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Green Italia: Assente l'attenzione all'ambiente

L'abbattimento devastante di tre grandi pini cinquantenari in Piazza Milano, a Reggio C., perpetrato nello spirito culturalmente mafioso di chi pensa di esprimere una padronanza assoluta del territorio (come avviene nel quartiere Sbarre) mostra come in questa zona ed in altre della città il ruolo delle autorità preposte alla tutela dell'ordine pubblico e dell'ambiente è totalmente assente. Del resto, manca un'azione forte di tutela del proprio patrimonio da parte dell'ATERP, proprietario degli immobili antistanti che non consente nemmeno di riscattare, sottraendo a chi ne ha interesse la possibilità di tutelarsi come proprietario di una sia pur modesta abitazione.

Come movimento Green Italia, fondato dall'on. Fabio Granata assieme ad esponenti importanti dei Verdi in Italia e in Europa, dobbiamo esprimere il più netto allarme per un degrado che (se fosse possibile) si è accentuato da quando la città è amministrata in prima persona dal Governo. E non è una città qualsiasi in cui si è mancato di approvare i bilanci: sindaco, giunta e consiglio comunale sono stati mandati a casa perché il Ministero dell'Interno ha "scoperto" che i poteri criminali asfissiavano la vita pubblica ed economica di Reggio. A fronte di queste gravi motivazioni, però, la percezione comune dei cittadini è che i commissari di governo si siano rapidamente adattati ad interpretare il copione predisposto dalla giunta sciolta per contiguità mafiosa.

Ed infatti non si possono vedere diversamente i "progetti" (decisi altrove e calati manu militari a Reggio) che prevedono la devastazione scientifica del territorio: il sotterraneo lungo 50 metri, alto 12, largo 10 che (scimmiottando la Pyramide del Louvre) si intende scavare sotto il Museo Nazionale Archeologico per una fantomatica quanto improbabile sala d'accoglienza, con la distruzione di un monumento architettonico tra i più rilevanti di Marcello Piacentini, architetto insigne che ha connotato gran parte delle opere più importanti del XX secolo; lo sventramento inutile del Corso Garibaldi ricco di reperti archeologici; lo sventramento di Piazza Garibaldi, Piazza Duomo; l'abbattimento di un altro importante segno architettonico come la Stazione Centrale (200 milioni di euro di RFI per abbassarne il livello in una zona sismica di prima categoria ai bordi del mare); la cementificazione incredibile del Castello Aragonese con un arco di varie tonnellate che lo deturpa, e via devastando.

I signori commissari prefettizi avrebbero potuto quantomeno mettere un punto fermo importantissimo sull'assetto urbanistico della città: avendo i poteri di sindaco, giunta e consiglio comunale, potevano approvare il PSU (Piano Strutturale Urbano, il vecchio Piano Regolatore) redatto con fior di compensi a docenti universitari, inviandolo alla Regione per l'approvazione definitiva. Ma un piano urbanistico mancante (con buona pace dei papaveri dell'Università, il cui silenzio-assenso ha già provocato in 40 anni vasti danni alla città) consente qualunque abuso, qualunque devastazione, il prolungarsi di una situazione in cui la città risponde solo al piano regolatore della 'ndrangheta.

A fronte di centinaia di milioni di spese inutili e devastanti, fondate sul cialtronesco presupposto che "ci sono soldi da spendere" (ma a vantaggio di chi? non certo delle decine di migliaia di ragazzi disoccupati che popolano ignari le strade della città) va affermato con forza un concetto che sfugge dolosamente a chi pensa di disporre del nostro territorio: la prima "infrastruttura" dello sviluppo è la legalità. Senza di essa nessuna crescita è possibile; ingenti finanziamenti arrivano a Reggio e ripartono immediatamente verso le capaci tasche dei soliti noti: riflettano una buona volta le autorità centrali dello Stato.

Carlo Sbano

Comitato Promotore Nazionale e Regionale del movimento Green Italia

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