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Mercoledì, 15 Maggio 2024

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La Presidente dell'Istituto Ellenico della Diplomazia Culturale di Roma, Konstantina Pilafa, ha firmato con Antonino Foti, Presidente della Fondazione Magna Grecia, un Accordo Quadro tra le due organizzazioni, alla presenza di: Georgios Lambrinopoulos, Responsabile della comunicazione e delle pubbliche relazioni dello IEDC, Alessandro Di Legge, Segretario Generale della FMG, e del Prof. Antonello Colosimo, Presidente Organismo di Vigilanza e Presidente di Sezione della Corte dei Conti. 

Il Memorandum si inserisce nell'ambito degli ottimi rapporti di diplomazia culturale tra Italia e Grecia e stabilisce le basi di una importante collaborazione per attività di studio, ricerca, formazione e comunicazione.

L’Istituto della diplomazia Culturale ha lo scopo di promuovere all’estero l’immagine della Grecia e la sua cultura, classica ma anche e soprattutto contemporanea, mediante l’organizzazione, la gestione e la promozione di attività culturali, artistiche o ricreative di particolare interesse sociale.  l’Istituto Ellenico della diplomazia Cultura aspira a diventare il punto di riferimento per la promozione della cultura ellenica su tutto il territorio italiano ed all’estero, facendo rete con le istituzioni pubbliche e private che condividono i medesimi valori

Ora la diplomazia culturale oltre ad Ancona e in Calabria arriva a Roma e apre il suo Ufficio. Presidente della diplomazia culturale di Roma è Kostantina Pilafà 

Nata e cresciuta ad Atene, e da parte del padre ha radici in Asia Minore. Ha fatto gli ultimi due anni di liceo a Heraklion (Creta) e poi  tornata ad Atene per studiare Educazione Pre-scolare, e specializzata in Bisogni Educativi Speciali con un focus sull’Ippoterapia. Mentre studiava, allo stesso tempo lavoravo come maestra.

Trasferita in Italia per studiare Diplomazia Pubblica e Culturale all’Università di Siena ha avuto la fortuna di avere il Professor Richard Higgott e il Professor Pierangelo Isernia come relatori della sua tesi, che l'hanno incoraggiato a svolgere una ricerca originale invece di una compilazione. Sta in Italia dal 2020, ma i legami con questo Paese sono molto più vecchi...

Nino FOTI Presidente
Fra i fondatori, nel 1984, della Fondazione Magna Grecia, ne diventa Presidente nel 1997. Già Deputato della Repubblica italiana, è stato vicepresidente dell'Istituto per la Promozione Industriale e del G.M.E. – Gestore dei mercati elettrici.

Ultimamente  il presidente della Fondazione Magna Grecia, Nino Foti ha aperto i lavori all'Onu presentando la sua fondazione che opera da 40 anni. "Con questo report sul cyber crime cerchiamo di dare il nostro piccolo contributo alle istituzioni nazionali dei vari Paesi", afferma.

Da 40 anni la Fondazione Magna Grecia sta lavorando per promuovere lo sviluppo culturale, economico e sociale delle regioni del Mezzogiorno e dell'Italia..

L’area della Magna Grecia ha rappresentato un primo grande seme culturale per il Sud Italia. Sulle coste del Mezzogiorno d'Italia approdarono le navi greche, si formarono le prime colonie, e si sviluppò il pensiero filosofico, matematico, culturale e sociale del tempo. Nel successivo processo di fusione con il mondo dell’antica Roma e con l’influenza del Cristianesimo, la cultura della Magna Grecia sarà uno dei valori fondanti del processo di formazione di tutta la cultura occidentale.

La nostra civiltà altamente tecnologica sta progressivamente erodendo la nostra essenza umana, rendendo i rapporti con gli altri sempre più impersonali. L'uomo, un tempo al centro di tutte le attività, si sta trasformando in un semplice strumento per il conseguimento di altri scopi. Alcune dimensioni del suo spirito stanno svanendo perché la super tecnologia, applicata in vari ambiti, lo spinge a essere più un consumatore di beni che un poeta, più una particella di un vasto organismo sociale che un'entità individuale, più un componente tecnologico che un creatore.

Conoscere la Magna Grecia, scrive la Fondazione nel suo site, per noi significa richiamare in vita alcuni valori umanistici che stanno sfumando dalla nostra vita. Noi non siamo ostili alla tecnologia, la quale è l’applicazione pratica della scienza che ha le sue radici nella cultura. Ma siamo convinti che, guardando lo sviluppo tecnologico da una piattaforma umanistica, riusciremo a capire meglio dove sta la linea di demarcazione oltre la quale l’uomo diventa schiavo della macchina che fu creata per essere la sua schiava.

Conduciamo studi, realizziamo ricerche e ci dedichiamo a progetti di advocacy per unire e coinvolgere stakeholder, enti sociali, aziende, università, istituzioni e tutti coloro che lavorano e si adoperano oggi per il futuro del nostro Sud.

 

Mercoledì 15 maggio al Gran Caffè Defilla di Chiavari alle ore 18 si svolgerà la presentazione del libro “Solo il fato li vinse. Memorie e rappresentazioni del Grande Torino 1949-2024” di Stefano Radice che dialogherà con la giornalista Isabella Puma.  

Stefano Radice, storico e saggista, studioso dell’immaginario e dei processi di memoria, insegna Storia e Filosofia, ci fa sapere che: “Il 4 maggio 1949 l’Italia pianse i campioni del Grande Torino. Venne proclamato il cordoglio nazionale, a cui seguirono funerali solenni, senza precedenti. Per giorni stampa e periodici riempirono le loro pagine con le notizie e le foto dei rottami, che consegnarono i granata al mito e gli aspetti più macabri dell’incidente ai lettori affamati di particolari. Pratiche rituali e formazioni discorsive contribuirono a conservare i caduti a Superga come presenze «vive». Eppure presto l’attenzione si affievolì fino quasi a scomparire, relegando le vittime ad un oblio conservativo, in quella sorta di oscurità provvisoria che passa tra la celebrità del vivente e il balzo nel pantheon dei grandi. Quelle pratiche del ricordo sono giunte fino ai nostri giorni. Ripetute negli anni, moltiplicate nelle iscrizioni sulle lapidi fuori dagli stadi, riprodotte in articoli, libri e film, reiterate nei discorsi ufficiali e nelle parole quotidiane, hanno elevato i calciatori granata al rango di simboli condivisi da tutti gli italiani oltre che in punti di riferimento di una visione del mondo manichea, quella dei tifosi del «Toro», che preesisteva alla tragedia e aveva nell'opposizione sociale alla Juventus il suo fondamento principale. A quante memorie ha dato vita la tragedia del Grande Torino? Cosa è stato fatto per tutelarle, e da chi? Chi ha il diritto di rivendicare l’esclusività del ricordo, i familiari dei giocatori, dei giornalisti e degli avieri caduti a Superga? La società del Torino, o la città di Torino? I tifosi del «Toro» o tutti gli sportivi italiani? Chi ha vissuto la tragedia o chi ha dovuto portarne il peso? Cosa è rimasto oggi del ricordo di un avvenimento di cui per ragioni anagrafiche i testimoni diretti sono sempre meno, in un mondo iperconnesso e bulimico di emozioni? Ed ancora, dal momento che la sistematizzazione del passato produce contemporaneamente etica pubblica, quali definizioni di idea di sport, di società civile si configurano nel ricordo dei campioni granata? Il volume tenta di rispondere a queste e ad altre domande, con la speranza di contribuire alla conoscenza dell’impatto sul lungo periodo, o dell’eredità, del Grande Torino, dal 1949 ai giorni nostri”.

 

Il racconto di Maurizio Massari, sentito come testimone nel processo davanti alla Corte d’Assise di Roma a carico di quattro 007 egiziani per la morte di Giulio Regeni: “Erano evidenti segni di torture, dei colpi ricevuti su tutto il corpo con ematomi e segni di fratture e tagli”.

"Mi recai personalmente nell'obitorio dove era tenuto il corpo di Giulio. Erano evidenti segni di torture, dei colpi ricevuti su tutto il corpo con ematomi e segni di fratture e tagli". Comincia il drammatico racconto dell'ex ambasciatore italiano al Cairo, Maurizio Massari, che oggi è stato sentito come testimone nel processo davanti alla Corte d'Assise di Roma a carico di quattro 007 egiziani per la morte di Giulio Regeni.

Nel corso dell'audizione Massari, attualmente ambasciatore Italiano presso le Nazioni Unite e al Cairo fino all'aprile del 2016, ha ricostruito i giorni della sparizione del ricercatore italiano, a gennaio 2016, e del ritrovamento del suo cadavere, rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Sergio Colaiocco.

"La prima volta che mi venne fatto il nome di Regeni fu la notte del 25 gennaio del 2016 – ha raccontato il diplomatico -. Ricordo di avere ricevuto intorno alle 23.30 una telefonata di un professore italiano (Gennaro Gervasio, ndr) che mi disse di non avere più notizie di lui da alcune ore e che non si era presentato ad un appuntamento che avevano quella sera e il cellulare risultava spento. Immediatamente avvisai il capocentro dell'Aise in ambasciata che si attivò con i suoi contatti alle quali, però, non risultava alcuna notizia su Regeni".

La notizia del ritrovamento del corpo gli fu comunicata il giorno successivo dal viceministro degli esteri egiziano. "Ricordo poi che ho ricevuto alcuni messaggi dalla tutor di Regeni presso l'università americana al Cairo. Fu lei a dirmi dove si trovava il corpo, mi consigliò di recarmi lì e di insistere affinché l'autopsia non venisse effettuata in Egitto", ha concluso.

"Abbiamo cominciato a ricostruire il contesto del regime egiziano nei giorni in cui Giulio è stato sequestrato, torturato ed ucciso. Grazie alla testimonianza dell'ambasciatore Massari abbiamo ricostruito il periodo tragico dal 25 gennaio del 2016, giorno della sua scomparsa, fino al ritrovamento del corpo ed ai depistaggi successivi. 

È stato molto faticoso e doloroso stare in questa aula e ascoltare quelle parole. I genitori di Giulio sono usciti dall'aula perché non volevo che sentissero la descrizione del corpo di Giulio", ha detto l'avvocato Alessandra Ballerini, legale di parte civile di Claudio Regeni e Paola Deffendi, genitori di Giulio Regeni, a margine dell'udienza.

"Quella di oggi sara' un'udienza particolarmente dura e dolorosa, perche' verra' rappresentato e raccontato minuziosamente tutto il male del mondo che si e' abbattuto su Giulio. Abbiamo chiesto che una parte si svolga a porte chiuse, e cosi' sara'. Perche' non vogliamo che chi ha voluto bene a Giulio, i suoi amici e familiari, lo ricordi cosi' come sara' fatto vedere. Chiediamo a tutti voi che nessuno divulghi quelle immagini, perche' sarebbe un oltraggio a tutti quelli che gli hanno voluto bene e alla dignita' di Giulio." Lo ha detto l'avvocato Alessandra Ballerini, legale della famiglia di Giulio Regeni, al sit-in che si e' svolto piazzale Clodio pochi minuti prima dell'udienza del processo sull'omicidio del ricercatore. Nel processo, che si celebra di fronte alla corte d'Assise di Roma, sono imputati quattro 007 egiziani. Presenti nel piazzale antistante la citta' giudiziaria capitolina anche alcuni studenti del liceo Tito Lucrezio Caro di Roma. I giovani hanno letto alcuni passaggi del libro "Giulio fa cose", scritto dai genitori di Giulio Regeni assieme all'avvocato Ballerini: "li ringraziamo immensamente - hanno affermato Paola Deffendi e Claudio Regeni - tra l'altro hanno scelto parti del libro non casuali, lo hanno fatto con il cuore. Si riconoscono nella figura di Giulio". Oggi, in aula, verranno ascoltati un medico legale e un tossicologo.

La morte di Regeni puo' essere "stimata tra le ore 22:00 del 31 gennaio e le ore 22:00 del 2 febbraio 2016". Lo ha riferito in aula il tossicologo Marcello Chiarotti. Gli accertamenti del consulente tecnico della procura sono stati eseguiti il 6 febbraio del 2016, quando e' stato prelevato un campione di "umor vitreo" al fine di valutare il livello di potassio nella fase post-mortem. La morte del ragazzo risalirebbe a "124 ore del prelievo", un valore medio tra un range minimo di 96 ore e un massimo di 150 ore. Giulio, inoltre, non aveva fatto alcun uso di alcuna sostanza stupefacente ne' farmaci o sostanze velenose: "gli accertamenti tossicologici hanno dato tutti esito negativo", ha spiegato Chiarotti.

Sul corpo di Giulio Regeni sono state riscontrate "quasi tutte le torture messe in atto in Egitto e descritte, tra cui pugni, calci, uso di mazze, bruciature". Lo ha riferito in aula il professore Vittorio Fineschi, specialista in medicina legale e consulente della procura di Roma, nel corso di una nuova udienza del processo sull'omicidio, il sequestro e le torture del ricercatore italiano, per cui sono accusati quattro 007 egiziani. Fineschi eseguì l'autopsia sul corpo del 28enne ricercatore di origine friulana, rapito a Il Cairo il 25 gennaio 2016 e trovato cadavere il 3 febbraio successivo lungo la strada che collega la capitale egiziana ad Alessandria: "Gli accertamenti medico legali compiuti in Egitto sono stati sotto lo standard minimo - ha affermato oggi in aula rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Sergio Colaiocco - quello che loro descrivono non e' compatibile con cio' che abbiamo riscontrato noi. Gli accertamenti medico legali in Egitto sono stati incompleti e poco approfonditi". L'Egitto - ha spiegato ancora lo specialista in udienza - "nel corso degli anni ha pubblicato due lavori scientifici sulla tortura, di cui uno relativo a 140 casi con l'elenco delle modalita' delle torture poste in essere sui viventi, come persone arrestate e poi torturate anche con trascinamento del corpo, mazze, ammanettamento di polsi e caviglie, bruciature. In un'altra pubblicazione - ha detto Fineschi - ossia uno studio retrospettivo relativo a 367 casi di torture avvenute negli anni 2009 e 2010 in Egitto vengono riportate moltissime modalita' di tortura che poi sono state riscontrate anche sul corpo di Giulio Regeni, ad esempio le bastonate sui piedi fino alla frattura di tutte le ossa".

 

Fonte Agi e varie agenzie 

La cerimonia di presentazione dei candidati ai premi 'David di Donatello' per l'anno 2024 si è tenuta al Palazzo del Quirinale, con la presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Condotta da Teresa Mannino, l'evento è iniziato con la proiezione di un video di Rai Cultura, seguito dal discorso di Piera Detassis, presidente e direttore artistico dell'Accademia del Cinema Italiano - Premi David di Donatello. Durante l'annuncio delle nomination, si sono esibiti la cantante Serena Ionta, nota come Serepocaiontas, e il musicista Gennaro Ricciardone, interpretando brani iconici delle colonne sonore del cinema italiano e internazionale.

Standing ovation al Quirinale all'arrivo di Vincenzo Mollica. Tutti i presenti nel salone dei Corazzieri, per la maggior parte protagonisti del mondo del cinema e della cultura, si sono alzati in piedi per tributare un caloroso applauso all'ingresso dello storico giornalista Rai che ha dedicato la sua attività professionale e la sua vita alla cultura e allo spettacolo.

Subito dopo ha fatto il suo ingresso il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che terrà un discorso al termine della cerimonia. "Sono un fan del presidente Mattarella, le sue parole sono sempre un invito alla democrazia, alla solidarietà e alla speranza", ha detto Mollica.

"In anteprima la scaletta dei David di Donatello: Paola Cortellesi sale sul palco per ritirare la statuetta Titoli di coda!". Questa la profezia di Fiorello pronunciata questa mattina a 'Viva Rai2!'. Ma sarà davvero cosi'? La serata degli Oscar italiani, in programma in diretta su Rai 1 dalle 20.35 condotta da Carlo Conti e Alessia Marcuzzi (sarà anche in diretta radiofonica su Rai Radio 2, condotta da Andrea Delogu e Stefano Fresi) non riserverà sorprese e vedrà 'C'è ancora domani' di Paola Cortellesi, ai nastri di partenza con ben 19 candidature, trionfare come annunciato e magari stabilire il nuovo record di David vinti? Al momento lo scettro di film con più statuette lo detiene 'La ragazza del lago' di Andrea Molaioli che ha ottenuto dieci David di Donatello. 'solo' nove per tre film vincitori del Premio Oscar - 'La grande bellezza' di Paolo Sorrentino, 'La vita è bella' di Roberto Benigni e 'L'ultimo imperatore' di Bernardo Bertolucci - oltre a 'Anime nere' di Francesco Munzi, 'Pane e tulipani' di Silvio Soldini, 'Il mestiere delle armi' di Ermanno Olmi e 'Dogman' di Matteo Garrone.

La 69 edizione dei Premi David di Donatello, trasmessa per la prima volta in 4K (sul canale Rai4K, numero 210 di Tivu'sat), si svolgerà negli iconici studi di Cinecittà, sempre di più punto di riferimento per le produzioni nazionali e internazionali grazie a un rilancio industriale e creativo che la rende leader a livello globale. Sul red carpet, ad accogliere artisti e talent, ci sarà Fabrizio Biggio. Nel corso della cerimonia saranno assegnati venticinque Premi David di Donatello e i David Speciali.

Diciannove candidature per 'C'è ancora domani', dunque. Ma non sarà un assolo di Paola Cortellesi. A contendere le prestigiose statuette ci sono infatti altri venti film che si presentano con meno candidature ma molto agguerriti. A guidare la rincorsa 'Io capitano' di Matteo Garrone fresco di nomination all'Oscar con 15 candidature. Poi 'La Chimera' di Alice Rohrwacher (13), 'Rapito' di Marco Bellocchio (11) e 'Comandante' di Edoardo De Angelis (10). Seguono 'Il sol dell'avvenire' di Nanni Moretti (7), 'Adagio' di Stefano Sollima (5), 'Palazzina Laf' di Michele Riondino (5), 'L'ultima notte di Amore' di Andrea Di Stefano (4), 'Disco Boy' di Giacomo Abbruzzese (2), 'Felicita'' di Micaela Ramazzotti (2), 'Mixed By Erry' di Sydney Sibilia (2), 'Stranizza d'amuri' di Giuseppe Fiorello (2), 'Cento domeniche' di Antonio Albanese (1), 'Come pecore in mezzo ai lupi' di Lyda Patitucci (1), 'Denti da squalo' di Davide Gentile (1), 'Il piu' bel secolo della mia vita' di Alessandro Bardani (19, 'L'ultima volta che siamo stati bambini' di Claudio Bisio (1), 'Le vele scarlatte' di Pietro Marcello (1), 'Lubo' di Giorgio Diritti (1) e 'Misericordia' di Emma Dante (1).
Due i David alla Carriera di questa edizione: a Milena Vukotic, attrice di grande eleganza per autori come Federico Fellini, Mario Monicelli, Luis Bunuel ed Ettore Scola, e al premio Oscar Giorgio Moroder, compositore e produttore discografico, una delle grandi eccellenze italiane nel mondo.
Il David Speciale 2024 andrà a Vincenzo Mollica.

 

Fonte varie agenzie e Agi

La Turchia intensifica le operazioni contro i miliziani separatisti curdi del Pkk e stavolta lo fa d'intesa con il governo di Baghdad. Sono 19 i membri del Pkk uccisi dai militari turchi sulle montagne del nord dell'Iraq, una notizia che arriva a poche ore da un'importante visita a Baghdad del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che dopo un incontro con il premier Mohammed Shia Al Sudani ha annunciato che i due Paesi agiranno di concerto nella lotta al separatismo curdo. 

"Abbiamo parlato della lotta al Pkk e abbiamo sottolineato che eliminare questa minaccia portera' benefici a tutta la regione. Siamo soddisfatti che l'Iraq abbia inserito il Pkk nella lista delle organizzazioni terroristiche. Noi continuiamo la nostra lotta, anche oltre confine, ma nel rispetto della sovranita' dell'Iraq. 

Con il premier iracheno siamo d'accordo, nessuno vuole che Iraq e Siria diventino una palude per terroristi e il Pkk minaccia la stabilita' dell'Iraq. Concordiamo sul fatto che eliminare il Pkk portera' benefici all'Iraq", ha detto Erdogan. Un cambio di rotta rispetto agli ultimi anni, durante i quali le ripetute operazioni e raid aerei turchi oltre confine hanno rafforzato i rapporti con il Kurdistan iracheno, dominato dal clan Barzani. La Turchia e' decisa a creare un'area cuscinetto profonda 30 km oltre confine.

Intanto il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, è rientrato dal Qatar dove ha incontrato la propria controparte locale, ma soprattutto il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh. Il dialogo tra il capo della diplomazia di Ankara e il numero uno dell'organizzazione palestinese è stato rivelato dai media turchi ma non era stato annunciato in un primo momento. La notizia arriva mentre il Qatar, secondo quanto riferiscono i media israeliani, starebbe valutando di ritirarsi dal ruolo di mediatore tra Israele e Hamas.

La diplomazia di Doha è finora stata in prima linea nella ricerca di un'intesa che consenta la liberazione dei 133 ostaggi israeliani, dal 7 ottobre scorso prigionieri nella Striscia di Gaza. In questo contesto, la Turchia torna a rivendicare con i fatti un ruolo nel faticoso negoziato in corso. È di mercoledì la notizia di una prossima visita in Turchia del leader di Hamas Haniyeh, che sabato prossimo sarà ricevuto dal presidente Recep Tayyip Erdogan. 

Al centro dell'incontro ci sarà l'accesso agli aiuti umanitari per la popolazione civile di Gaza, ma anche i tentativi di arrivare al cessate il fuoco e di evitare una escalation tra Israele e Iran. Appena ieri Erdogan aveva ribadito il sostegno ad Hamas, definito "un movimento di liberazione" e paragonato alla lotta per l'indipendenza che la Turchia ha portato avanti tra il 1915 e il 1920 contro Gran Bretagna e Grecia.

Il governo turco continua a mantenere contatti con Hamas, ospitando leader del movimento e rifiutandosi di classificare l'organizzazione palestinese come gruppo terroristico, contrariamente agli Stati Uniti e ai paesi europei. Il presidente Erdogan, insieme a Fidan e al capo dei servizi segreti, ha telefonato al leader di Hamas la scorsa settimana per esprimere condoglianze per la morte dei suoi tre figli in un bombardamento israeliano a Gaza. Recentemente, Erdogan ha nuovamente accusato Israele di genocidio e ha criticato "il sostegno incondizionato dell'occidente a un massacro che resterà una macchia indelebile nella storia".

Erdogan ha dichiarato: "Combatterò per la causa palestinese e sarò la voce della popolazione oppressa anche se dovessi rimanere l'unico". Gli Stati Uniti, tramite il Segretario di Stato Antony Blinken e successivamente il capo della CIA William Burns dopo l'attacco iraniano a Israele, hanno richiesto ad Ankara di mediare per prevenire un'escalation. Questo è stato seguito da una telefonata tra il capo dell'intelligence turca e rappresentanti non specificati di Hamas. Erdogan è atteso alla Casa Bianca il 9 maggio, dove incontrerà il presidente americano Joe Biden e sottolineerà la sua capacità di agire su più fronti. Il conflitto tra Israele e Hamas ha anche favorito un riavvicinamento tra Turchia e Iran. La Casa Bianca conta sull'influenza di Erdogan su Hamas e Teheran, e sulla volontà del leader turco di esplorare ogni opzione per prevenire conseguenze regionali di un'espansione del conflitto.

 

Fonte Agi e varie agenzie

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