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Sabato, 01 Giugno 2024

Arriverà domani alle 13 nello scalo aeroportuale di Fiumicino, proveniente dal Cairo, la salma di Giulio Regeni, il ricercatore universitario trovato morto in Egitto due giorni fa. Il corpo sarà poi trasferito nell'istituto di medicina legale La Sapienza dove sarà eseguita l'autopsia, disposta dalla procura di Roma che indaga per omicidio volontario.

Il cadavere è stato trovato in un fosso della periferia della capitale egiziana. Sul corpo ci sono segni di bruciature di sigaretta, tortura, ferite da coltello e segni di una "morte lenta", secondo quanto riferisce il procuratore egiziano alla Associated Press. Ma il direttore dell'Amministrazione generale delle indagini di Giza aveva detto che "le indagini preliminari parlano di un incidente stradale e ha smentito che Regeni "sia stato raggiunto da colpi di arma da fuoco o sia stato accoltellato".Ma Il ministro degli esteri, Paolo Gentiloni, chiede "verità".

Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha telefonato al premier Matteo Renzi, riferendogli di aver ordinato al ministero dell'Interno e alla Procura generale di "perseguire ogni sforzo per togliere ogni ambiguità" e "svelare tutte le circostanze" della morte di Giulio Regeni, un caso al quale "le autorità egiziane attribuiscono un'estrema importanza". Lo riferisce l'agenzia Mena. L'Italia "troverà una cooperazione costruttiva da parte delle autorità egiziane", ha aggiunto Sisi esprimendo le proprie condoglianze

Sulla morte di Giulio Regeni "noi abbiamo un solo obiettivo: la verità. Stanno partendo squadre di investigatori italiani per collaborare con la polizia egiziana e sono convinto che al Sisi non si sottrarrà alla collaborazione e che i buoni rapporti con l'Egitto siano un fluidificante che aiutino nella ricerca della verità". Lo ha detto il ministro dell'interno Angelino Alfano, al programma Agorà su Raitre. "Tutte le procedure saranno attivate - ha aggiunto - perché la giustizia sia severa con i responsabili"

Il corpo di Giulio Regeni, il ricercatore universitario trovato morto al Cairo, in Egitto, è stato consegnato dalle autorità egiziane all'Ospedale italiano 'Umberto I' del Cairo.

L'indagine è ancora contro ignoti. Il magistrato ha affidato la delega alla polizia giudiziaria a svolgere i primi accertamenti preliminari. "Il ministero degli Affari esteri ha convocato l'ambasciatore italiano nel quadro degli sviluppi della morte del giovane italiano", scrive l'agenzia stampa ufficiale, Mena, riferendosi all'ambasciatore italiano al Cairo, Maurizio Massari.

Ma secondo il quotidiano il Giornale a firma di Giuseppe De Lorenzo, Giulio Regeni era un'agente dell'Aise (Agenzia informazione sicurezza esterna), i servizi segreti italiani che gestiscono le minacce provenienti dall'esterno e che si occupano di raccogliere informazioni sul terrorismo internazionale, sull'Isis, su Al Qaeda, sul traffico di armi e organi umani.

La notizia, piuttosto circostanziata, è stata rilanciata sul suo blog da Marco Gregoretti, giornalista investigativo di lunga esperienza. A quanto mi risulta - scrive Gregoretti - Regeni era stato arruolato qualche anno fa quando i servizi segreti italiani cominciarono a fare campagna pubblica per arruolare nuovi operatori chiedendo il curriculum.

E il profilo di Regeni era perfetto per i servizi. Le sue conoscenze informatiche, la capacità di parlare diverse lingue e il suo curriculum universitario lo hanno reso appetibile per l'Aise. Così sarebbe stato inviato prima negli Stati Uniti e poi a Londra. La sua attività al Cairo, con la scusa della tesi di laurea, sarebbe stata coperta dalla collaborazione giornalistica per il Manifesto, come successe per altri nel recente passato.

Secondo le informazioni che ho raccolto, i motivi della morte di Regeni- scrive ancora Gregoretti - sarebbero da ricercare proprio nella sua azione in Egitto. Al suo arrivo al Cairo si sarebbe subito messo in contatto con organizzazioni anti Abdel Fattah al Sisi, il Presidente egiziano. Per questo i servizi segreti egiziani lo avrebbero attenzionato, per poi essere catturato dall'antiterrorismo il 25 gennaio con l'accusa di aver fomentato l'opposizione.

Dopo la cattura, le torture. L'antiterrorismo egiziano lo avrebbe torturato, menomato, tagliandogli le orecchie e il naso, violentato e ucciso. Secondo alcune fonti - aggiunge Gregoretti - la morte di Regeni sarebbe da interpretare come una sorta di avvertimento ai servizi italiani: 'Non ingerite maldestramente'

Gli italiani che lavorano sempre secondo il Giornale sulla brutale fine di Giulio Regeni temono che il giovane ricercatore trovato morto al Cairo mercoledì notte sia stato tradito dai contatti che aveva sul telefonino.

Il connazionale di Fiumicello, in provincia di Udine, sarebbe stato fermato dalle forze di sicurezza egiziane il 25 gennaio, giorno della sua scomparsa, nella zona super blindata della capitale per il quinto anniversario della rivoluzione di piazza Tahrir. Dal suo telefonino aveva mandato un sms ad un amico per raggiungere da quell'area una festa di compleanno, prima che il cellulare venisse spento per sempre.

Chi lo avrebbe preso in custodia, come avviene per prassi, si sarebbe messo a controllare numeri di telefono e messaggi di Regeni. In Egitto era in contatto con ambienti di «sinistra», degli attivisti dei diritti umani e dei lavoratori, che non vanno a genio né al governo, né agli islamici. E conosceva giornalisti scomodi già arrestati al Cairo dai servizi egiziani. Il saper parlare arabo, per un europeo che vive in Egitto grazie ad un dottorato di ricerca, agli occhi di chi potrebbe averlo interrogato avrebbe destato sospetti nella psicosi dell'antiterrorismo e degli stranieri fomentatori.

È stata trovata sgozzata, quasi decapitata, sul pavimento della cucina, Marinella Pellegrini, la donna di 56 anni uccisa a Brescia dal marito Paolo Piraccini, anche lui di 56 anni, che poi si è schiantato in auto contromano sull'A4 contro un tir. La coppia avrebbe avuto ieri sera una lite furibonda che l'uomo ha tragicamente concluso impugnando il coltello e uccidendo la moglie.

Piraccini ha poi chiamato il cognato: "Ho ucciso Marinella e adesso vado ad ammazzarmi". E così ha fatto imboccando contromano con la sua auto il casello autostradale di Ospitaletto (Brescia) e andando a schiantarsi contro un tir. La coppia non aveva figli e abitava in un lussuoso appartamento a Brescia 2, quartiere cittadino. I vicini di casa descrivono i due come "una coppia tranquilla e molto discreta".

La donna lavorava come impiegata, mentre l'uomo era il titolare di una pizzeria da asporto in provincia e secondo alcuni parenti ultimamente stava affrontando un periodo di depressione legata ad alcuni problemi di salute.

Restano molto gravi le condizioni di Carla Ilenia Caiazzo, la donna di 38 anni che ieri, a Pozzuoli a Napoli il suo compagno ha tentato di uccidere dandole fuoco. La donna, che al momento della violenta aggressione era incinta, grazie ad un taglio cesareo ha dato alla luce la piccola Giulia Pia, dopo 34 settimane di gestazione. La piccola sta bene ma sono le condizioni di Carla, ustioni sul 40% del corpo, che destano forti preoccupazioni. Resta, invece, in carcere il compagno Paolo Pietro paolo, di 40 anni, fermato ieri dai carabinieri nei pressi di Formia dove, durante la fuga, è andato a sbattere con la sua auto contro un guardrail. Paolo Pietropaolo è già noto alle forze dell'ordine per reati di droga.

L'udienza di convalida nei confronti di Paolo Pietropaolo si terrà domani davanti al gip del Tribunale di Cassino.All'indagato viene contestato il tentato omicidio con l'aggravante della premeditazione. Nel corso di una perquisizione nella sua abitazione a Pozzuoli, i carabinieri hanno trovato una pistola calibro 6,35 di proprietà del padre della quale il giovane non aveva denunciato il possesso. Pietropaolo è stato pertanto denunciato anche per possesso illegale di arma da fuoco.

Il folle gesto si è verificato davanti all'abitazione dei due che si trova in un parco residenziale. Dopo aver dato fuoco alla compagna l'uomo è salito a bordo dell'auto di famiglia ed è fuggito mentre le fiamme divampavano sul corpo della donna incinta. A soccorrerla è stato un vicino di casa che ha spento le fiamme e poi ha chiamato il 118.

Carla Ilenia Caiazzo lavora come estetista, mentre l'uomo che le ha dato fuoco vive grazie all'amministrazione dei beni di famiglia. I medici del Cardarelli definiscono "molto serie" le condizioni della paziente, che è intubata. Il compagno ha riportato lievi contusioni nell'incidente stradale.

Un'iniziativa partita su Facebook, sulla pagina 'Sei di Pozzuoli se...', per Carla e per tutte le "vittime di vigliaccheria violenta": una fiaccolata partirà alle 21 da Piazza A Mare, proseguirà per il canalone e terminerà nella piazza storica di Pozzuoli. "Basterà munirsi di candela e che la luce della stessa sia l'unione dei nostri cuori in preghiera di chi è vittima della mancanza di rispetto alla vita altrui e alla vita in se stessa - scrivono su Fb - sarà una simbolica fiaccolata "silenziosa" in segno di solidarietà verso la nostra concittadina Carla e di tutte quelle donne vittime di vigliaccheria violenta! La fiaccolata sarà momento di riflessione e condivisione, alla quale sono invitate a partecipare le persone che vogliono dire basta a questi atti di violenza assurda".

Una donna strangolata dall'ex nel Catanese mentre in casa c'era il figlio di 4 anni. Movente: la gelosia e la gestione del bimbo. Un'altra donna uccisa a coltellate a Brescia dal marito che poi si è messo alla guida ed è morto schiantandosi contromano in A4 contro un tir. E poi a Pozzuoli una donna, incinta all'ottavo mese, aggredita dal compagno che le ha dato fuoco. La bimba che portava in grembo è stata fatta nascere e sta bene ma ora è lei a lottare in un letto di ospedale, in gravissime condizioni, con ustioni sul 40% del corpo. Sono gli ultimi agghiaccianti fatti di cronaca, accaduti solo tra ieri e oggi, a ricordarci ancora una volta che la violenza sulle donne e i femminicidi sono un fenomeno tutt'altro che estirpato.

Non è tanto un problema di leggi, in quanto in Italia sotto questo aspetto negli ultimi anni sono stati fatti passi avanti con la legge contro lo stalking, quella per il contrasto al femminicidio, la ratifica della 'Convenzione di Istanbul'. C'è pero' ancora molto da fare nella prevenzione se, come si evince dagli ultimi dati Istat disponibili, circa 7 milioni di donne hanno subito violenza, fisica o psicologica (una donna su 3 fra 16 e 60 anni). Ma nemmeno il 12% di queste donne ha avuto la forza di denunciarla.
Secondo il rapporto ISTAT : La violenza contro le donne è fenomeno ampio e diffuso. 6 milioni 788 mila donne hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni: il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% forme più gravi di violenza sessuale come stupri e tentati stupri. Sono 652 mila le donne che hanno subìto stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri.
Le donne straniere hanno subìto violenza fisica o sessuale in misura simile alle italiane nel corso della vita (31,3% e 31,5%). La violenza fisica è più frequente fra le straniere (25,7% contro 19,6%), mentre quella sessuale più tra le italiane (21,5% contro 16,2%). Le straniere sono molto più soggette a stupri e tentati stupri (7,7% contro 5,1%). Le donne moldave (37,3%), rumene (33,9%) e ucraine (33,2%) subiscono più violenze.
I partner attuali o ex commettono le violenze più gravi. Il 62,7% degli stupri è commesso da un partner attuale o precedente. Gli sconosciuti sono nella maggior parte dei casi autori di molestie sessuali (76,8%).
Il 10,6% delle donne ha subìto violenze sessuali prima dei 16 anni. Considerando il totale delle violenze subìte da donne con figli, aumenta la percentuale dei figli che hanno assistito ad episodi di violenza sulla propria madre (dal 60,3% del dato del 2006 al 65,2% rilevato nel 2014)
Le donne separate o divorziate hanno subìto violenze fisiche o sessuali in misura maggiore rispetto alle altre (51,4% contro 31,5%).
Critica anche la situazione delle donne con problemi di salute o disabilità: ha subìto violenze fisiche o sessuali il 36% di chi è in cattive condizioni di salute e il 36,6% di chi ha limitazioni gravi. Il rischio di subire stupri o tentati stupri è doppio (10% contro il 4,7% delle donne senza problemi).
Emergono importanti segnali di miglioramento rispetto all’indagine precedente: negli ultimi 5 anni le violenze fisiche o sessuali sono passate dal 13,3% all’11,3%, rispetto ai 5 anni precedenti il 2006. Ciò è frutto di una maggiore informazione, del lavoro sul campo ma soprattutto di una migliore capacità delle donne di prevenire e combattere il fenomeno e di un clima sociale di maggiore condanna della violenza.
E’ in calo sia la violenza fisica sia la sessuale, dai partner e ex partner (dal 5,1% al 4% la fisica, dal 2,8% al 2% la sessuale) come dai non partner (dal 9% al 7,7%). Il calo è particolarmente accentuato per le studentesse, che passano dal 17,1% all’11,9% nel caso di ex partner, dal 5,3% al 2,4% da partner attuale e dal 26,5% al 22% da non partner.
In forte calo anche la violenza psicologica dal partner attuale (dal 42,3% al 26,4%), soprattutto se non affiancata da violenza fisica e sessuale.
Alla maggiore capacità delle donne di uscire dalle relazioni violente o di prevenirle si affianca anche una maggiore consapevolezza. Più spesso considerano la violenza subìta un reato (dal 14,3% al 29,6% per la violenza da partner) e la denunciano di più alle forze dell’ordine (dal 6,7% all’11,8%). Più spesso ne parlano con qualcuno (dal 67,8% al 75,9%) e cercano aiuto presso i servizi specializzati, centri antiviolenza, sportelli (dal 2,4% al 4,9%). La stessa situazione si riscontra per le violenze da parte dei non partner.
Rispetto al 2006, le vittime sono più soddisfatte del lavoro delle forze dell’ordine. Per le violenze da partner o ex, le donne molto soddisfatte passano dal 9,9% al 28,5%.
Si segnalano però anche elementi negativi. Non si intacca lo zoccolo duro della violenza, gli stupri e i tentati stupri (1,2% sia per il 2006 sia per il 2014).
Le violenze sono più gravi: aumentano quelle che hanno causato ferite (dal 26,3% al 40,2% da partner) e il numero di donne che hanno temuto per la propria vita (dal 18,8% del 2006 al 34,5% del 2014). Anche le violenze da parte dei non partner sono più gravi.
3 milioni 466 mila donne hanno subìto stalking nel corso della vita, il 16,1% delle donne. Di queste, 1 milione 524 mila l’ha subìto dall’ex partner, 2 milioni 229 mila da persone diverse dall’ex partner.
L’indagine sulla Sicurezza delle donne, condotta dall’Istat tra maggio e dicembre 2014 con il finanziamento del Dipartimento per le Pari Opportunità, permette di aggiornare i dati relativi al fenomeno della violenza contro le donne tenendo conto della componente sommersa non rilevabile attraverso le denunce o altre fonti di dati sulla violenza.
Il fenomeno della violenza sulle donne continua ad essere grave e diffuso. Il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale (Prospetto 1): il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subìto violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila).
Le donne subiscono anche molte minacce (12,3%). Spesso sono spintonate o strattonate (11,5%), sono oggetto di schiaffi, calci, pugni e morsi (7,3%) (Tavola 1 in appendice). Altre volte sono colpite con oggetti che possono fare male (6,1%).
Meno frequenti le forme più gravi come il tentato strangolamento, l’ustione, il soffocamento e la minaccia o l’uso di armi. Tra le donne che hanno subìto violenze sessuali, le più diffuse sono quelle fisiche (15,6%), i rapporti indesiderati vissuti come violenze (4,7%), gli stupri (3%) e i tentati stupri (3,5%).
Ha subìto violenze fisiche o sessuali da partner o ex partner il 13,6% delle donne (2 milioni 800 mila), in particolare il 5,2% (855 mila) da partner attuale e il 18,9% (2 milioni 44 mila) dall’ex partner.
Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner, nel 3,6% da parenti e nel 9,4% da amici (Prospetto 2). Anche le violenze fisiche (come gli schiaffi, i calci, i pugni e i morsi) sono per la maggior parte opera dei partner o ex. Gli sconosciuti sono autori soprattutto di molestie sessuali (76,8% fra tutte le violenze commesse da sconosciuti).
Il 24,7% delle donne ha subìto almeno una violenza fisica o sessuale da parte di uomini non partner: il 13,2% da estranei e il 13% da persone conosciute. In particolare, il 6,3% da conoscenti, il 3% da amici, il 2,6% da parenti e il 2,5% da colleghi di lavoro (Tavola 2 in appendice).
Considerando soltanto le violenze subìte fuori dalla relazione di coppia, i conoscenti sono gli autori del 27,4% di tutte le forme di violenza fisica, i parenti lo sono per il 18,5%, gli amici per il 14,2% e i colleghi di lavoro per l’8,9% dei casi. Gli estranei sono i responsabili del 30,2% delle violenze fisiche, del 61,1% di quelle sessuali (incluse le molestie). Esaminando invece le violenze fisiche e sessuali senza le molestie, di cui è vittima il 14,2% delle donne, gli estranei passano in seconda posizione rispetto all’insieme delle persone conosciute (31,2% contro 66,6%).
L’andamento è ancora più marcato per gli stupri e i tentati stupri, che sono compiuti da una persona conosciuta nel 66,2% dei casi e, più specificatamente, da conoscenti (32,8%), amici (16,9%), parenti (5,3%), colleghi (9,7 %) e amici di famiglia (3%).

Arriva la rivoluzione di papa Francesco nei processi di nullità delle nozze: "La gratuità delle procedure"  sia assicurata "per quanto possibile", "salva la giusta e dignitosa retribuzione degli operai dei tribunali". La gratuità sia curata dalle Conferenze episcopali. Lo stabilisce il Papa nella riforma del processo canonico di nullità, pubblicata oggi.

La riforma delle nullità matrimoniali rappresenta una prima risposta alle attese dei divorziati risposati che chiedono di poter tornare a ricevere l'Eucaristia, molti dei quali si trovano proprio nelle condizioni elencate dal Papa nel suo motu proprio: la riforma tiene conto infatti anche del motivo principale per il quale è richiesta la nullità matrimoniale, cioè il desiderio di perfezionare una nuova unione stabile e felice tornando a vivere i sacramenti. Le linee della riforma, che si può definire storica, sono quelle indicate da Benedetto XVI all'inizio del suo Pontificato.

Il vescovo, dice ancora il Papa, "non lasci completamente delegata agli uffici di curia la funzione giudiziaria in materia matrimoniale", sia nelle grandi che nelle piccole diocesi, chiede ancora il Papa nella riforma del processo canonico sulla nullità matrimoniale, pubblicata oggi, affinché "sia formalmente tradotto in pratica l'insegnamento del Concilio"

Una "sola sentenza" in "favore della nullità esecutiva" delle nozze, ritenendo "sufficiente la certezza morale raggiunta dal primo giudice a norma del diritto". La riforma del processo canonico prevede anche una "sola sentenza" in "favore della nullità esecutiva" delle nozze, ritenendo "sufficiente la certezza morale raggiunta dal primo giudice a norma del diritto".

Il Papa ha riformato il processo canonico per quanto riguarda le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio, sia nel codice di diritto canonico che nel codice dei canoni delle Chiese orientali.

Il processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità matrimoniale era rimasto "identico per tre secoli", dai tempi cioè della riforma di Benedetto XIV, Papa Lambertini, come ha sottolineato monsignor Pio Vito Pinto, Decano della Rota Romana. Era stato Benedetto XIV a introdurre la sentenza doppia conforme, che viene ora superata con la riforma di Papa Francesco.

Un'altra riforma c'era stata con Pio X e poi una riforma del codice canonico nel 1983, ma anche in questi casi, spiega ancora Pinto, "era stato lasciato il processo come Lambertini lo aveva creato"

Papa Francesco ha dunque riformato in questo modo le procedure stabilite finora dal Codice di Diritto Canonico, esaltando la funzione giurisdizionale del vescovo, che attraverso "il processo più breve" potrà sentenziare direttamente la nullità nei casi più evidenti e semplici. Contro le sue decisioni ci si potrà appellare all'arcivescovo metropolita più vicino o alla Rota Romana.

Con la riforma varata dal Pontefice, anche quando il vescovo stabilisce che si faccia un processo ordinario, esso dovrà celebrarsi entro un anno al massimo, e la sentenza sarà esecutiva se non ci sarà appello o le motivazioni dell'appello saranno manifestamente infondate. Non ci sarà più bisogno dunque di due sentenze conformi, esigenza che allungava notevolmente i tempi.

Le nuove regole consentiranno "la trattazione della causa di nullità del matrimonio per mezzo del processo più breve", affidato direttamente al vescovo diocesano del quale si ribadisce così la funzione giurisdizionale. "In ciascuna diocesi - si legge nella lettera papale motu proprio - il giudice di prima istanza per le cause di nullità del matrimonio, per le quali il diritto non faccia espressamente eccezione, è il vescovo diocesano, che può esercitare la potestà giudiziale personalmente o per mezzo di altri, a norma del diritto". 

La gratuità delle procedure" nei processi di nullità matrimoniale sia assicurata "per quanto possibile", si legge ancora nella lettera, "salva la giusta e dignitosa retribuzione degli operai dei tribunali". La gratuità "sia curata dalle Conferenze episcopali".

Alle due lettere motu proprio datae varate dal Papa, uno per il rito latino, l'altro per quello orientale, ha lavorato con grande impegno una Commissione istituita appena l'anno scorso. L'iter individuato è breve ma non può essere definito sommario né amministrativo, in quanto il vescovo eserciterà pienamente la funzione giurisdizionale tutelando la verità nei singoli casi.

E' bufera sulla partecipazione dei casamonica alla trasmissione di Vespa su Rai Uno porta porta. Ad insorgere è soprattutto il Pd, con Matteo Orfini che ha parlato di "grave errore", ed il Movimento 5 Stelle....

Porta a Porta e Rai1 riflettano: offrire un palcoscenico ai Casamonica è stato un errore grave che nulla c'entra con il servizio pubblico". Lo afferma in un tweet il presidente del Pd, nonché commissario romano del partito, Matteo Orfini, commentando la partecipazione dei familiari di Vittorio Casamonica alla trasmissione di ieri sera sui funerali in stile "Il Padrino" di metà agosto.

"E' stato uno spettacolo vergognoso ed offensivo quello al quale i cittadini e le cittadine romane in primis, ma anche tutti gli italiani, hanno dovuto assistere ieri sera durante la trasmissione 'Porta a Porta' di Bruno Vespa. Vedere accomodati rappresentanti della famiglia Casamonica nel salotto buono della tv di Stato finanziata con il canone dei contribuenti, doverli sentire rivendicare proprio quei funerali che hanno indignato e offeso la nostra comunità, ascoltarli mentre stabilivano accostamenti improponibili e ignominiosi tra grandi figure della Chiesa e il loro congiunto, è stato un vero e proprio affronto per tutti coloro che sono impegnati nella battaglia contro le mafie e l'illegalità, mettendo spesso a rischio la loro stessa incolumità". Lo afferma il gruppo Pd in Campidoglio.

"Chiediamo ai parlamentari eletti nel collegio di Roma e del Lazio e a quelli che siedono nella commissione di vigilanza Rai - continua la nota - di intervenire perché sia fatta piena luce immediatamente su questa incredibile vicenda, che ha visto esponenti di una famiglia i cui intrecci e commistioni con la malavita organizzata non solo romana sono noti e di lunga data, trovare spazio sulla rete ammiraglia della tv pubblica per rappresentare le loro tesi aberranti, grottesche e provocatorie, peraltro senza la presenza di un contraddittorio che ne potesse smentire o contestare in tempo reale le mistificazioni riportate. Presenteremo, inoltre, immediatamente all'assemblea di Roma Capitale una mozione di censura di questo abuso compiuto ai danni del servizio pubblico, dell'immagine della Capitale e di tutti coloro che sono impegnati per combattere le mafie e la criminalità organizzata".

E' bufera sulla partecipazione dei casamonica alla trasmissione di Vespa su Rai Uno porta porta. Ad insorgere è soprattutto il Pd, con Matteo Orfini che ha parlato di "grave errore", ed il Movimento 5 Stelle: sul suo blog, Beppe Grillo parla di "servizio pubblico paramafioso". Ieri sera, durante la trasmissione condotta da Bruno Vespa, la figlia di Casamonica Vera, ha paragonato il padre a papa Francesco. "Lo chiamavamo papa perché era troppo buono, come papa Francesco", ha detto alle domande del conduttore sul perché la famiglia Casamonica lo paragonasse al Pontefice.

E sulla foto affissa sul muro della basilica Don Bosco in cui il padre veniva raffigurato vestito di bianco con una croce al collo, Vera Casamonica si difende. "Non era vestito come il papa - dice -, aveva i pantaloni blu anche se non si vedono. Forse siete voi ad aver interpretato male quell'immagine".

Duro attacco del blog di Beppe Grillo alla Rai e a "Porta a Porta" che ieri ha ospitato i familiari di Vittorio Casamonica, i cui funerali-show hanno scatenato polemiche. "Rai, servizio pubblico paramafioso", il titolo del post. "La famiglia Casamonica ospitata dalla Rai nel salotto buono di Bruno Vespa per esibirsi davanti a 1.340.000 di italiani (14,54% di share) nell'apologia di Vittorio Casamonica, il boss il cui funerale ha indignato Roma, è un oltraggio a tutti gli italiani onesti", il commento.

A meno di tre mesi dall’inizio del Giubileo della Misericordia, che si aprirà l’8 dicembre 2015, l’appello di Papa Francesco è stato, ancora una volta, in favore dei migranti. Nell’Angelus di domenica 6 settembre, il Santo Padre ha, infatti, invitato«ogni parrocchia, ogni comunità religiosa, ogni monastero, ogni santuario d’Europa ad ospitare una famiglia».

«In prossimità del Giubileo della Misericordia – ha detto Papa Bergoglio -, rivolgo un appello alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi. Un gesto concreto in preparazione all’Anno Santo della Misericordia».

A Pompei, dove, come ha più volte ribadito l’Arcivescovo, mons. Tommaso Caputo, «l’accoglienza è uno stile di vita quotidiano», già da qualche mese sono state accolte alcune donne in fuga da Eritrea, Nigeria e Guinea.«Le parole pronunciate da Papa Francesco, all’Angelus - ha detto il Pastore della Chiesa pompeiana - sono risuonate fortemente nel Santuario di Pompei. Da oltre 130 anni, bambini, poveri, figli e figlie dei carcerati, anziani, ex tossicodipendenti, diversamente abili, donne ed adolescenti in difficoltà hanno trovato casa, istruzione, futuro, ma, soprattutto, amore concreto e diffusivo. Attualmente le nostre opere sociali ospitano alcune centinaia di ultimi ed emarginati e, negli ultimi mesi abbiamo accolto anche una trentina di donne migranti con i loro bambini. Al momento sono ospitate, presso la nostra Casa Emanuel, 12 donne eritree con 2 bambini».

L’accoglienza delle migranti si pone sulla scia del carisma del Fondatore del Santuario e delle Opere Sociali, il Beato Bartolo Longo. Continua, dopo più di 130 anni, l’opera di ospitalità e di assistenza che il Santuario mariano assicura agli ultimi, agli emarginati, a chi, per diverse problematiche, ha bisogno di aiuto.

 

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