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L’associazione culturale Art Revolution ha ufficialmente presentato, nella splendida cornice della Chiesa Santa Maria Alemanna, il progetto “Messina, 28/12/2016, la Rinascita” patrocinato da Assemblea Regionale Siciliana, dal Comune di Messina, dal Conservatorio Arcangelo Corelli, dal Teatro di Messina, dal Consolato Onorario della Federazione Russa di Messina e dall’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Messina.

La manifestazione, che avrà una durata di un anno (fino a gennaio 2018), si comporrà di 3 mostre, una rappresentazione teatrale, numerosi concerti e altri eventi collaterali quali congressi, dibattiti e conferenze. Questi gli eventi principali:

Il primo appuntamento è nel mese di marzo con la mostra sensoriale “Percorsi nella memoria”: l’esposizione condurrà i visitatori in un vero e proprio viaggio che rappresenta la Città dello Stretto prima e dopo il terremoto, con oggetti, musiche originali, interpretazioni attoriali e video che descrivono il tragico evento.

Nel mese di maggio è in programma la mostra di arte contemporanea dal titolo “NUR” (che in arabo significa luce), che vedrà la partecipazione di artisti internazionali, realizzata in collaborazione con Art Date e il Consolato Onorario della Federazione Russa di Messina.

La mostra “Trentasette”, che sarà inaugurata il 28 dicembre 2017, dove verranno esposte le illustrazioni del fumettista Gianluca Gugliotta che hanno come tema Messina prima, durante e dopo il terremoto del 1908. In particolare, saranno raffigurate strutture architettoniche che non esistono più, di cui tanti messinesi ignorano l’esistenza. Gugliotta è conosciuto al grande pubblico per le prestigiose collaborazioni con la casa editrice americana Marvel, con Bonelli e DC e per essere storyboard artist in importanti produzioni della Rai.

Nel mese di gennaio 2018 si chiuderà il progetto “Messina, 28/12/2016, la Rinascita”, con lo spettacolo teatrale “Il bambino che disegnava sotto il lampione” da cui sarà anche tratto un fumetto realizzato Gianluca Gugliotta, che verrà distribuito gratuitamente nelle scuole.

La serata di presentazione del progetto è stata aperta da una suggestiva e coinvolgente performance artistica, che ha visto protagonisti l’attrice catanese Elisa Franco, la cantante Sandra De Dominici, i musicisti Giovanni Alibrandi (violino), Adolfo Crisafulli (chitarra), Gianpaolo Villani (percussioni), le ballerine Monica Trupiano e Stefania Longo e numerose altre comparse.

Sul palco della Chiesa Santa Maria Alemanna sono intervenuti la giornalista Rosaria Brancato che ha presentato la serata, Gabriella Sorti che presiede Art Revolution, Nanni Ricevuto Console Onorario della Federazione Russa di Messina, l’assessore alla Cultura Daniela Ursino che ha elogiato l’iniziativa, Giovanni Lazzari, presidente dell’ordine degli architetti di Messina, Giovanni Tropeano studioso della storia di Messina ed il fumettista Gianluca Gugliotta che ha presentato in anteprima una delle opere che saranno esposte nell’evento che lo vedrà protagonista.

Gabriella Sorti di Art Revolution spiega: “Il nostro progetto parte da un evento tragico che rappresenta una delle pagine più dolorose della nostra città, che viene utilizzato come punto di partenza per una rinascita umana, artistica e culturale”.

“Messina, 28/12/2016, la Rinascita” è realizzato in collaborazione con Centro Ren, ASI - Associazioni Sportive e Sociali Italiane - Ente di Promozione Sportiva riconosciuto dal CONI, Multisala Apollo e Art Date ed è sostenuto da: Il Dolcetto, Giardini d’Amore, Bellezza e Benessere di Rossella Frassica, Agenzia pratiche automobilistiche Claudio Lisitano, MAS (Messina Audio Service), Acquamarina Gioielli, Heart Life Croce Amica s.r.l., O.G. Hydrothermoimpianti. 

Il pensiero cartesiano, come abbiamo visto, minando alla base i concetti di autorità e tradizione, provocava non solo un nuovo modo di fare filosofia, rompendo definitivamente i ponti col pensiero classico, ma aveva anche delle ripercussioni politiche notevoli. La grandeur francese, ‒ “costruita” nel tempo da personaggi come Enrico IV di Borbone (1553-1610), i cardinali Richelieu (1585-1642), Mazzarino (1601-1661) e Luigi XIV detto il Re Sole (1638-1715), che ne fecero la maggiore potenza europea ‒, necessitava, per mantenersi in vita, di un conservatorismo assoluto. Proprio il contrario  dei processi innescati da Cartesio, che con forza uguale, se non maggiore, negli stessi anni, si avviarono in Inghilterra, verso cui, gradatamente, iniziò a spostarsi il baricentro della politica e della cultura europee. Sul piano culturale, il passaggio dalla latinità alla britannicità, se così possiamo chiamarlo, avvenne grazie all’opera congiunta di Isaac Newton (1642-1727) e John Locke (1632-1704); il primo, basandosi sull’opera pionieristica di Galileo (1564-1642), rivoluzionò la scienza fisica, il secondo, forse il politico più influente dell’intero mondo anglosassone, rivoluzionò la scienza politica in chiave liberale. Possono essere considerati i fondatori del deismo- cui poi si ispirò Voltaire (1694-1778), una concezione che respinge il Dio della Fede e della Rivelazione, in nome di un Dio della ragione: l’unico accettabile dall’uomo moderno. All’umanità, per vivere prospera ed in pace, non serve più il Dio predicato dalla Chiesa Cattolica, ma bastano il Dio ed i precetti, che ciascun uomo può raggiungere con le sole forze della sua ragione naturale.

Sul piano politico, negli stessi anni, tutto questo si concretizzò nel 1688 con il compimento della cosiddetta Gloriosa Rivoluzione, all’interno di una lotta intestina familiare, che oggi sarebbe giudicata degna di una grandiosa fiction televisiva. Quell’anno, si realizzò la cacciata definitiva di Giacomo II Stuart (1633-1701) ‒ cugino del Re Sole ‒, l’ultimo monarca inglese cattolico, ad opera di Guglielmo d’Orange (1650-1702), il quale era, contemporaneamente, suo genero/nipote: infatti, aveva sposato sua figlia, la principessa Maria (1692-1694); al contempo, essendo figlio di sua sorella, la principessa d’Orange Maria Enrichetta Stuart (1631-1660), era cugino di primo grado di Maria, sua moglie e, dunque, suo nipote. A dire il vero, Giacomo II era perplesso circa il matrimonio di sua figlia Maria, col cugino Guglielmo: la storia gli darà ragione. Guglielmo d’Orange, calvinista olandese, invase l’Inghilterra e cacciò il suocero/zio, il quale trovò rifugio in Francia, presso il cugino, il Re Sole: salito al trono, instaurò la monarchia parlamentare. Da quel momento, per i cattolici, in Inghilterra, si aprì una lunga fase difficile, nonostante la sbandierata tolleranza. Uno dei primi atti di Guglielmo, infatti, già nel 1689, fu la pubblicazione del Toleration Act, con il quale si sanciva la libertà religiosa per tutte le confessioni protestanti: rimasero  esclusi i cattolici, i quali, fra le altre cose, non potevano ricoprire cariche pubbliche. Tale situazione si è protratta, poi, fino a metà dell’800’; nello stesso anno, veniva pubblicata da Locke, la sua celebre Lettera sulla Tolleranza, che includeva tutti, tranne due categorie: i cattolici, manco a dirlo, perché obbedienti ad un’entità sovranazionale come la Chiesa e gli atei, perché non in grado, a suo dire, di garantire la fedeltà ad un giuramento o ad un patto. La difficile situazione dei cattolici nella patria della “tolleranza” è ben descritta dallo scrittore e giornalista Vittorio Messori, il quale parlando dell’anglicanesimo, ha detto: «Non è sempre stato una cosa da gentleman, da elegante High Church: nei suoi periodi di furore (non furono né pochi né brevi) tagliò le teste dei cattolici che resistevano, distrusse le abbazie, passò la calce sugli affreschi nelle chiese, fracassò le meravigliose vetrate, sostituì il crocifisso con gli scudi del re e dei duchi». Il pensiero britannico si orientò decisamente verso la terra, convinto di trasformarla in un paradiso, mediante l’azione della nuova scienza e del susseguente progresso tecnico. L’Europa continentale, in primis la Francia, importò questo modello, declinandolo nelle caratteristiche proprie, prima fra tutte l’astrattismo dottrinario. Nacque, così, una nuova categoria umana: l’intellettuale, un individuo imbevuto di principi astratti, pronto a seguirli anche in caso di palese inadeguatezza di questi a descrivere il reale. Una sorta di neofilosofo, ricco in scienza positiva, interessato ai piaceri e, per definizione, ostile ad ogni Rivelazione divina. Ostile anche a quella sublime scienza, pienamente razionale, il cui oggetto di studio, la ricerca delle cause ultime delle cose, ha reso possibile alla ragione umana, la scoperta delle realtà soprasensibili. In pratica, mentre un astronomo si chiede come è fatta una stella, un fisico perché brucia idrogeno e un matematico ne calcola i parametri orbitali, il metafisico si chiede qual è il fondamento dell’essere della stella, così come di ogni altro ente creato. La metafisica consente alla ragione, di passare dalla stella o da ogni altra cosa creata, alla causa invisibile della sua esistenza, visto che nessun ente si spiega da sé: questo, come diceva san Tommaso, è ciò che gli uomini chiamano Dio. La metafisica, inoltre, occupandosi dei primi principi universali dell’essere, rende possibile ogni altra scienza particolare. Fu scoperta nell’antica Grecia da Platone (428/427-348/7), sistematizzata da Aristotele (384/3-322) e portata a compimento da san Tommaso d’Aquino (1225-1274). A partire da Cartesio, venne sempre più marginalizzata dalla cultura europea; possiamo, così, capire meglio l’eclissi di Dio nel mondo moderno. In realtà, questa crisi ha radici storico-filosofiche ancor più remote nel tempo, radici che affondano agli albori del XIV secolo. Come vedremo la prossima volta.

L’Europa, dunque, progressivamente, nel corso degli ultimi secoli, ha smarrito la sua coscienza cristiana, determinando l’attuale eclissi di Dio, magari non tanto nelle coscienze dei singoli, quanto, principalmente, nella sfera pubblica, così come auspicava il laicismo di stampo ottocentesco ed evidenziava, a suo tempo,  Papa Benedetto XVI  in un’omelia ‒ pronunciata il 2 ottobre 2005, in occasione dell’ apertura della XI assemblea generale ordinaria del  Sinodo  dei  vescovi , nella quale disse: «Vogliamo possedere il mondo e la nostra vita in modo illimitato. Dio ci è di intralcio. O si fa di Lui una semplice frase devota o Egli viene negato del tutto, bandito dalla vita pubblica, così da perdere ogni significato». Come è avvenuto tale processo? A modesto avviso dello scrivente, sono due gli autori, che l’hanno descritto con maggiore efficacia e precisione: Plinio Correa De Oliveira (1908-1995) nel suo Rivoluzione e Controrivoluzione, e Paul Hazard (1878-1944) nel suo classico e sempre valido, La crisi della coscienza europea. Il primo autore ha preso in esame, soprattutto, l’aggressione perpetrata dal processo rivoluzionario, scandito in quattro tappe, alla civiltà cristiana occidentale, liberamente ispirata ai valori del Vangelo, senza essere teocratica,  nata ‒ secondo l’insegnamento dello storico Marco Tangheroni (1946-2004) che qui segue un’idea di sant’Agostino (354-430) ‒,  come un nuovo mondo non più inquadrato nelle plurisecolari strutture romane e imperiali, un nuovo mondo nel quale popolazioni romanizzate e popolazioni barbariche potranno fondersi grazie alla comune appartenenza al cristianesimo.  Queste, in sintesi, le tappe:1) Lutero (1483-1546) , nel 1517 rompe l’unità di fede; 2) 1789, la Rivoluzione francese scardina la sintesi fede-politica; abolisce i corpi intermedi, lasciando l’individuo solo di fronte allo strapotere dello Stato, divenuto oramai un’istituzione impersonale, a differenza del Re, persona in carne ed ossa, della quale si conoscono le generalità precise; 3) 1917, la Rivoluzione bolscevica spazza via l’ultimo potere rimasto all’individuo: la sua capacità economica, che attraverso l’uso della  proprietà privata, per quanto minima, lo proteggeva in qualche modo dall’intervento onnipervasivo dello Stato. Uno Stato, quello comunista, che requisendo tutti i suoi beni, lascia l’individuo alla completa mercé del potere centrale; 4) 1968, la Rivoluzione sessuale-culturale; attraverso la mediazione della Scuola di Francoforte, si comprende come la rivoluzione debba andare oltre il piano puramente socio-economico, riguardante il proletariato, divenendo culturale lato sensu. In questo modo, la rivoluzione travolse l’uomo stesso, fin nel suo intimo, mutandone radicalmente natura,  costumi, giudizi ed obiettivi da perseguire. In particolare, il filosofo George Lukàcs (1885-1971) teorizzò il rapporto eros-rivoluzione, individuando nel disordinato istinto sessuale dell’uomo, la forza necessaria per scardinare la famiglia cosiddetta tradizionale, a sua volta perno dell’ordinata società naturale e cristiana, vero obiettivo da abbattere per ogni forza rivoluzionaria. Già nel 1843, Karl Marx (1818-1883) nel segnalare gli ostacoli che si frapponevano al trionfo della rivoluzione proletaria, scrisse: «E di tutti questi ostacoli, i due più grandi sono Dio […] e la famiglia».  Da allora, è praticamente iniziata una lotta senza quartiere alla famiglia tradizionale ‒ tutelata, tra l’altro, anche dall’art. 29 della nostra Costituzione repubblicana ‒  la quale, più veemente che mai, continua, senza sosta, anche  ai nostri giorni. Paul Hazard, a livello di pensiero, pone la nascita della crisi a cavallo del periodo storico 1680-1715, cioè tra la fine del Rinascimento e la quasi immediata vigilia della Rivoluzione francese, quando grossi mutamenti di pensiero, avviati in primis da Cartesio (1596-1650), iniziarono a mettere in dubbio le credenze tradizionali, a tutto vantaggio della costruzione di qualcosa totalmente nuova. Il pensatore francese, fondatore della filosofia moderna ‒ con il suo Cogito, ergo sum ‒ pose le basi dell’idealismo, iniziando a dividere il pensiero dal reale. Ci troviamo, qui, dinanzi, ad una svolta epocale, giudicata tale, nientemeno che da San Giovanni Paolo II, che nel suo ultimo libro, Memoria e Identità, riflettendo sulle stesse domande oggetto di questo articolo, scrisse: «Nel corso degli anni si è venuta formando in me la convinzione che le ideologie del male sono profondamente radicate nella storia del pensiero filosofico europeo». Poi, chiedendosi come mai larga parte degli intellettuali europei reagì male alla sua enciclica sullo Spirito Santo, attribuì il fatto all’influenza esercitata dalla cultura illuminista, soprattutto quella francese; tuttavia, trovò la causa remota proprio nel pensiero di Cartesio. Queste le sue parole: «Il Cogito, ergo sum penso, dunque sono portò un capovolgimento nel modo di fare filosofia […] si abbandonava ciò che la filosofia era stata fino ad allora, ciò che era stata in particolare la filosofia di san Tommaso d’Aquino: la filosofia dell’esse. Dopo Cartesio, la filosofia diventa una scienza del puro pensiero: tutto ciò che è  sia il mondo creato che il Creatore rimane nel campo del cogito, come contenuto della coscienza umana. La filosofia si occupa degli esseri in quanto contenuti della coscienza, e non in quanto esistenti fuori di essa». Se Cartesio ‒ in cuor suo, probabilmente, un buon cattolico ‒ conserva ancora un reale dominante sul pensiero, perché fa dipendere questo direttamente da Dio, considerato come garante di esso, i suoi discepoli più radicali, tuttavia, traggono le dovute conseguenze dalla sua impostazione, esaltando la ragione a scapito dell’autorità e della tradizione. Il mondo moderno è definitivamente nato. Il discorso, ovviamente, deve proseguire.

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