Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Venerdì, 14 Giugno 2024

San Giuda Taddeo presenta…

Mag 27, 2024 Hits:408 Crotone

Al Salone del libro Loren…

Mag 15, 2024 Hits:1151 Crotone

L'Istituto Ciliberto-Luci…

Mag 14, 2024 Hits:505 Crotone

Le opere di Bach: gli eff…

Mag 02, 2024 Hits:783 Crotone

In città l'ultima tappa d…

Apr 30, 2024 Hits:838 Crotone

Convegno Nazionale per la…

Apr 23, 2024 Hits:1035 Crotone

L'Associazione "Pass…

Apr 05, 2024 Hits:1378 Crotone

Ritorna Calabria Movie Fi…

Apr 03, 2024 Hits:1369 Crotone

Elio Toaff e morto domenica pomeriggio, ex rabbino capo della Capitale dal 1951 al 2001. Avrebbe compiuto 100 anni il prossimo 30 aprile, ed è stata senza dubbio la figura più importante dell'ebraismo italiano del Dopoguerra, oltre che una delle pochissime persone citate nel testamento di Giovanni Paolo II. Bandiere a mezz'asta oggi dalle 11 alle 14.30. e centinaia di persone, tra familiari arrivati da Israele, am ici, rappresentanti della comunità ebraica e istituzioni, al Tempio Maggiore della capitale.

La bara di legno chiaro è uscita alle 11, tra gli applausi, dall'abitazione del rabbino, proprio accanto alla sinagoga ed è stata trasferita a spalla in cima alla breve gradinata che conduce alla porta dell'edificio....E' l'ultimo saluto di Roma saluta al rabbino

Oggi l'intero mondo ebraico italiano, e non solo, è in lutto: per Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle comunità ebraiche, è ''morto un uomo straordinario, un punto di riferimento''. Per Riccardo Pacifici, presidente degli ebrei romani, ''un gigante della storia che ha ridato orgoglio alle nostre comunita'''

Elio Toaff Nato il 30 aprile del 1915 a Livorno, figlio del rabbino capo della citta', Toaff era laureato in legge e in teologia all'Universita' di Pisa dove ottenne anche il titolo di rabbino maggiore. Nel 1941, nel pieno delle leggi razziali, ando' a dirigere la Comunita' ebraica di Ancona; due anni dopo, nel 1943, raggiunse i partigiani in Versilia. Catturato dai tedeschi - che poco dopo avrebbero compiuto la strage di Santa Anna di Stazzema - riusci' a scampare all'eccidio. Alla fine della guerra fu nominato rabbino capo di Venezia, dove divenne anche docente di Lettere ebraiche all'Universita' Ca' Foscari. A Roma arrivo' nel 1951 raccogliendo l'eredita' di un altro grande rabbino capo della capitale, David Prato. Li' trovo' una comunita' travolta dalla persecuzioni, che aveva subito la grande razzia del 16 ottobre del 1943 e che era stata decimata nei campi di sterminio nazista. Per 50 anni e' stato la massima autorita' religiosa degli ebrei romani, figura di primo piano dell'ebraismo italiano ma anche della vita sociale della nazione. Toaff, a detta di molti, era un uomo schietto, affabile e al tempo stesso molto legato ai principi della normativa religiosa ebraica. Figura, fin dalla sua nomina, amatissima dalla comunita' romana che spesso lo omaggiava quando passeggiava in 'Piazza', come gli ebrei romani chiamano il cuore del Ghetto. Toaff ha lasciato la sua carica l'8 ottobre del 2001 a 86 anni: fu lui stesso ad annunciarlo quel giorno al termine delle preghiere in Sinagoga. Un annuncio che commosse e colpi' non solo gli ebrei romani ma l'intero ebraismo italiano. Alla sua autorevolezza, alla sua umanita' e alla sua dottrina rese omaggio anche papa Ratzinger. Nel gennaio 2010, nella seconda visita di un pontefice ad un tempio ebraico, Benedetto XVI, prima di entrare in Sinagoga - dove l'attendeva il successore di Toaff, Riccardo Di Segni - il papa si fermo' davanti la casa dell'oramai rabbino emerito di Roma dove ci fu l'incontro tra i due. Vedovo da molti anni di Lia Luperini, Toaff ha avuto quattro figli. Per molti anni Toaff e' stato direttore del Collegio rabbinico italiano, dove si formano i futuri rabbini e anche, molto a lungo, presidente del Tribunale rabbinico di Roma. Una raccolta di firme fu promossa anni fa dal segretario confederale della Uil Paolo Pirani per chiedere all'allora presidente Ciampi la nomina a senatore a vita.

Elio Toaff ha inciso nel profondo il dialogo tra ebrei e cristiani fin dai tempi della sua vicinanza con Giovanni XXIII per il quale prego' da ebreo nei momenti finali della vita del papa. Una delle immagini più potenti che segnano il rapporto tra le due fedi e' stata quella che ritrae Toaff vestito con i paramenti bianchi della tradizione accogliere nella Sinagoga di Roma papa Giovanni Paolo II il 13 aprile del 1986: la prima volta di un pontefice in un Tempio ebraico. Di quell'incontro scrisse piu' tardi: ''Insieme entrammo nel Tempio. Passai in mezzo al pubblico silenzioso, in piedi, come in sogno, il papa al mio fianco, dietro cardinali, prelati e rabbini: un corteo insolito, e certamente unico nella lunga storia della Sinagoga. Salimmo sulla Tevà e - racconto' - ci volgemmo verso il pubblico. E allora scoppiò l'applauso. Un applauso lunghissimo e liberatorio, non solo per me ma per tutto il pubblico, che finalmente capì fino in fondo l'importanza di quel momento...''. Ma ci fu un punto in cui quel tributo divenne ''irrefrenabile'' e fu - aggiunse Toaff - ''quando il papa disse: 'Siete i nostri fratelli prediletti e, in un certo modo, si potrebbe dire, i nostri fratelli maggiori'''.

E' tanta la commozione davanti alla sinagoga di Roma. Con il feretro, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e il presidente della Comunità ebraica, Riccardo Pacifici. Tra i presenti il sindaco di Roma, Ignazio Marino, con gli assessori alla Scuola, Paolo Masini, e al Sociale, Francesca Danese, oltre al prefetto Franco Gabrielli. Nel corteo funebre anche il leader radicale Marco Pannella, il presidente dell'Ucei, Renzo Gattegna, e tutti gli esponenti della Comunità ebraica della Capitale.

"Ci lascia non solo un simbolo della Comunità ebraica ma un grande italiano - ha commentato il sindaco di Roma - Un uomo che dopo la tragedia della Shoah ha saputo ricostituire una vera comunità ed è un esempio non solo per la comunità ebraica ma per tutto il nostro Paese. Prego soltanto che tutto questo cordoglio possa trasformarsi, in questi tempi così difficili, in energia positiva per il senso di comunità che dobbiamo ricostruire nel nostro Paese e nel mondo".

Marino, in accordo con l'Ufficio scolastico regionale, sentito dall'assessore alla scuola Paolo Masini, ha inoltre rivolto un invito a tutti gli istituti perché domani, martedì 21 aprile, sia rispettato un minuto di silenzio per ricordare uno dei protagonisti della storia religiosa e civile del nostro Paese, come riferisce una nota del Campidoglio.

Oggi Papa Francesco ha espresso cordoglio per la scomparsa di Toaff, durante l'incontro in Vaticano, con i rabbini europei:  "Sono vicino con la preghiera al rabbino capo Riccardo Di Segni e all'intera comunità ebraica di Roma, nel ricordo riconoscente di quest'uomo di pace e di dialogo, che accolse Papa Giovanni Paolo II nella storica visita al Tempio Maggiore". All'incontro con i rabbini, proprio a causa del lutto che sta vivendo la comunità di Roma, fissato qualche giorno fa, era assente Di Segni, che ha detto Francesco, "avrebbe dovuto essere qui con noi".

 

Gli “ayatollah del rigore” dell’Unione Sovietica Europeaa noi poveri cittadini europei ci “fanno inginocchiare sui ceci e ci mandano dietro la lavagna con il cappello dell’asino in testa…”, mentre loro vivono nel lusso sprecando e spendendo i nostri soldi. Mario Giordano nel suo pamphlet"Non vale una lira”, Mondadori (2014), riserva la terza parte del libro ai soldi buttati, ai privilegi del Palazzo e alle leggi assurde dei politici e burocrati dell’Ue. “Bruxelles è diventata, nel corso degli anni, un concentrato di nefandezze e assurdità, il simbolo dell’inefficienza e delle richieste folli, della lontananza dai cittadini e delle leggi da manicomio”. Pertanto scrive Giordano, dall’euro alla neuro, il passo è stato breve”.

In pratica, questi burocrati e politici,“chiusi nei loro privilegi, ancor maggiori di quelli delle singole caste nazionali, i ‘gatti grassi’ dell’Ue, come li hanno ribattezzati gli inglesi, hanno soltanto abusato della pazienza altrui, riempendosi le tasche, e le pance, mentre riducevano alla fame i popoli europei. Hanno sguazzato nei lussi mentre chiedevano agli altri di fare sacrifici. Hanno sparso fiumi di retorica europea mentre in realtà stavano lì, fra ozi e champagne, a legiferare sulla barba del cavolfiore…”.

“Allacciate le cinture”, si parte sul treno fuori controllo europeo. Nel luglio 2013, l’Ue finanzia, meglio butta 4 milioni per far conoscere meglio la dinastia islamica Omayyad. C’è la disoccupazione dei giovani, lo stipendio degli operai è alla fame, quello che conta, secondo Bruxelles, è che non è abbastanza conosciuta la storia degli Ommayyd. Si domanda con ironia, Giordano, “si può andare avanti senza conoscere le gesta dei discepoli di Maometto, da Muawiya I a Yazid III? Assolutamente no”. Gli sprechi secondo Giordano, spesso si nascondono dietro “sigle anonime, acronimi bastardi, asettiche paroline che a prima vista sembrano innocue”.

L’Ue, racconta Giordano, ha fatto un’impresa storica, “mandare ballerini belgi in Burkina Faso per dare lezioni di danza agli africani”. Pensate in Burkina Faso si muore di fame, da noi c’è la crisi. Che senso ha fare questa spesa? Siamo riusciti a regalare 450 milioni al Malawi, così il suo presidente, ha deciso di comprarsi un jet per uso personale. Un jet fiammante se l’è comprato anche il presidente dell’Uganda, e una villa da 100 milioni di euro, con i soldi dell’Europa. Uno studio medico con farmacia, costruito dall’Ue in Sierra Leone, ora completamente abbandonato, viene utilizzato come orinatoio, in pratica scrive Giordano: i soldi dell’Europa sono talmente tanti che in Africa ci fanno la pipì sopra”.

Tra le spese folli dei nostri burocrati ci sono 3 milioni di euro per finanziare ogni Paese che incoraggi l’uso degli insetti in cucina. Si tratta di cibo assai gustoso e conveniente. C’è di tutto, non manca nulla, l’Ue, finanzia qualsiasi iniziativa bizzarra, dalla compagnia che fa musica con i rutti ai 10 ceppi di alberi piantati in terra, oltre 200 euro l’uno, per confortare i posteriori traumatizzati dalla sella dei ciclisti di Vargesztes. C’è il corso indimenticabile per anziani: “che cosa fa l’Europa per gli anziani?”. Prima, forse non si sapeva, ora però vista la spesa, si sa: “evitare di spendere i loro soldi in corsi che costano 1500 euro l’ora…”. Il libro di Giordano fa parlare i numeri, infatti ha calcolato che l’Europa costa all’Italia 174 euro al secondo, in pratica, ogni anno, versiamo nelle casse di Bruxelles 5,5 miliardi di euro in più di quelli che incassiamo. “In dieci anni, fra il 2003 e il 2013, abbiamo versato nelle casse di Bruxelles 159 miliardi. Ne abbiamo ricevuti 104”. Dobbiamo ammetterlo scrive Giordano, l’Europa non è stato un buon affare per l’Italia, abbiamo sempre perso, anche in quello dei fondi straordinari, che perlopiù siamo incapaci di utilizzare.

Infatti nel 2013, siamo riusciti ad utilizzare il 52% dei fondi, la metà, erano 27,9 miliardi, ne abbiamo utilizzati 14. Con la carenza di denaro che c’è in giro, come mai non siamo riusciti a portarci a casa i nostri soldi?Peraltro, sembra che a Napoli ben trentasette giovani costati 3 milioni di euro, erano stati formati appositamente per andare a caccia di fondi Ue. Risultato: zero fondi. Comunque sia i fondi euro non vengono riscossi neanche in altri Paesi, l’utilizzo è piuttosto basso. Ma allora, se il problema non è solo italiano, per quale motivo continuano a far gestire all’Europa queste somme così ingenti di denaro, visto che le amministra molto male?

Ritornando all’Italia e alla sua gestione fondi europei, per Giordano, il nostro Paese, non solo non riesce a spenderli, ma soprattutto li spende male. Il libro fa alcuni esempi di sprechi clamorosi, dai 720.000 euro per il concerto di Elton John a Napoli, al corso di “produzione e confezionamento di tatuaggi temporanei”. Si fa riferimento a mini-finanziamenti che, più che aiuti allo sviluppo, sembrano regalie per amici e conoscenti. “Con i soldi dell’Europa si finanzia qualsiasi tipo di iniziativa gastronomico-festaiola, dal cocktail di lusso a Roma, in occasione del festival del cinema (4.000 euro), alla ruspante festa dell’uva di Catanzaro (1879euro)…”. Corsi senza fine in per tutta l’Italia, non solo nel Sud, come fanno trapelare Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo nel loro “Se muore il Sud”: “Curriti! Curriti! Picciuli europei pi tutti”. Ci sono soldi per le trattorie, come don Ciccio, per i ritrovi, per le agenzie funebri, nel libro si fanno tanti esempi. Tra l’altro, in Sicilia, non c’è evento sportivo che non venga finanziato da Bruxelles.Tuttavia Giordano conosce la propensione del Sud a vivere di assistenzialismo, ma leggendo attentamente i documenti di Bruxelles, scopre che “i fondi europei vengono sprecati, allo stesso modo, da Capo Passero a Courmayeur, da Bordighera a Santa Maria di Leuca, su e giù per la Penisola, in ognuno dei suoi anfratti. Anzi - precisa il giornalista - è la Lombardia, non la Sicilia, la regina delle erogazioni a pioggia…”.

Ma Giordano va oltre, non è vero che gli sprechi sono un’esclusiva dell’Italia, i fondi europei, vengono sciupati, perfino in Svezia, o in Spagna. Tra gli sprechi delle istituzioni il libro sottolinea quello del Palazzo di Strasburgo costato 500 milioni che rimane chiuso per quasi tutto l’anno; soltanto 48 giorni aperto. E’ uno scandalo, la seconda sede del Parlamento europeo. Sono sprechi insopportabili, lo sanno tutti, ma nessuno fa niente. Tutti sanno che non dovrebbe esistere questo palazzo.

Ogni mese, da anni, sulla rotta Bruxelles-Strasburgo (409 chilometri) si svolge la grande transumanza europea: i deputati si mettono in viaggio, e poi, con loro, anche assistenti, portaborse, funzionari, dipendenti, interpreti, uffici stampa(…)”. In tutto si tratta di 500 persone che emigrano con documenti, carte, carovane di Tir, con alti costi. E poi ci sono i maxistipendi, i lussi degli europarlamentari, le leggi assurde con la loro furia normatrice, ma ne riparleremo alla prossima.

Bruno Contrada non doveva essere condannato per concorso esterno in associazione mafiosa perché, all'epoca dei fatti (1979-1988), il reato non "era sufficientemente chiaro". Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani. Lo Stato italiano deve versare all'ex numero due del Sisde 10 mila euro per danni morali.

''Venti tre anni di vita devastati non potrà restituirmeli nessuno. Così come i 10 anni trascorsi in carcere''. E' il primo commento di Bruno Contrada.

Bruno Contrada si è rivolto alla Corte di Strasburgo nel luglio del 2008 affermando che - in base all'articolo 7 della Convenzione europea dei diritti umani, che stabilisce il principio "nulla pena sine lege" - non avrebbe dovuto essere condannato perché "il reato di concorso esterno in associazione di stampo mafioso è il risultato di un'evoluzione della giurisprudenza italiana posteriore all'epoca in cui lui avrebbe commesso i fatti per cui è stato condannato". I giudici di Strasburgo, a differenza di quanto fatto da quelli italiani, gli hanno dato ragione, affermando che i tribunali nazionali, nel condannare Contrada, non hanno rispettato i principi di "non retroattività e di prevedibilità della legge penale". Nella sentenza i giudici affermano che "il reato di concorso esterno in associazione mafiosa è stato il risultato di un' evoluzione della giurisprudenza iniziata verso la fine degli anni '80 e consolidatasi nel 1994 e che quindi la legge non era sufficientemente chiara e prevedibile per Bruno Contrada nel momento in cui avrebbe commesso i fatti contestatigli".

La Corte di Strasburgo sostiene anche che i tribunali italiani "non hanno esaminato approfonditamente la questione della non retroattività e della prevedibilità della legge" sollevata più volte da Bruno Contrada, e che non hanno quindi risposto alla questione "se un tale reato poteva essere conosciuto da Contrada quando ha commesso i fatti imputatigli". Contrada aveva chiesto alla Corte di accordargli 80 mila euro per danni morali, ma la Corte ha stabilito che lo Stato italiano dovrà versargliene solo 10 mila. I giudici di Strasburgo hanno respinto anche la richiesta di riconoscergli quasi 30 mila euro per le spese processuali sostenute a Strasburgo, ordinando all'Italia un risarcimento limitato a 2.500 euro.

''Ho presentato due mesi fa la quarta domanda di revisione del processo a Bruno Contrada e la corte di appello di Caltanissetta mi ha fissato l'udienza il 18 giugno. La sentenza di Strasburgo sarà un altro elemento per ottenere la revisione della condanna''. Lo dice l'avvocato Giuseppe Lipera legale dell'ex numero 2 del Sisde. ''Ora capisco perché nonostante le sofferenze quest'uomo a 84 anni continui a vivere'', conclude Lipera.

 

 

"Questa mattina Fabio Tortosa verrà sospeso dal servizio". Così il capo della Polizia Alessandro Pansa ha risposto ai cronisti in merito alle frasi scritte su Facebook dal poliziotto a proposito dei fatti della Diaz.

Cosi Pansa  ha deciso di sollevare dall'incarico  anche il vicequestore di Cagliari Antonio Adornato, comandante del Reparto Mobile ex Celere del capoluogo sardo, che aveva messo un 'like' al post pubblicato da Tortosa.

"Io sono uno degli 80 del VII Nucleo. Io ero quella notte allEa Diaz. Io ci rientrerei mille e mille volte". Tre righe su Facebook scritte da un poliziotto che 15 anni fa partecipò all'irruzione della Polizia, poi finita nel massacro dei manifestanti, riaprono una ferita mai davvero rimarginata, per le troppe omissioni da parte di chi doveva dare delle risposte chiare e nette. Tanto che Renzi, proprio da Genova, sottolinea che si deve fare "chiarezza fino in fondo" sulle "responsabilità politiche di chi ha gestito" la vicenda della Diaz. A scatenare l'ennesima bufera su quella maledetta notte è Fabio Tortosa, poliziotto oggi 50enne che quel 20 luglio era a Genova, aggregato al VII Nucleo sperimentale, quello di Canterini. Quello che, stando alle sentenze, ha avuto un ruolo non marginale nel massacro dei giovani che si trovavano alla Diaz. Nessuno di quegli uomini ha pagato con un giorno di prigione: lo stesso Canterini e i capisquadra condannati in Appello, hanno visto cadere la loro condanna in Cassazione per via della prescrizione. Tortosa è un sindacalista della Consap, uno dei sindacati di polizia: oggi fa parte della consulta nazionale del sindacato dedicata proprio alle problematiche e alle tecniche operative dei reparti mobili, afferma di aver votato Pd e di non capire le critiche che gli sono state rivolte.

La sentenza di Strasburgo che ha condannato l'Italia per tortura, ha stigmatizzato con un segno negativo le vicende della Diaz", ha poi ribadito il capo della Polizia a margine del suo intervenuto di stamane a una conferenza alla Sapienza sulla violenza negli stadi. "Quel problema è stato analizzato e studiato e abbiamo trovato le contromisure - ha continuato Pansa - abbiamo lavorato e stiamo lavorando.

Oggi i reparti mobili, la Polizia di Stato e le forze dell'ordine sono un'altra cosa, sono diverse. Abbiamo altri modelli comportamentali e altre tecniche operative. Siamo tutori e difensori della legalità e della democrazia".

Tra le reazioni di indignazione per il provvedimento deciso da Pansa spicca quella di Matteo Salvini. "Un governo che punisce i poliziotti per parole scritte su Facebook, libera i delinquenti e mette in albergo i clandestini deve andare a casa il più presto possibile. Alfano dimettiti", ha detto il leader federale della Lega, attaccando direttamente il capo della polizia: "Pansa ha sbagliato mestiere: parla dei suoi uomini come se fino a qualche anno fa fossero stati dei macellai".


Polemici anche i sindacati di polizia che hanno difeso Tortosa, pur giudicando fuori luogo le sue esternazioni. Giorgio Innocenzi, segretario della Consap, sindacato del quale fa parte l'agente sospeso, parla di "tritacarne mediatico", mentre secondo il leader del Coisp Franco Maccari si è scatenata una vera e propria "caccia alle streghe". Sulla stessa linea anche Gianni Tonelli, segretario del Sap, che parla di "sanzione preventiva" e Adp che annuncia un esposto contro chi inneggia sui social all'odio verso Tortosa, mentre il segretario del Silp-Cgil, Daniele Tissone, chiede di evitare strumentalizzazioni, invitando però chi ha un ruolo di tutela delle istituzioni a prudenza nelle esternazioni, "soprattutto sui social".

 

Se dire questo ha disturbato qualcuno ne prendo atto. Per quanto riguarda il profilo sul social con il post diffuso a scoppio ritardato, l'ho rimosso personalmente per stroncare sul nascere ogni ulteriore strumentalizzazione". E' quanto afferma l'agente Fabio Tortosa - attraverso la Consap, il sindacato cui appartiene - all'indomani delle polemiche suscitate dalla sua presa di posizione sulla Diaz. "Io di destra? No, ho votato Pd". Lo ha dichiarato a La Zanzara su Radio 24, Fabio Tortosa il poliziotto del Nucleo Celere che era alla Diaz la notte della 'macelleria messicana', che ha definito "azione ineccepibile".

Mi dispiace quando passano messaggi non belli perché la Polizia non è questo, la Polizia è sempre al servizio della gente. E i familiari ne sanno qualcosa, perché abbiamo i nostri cari che non sono a completa disposizione". Marisa Grasso, vedova dell'ispettore Raciti, ha commentato così le frasi di Tortosa che su Facebook. "Mi dispiace sentire questo - aggiunge Marisa Grasso a margine dell'incontro 'Vivere lo stadio: una passione a rischio?' in corso all'Università La Sapienza di Roma - ma se c'è questo collega ci sono anche tanti colleghi di mio marito che sono caduti per difendere la vita. Rispetto il silenzio di chi non può parlare e ci ha dato un grande insegnamento".

Il commento su Carlo Giuliani "è la cosa di cui più mi rimprovero e della quale non riesco a darmi pace", aveva detto intervenendo a Sky TG24 Pomeriggio Fabio Tortosa. Tortosa aveva scritto tra l'altro: "Carlo Giuliani fa schifo e fa schifo anche ai vermi sottoterra". Al padre di Giuliani l'agente dice: "Ho sbagliato e sono prontissimo a chiedere di nuovo scusa".

A proposito delle parole del padre di Carlo Giuliani, che ha chiesto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di chiedere scusa a Carlo a nome dello Stato per le offese rivolte a suo figlio dal poliziotto, Tortosa ha poi spiegato: "non so se al signor Giuliani basteranno le scuse di un uomo dello stato che non ne è il capo, ma la colpa di quello che ho scritto è mia". "Ho perso un fratello che aveva quindici anni - ha proseguito - e so cosa significa per una madre e un padre sopravvivere al proprio figlio. Non esistono in questo momento 'sì', 'ma' o puntini di sospensione. Ho sbagliato e sono prontissimo a chiedere di nuovo scusa".

Giuliano Giuliani, padre di Carlo, ucciso durante i disordini del G8 del 2001 a Genova, aveva chiesto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella in una lettera aperta se non ritenga di dover "chiedere scusa a Carlo in nome dello Stato" per le "offese insopportabili" rivolte a suo figlio da un agente di polizia di Stato.

"Come Lei certamente sa - scrive Giuliani nella lettera a Mattarella - un agente della Polizia di Stato oltre a rivendicare con orgoglio la sua partecipazione alla 'macelleria messicana' della Diaz ricordo sempre che l'espressione fu usata durante la testimonianza in tribunale dal vice questore Michelangelo Fournier ha rivolto a mio figlio Carlo offese insopportabili". In alcuni messaggi postati su facebook ieri l'agente Fabio Tortosa ha scritto "Carlo Giuliani fa schifo e fa schifo anche ai vermi sottoterra". "Concorderà con me, Esimio Presidente - prosegue nella lettera Giuliani - che un agente in servizio è un rappresentante dello Stato. Da qui la domanda che mi permetto di rivolgerLe non ritiene che Lei dovrebbe chiedere scusa a Carlo in nome dello Stato? Resto fiduciosamente in attesa della considerazione che vorrà attribuire a questa mia richiesta", scrive Giuliani, concludendo la lettera "con il rispetto dovuto al capo dello Stato

Il Vaticano non ha ancora dato l'ok come ambasciatore di Francia presso la Santa Sede a Laurent Stefanini. Secondo diversi media francesi - tra cui Blasting news, il Canard Enchainé, Les Echos e Le Journal du Dimanche - perché gay.

Fonti del Quai d'Orsay, interpellate dall' agranzia di stampa, insistono che Stefanini "è la migliore personalità possibile per quel ruolo".

Secondo i media francesi  Stefanini, e stato indicato da Hollande come rappresentante francese il 5 gennaio, e sarebbe stato negato l'accredito perchè di orientamento omosessuale. L'indiscrezione non è stata commentata dal Vaticano che comunque a tre mesi dall'indicazione non ha ancora dato il via libera. Il presidente francese Francois Hollande, anche alla luce dell'eccellente curriculum di Stefanini, che a novembre ha accolto Papa Francesco in occasione della visita del Pontefice a Strasburgo  e che in passato è stato primo consigliere all'ambasciata francese in Vaticano, non sembra intenzionato a fare marcia indietro sul nome di Stefanini.

Ex capo del protocollo dell'Eliseo ed ex numero due dell'ambasciata di Francia presso la Santa Sede a Roma, Laurent Stefanini è stato nominato il 5 gennaio scorso dal presidente François Hollande in consiglio dei ministri per succedere a Bruno Joubert a Villa Bonaparte, posto ormai vacante. "Non c'è figura più adatta di Stefanini per rivestire il ruolo di ambasciatore di Francia presso la Santa Sede", ha insistito la fonte del Quai d'Orsay, ribadendo più volte la "profonda conoscenza" del diplomatico dei dossier legati al mondo cattolico e alle relazioni con la Santa Sede.

A Parigi, la fonte ha anche tenuto a spiegare che Stefanini ha ottenuto "il pieno appoggio" della Conferenza episcopale francese e che per Parigi "non c'era migliore candidatura possibile". "Quanto alla sua sessualità, è una questione strettamente privata, ci asteniamo da ogni commento", puntualizzano a Parigi, spiegando che in questo genere di dossier "non c'è mai un niet", quanto piuttosto "un'assenza di risposta" sulla proposta di candidatura. "In ogni caso - ha tagliato corto - la procedura è ancora in corso". La fonte del ministero degli Esteri di Parigi ha infine rivelato che Stefanini era "osteggiato" dai militanti della Manif Pour Tous, il movimento che protestò duramente contro il progetto di legge sulle nozze gay, una delle principali riforme adottate dal governo socialista di Hollande.

I francesi non hanno nessuna intenzione di arretrare e per ora resta lo stallo nell'affaire Stefanini. Il diplomatico francese è al centro di un braccio di ferro tra l'Eliseo e il Vaticano dopo che dalle autorità d'Oltretevere non e arrivato il via libera per quello che dovrebbe essere il nuovo ambasciatore francese presso la Santa Sede.

"Aspettiamo la risposta della Santa Sede. Laurent Stefanini presenta tutte le qualità necessarie per questo incarico a cui la Francia attribuisce tutta l'importanza che merita", ha detto il portavoce del ministero degli Esteri della Francia, Ronmain Nadal, al quotidiano Le Parisien.

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI