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Scuola di cultura politica, concluso il primo modulo

Il primo modulo della Scuola di cultura politica, organizzata dall’Istituto Isesp in collaborazione con il Dipartimento di Giurisprudenza ed Economia dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria si è concluso con la lezione di Carmela Salazar, professore ordinario di Diritto costituzionale. All’incontro erano presenti Nico D'Ascola, presidente della Commissione Giustizia del Senato e direttore della Scuola, l'avv. Raffaele Cananzi, presidente dell'Istituto Isesp e il prof. Daniele Cananzi, coordinatore scientifico della Scuola. Carmela Salazar fa parte del Comitato scientifico della rivista “Nuove autonomie”, è componente dell’Associazione italiana dei costituzionalisti (AIC), dal 2010 fa parte del consiglio direttivo dell’associazione nazionale di studiosi della Giustizia costituzionale “Gruppo di Pisa”. Nel 2013 è stata nominata dal Presidente del Consiglio Letta nella commissione dei 35 saggi per la revisione costituzionale. Ad introdurre i lavori è stato il prof. Cananzi: ”I diritti fondamentali ci propongono quella centrale riflessione sul punto di convergenza tra obbligazione politica e obbligatorietà giuridica capace di qualificare oggi una riflessione sull'attualità. Del resto siamo ad un duplice anniversario: i sessant'anni dai trattati di Roma, costitutivi della CEE, e i venticinque dal trattato di Maastricht, istitutivo della Unione Europea. Nel momento di massima crisi dell'idea europea un punto dal quale ripartire per progettare scenari futuri e prossimi è proprio il punto di convergenza tra obbligazione politica e giuridica. Il punto nel quale una cultura politica esprime la sua concretezza effettiva, ma anche delle ragioni forti che la originano: i diritti fondamentali, ovvero la necessità del fondamento e la centralità dell'essere umano. Non è un caso che l'odierna lezione della prof.ssa Salazar chiude il primo modulo del corso di quest'anno e dà appuntamento al secondo modulo che ha come titolo proprio "Europa e diritti". La prof.ssa Salazar  ha relazionato sul tema "La tutela dei diritti fondamentali nel costituzionalismo multilivello":” Quando parliamo del rapporto tra autorità e libertà ci riferiamo alla forma di Stato, ossia alla fisionomia che assume lo Stato contemporaneo, che oramai ha una fisionomia che si va modificando sensibilmente. La realtà è in incessante movimento, anzi a partire dall’ultima decade  del ‘900 questo movimento si è particolarmente accelerato. A  questa accelerazione viene dato il nome di globalizzazione. Pensiamo alla internazionalizzazione dei mercati, ossia la globalizzazione economico - finanziaria.  Da quando il mondo è stato riprodotto sulle carte geografiche quella tensione naturale del commercio a superare i confini statuali si è moltiplicata ancora di più. Questa tensione al superamento dei confini statuali, entro i quali invece in modo naturale viene a limitarsi la divisione politica, si è accelerata a partire dalla Rivoluzione industriale per arrivare a quella particolare accelerazione che abbiamo avuto dagli anni ’90 del novecento, quando la digitalizzazione e la smaterializzazione dei capitali ha reso possibile che il globo si rappresenti come un grande mercato aperto sul quale gli scambi commerciali possono avvenire in tempo più che reale. Tutto ciò ha determinato una crescita esponenziale sia del ruolo dell’economia dal punto di vista della tipologia degli scambi commerciali, perché ci si è sempre più rivolti verso la smaterializzazione degli scambi e  questo ha portato ad una finanziarizzazione dell’economia, la new economy, l’economia che produce ricchezza dal denaro senza passare attraverso quel necessario passaggio che è la produzione”. Le conclusioni sono state del presidente Nico D’Ascola: “I centri di decisione del potere, con la globalizzazione, non stanno più dentro i confini nazionali. Esiste una forte separazione tra l’idea di fare politica entro i confini nazionali e la realtà che invece si sposta oltre.  E’ necessario colmare le disuguaglianze non solo nel versante dei diritti sociali, ma anche dei bisogni, solo così è possibile superare il dislivello. Le disuguaglianze vanno eliminate creando strutture sovranazionali. E’ importante che ci sia una giustizia sociale e che  la gente capisca di essere al centro delle soluzioni nazionali.  Le politiche di austerità sono le cause della disuguaglianza, viste come rinuncia alle politiche di solidarietà”.

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