Chiamiamola quinta rivoluzione, la rivoluzione del concepimento. Paradigmatica al riguardo la storia di Thomas Beatie che alla nascita si chiamava Tracy Lagondino e aveva le caratteristiche fisiche del sesso femminile: cambia sesso e si sposa con Nancy con la quale vive in Oregon. Quando nel 2002 si fa asportare i connotati femminili, non lo fa in maniera radicale ma mantiene l’apparato riproduttore. Ad un certo punto decide di avere un figlio e, anatomicamente ne ha facoltà. Il colpo di scena è l’utilizzo di un ovulo della moglie e di sperma da donatore: voilà ecco il primo uomo (anagraficamente) in cinto. Dopo il terzo figlio ha deciso di fare l’isterectomia e chiudere definitivamente con le ultime parti della sua natura femminile.
È sua una frase che la dice lunga sul dove ci stiamo dirigendo come umanità: «Avere un bambino non è né maschile né femminile. È semplicemente umano» (La Repubblica, 24-1-2014, pag. 39). Come se essere di sesso maschile o femminile non contasse più. Effettivamente, se si guarda alle statistiche negli Usa un bambino su cento nasce in laboratorio e in Inghilterra addirittura uno su cinquanta. Abbiamo messo in un angolo la natura. La uccideremo prestissimo: si sperimentano uteri artificiali e così la mater/paternità (in rigoroso ordine alfabetico) sarà a portata di tutti.
Comincio a essere a favore dell’educazione sessuale nelle scuole, almeno si manterrà la memoria di come funzionavano le cose e chissà…