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Il primo ministro greco Alexis Tsipras ha avuto una conversazione telefonica con Angela Merkel per parlare delle trattative in corso con i creditori internazionali. «Hanno discusso dei negoziati a Bruxelles e si sono scambiati i loro punti di vista», ha spiegato una fonte interna al governo ellenico senza rivelare ulteriori dettagli.

E stamattina è stato un incontro a Francoforte tra il vice primo ministro ellenico, Yannis Dragasakis, e il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi. Diversi funzionari europei sperano che il raggiungimento di un’intesa porti la Bce ad allentare la stretta imposta sulla vendita di obbligazioni a breve termine di debito greco.

Il vice ministro greco delle Finanze Dimitris Mardas ha assicurato che il pagamento di 200 milioni di euro del prestito ricevuto dal Fondo monetario internazionale (Fmi) sarà completato entro oggi, mercoledì. Lo ha detto lo stesso Mardas intervistato ieri sera dalla tv privata Mega Channel alla quale ha inoltre precisato che la Ragioneria generale dello Stato e l'ente per la gestione del Debito Pubblico hanno già compiuto i passi necessari per effettuare il pagamento. Alla domanda circa il prossimo pagamento del prestito di 750 milioni di euro, che è dovuto il 12 maggio, il vice ministro ha affermato che, se sarà necessario, verrà ripagato con i depositi dei fondi pensione che non sono stati ancora trasferiti alla Banca della Grecia.

Il governo greco programma una tassa speciale per le cinquecento famiglie più ricche del paese.
È quello che scrive la Bild. Il tabloid tedesco cita una nuova lista di riforme del ministero delle Finanze greco, che sarebbe già stata inviata a Bruxelles.Ma la realta potrebbe essere un altra e piena di contrasti scrive ancora Bloomberg, non è chiaro quanta liquidità sarebbe ancora disponibile nelle casse elleniche. Tanto che, nonostante le rassicurazioni di Atene – che si dice pronta a onorare la scadenza del 12 maggio, quasi un miliardo da rimborsare al Fmi – c’è chi scommette sull’eventualità di un default senza un accordo entro la fine del mese.

Anche il Financial Times ha pubblicato un importante retroscena secondo il quale Atene sarebbe così lontana dagli obiettivi del piano di salvataggio da rischiare di perdere «l’appoggio vitale del Fondo monetario internazionale a meno che i creditori europei non cancellino una parte significativa del suo debito sovrano». Il fondo – per bocca di Poul Thomsen, capo del dipartimento europeo dell’Fmi – avrebbe avvisato l’eurozona di questa eventualità.

Troppi paletti diversi da parte del Fondo monetario internazionale e della Commissione europea, impossibile per Atene riuscire a soddisfare entrambi. Così un funzionario europeo all’agenzia Bloomberg sui colloqui in corso tra i rappresentanti della Grecia e dei suoi creditori internazionali.

Atene è infatti in trattativa con i suoi creditori internazionali per l’esborso dell’ultima tranche del secondo piano di salvataggio, la quale sarà versata solo a seguito di un’intesa su un piano di riforme, come stabilito nel corso dell’eurogruppo di febbraio: 7,2 miliardi di euro di cui la Grecia ha disperatamente bisogno per non finire in bancarotta già questo mese.

Non ci sarà un accordo finale sulla Grecia all’Eurogruppo di lunedì. Lo ha confermato lo stesso ministro delle finanze ellenico Yannis Varoufakis dopo l’incontro con il commissario Ue agli Affari economici Pierre Moscovici, mentre l’esecutivo di Atene diramava una nota in cui è arrivato ad accusare Ue e Fmi di seguire “strategie differenti” sulla Grecia, con la prima che chiude a una ristrutturazione del debito e il secondo che non cede su pensioni e lavoro.

Tuttavia, ha ribadito Moscovici, la Commissione europea non prende nemmeno in considerazione l’ipotesi di un’uscita della Grecia dall’euro, «in nessun caso». «Juncker come io stesso siamo molto attaccati all’integrità della zona euro – ha dichiarato nel corso della conferenza stampa di presentazione delle ultime previsioni economiche -. Non è semplicemente una zona a cambi fissi: è di più, è una moneta unica concepita per essere irreversibile». «Il giorno in cui questa irreversibilità non fosse più garantita, e non dobbiamo lasciare che si facciano questi sogni, la questione diventerebbe chi è il prossimo – ha avvisato il commissario per gli Affari economici – e la zona euro perderebbe forza».

Una “grossa contraddizione” alla luce della quale il governo greco “ha deciso di non legiferare sulle riforme prima di un accordo” tra i creditori. In pratica, è la tesi di Atene, il problema non è la credibilità delle riforme, ma il fuoco incrociato di Fondo monetario internazionale, creditori e Commissione Ue, ciascuno irremovibile sul suo rispettivo punto fermo, che starebbe impedendo di raggiungere un compromesso per risolvere lo stallo a pochi giorni dalla scadenza di una nuova rata dei debiti del Paese nei confronti dell’ F.m.i.

Secondo la fonte ellenica, da un lato c’è il Fmi, che non vuole accettare alcun compromesso sulla liberalizzazione del mercato del lavoro e sul taglio delle pensioni, nonostante sia molto difficile stabilire un punto d’incontro con Atene su questi punti. Lavoro e pensioni rappresentano infatti le “linee rosse” da non oltrepassare secondo il programma con cui Syriza ha vinto le elezioni.

Tsipras, come ha dichiarato in più occasioni, non intende cedere senza prima interpellare i cittadini greci attraverso un referendum. E poi c’è la Commissione europea, che insiste sugli obiettivi di bilancio e rifiuta di considerare una svalutazione del debito greco.

Decine di migliaia di persone sono scese in piazza in tutta Italia per protestare contro la riforma della scuola del governo Renzi, per uno sciopero generale che alcuni sindacalisti hanno definito "il più grande di sempre". Manifestazioni sono in corso in sette città. I cortei più partecipati a Roma e Milano, dove a fianco di insegnanti, personale della scuola e studenti, stanno sfilando i segretari generali dei sindacati confederali e autonomi e molti esponenti politici, anche del Pd.

Il popolo della scuola, studenti compresi, scende in piazza contro la riforma di Matteo Renzi"Siamo almeno in 100mila", dicono gli organizzatori. Governo e maggioranza, se da una parte ribadiscono la bontà del disegno di legge e l'intenzione di andare avanti, dall’altra non rinunciano a lasciare una porta aperta al dialogo, viste anche le modifiche apportate al ddl in commissione alla Camera

Come quello apportato ieri sera in Commissione cultura alla Camera, a firma Pd, nel quale si mitiga il potere dei presidi, uno dei punti più contestati del ddl. La Camera dovrebbe licenziare entro il 19 maggio il testo della "Buona scuola", che poi passerà all’esame del Senato. Il presidente della Commissione Istruzione di Palazzo Madama, il dem Andrea Marcucci, ha reso noto che chiederà a Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo di essere auditi sulla riforma"Vediamo se questa volta Cgil, Cisl ed Uil hanno realmente intenzione di fare proposte realiste e concrete", ha aggiunto il senatore del Pd spiegando poi, però, di aver preso questa decisione da tempo e "senza aver sentito nessuno del governo. Mi sembrava semplicemente una cosa giusta da fare e l’ho proposta".Intanto :

A Roma il corteo è partito da piazza della Repubblica, preceduto da alcuni flash mob degli studenti: "Siamo in centomila", hanno detto gli organizzatori. Corteo anche a Bolzano, dove oggi è atteso il premier Renzi per un incontro di partito. Sua moglie, insegnante a Pontassieve, sta svolgendo invece regolarmente le sue lezioni. 

Dietro lo striscione 'Sciopero generale l'unione fa la scuola 5 maggio 2015 riformiamola insieme' è partito da piazza della Repubblica a Roma il corteo organizzato dai sindacati per protestare la riforma della scuola proposta dal Governo Renzi. Sono molte migliaia i partecipanti che, mentre la testa del corteo è a Santa Susanna, continuano ad arrivare per unirsi alla manifestazione. In testa i leader sindacali, tra cui il segretario della Uil Carmelo Barbagallo. Gli insegnanti aderenti ai Cobas hanno bloccato a Roma un tratto di viale Trastevere, dove ha sede il ministero dell'istruzione, nella giornata di sciopero contro il ddl "buona scuola". Alcune centinaia di manifestanti aderenti ai Cobas stanno inscenando un sit-in davanti al Miur con striscioni, musica e cori.

Un Matteo Renzi con le orecchie d'asino e la scritta 'bocciato' su entrambe. Questa è una delle numerose rappresentazioni del presidente del Consiglio al corteo di Milano contro la riforma della scuola. In particolare, su un camioncino dei sindacati il premier viene invitato a 'studiare l'inglese'. Sul retro della sagoma si legge: 'Renzi vai ha squola'.

Migliaia di insegnanti e studenti sfilano in corteo per le vie del centro di Torino per protestare contro la "Buona Scuola del governo Renzi". Sventolano insieme le bandiere dei sindacati confederali, dei cobas, dei cub e di Rifondazione Comunista. I sindacati confederali e la Gilda avevano organizzato un presidio in piazza Carlo Alberto ma si è formato un lunghissimo corteo che ha bloccato il traffico in molte vie centrali della città.

È partito da poco il corteo contro il ddl sulla riforma della scuola, nel centro di Bari, dove sono confluite circa 15mila persone - secondo gli organizzatori - provenienti da Puglia, Calabria e Basilicata. Secondo le stesse fonti sarebbero chiuse tra l'80 e il 90% delle scuole pugliesi. Il corteo di docenti, partito da piazza Castello, si incontrerà con quello degli studenti partito da una piazza antistante all'università. "Renzi non esagerare, la nostra scuola non rovinare", "Difendiamo la scuola perché non muoia" sono alcuni degli slogan scelto dai manifestanti. In particolare, sono molto i docenti che hanno creato e sventolano manifesti funebri sui quali si annuncia la "morte della scuola pubblica".

Sono partiti da piazza Marina studenti, professori, precari e personale amministrativo della scuola che anche a Palermo, come in altre sei piazze italiane, sono scesi in piazza contro la riforma della scuola voluta dal governo Renzi. Secondo i sindacati sono circa seimila i manifestanti che stanno percorrendo le strade del centro intonando cori e slogan. Il corteo si snoda controllato da polizia, carabinieri e vigili urbani. Al momento la testa del corteo è in via Roma (dove ha incrociato qualche centinaio di studenti partiti da piazza Verdi), mentre la coda è ancora in fondo a corso Vittorio Emanuele, a circa 200 metri. Il concentramento per i comizi è previsto a piazza Verdi.

Un corteo di circa mille persone, tra insegnanti, studenti e genitori sta sfilando nel centro di Aosta contro la riforma della scuola proposta dal governo Renzi e in discussione in Parlamento. Gli slogan degli striscioni: 'No alla rottamazione della scuola', 'Contro il ddl dei padroni', 'Precari usa e getta'. I sindacati valdostani della scuola chiedono anche, al governo regionale, di non applicare in toto la normativa nazionale beneficiando delle prerogative della Regione autonoma.

Blitz notturno degli studenti di Università e scuole aderenti a Udu e Rete degli Studenti davanti al Ministero dell'Università e la Ricerca, alla vigilia dello sciopero di oggi di tutto il comparto scuola. Alcuni giovani hanno esposto uno striscione davanti alla sede del ministero, in Viale Trastevere a Roma, con la scritta "Vogliamo una scuola buona davvero", inscenando un flash mob le cui immagini sono state poi caricate su Youtube. L' Unione degli Universitari e la Rete degli Studenti medi hanno voluto così, si afferma in una nota, "dire no ai provvedimenti sulla Buona Scuola" e "ribadire la nostra totale contrarietà ai metodi che sono stati utilizzati da parte del Governo nella costruzione di questa riforma, gli stessi metodi che vorrebbero propinarci con la Buona Università". "Il percorso sulla Buona Scuola, come rischia di essere quello prefigurato sulla Buona Università, si è rivelato un processo esclusivo e decisionista - sostiene Gianluca Scuccimarra, coordinatore dell'Unione degli Universitari - in cui l'ascolto degli studenti, degli insegnanti, dei genitori è stata solo una finta facciata". "Oggi siamo in piazza contro la Buona Scuola, accanto alle lavoratrici e ai lavoratori in questo sciopero generale - ha aggiunto Alberto Irone, portavoce della Rete degli studenti medi - perché tutto il mondo della scuola si deve unire contro le politiche di un Governo che, con il ddl Buona Scuola, trasformerà la scuola italiana in un luogo autoritario e aumenterà le diseguaglianze". "Le nostre Scuole e le nostre Università non sono in vendita - ha concluso -: quella di oggi sarà solo la prima di tante mobilitazioni perché senza studenti non ci può essere né Buona Scuola né Buona Università".

Il ministro Giannini, in una intervista a Qn, ha definito lo sciopero "politico", "senza presupposti" e legato a "strategie elettorali", accusando i sindacati di essere su "posizioni antiche". In una intervista a Radio 24, questa mattina, ha poi sottolineato che, se da sette anni non c'era uno sciopero generale del comparto, è perché "da sette anni non ci si occupava di scuola per cambiarla". Il ministro ha poi parlato della mancata assunzione degli idonei usando una metafora: "Una cosa è avere la patente, una cosa è acquistare la macchina", precisando che "non hanno vinto un concorso". Mentre riferendosi agli sgravi fiscali per le famiglie che mandano i figli alle scuole paritarie, ha affermato che "equivale a riconoscere la libertà educativa". 

Della contestata figura dei presidi prevista dalla riforma ha parlato invece, a Radio anch'io, il sottosegretario Davide Faraone, per dire che "sul ruolo del dirigente scolastico il governo non torna indietro. Abbiamo rafforzato sì il ruolo del collegio dei docenti e del consiglio d'istituto, ma il ruolo del preside-sindaco non è in discussione". Tra i primi commenti politici allo sciopero, quello del parlamentare Pd Pippo Civati, in piazza a Roma, secondo il quale "questo è uno sciopero non politico, perché la politica non rappresenta più nessuno, perché il Pd ha tradito i suoi impegni elettorali e ha fatto una riforma della scuola lontanissima dalla nostra cultura politica". Con lui anche Stefano Fassina, che, riferendosi ai presidi, sostiene che "la scuola non può essere una caserma con un capo che comanda".

In corteo a Roma anche Susanna Camusso, segretario della Cgil: "Si trasforma la scuola in una scuola che vale solo per quelli che hanno condizioni agiate, mentre invece il grande tema è quello di una scuola pubblica che contrasti la dispersione". Furlan della Cisl, in piazza a Milano, ha detto che "questa riforma l'ho letta bene, non mi piace", mentre Barbagallo, della Uil, ha affermato che la scuola italiana "non ha bisogno di podestà", ma di essere "pubblica, libera e democratica". "Sarà il più grande sciopero della storia della scuola italiana - sottolineano i Cobas che manifestano autonomamente sotto la sede del ministero dell'Istruzione - è la prima volta che i sei principali sindacati scioperano insieme".

"L'obiettivo è dire che siamo a un bivio: da un lato quelli che protestano soltanto, lamentano, fanno l'elenco delle difficoltà. In alcuni casi hanno ragione, non possiamo dire che va tutto bene e raccontare barzellette. Ma loro sono destinati a crogiolarsi nelle loro proteste" mentre dall'altro lato c'è chi "fa le cose". Lo dice Matteo Renzi. "Oggi abbiamo il coraggio di rimettere in moto le energie migliori partendo dalla scuola. Ci sono tante persone che protestano: qualcuno dice che protestano sempre ma noi ascoltiamo le protesta, è giusto affrontarla ed entrare nel merito", aggiunge Renzi. "Abbiamo intrapreso il percorso di grandi Riforme e andremo avanti con testa dura", dice il presidente del Consiglio. "Abbiamo tenuto la promessa della legge elettorale varata ieri e andiamo avanti su questa strada".

"C'è la disponibilità del Senato a sentire i docenti che oggi hanno scioperato". Lo ha detto il Presidente del Senato, Piero Grasso. "Perché per la buona scuola - ha aggiunto - serve un confronto positivo per arrivare a soluzioni possibilmente condivise. La scuola è dei docenti e dei ragazzi ed è il futuro del Paese".

Il governo incassa anche la seconda fiducia sull'Italicum dopo il primo round vinto ieri. Nel primo pomeriggio ci sarà il voto sulla terza mentre il voto finale è previsto per la prossima settimana. I sì sono stati 350, i no 193, uno solo astenuto.
Renzi, ma a rendere agra la giornata è stata la mancata partecipazione al voto di 38 deputati della minoranza del Pd, tra i quali spiccano big quali Enrico Letta, Bersani e Rosi Bindi.

Minimizza, però, il vice segretario del Pd. "C'è stato uno strappo più contenuto di quello che si poteva pensare prima del voto" e soprattutto, dice Lorenzo Guerini in Transatlantico, "non penso che vi siano volontà di rotture insanabili nel partito o di uscite, scelte di questo tipo andrebbero in direzione opposta a quello che è l'interesse del Pd".

E in una lettera aperta ai circoli Dem invita alla responsabilità e avverte: sulla riforma "è in ballo la dignità del Pd". "Possono mandarci a casa - dice - ma non fermare il cambiamento". Lo scontro finale sull'Italicum va - dunque - 'ufficialmente' in scena. Aula, comunque, semi-vuota,la prima giornata per la discussione generale e 'solo' in 20 gli iscritti a parlare in questa prima fase di esame del provvedimento. Forza Italia conferma che in Aula, sull'Italicum, presenterà tre questioni di pregiudizialità, una di costituzionalità, una di merito e una richiesta di sospensiva della legge elettorale. Sulle prime due questioni FI chiederà voto segreto.

"Sulle pregiudiziali mi pare che non ci sia la volontà di ricorrere alla fiducia domani". Lo afferma il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, a margine di un seminario organizzato dai Dem per i 10 anni delle primarie.

"Dignità è un concetto profondo ed è offensivo usarlo a fini di polemica interna. Nessuno può dire che chi esprime un'opinione diversa colpisce la dignità di una comunità come il Pd": è quanto si legge in un documento di Sinistra Dem, la componente di Gianni Cuperlo, in cui si afferma che "una mediazione è ancora possibile". "In quella lettera - prosegue il documento - il segretario sostiene che chiunque avanza una proposta di miglioramento dell'Italicum vuole azzerare le riforme e colpire il cambiamento. Ma questo è falso. Noi vogliamo le riforme e vogliamo quel cambiamento che proprio certe sordità in questo passaggio rischiano di mettere in crisi. Abbiamo mostrato coi fatti che l'unità del Pd la pratichiamo", come si è visto in precedenti passaggi parlamentari. "Ma oltre ai diritti - si legge ancora - esistono dei doveri di coerenza quando in gioco entrano principi che riguardano la qualità della democrazia. Per parte nostra vogliamo unire e cambiare nel verso giusto". Sinistra Dem afferma poi che "colpisce la sottovalutazione del danno che deriverebbe al governo e al Pd da una rottura. E' ancora possibile correggere l'equilibrio del sistema - insiste il documento - che nascerà dalla doppia riforma (della Costituzione e della legge elettorale). Ad esempio rivedendo composizione e funzioni del Senato, scegliendo la via di una vera Camera delle Regioni. Questo implicherebbe anche una revisione dei contrappesi necessari a fronte di una legge elettorale che cambia la forma di governo nella direzione di un premierato forte". "Senza queste e altre correzioni - prosegue il documento - lo spostamento del potere legislativo dal Parlamento al Governo è destinato a produrre uno squilibrio. Naturalmente si dovrebbe garantire una coincidenza dei tempi tra l'entrata in vigore della nuova legge elettorale e il completamento della riforma costituzionale. Sono proposte ragionevoli. Una mediazione è ancora possibile, ma servono volontà, coraggio e parole scolpite".

Se da parte della sinistra interna - dunque - continuano a piovere parole di fuoco contro Matteo Renzi, la leadership del Pd sceglie di non drammatizzare, ed anzi parla di "ricucitura", tanto che anche il premier apre su una modifica della riforma costituzionale del Senato. Anche perché il voto finale sull'Italicum, probabilmente a scrutinio segreto, non lascia ancora dormire sonni tranquilli all'esecutivo.

C'è, infatti, anche chi nell'opposizione Dem fa sapere che dopo aver votato sì alla fiducia potrebbe votare no alla riforma.

Ieri Lattuca ha votato la fiducia al primo articolo della legge elettorale, ma non assicura lo stesso atteggiamento per il voto finale: "Certamente non mi nasconderò dietro il voto segreto, non è questo il mio stile. Quindi, quando la prossima settimana si voterà, o non parteciperò al voto oppure non darò il mio voto favorevole a questa legge".

Fatto l'Italicum, occorre rivedere la riforma del Senato: lo ha detto il ministro dell'Interno e presidente di Ncd Angelino Alfano, in una intervista, questa mattina, a Rtl 102.5 all'indomani del primo voto di fiducia sulla legge elettorale. "Adesso, dopo questo successo, se tutto come penso andrà bene con l'approvazione finale della legge elettorale dopo i due voti di fiducia ulteriori che ci saranno oggi - ha detto Alfano - si apre una fase nuova, quindi noi chiediamo al Governo e alla maggioranza di modificare la riforma costituzionale, quella del Senato".Intanto la Lega Nord :

Ormai alla famiglia del ministro Maria Elena Boschi, manca solo di vincere il super enalotto.  E' veramente sorprendente che dopo padre e fratello sistemati in Banca Etruria  - grazie al fato - ora anche l'istituto comprensivo “Marconi” diretto dalla preside Stefania Agresti, madre del ministro p abbia vinto  il concorso di Ovs. La scuola è stata scelta tra 3 mila istituti e rappresenterà la Toscana nel Padiglione Italia dell'Expo. I detti popolari sono sempre efficaci e per la famiglia Boschi quel che calza meglio è quello che dice 'virtù e fortuna non stanno mai nella stessa casa'"dichiara al corriere del sud Gian Marco Centinaio, capogruppo della Lega Nord al Senato.

La Camera ha approvato, con un voto a scutinio segreto il provvedimento con 334 sì. Le opposizioni unite sono uscite dall'Aula al momento del voto. Diversi esponenti della minoranza Pd hanno votato no. "Il dissenso - ha detto Pier Luigi Bersani dopo il voto - è stato abbastanza ampio. Ora cosa fatta capo A...ma il dato politico sia sull'approvazione della legge sia sulle dimensioni del dissenso è non poco rilevante".

Proprio il voto segreto - richiesto da Forza Italia -, tra l'altro, permetterebbe alla minoranza Pd, Forza Italia di contarsi: con le opposizioni fuori dall'Aula, infatti, Renzi incasserebbe comunque il sì, ma la fronda interna al partito potrebbe rivelarsi ben superiore ai 38 "dissidenti" che non hanno votato le tre fiducie

Ma la strada è tutt'altro che in discesa: le opposizioni sono in fermento e annunciano l'Aventino e anche la minoranza Pd non starà certo a guardare.

La nuova legge elettorale "ha un grande elemento di chiarezza: per cinque anni sarà chiaro il governo, chi vince. Ci sarà un sistema nel quale il nostro Paese potrà finalmente essere punto di riferimento per stabilità politica, che è precondizione per l'innovazione economica". Lo dice il premier Matteo Renzi alla Borsa Italiana. "Penso e spero che sarà approvata dal Parlamento italiano stasera", aggiunge il premier. "Stiamo dando corso e concretizzazione alle riforme dopo decenni di parole in libertà. Questa prima parte di riforme è molto corposa ma anche doverosa. E' l'abc per ristabilire le regole come dovrebbero essere: stiamo facendo la legge elettorale per dire che chi arriva primo vince le elezioni. Non sono cose particolarmente geniali", dice Renzi.

M5S, FI, Sel, Lega e Fdi sono usciti in Transatlantico, durante la dichiarazione di voto del vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini.

Presidio "anti-Italicum" di esponenti della sinistra davanti alla Camera dei deputati. Vi partecipano una quarantina di persone che espongono striscioni contro la nuova legge elettorale ed il premier Matteo Renzi. "Noi non ci arrenziamo. La Costituzione non si tocca, no alla legge truffa", si legge su un piccolo manifesto esposto da uno dei partecipanti. Tra le bandiere, oltre a quelle rosse, ci sono quelle di Sel, dell'Altra Europa con Tsipras ed una del M5S. Presenti, tra gli altri, i "Giuristi democratici", "Libera cittadinanza" ed i "Comitati Unitari per la Costituzione". "Renzi è autoritario. Figuriamoci se uno di questi zerbini di benito Renzi esce dal palazzo", esclama uno dei partecipanti.

Brunetta ha definito questa giornata "una violenza che Renzi e il suo governo, la sua maggioranza infliggono al Parlamento e all'intero paese". "Si approvano, tentano di approvare, una riforma elettorale senza partecipazione alcuna da parte del resto del Parlamento. Lo fanno con colpi di maggioranza tra l'altro dichiarata incostituzionale dalla corte. Ricordiamo i 130 deputati del Pd dichiarati incostituzionali dalla sentenza della Corte di un anno e mezzo fa. Lo fanno grazie ai voti di fiducia, che hanno imposto la cancellazione di tutti gli emendamenti, insomma una violenza continua al Parlamento e alle regole del gioco della democrazia. Per questo noi non parteciperemo a questa giornata che consideriamo infausta e lasciamo al Partito democratico tutte le sue contraddizione, di chi è a favore, di chi è contro, di chi si astiene, di chi partecipa, di chi non partecipa".

"Cosa farà la Lega sull'Italicum. Deciderà il gruppo della Lega. Io so che il Pd sta occupando il Parlamento con questa menata della legge elettorale che per me è schifosa". Così Matteo Salvini in conferenza stampa dove aggiunge: "Speriamo che la smettano, che si salvino la poltrona e che si inizi a parlare dei problemi di questo Paese". "I miei sogni non sono interrotti dall'Italicum", ha aggiunto.

"Non stiamo qui a schiacciare il pulsante rosso. Siamo obbligati a uscire dal voto segreto. Così vedremo come se la cava il presidente del Consiglio con i numeri". Lo dice nell'Aula della Camera Danilo Toninelli di M5S annunciando che il suo gruppo lascerà l'Aula al voto finale sulla legge elettorale. Alla fine dell'intervento tutti i deputati M5S hanno abbandonato l'Emiciclo.

"Secondo me questa è l'ultima lavoltabuona. Ciao, Maria Elena". E' il messaggio che il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi invia su Twitter a un giornalista che ironizza sull'iter della legge elettorale, sostenendo che quella che si apre oggi è "la 105esima 'settimana decisiva' per la riforma elettorale". Il ministro sottolinea che questa settimana, che si apre con il voto finale alla Camera dell'Italicum, è anche "l'ultima", perché il testo è alla lettura finale.

"E' un puro scandalo" che a parità di lavoro le donne abbiano una retribuzione più bassa. Lo denuncia il Papa, affermando che "come cristiani dobbiamo diventare più esigenti (rispetto alla tutela sociale della 'dignità del matrimonio' ndr), per esempio sostenere il diritto alla eguale retribuzione per eguale lavoro, perché si da per scontato che le donne devono guadagnare meno dell'uomo? La disparità è un puro scandalo".

Trasformare acqua in vino per una festa di nozze a Cana, il primo dei miracoli di Gesù, il "primo dei suoi segni prodigiosi, Gesù - ha rimarcato il Papa - lo compì nel contesto del matrimonio, e fu un gesto di grande simpatia per quella nascente famiglia"; quel segno fu "sollecitato dalla premura materna di Maria e questo - ha sottolineto papa Francesco - ci fa ricordare il libro della Genesi quando Dio finisce la opera della creazione e fa il suo capolavoro, capolavoro è l'uomo e la donna, e qui Gesù incomincia proprio i suoi miracoli con questo capolavoro, in un matrimonio, in una festa di nozze, per un uomo e una donna, e così Gesù ci insegna che il capolavoro della società è la famiglia, l'uomo e la dona che si amano, questo è il capolavoro".

"E' un fatto che le persone che si sposano sono sempre di meno, questo è un fatto, i giovani non vogliono sposarsi, aumenta invece il numero delle separazioni mentre diminuisce il numero dei figli" ha costatato il Papa nella udienza generale in cui, a partire dal racconto delle nozze di Cana, ha parlato della bellezza del matrimonio. Le "vittime" delle separazioni, ha detto, sono sempre i figli, e ha invitato a interrogarsi su perché i giovani abbiano paura dei legami stabili e subiscano la "cultura del provvisorio".

Le "difficoltà" a matrimoni stabili "non sono solo di carattere economico, sebbene queste siano davvero serie; molti ritengono - dice il Papa - che il cammino della crisi delle nozze,sia stato messo in moto dalla emancipazione della donna, ma nemmeno questo argomento non è valido, questa è una ingiustizia, è una forma di maschilismo che sempre vuole dominare la donna, e facciamo la brutta figura che ha fatto Adamo: 'è lei che mi ha dato la mela, la colpa è sua', la colpa è sempre della donna, povera donna, dobbiamo difendere le donne".

Secondo Bergoglio, e il cristianesimo non può essere maschilista: "Il Vangelo - infatti - ha sconfitto la cultura del ripudio abituale, quando un marito poteva imporre il divorzio anche con i motivi più pretestuosi e umilianti". "Dobbiamo difendere le donne!", ha commentato Francesco mentre la folla applaudiva.

Davanti a oltre 20mila persone in piazza San Pietro, Bergoglio, ha parlato della bellezza del matrimonio cristiano, annunciando che ne parlerà anche nella prossima udienza generale. In questo periodo, come noto, papa Francesco svolge delle catechesi sulla famiglia, in preparazione al sinodo del prossimo autunno, e spesso svolge ogni "capitolo" in due "puntate".

"La difficoltà a restare insieme sia come coppia che come famiglia - ha commentato il Pontefice -  porta a rompere i legami con sempre maggiore frequenza e rapidità,  e i figli sono i primi a portarne le conseguenze", "le vittime, le vittime più importanti, le vittime che soffrono di più in una separazione sono i figli, e se sperimenti fin da piccolo che il matrimonio è un legame a tempo determinato,  inconsciamente per te sarà così, e infatti molti giovani sono portati a rinunciare al progetto stesso di un legame stabile e di una famiglia duratura. Dobbiamo riflettere - ha invitato papa Francesco -  sul  perché tanti giovani non si sentono di sposarsi, c'è questa cultura del provvisorio, tutto è provvisorio, niente è definitivo, è una delle preoccupazione di oggi, perché non si sposano? perché preferiscono una convivenza e tante volte anche una convivenza a responsabilità limitata, e tanti, anche battezzati, hanno poca fiducia nel matrimonio e nella famiglia? E' importante - ha rimarcato il Papa - capire perché non hanno fiducia nella famiglia".

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