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Gli Stati Uniti di Biden secondo gli esperti di Ruling Companies

"Trump per l'Europa è stato la tempesta, Biden può essere la quiete dopo la tempesta". L'analisi di Paolo Magri dell'ISPI in occasione del webinar organizzato da Ruling Companies “Post Elezioni Americane” che ha visto confrontarsi sul tema Simone Crolla Managing Director, American Chamber of Commerce in Italy; Paolo Magri Vice Presidente Esecutivo e Direttore, Istituto Studi Politica Internazionale (ISPI); Maria Lina Marcucci Chief Communication Officer, Kedrion; Simone Trevisani Amministratore Delegato, Drillmec

Come saranno gli Stati Uniti di Biden? Stando alle prime dichiarazioni l'obiettivo è quello di "unire gli americani". Registro opposto, dunque, rispetto a quello usato dal suo predecessore Trump che ha spesso gettato benzina sul fuoco su più di una questione, cavalcando con piacere l'onda della polemica. Salvo poi, secondo molti, venirne alla fine travolto.
Mai come ora, mentre il mondo è impegnato nella lotta contro la  pandemia globale di Covid, le elezioni americane si sono presentate come un bivio non solo per gli Stati Uniti ma anche per gli assetti geopolitici globali.

Sul fronte interno - dice Magri - Biden dovrà ricostruire e riunire un Paese diviso ridando al contempo ossigeno ad un'economia in sofferenza. Ovviamente, ci saranno delle difficoltà, ad esempio smantellare la riforma delle tasse di Trump perché servono voti alla Camera e al Senato; difficilmente poi si potrà implementare il programma del salario minimo che piace molto a una parte del partito democratico; cammino in salita anche per l'obiettivo di dare impulso ad un nuovo Green New Deal perché avere risorse per le energie rinnovabili non sarà facile, proprio come non lo è stato per Trump.

Ci dobbiamo aspettare un enorme intervento di stimolo facendo debito e qui staremo alla finestra per vedere come si comporteranno i repubblicani: se torneranno ad essere rigorosi sul debito,  come non sono stati con Trump che ha aggiunto 7 mila miliardi di dollari di debito in questi anni. Ora c'è da capire se torneranno a fare ciò che facevano con Obama, seguendo la scia dello "slogan": "Non puoi spendere perché crei debito e il debito non fa bene alla nazione".

A livello internazionale, invece, al di là di fin troppo facili letture semplicistiche che disegnano schematicamente un Trump isolazionista sostituito da un Biden multilateralista, internazionalista, europeista, analizziamo alcune certezze: la prima  è che cambieranno, di certo, toni e stili e questa è una gran buona notizia perché in diplomazia la forma è sostanza e la forma di Trump non era  la migliore per rendere il mondo meno complicato. La seconda certezza è che Biden tornerà al tavolo negoziale con l'Iran, ma attenzione si balla in due e anche il ritorno alla diplomazia sarà tutto in salita: in Iran si voterà a giugno prossimo e non è da escludere - anzi - che le forze più dure e pure e potrebbero avere mal di pancia a tornare al tavolo negoziale sul nucleare.  Altre certezze sono che Biden, come ha già fatto sapere, è pronto a riportare gli Usa nell’accordo sul clima di Parigi e nell’Organizzazione Mondiale della Sanità.  

"Il mio messaggio ai leader stranieri è solo uno: l'America sta tornando" , ha detto Joe Biden, che nelle ultime ore ha avuto, tra gli altri, colloqui telefonici con il Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron, la Cancelliera tedesca Angela Merkel e il Primo Ministro del Regno Unito Boris Johnson. "Parlando con loro, ho detto che siamo di nuovo in gioco", ha twittato il presidente neo eletto degli Stati Uniti, Biden.

Gli alleati europei, insomma, sperano di non sentir parlare più di "America first" che ha rischiato di far naufragare anni di consolidata partnership transatlantica visto che il neo presidente democratico ha più volte chiarito in campagna elettorale di voler rovesciare quattro anni di politica estera isolazionista, proprio nel tentativo di ricucire strappi e allentare tensioni, anche con il Vecchio continente. "Trump per l'Europa è stato la tempesta, Biden può essere, nel bene e nel male,  la quiete dopo la tempesta”, conclude Magri.

Interviene Simone Crolla Managing Director, American Chamber of Commerce in Italy, partendo dalla domanda: Gli americani potranno rimpiangere Trump? Non è dato saperlo. Trump insieme a Regan ha preso più voti, anche perdendo le elezioni ha conquistato un primato che gli lascia dell'elettorato Repubblicano una presa molto forte.Durante l'epoca Trump l'economia è stata sviluppata in maniera molto forte.

Maria Lina Marcucci, Chief Communication Officer, Kedrion parla di “giorni di grande riflessione”, gli elettori americani sono tornati a partecipare..e dal punto di vista femminile è stato grandioso grazie a Kamal Harris.
Trump lascia all'Europa una buona legacy involontaria che vedremo se l'Europa è in grado di coltivare. In questa 4 anni abbiamo dovuto sentirci Europa, l'Europa stessa ha dovuto trovare la forza per imporsi come sistema unito. Ciò che ci aspettiamo dal punto di vista delle imprese è che si riusciranno a trovare tattiche negoziali più soft, meno destabilizzanti.

Conclude l'intervento Simone Trevisani Amministratore Delegato, Drillmec. Noi dopo che c'è stato crollo del prezzo del barile siamo pronti a tutto. Le elezioni americane sono un altro step per collegare tutto.
Con Biden si apre una fase più liberista in cui le società italiane potranno avere loro ruolo, arriverà dal 2022 ma dobbiamo essere pronti a offrire incrementi di volume. Per quanto riguarda l'argomento energetico invece bisognerà capire cosa farà perché durante la sua campagna elettorale per quanto riguarda l'energia rinnovabile. C'è molto da fare a livello di investimenti per proteggere le risorse, siamo in una fase di transizione molto forte, dove sarà necessario pensare a una transizione sostenibile per proteggere l'ambiente e le risorse umane.

Intanto mentre in Italia si fanno delle analisi sul Presidente eletto Biden,di come potrebbe essere la sua Presidenza, in Usa la battaglia e ancora molto combattiva da parte del Presidente Trump su chi veramente avrà la Presidenza del paese... "Le nostre grandi cause che mostrano l'incostituzionalità' delle elezioni 2020 e l'oltraggio delle cose che sono state fatte per cambiarne l'esito saranno presentate presto!": lo twitta Donald Trump, lasciando intendere un possibile ricorso alla Corte suprema, dove ha blindato la maggioranza conservatrice con la nomina di tre giudici.

"Ha vinto solo agli occhi dei media fake news. Io non concedo nulla!", aveva cinguettato omettendo di nuovo il nome di Bidem e ammonendo che c'è ancora "una lunga strada da fare". E' la strada dei ricorsi legali. Dopo i rovesci subiti finora, il presidente ha deciso di affidarsi nuovamente al suo avvocato personale Rudy Giuliani.

Trump lo considera un "combattente", e Giuliani ha promesso battaglia in un'intervista alla Fox. Non solo sui voti ma su Dominion, la società che ha fornito il sistema di voto a oltre 30 Stati Usa e che secondo il presidente gli ha sottratto centinaia di migliaia di preferenze. 

"E' una società della sinistra radicale", ha denunciato, riecheggiando i tweet del suo 'boss'. L'avvocato però non ha fatto altro che rilanciare infondate teorie cospirative, secondo cui Dominion è legata alla fondazione Clinton, mentre Smartmatic, una delle aziende che produce le macchine per tabulare i voti, è controllata dal George Soros.

 

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