, per non pesare sulle rendite dei sudditi.

Il capitolo 5°, tratta di Umberto III, il primo beato della dinastia, nacque nel castello di Avigliana, uno dei più antichi del Piemonte, oggi diroccato (L'ho visitato due anni fa).

«Umberto III risulta 'un personaggio di assoluto rilievo nel grande quadro della società medievale come della storia sabauda, di cui possiede le fondamentali caratteristiche: mistico, portato per vocazione e tradizione alla vita contemplativa, reso dalle vicende del suo tempo guerriero e politico, sposo esclusivamente per ragioni domestiche».

Nel 6° capitolo (Le origini sabaude di Fatima) Siccardi individua un collegamento particolare di casa Savoia con il Portogallo attraverso la regina Mafalda e una giovane di nome Fatima. Il 7° capitolo (Dalla Certosa di san Benedetto all'ospizio di san Bernardo). Qui il testo propone la storia di un santo particolare, san Bernardo da Mentone, detto l'Apostolo delle Alpi, che aveva edificato alle porte d'Italia, un ospizio, in un luogo impervio e freddissimo, un baluardo di carità per tutti coloro che valicavano le Alpi.

L'8° capitolo dedicato a Bonifacio di Savoia, arcivescovo di Canterbury. Un'altra donna straordinaria di casa Savoia, fu Eleonora, regina d'Inghilterra (Il 9° capitolo). Quando si pensa all'Inghilterra, scrive la Siccardi, nell'immaginario collettivo s'indirizza all'Inghilterra anglicana, ma prima dello scisma, l'Inghilterra era unita alla Roma del Sommo Pontefice. Eleonora morì in odore di santità il 25 giugno 1291.

Casa Savoia annovera addirittura una imperatrice a Bisanzio, Giovanna, basilissa prima consorte, poi reggente dei Romei (capitolo 10°). Quando poi i figli non ebbero più bisogno della sua presenza, si fece monaca col nome di Anastasia, ritirandosi in un monastero di Tessalonica in Macedonia. Tra i Savoia ci fu anche un antipapa, Amedeo VIII, che poi fece un passo indietro, ritirandosi a vita eremitica, insieme ad alcuni consiglieri di corte. Morì a Ginevra il 7 gennaio 1451, in odore di santità.

Il 12° capitolo, tratta Margherita, detta la “Grande”. Fu una grande testimone evangelica, in cuo Dio la mise alla prova, come figlia, sposa, sovrana, monaca, consigliera, mistica.

La santità di Amedeo IX, al fianco di una donna speciale: Iolanda. Segue la scheda (14° capitolo) su Ludovica di Savoia, quinta dei nove figli del beato Amedeo IX.

Naturalmente non posso dare conto di tutti i capitoli del libro, merita una segnalazione La devozione e la difesa della Sacra Sindone (16° capitolo). Pagine intense delle vicende storiche attraversate dalla reliquia più importante della cristianità. Il sacro telo è perlopiù legato alla Casa Savoia. Siccardi racconta la sua storia da quando i Savoia prendono possesso nel 1453, fino al 1983, quando per volontà testamentaria dai Savoia passò a Santa Romana Chiesa. Sarebbe interessante raccontare certi edificanti episodi di grande religiosità intorno alla Sindone, ricordo le 40 ore (quaranta omelie) guidate da San Carlo Borromeo che era molto devoto al Sacro lino. E poi ci sarebbero i “Percorsi Sindonici”, tutti i viaggi faticosissimi della Sindone nei vari territori dei Savoia.

Di grande rilevanza storica il capitolo sulla battaglia di Lepanto e sul principe Eugenio, eroe europeo. Il ducato di Savoia partecipò alla grande e significativa battaglia navale del 7 ottobre 1571 dove la coalizione cristiana europea sconfisse la flotta ottomana. La grande figura del principe Eugenio di Savoia merita l'attenzione del lettore. Un grande condottiero vincitore di tante battaglie contro i turchi, diventa feldmaresciallo del Sacro Romano Impero, la suprema carica militare.

Altri capitoli meriterebbero la nostra attenzione come le lettere di padre Sebastiano Valfrè. Quello sulla Rivoluzione francese che si abbatte anche sul Regno di Sardegna, nella persona di Carlo Emanuele IV e di Maria Clotilde di Borbone. E poi sugli avvertimenti alla Casa Savoia di san Giovanni Bosco. Pregevole la scheda che si occupa di Maria Cristina di Savoia, la “reginella santa” del Regno di Napoli.

Infine gli avvenimenti vicini a noi. I difficili rapporti di Casa Savoia con la Santa Sede nel Risorgimento e poi i Patti Lateranensi. Chiude il libro, la scheda su l'eredità di Umberto II, e alcune appendici, con documenti inediti. Il testo ci offre anche delle pregevoli fotografie e con una ricca bibliografia sull'argomento.

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