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Sulla decadenza voto palese al Senato. L'ira di Berlusconi, salta pranzo con ministri. Alfano, battaglia in Parlamento. Sette voti a favore, 6 contrari. Il Cav disdice pranzo con iministri. M5S esulta. Parte offensiva Pdl. Brunetta, decisione contra personam. Schifani: 'Pagina buia, conseguenze'. E Quagliariello, decade per sentenza ingiusta. Forte tensione nelpartito. Epifani, applicare legge Severino.

La decisione di votare a scrutinio palese sulla decadenza perché non sarebbe un voto sulla persona, ma sull'integrità del Plenum del Senato è passato con 7 voti a favore e 6 contrari. Il deputato Karl Zeller (Svp) ha votato a favore del voto segreto.

"Vittoria! Sarà voto palese come ha sempre proposto dal primo giorno il Movimento 5 Stelle. Con il voto palese la stella della trasparenza illumina il buio del Senato". Commenta così Paola Taverna, capogruppo del Movimento 5 Stelle, il voto in giunta regolamento. "Senatore Berlusconi è giunta l'ora che si rispetti la legge" aggiunge.

"Quello sulla decadenza di Berlusconi non sarà un voto sulla persona, ma sul suo status di parlamentare. Pertanto non sarà necessario il voto segreto", aveva detto Linda Lanzillotta (Sc) in una pausa dei lavori della Giunta per il regolamento. "Non reinterpretiamo regolamento perché è la prima volta che si applica legge Severino".

E ora, innanzitutto in sede parlamentare, lì dove si è consumato il sopruso, sarà battaglia per ripristinare il diritto alla democrazia". Così Angelino Alfano.

"Dopo la decisione della Giunta per il Regolamento per il voto palese, chiediamo che il Presidente del Senato Grasso faccia seguito a quanto affermato ieri nel corso della riunione dei capigruppo e calendarizzi immediatamente per la prossima settimana già dal 5 novembre il voto sulla decadenza del senatore Berlusconi. Ora non ci sono più ostacoli. Si voti subito". E' questo l'appello che i senatori del M5S rivolgono al presidente del Senato Grasso attraverso una nota.

"Rispetto e comprensione per la scelta della Giunta. Basta polemiche che vanno oltre ogni limite. La l. Severino è una legge perfettamente costituzionale che va applicata, così come è avvenuto nei trentasette casi precedenti. Si abbassino quindi i toni e si ricordi che la giustizia deve essere uguale per tutti". Così Guglielmo Epifani.

''C'è bisogno ci sia separazione fra le singole vicende giudiziarie e l'azione del governo'': lo ha ribadito il presidente del Consiglio Enrico Letta rispondendo a 'Radio Anch'io' ad una domanda sulla richiesta di Berlusconi di dichiarare la non retroattività della legge Severino. ''La risposta - ha detto - è contenuta nel voto di fiducia del 2 ottobre''. A Berlusconi, ha spiegato Letta, ''non è che devo rispondere oggi. La risposta è contenuta nel voto di fiducia del 2 ottobre''. ''Ho chiesto la fiducia - ha aggiunto - il parlamento me l'ha data con largo consenso. E il pilastro di quel discorso era: l'Italia ha bisogno di ripresa, di un governo e che ci sia separazione fra singole vicende giudiziarie e l'azione del governo. Punto. Quella separazione era il 2 ottobre ed era la base sulla quale il Parlamento, a larga maggioranza, ha dato fiducia al governo''.

''Sulle decisioni che prenderà la giunta del Regolamento del Senato sul voto segreto o palese non nutro un grande ottimismo'': cosi' Francesco Nitto Palma intervistato dalla Telefonata di Canale 5. ''E' evidente - ha aggiunto il senatore del Pdl - che la giunta sta procedendo come se fosse un atleta dei cento metri. Nella giunta valgono le stesse regole della maggioranza politica che ci sono in Parlamento''. Il senatore ha accusato il presidente del Senato Pietro Grasso di ''aver favorito una forsennata accelerazione'' dell'intera vicenda''.

I tempi ''saranno quelli determinati dalle maggioranza politiche: possono votare la decadenza in Aula, ma poi sia chiaro chi mina la stabilità. Se sarà un voto politico, nessuno si lamenti delle conseguenze''. Così in una intervista alla Stampa il presidente della commissione Giustizia del Senato Nitto Palma, secondo il quale dopo la ''novità'' contenuta nelle motivazioni della sentenza della Corte di Appello di Milano bisogna ''reinvestire la Giunta di questa novità, perché la possa valutare come organo''. Per il senatore Pdl, infatti, ''nella sentenza è spiegato che l’incandidabilità è una sanzione lasciata all'autorità amministrativa, e si aggiunge subito dopo che è decisa dall'autorità amministrativa. Quindi viene definita una sanzione amministrativa. Il che è molto importante, visto che il dibattito sulla incandidabilità verteva anche su questo: noi dicevamo che è una sanzione, e quindi irretroattiva, mentre altri ne negavano la natura di sanzione''. Insomma, si tratta, rispetto a precedenti interventi, citati anche da Felice Casson per sostenere la tesi contraria, di una ''nuova interpretazione''.

'La corte d'Appello di Milano ha detto che l'incandidabilità è una sanzione amministrativa, e pertanto non è retroattiva. Quindi da ragione a noi e non c'è motivo di andare avanti''. Francesco Nitto Palma spiega così perché la giunta per il Regolamento del Senato è stata sospesa.

Il nostro collaboratore Giorgio Lambrinopulos ha ricevuto questo comunicato inviato dal Gruppo del Pdl alla Camera che con piacere pubblichiamo:

 

TUTTA LA VERITÀ SUL PROCESSO MEDIASET

non diamo qui una diffusa trattazione. Ci limitiamo ad appunti di verità che mostrano l’assoluta predeterminazione delle sentenze, con una coerenza interna spaventosa.

Una macchina aliena montata con cura maniacale, con un navigatore satellitare che disegna l’itinerario perfetto della condanna e l’equipaggio su misura per il compito.

(1.A) LA STORIA DEL PROCESSO

TRIBUNALE, PRIMO GRADO DI GIUDIZIO: 3 (tre) giudici su 3 (tre), cento per cento, di estrema sinistra, appartenenti a Magistratura Democratica. Il risultato è ovvio. Con un’anomalia supplementare: la sentenza non contempla solo il dispositivo, ma vengono contestualmente lette anche le motivazioni che normalmente prendono almeno 60 (sessanta) giorni. Qui neanche un minuto. 26 ottobre del 2012.

CORTE D’APPELLO, SECONDO GRADO DI GIUDIZIO: 3 (tre) su 3 (tre), cento per cento, giudici di estrema sinistra. Fissato a velocità da record nel gennaio del 2013. Stesso ritmo innaturale, con la negazione in primo come in secondo grado di 171 testimoni a difesa, violando le norme del diritto europeo del giusto processo (articolo 6 della Convenzione europea dei diritti umani, art. 111 della Costituzione

CORTE DI CASSAZIONE, TERZO GRADO DI GIUDIZIO: 3 (tre) giudici su 5 (cinque) di estrema sinistra + uno di essi impacciato dall’incerta sorte del figlio magistrato. Questa corte non è il “giudice naturale”. Per poter predeterminare questi giudici la Corte d’Appello di Milano segnala che la prescrizione interverrà il 1° agosto 2013, quando nella realtà la data è quella del 26 settembre.

Questa “fantasia” giuridica consente di assegnare la pratica alla Sezione Feriale (composta all’uopo), evitando che il processo sia messo a ruolo dalla Terza Sezione, specializzata in reati fiscali, la quale aveva il torto di aver già assolto Berlusconi dinanzi ad accuse basate su medesimi argomenti (inesistenti) di prova già il 6 marzo

STRANEZZA ULTERIORE. Le motivazioni della condanna sono firmate da tutti i cinque membri della Corte. Perché? L’esperienza forense spiega questa firma in blocco con il fatto che il relatore non condivideva sentenza e motivazioni.

LA CASSAZIONE TRADISCE SE STESSA, salta a piè pari, contraddicendo la propria natura e il proprio dovere, le questioni gravi di diritto esposte dalla difesa. Nessuna risposta è stata data alle eccezioni dei legali di Berlusconi.

La sequenza drammatica qui esposta si spiega soltanto con l’intenzione preordinata di portare a compimento un’operazione politica; Un iter classico per un accanimento giudiziario teso a eliminare il leader del centrodestra dalla scena politica così da lasciare campo libero per l’ascesa

indisturbata al potere della sinistra.

(1.B) BERLUSCONI “SOCIO OCCULTO AL 50%” DI FRANK AGRAMA?

FALSO!

1. Agrama ha testimoniato sotto giuramento che Berlusconi non .è mai stato suo socio.

2. Agrama ha dichiarato di aver incontrato una sola volta Berlusconi negli anni ottanta.

3. Agrama ha sostenuto che Berlusconi non ha mai partecipato a nessuna trattativa di compravendita di diritti televisivi.

4. Nessun passaggio di denaro da Agrama a Berlusconi risulta dalle indagini effettuate dalla Procura di Milano in numerose banche europee.

5. Quelle stesse indagini hanno reperito invece conti di Agrama dove risultano gli utili derivanti dalla sua attività imprenditoriale di acquisto-vendita diritti.

6. Per Berlusconi, socio attraverso Fininvest al 50% di Mediaset, e socio occulto (sic!) di Agrama al 50%, sarebbe stato indifferente qualsiasi spostamento di prezzo dei diritti a danno o a favore di Agrama o Mediaset.

7. Se Berlusconi fosse stato socio di Agrama, questi si sarebbe rivolto a lui invece che pressantemente a dirigenti di Mediaset per ottenere la continuità del rapporto.

8. Il capo dell’ufficio acquisti di Mediaset ha preteso e ottenuto una tangente del 10 per cento da Agrama. Se Berlusconi fosse stato il socio, ne sarebbe stato informato, e il dirigente sarebbe stato immediatamente licenziato e denunciato.

Da questi chiari dati emerge come, attraverso Fininvest, Silvio Berlusconi sia parte lesa a causa del comportamento di un dirigente Mediaset infedele.

Questa è una determinazione cui è giunta la Corte di Cassazione stessa. Infatti nella sentenza del 18 magio 2012 la Seconda Sezione Penale della Suprema Corte, e dunque passata in giudicato, ha escluso espressamente che Silvio Berlusconi potesse essere stato socio di Frank Agrama (pag. 9 della sentenza).

In questa sentenza la Corte di Cassazione ha stabilito che:

1. Frank Agrama aveva una azienda di compravendita diritti ed era, quindi, un intermediario tra Paramount e Mediaset vero e non fittizio.

2. Il profitto realizzato da Agrama era un profitto “normale” e non “anomalo”.

3. I prezzi praticati a Mediaset erano prezzi di mercato e non prezzi illecitamente gonfiati.

4. Berlusconi non aveva poteri di intervento gestionale su Mediaset e non aveva comunque mai effettuato alcun intervento. Berlusconi quindi era ed è completamente estraneo al rapporto Agrama-Mediaset.

Questa sentenza definitiva della Corte di Cassazione è stata contraddetta dalla Corte della sezione feriale. La quale, per arrivare a condannare Silvio Berlusconi, ha malamente opacizzato le evidenze fattuali e logiche della Sezione penale. E cioè:

1. Frank Agrama è stato creato da Berlusconi per farne fittiziamente il mediatore a suo uso.

2. I profitti di Agrama erano esagerati.

3. I prezzi di vendita dei diritti a Mediaset erano gonfiati.

4. Berlusconi imponeva a Mediaset di acquistare i diritti di Agrama.

Perché questo rovesciamento? Vedi “Storia del processo Mediaset” come episodio culminante della “guerra dei vent’anni” condotta contro Silvio Berlusconi.

(1.C) I VERI RAPPORTI TRA BERLUSCONI E MEDIASET. TOTALE

TRASPARENZA

Quante bugie inventate e diffuse sul tema… Qualche nota utile a sbaraccare il castello delle menzogne ad uso della sinistra.

1. Mediaset ha sempre acquistato diritti televisivi a prezzo di mercato.

2. Mediaset ha sempre correttamente ammortizzato nei bilanci il costo dei diritti televisivi dividendolo in un numero di anni corrispondente a quello della durata dei contratti.

3. Mediaset non ha in nessun caso evaso il fisco e tantomeno operato una frode fiscale. Infatti:

a. Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset che ne firma i bilanci, è stato assolto.

b. I componenti del Consiglio di amministrazione e del Collegio dei sindaci, l’amministratore delegato, il direttore finanziario, il direttore fiscale non sono stati mai indagati e neppure interrogati.

c. Mediaset non ha approfittato del “condono tombale “ del 2003 (governo Berlusconi), perché i vertici dell’azienda avevano pieno convincimento della propria perfetta correttezza fiscale.

Questi elementi consentono istruttive deduzioni. Silvio Berlusconi azionista di Mediaset attraverso Fininvest:

1. Non aveva e non esercitava alcun potere di gestione su Mediaset.

2. Ammesso e non concesso che avesse avuto voce in capitolo, sarebbe comunque perfettamente innocente non avendo Mediaset commesso alcun reato di evasione o frode fiscale.

3. L’incredibile invenzione di un reato ad personam da parte della Corte di Cassazione, e cioè “ideatore di frode fiscale”, è giuridicamente sballata.

4. Nella ipotesi fantasiosa del terzo tipo che un simile reato possa esistere in qualche codice di un altro pianeta, si riferirebbe ad un sistema di compravendita di diritti risalente a trent’anni fa e dunque sarebbe prescritto anche su Marte o Saturno.

 

(2)

CONCLUSIONI

 

Tutto questo è accaduto e sta accadendo in Italia, dove con l’eliminazione per via giudiziaria del nemico di sempre si sta consumando un colpo di Stato, un golpe, con le sue drammatiche conseguenze per la democrazia, senza chel’informazione dei cosiddetti giornaloni e dei Tg della Rai, di La7 e di Sky fornisca anche uno solo di questi elementi di verità.

Chi ama libertà e democrazia deve conoscere, studiare e diffondere in ogni ambiente la verità su questa tragica operazione di giustizia politica. Che non riguarda gli interessi personali di Berlusconi, ma il patrimonio di libertà e democrazia nostro e dei nostri figli.

 

 

Arriva il giorno della resa dei conti nel Pdl. Per le 17 a Palazzo Grazioli Berlusconi ha convocato l'ufficio di presidenza degli azzurri, nella versione originaria del 2008, che garantisce ai 'lealisti' una larga maggioranza.
Una decisione da vagliare in una sede più ampia, come il Consiglio nazionale. Dall'altra i lealisti sono al lavoro per evitare che l’accelerazione sul ritorno a Forza Italia subisca uno stop e stanno raccogliendo le adesioni su un documento a favore dell’unità del partito passando attraverso la rinascita di Forza Italia e l’azzeramento delle cariche.

Angelino Alfano e i ministri del Pdl si sono riuniti a Palazzo Chigi, a poche ore dall'ufficio di presidenza del partito, poi si sono recati a Palazzo Grazioli da Silvio Berlusconi. Dopo il colloquio con il leader del Pdl, i cinque ministri dovrebbero tornare nel palazzo del governo per fare il punto della situazione.

Prima dell'ufficio di presidenza si terrà un faccia a faccia tra Silvio Berlusconi e il segretario del Pdl Angelino Alfano. Il parlamentino del partito convocato nel pomeriggio a Palazzo Grazioli rappresenta il primo passaggio dal pdl a Forza Italia con l'azzeramento di tutte le cariche e il ritorno delle deleghe nelle mani di Berlusconi.ù

l'odierno Ufficio di Presidenza del partito in quanto possibile fonte di divisioni. L'organismo, infatti, pur formalmente corrispondente alla lettera statutaria, non riflette nella sua composizione né la storia né l'attualità del nostro movimento politico, tanto nella dimensione politica quanto in quella istituzionale".

"Ho l'impressione che si stia drammatizzando oltre misura l'ufficio di presidenza - dice l'esponente del Pdl Francesco Nitto Palma - che si terrà tra qualche ora, tanto da chiederne unilateralmente il rinvio nonostante che la sua convocazione, come da statuto, sia stata meditatamente decisa dal presidente Berlusconi. Ma quale e' il problema?. Che si sancisca il passaggio dal PdL a Forza Italia? Ma non eravamo tutti d'accordo? Non siamo stati tutti immortalati sorridenti il giorno della inaugurazione della sede di San Lorenzo in Lucina? Se poi il problema e' che tutti i poteri verranno concentrati nelle mani del presidente Berlusconi, come e' logico che sia, allora vi e' necessita' di chiarezza. Il presidente Berlusconi - aggiunge - è l'unico riconosciuto garante delle diverse posizioni esistenti nel partito e quindi e' opportuno, specie in cos forte tensione partitica, che sia lui, e solo lui, a guidare i successivi passaggi. E tutti stiano sereni. Anche perche' ogni decisione odierna dovrà essere convalidata dal Consiglio Nazionale (cioè dall'intera dirigenza del partito). E a chi farisaicamente afferma che l'appuntamento odierno possa essere foriero di divisioni dico soltanto che fonte di divisioni e' il cullarsi nell'immobilismo, è il non parlare, è la sicumera del vincitore che dimenticai l'esperienza di Pirro, è l'arroganza di un potere privo i dubbi, è il confondere il confronto con la guerra, è arroccarsi nella casta. Per quel che riguarda me ed i colleghi campani, come sempre, ci uniformeremo alle decisioni del Presidente Berlusconi".

Secondo le indiscrezioni della serata di ieri, il Cav tenterebbe lo strappo con il vecchio partito e l'ala 'ministeriale' guidata da Alfano, accelerando verso la nuova versione di Forza Italia e azzerando gli incarichi interni. Una scelta che potrebbe avere gravi conseguenze anche sul governo, dopo l'annuncio di 'guerriglia' fatto ieri dal capogruppo alla Camera Brunetta.

L'accelerazione impressa da Berlusconi con ogni probabilità sancirà la spaccatura definitiva tra le due 'anime' del partito perchè difficilmente Angelino Alfano potrà accettare di ''perdere la faccia'' dopo settimane di battaglia e riunioni con l'ex capo del governo in cui le richieste andavano in tutt'altra direzione.

L'ex premier - raccontano i fedelissimi - appare determinato ad andare fino in fondo chiamando il vertice del suo partito ad un gesto di lealtà: o con me o contro di me. La possibilità che l'ala governativa possa accettare di rimanere nella nuova Forza Italia (dopo quello che è accaduto il 2 ottobre scorso sulla fiducia al governo Letta) appare complicata, soprattutto in vista del voto sulla decadenza a palazzo Madama quando Berlusconi 'denuncerà' l'impossibilità di stare nello stesso esecutivo con i suoi 'carnefici'. Certo, per il segretario pidiellino la situazione è molto complicata anche perchè oltre agli scenari politici futuri ad incidere nelle scelte è il rapporto personale con l'ex premier.

Berlusconi dal canto suo ha sempre distinto l'attuale vicepremier dal resto della squadra di governo, ormai considerata fuori dal partito già da un pezzo. E sono proprio gli alfaniani, soprattutto i più ortodossi, a chiedere al segretario di 'rompere' definitivamente con il Cavaliere e dar vita a quei gruppi autonomi che fino ad ora sono rimasti solo sulla carta. Tra l'altro - viene fatto notare - al di là delle decisioni dell'attuale ministro dell'Interno, il processo di divisione sia ormai irreversibile. A mettere però ancora in dubbio le scelte del vicepremier è la consapevolezza che spaccare adesso il Pdl significherebbe rischiare di andare alle elezioni europee divisi con una legge elettorale (proporzionale) assolutamente sfavorevole. Ecco perchè c'è ancora chi prova a tentare la 'terza via' e cioè ritornare al progetto originario dell'ex capo del governo e cioè due soggetti distinti, Forza Italia con i suoi fedelissimi, ed il Pdl in mano all'ala governativa.

Quello che sembra certo, salvo sorprese, è che il Cavaliere non dovrebbe già procedere con l'assegnazione di nuovi incarichi anche perchè le mediazioni proposte fino ad ora non erano andate bene a nessuna delle due anime. Il segretario pidiellino avrebbe rifiutato la vice presidenza del nuovo partito svuotata di ogni delega così come l'idea di passare a due coordinatori. L'ipotesi poi che Alfano rimanga un 'primus inter pares' non vedeva d'accordo i lealisti che da tempo con Raffaele Fitto chiedono che il partito torni tutto nelle mani dell'ex capo del governo. Fino a domani pomeriggio non è escluso che possano esserci nuovi incontri tra il Cavaliere ed il segretario del Pdl così come riunioni tra le due 'anime' del partito. Che gli alfaniani siano in difficoltà lo dimostra anche la decisione politica di convocare un ufficio di presidenza attenendosi per la prima volta allo statuto del partito convocando a palazzo Grazioli solo i membri originari del 2008. Sulla carta la maggioranza è a favore dei lealisti (19) mentre i filogovernativi sarebbero solo 5. Ci sarebbero in realtà 6 ancora in dubbio ma - stando ai ragionamenti che si fanno nel partito - al momento di scegliere gli indecisi si riallineeranno con Berlusconi. Il passaggio successivo ci sarà con la riunione del Consiglio Nazionale in programma pare per l'8 dicembre. La macchina della nuova Fi tra l'altro sembra già avviata visto che per il 16 novembre è in programma una kermesse per il lancio dei club di FI

Silvio Berlusconi ''è stato ritenuto ideatore, organizzatore del sistema (...) creato anche per poter più facilmente occultare l'evasione''. Lo ribadiscono i giudici della Corte d'Appello di Milano nelle motivazioni della sentenza con cui il Cavaliere è stato condannato a 2 anni di interdizione dai pubblici uffici per il caso Mediaset.

Nelle motivazioni Maria Rosaria Mandrioli, il giudice estensore della Terza Corte d'Appello presieduta da Arturo Soprano, in linea con i giudizi di primo, di secondo grado e della stessa Cassazione ha sostenuto che l'ex premier è stato ''ideatore'' e ''organizzatore del sistema'' creato per frodare il Fisco e ''operante in vaste aree del mondo, attraverso numerosi soggetti, società fittizie di proprietà di Berlusconi o di fatto facenti capo a Fininvest''. Per i magistrati ''l'oggettiva gravità del fatto deriva dalla complessità'' di tale sistema.

Il processo-bis, fissato eccezionalmente di sabato, fu assai rapido: un'ora tra relazione,requisitoria,difese e camera di consiglio. E altrettanto veloce è stato il giudice Arturo Soprano nello scrivere le motivazioni della condanna: dieci giorni appena, cinque in meno del tetto minimo consentito dal codice. Da questo momento per i difensori di Berlusconi iniziano a decorrere i termini per ricorrere in Cassazione, ultimo scoglio prima che la interdizione del Cavaliere dalle cariche pubbliche divenga definitiva.

La Corte d'appello spiega anche perchè ha rifiutato di sospendere il processo in attesa che sia deciso il ricorso del Cavaliere alla Corte europea dei diritti dell'uomo contro la legge Severino, che prevede anch'essa la decadenza dalle cariche pubbliche e che rischia di costituire un doppione della interdizione inflitta in sede penale: "In questa sede non si verte sull’applicazione o meno della disciplina della cd. legge Severino che, peraltro ha un ambito di applicazione distinto, ben diverso e certamente non sovrapponibile con quello del presente giudizio". Entrambe le questioni di costituzionalità sollevate dalla difesa di Berlusconi nel corso dell'udienza del 19 ottobre vengono liquidate come "irrilevanti" e comunque "infondate".

Per motivare la interdizione la Corte d'appello afferma che "la condotta ascritta all’imputato consiste in una complessa attività finalizzata a realizzare un’imponente evasione fiscale". Nel corso dei processi sarebbe stata accertata la "particolare intensità del dolo dell’imputato nella commissione del reato contestato e perseveranza in esso"; "a ciò si deve anche aggiungere che il ruolo pubblicamente assunto dall’imputato, non più e non solo come uno dei principali imprenditori incidenti sull’economia italiana, ma anche e soprattutto come uomo politico, aggrava la valutazione della sua condotta".

"Alla luce di tali considerazioni si ritiene che anche la durata della pena accessoria della interdizione dai pubblici uffici debba essere commisurata alla oggettiva gravità dei fatti contestati e quindi non possa attestarsi sul minimo della pena", concludono le motivazioni depositate questa mattina.
''Il ruolo pubblicamente assunto dall'imputato (...) e soprattutto come uomo politico, aggrava la valutazione della sua condotta'': e' un passaggio delle motivazioni della sentenza con cui per Silvio Berlusconi è stata disposta l'interdizione dai pubblici uffici per due anni nell'ambito del processo sul caso Mediaset. I giudici della Terza Corte d'Appello di Milano, nelle dieci pagine di motivazioni, hanno sostenuto, in linea con le sentenze di primo e secondo grado, che la sentenza con cui la Cassazione ha condannato il Cavaliere a 4 anni di carcere per frode fiscale ''ha definitivamente accertato che Berlusconi è stato l'ideatore e l'organizzatore negli anni Ottanta della galassia di società estere, alcune delle quali occulte, collettrici di fondi neri e - per quanto qui interessa - apparenti intermediarie nell'acquisto dei diritti televisivi''.

Gli accertamenti nella sentenza definitiva sul caso Mediaset ''dimostrano la particolare intensità del dolo'' di Silvio Berlusconi ''nella commissione del reato contestato e perseveranza in esso''. E' quanto si legge nelle motivazioni con cui la Corte d'Appello di Milano ha disposto 2 anni di interdizione per il Cavaliere.

Non c'è ''prova alcuna'' che Silvio Berlusconi abbia estinto il suo ''debito tributario'' per il caso Mediaset ma si è limitato a formulare ''una mera 'proposta di adesione' alla conciliazione extra giudiziale''. Lo si legge nelle motivazioni della sentenza con cui l'ex premier è stato condannato a 2 anni di interdizione dai pubblici uffici.

La legge Severino ''ha un ambito di applicazione distinto, ben diverso e certamente non sovrapponibile'' con quello del processo penale con al centro il caso Mediaset. E' quanto si legge nelle motivazioni con cui la Corte d'Appello di Milano ha disposto 2 anni di interdizione dai pubblici uffici per Silvio Berlusconi.

Strasburgo plaude oggi agli "enormi sforzi profusi" dagli abitanti di Lampedusa, "come pure da Ong quali Caritas e Croce rossa" per "l'accoglienza iniziale di tutti gli immigrati e le relative operazioni di soccorso". La menzione a chi, tra pescatori, operatori e cittadini, si è distinto nell'accoglienza dei migranti appare all'inizio della risoluzione comune sui flussi migratori nel Mediterraneo approvata oggi a larghissima maggioranza, per alzata di mano, dal Parlamento Ue. Gli eurodeputati hanno anche espresso "profondo dolore e rammarico per la perdita di vite umane" e sottolineato che "gli eventi di Lampedusa debbano rappresentare un punto di svolta per la Ue", spingendola ad "adottare un approccio coordinato basato sulla solidarietà". Strasburgo invita inoltre "a fornire assistenza umanitaria ai sopravvissuti" ai naufragi di ottobre e chiede a Ue e Stati membri di impegnarsi "garantire i diritti fondamentali universali dei migranti, in particolare dei minori non accompagnati

Ieri il Parlamento Ue ha approvato oggi una risoluzione bipartisan sui flussi di migranti nel Mediterraneo dopo la tragedia di Lampedusa in cui si chiede tra l'altro di "modificare o rivedere eventuali normative che infliggono sanzioni a chi presta assistenza in mare", un implicito riferimento alla legge Bossi-Fini.

"L'Europa, per la sua stessa storia" e per le sue "più profonde e nobili" radici, "non può stare a guardare" di fronte a tragedie come quelle di Lampedusa, "se lo fa, muore". Lo ha detto il premier Enrico Letta, nel suo intervento a Montecitorio.

Il Consiglio europeo che si apre giovedì prossimo "sarà l'occasione per iniziare a discutere di un'Europa diversa", dopo che più volte "in quest'Aula abbiamo parlato di un'Europa presa dentro le proprie contraddizioni e che ha smarrito la sua anima", ha spiegato Letta. Secondo Letta, "l'Europa ha smarrito la sua anima in balia di discussioni interminabili sulle procedure, serve invece solidarietà quando uno degli Stati membri in difficoltà. Per la prima volta dopodomani - ha aggiunto - entrerà nel Consiglio il dolore della tragedia di Lampedusa. Dinanzi a quel danno non dobbiamo conformarci alla globalizzazione dell'indifferenza".

''A Bruxelles non accetteremo compromessi al ribasso'', ha aggiunto.

"Chiederemo - ha detto Letta - al Consiglio europeo di giovedì 4 impegni precisi: il dramma di Lampedusa è una questione europea; misure immediate per mettere in atto il programma di sorveglianza Eurosur e rafforzare Frontex; un piano d'azione per la gestione dell'emergenza migratoria; dialogo con i Paesi del Mediterraneo".

Sull'emergenza immigrazione "l'unione europea è stata distratta per troppi anni ora non lo è più", dice Enrico Letta a Montecitorio. Il premier ringrazia Barroso e Van Rompuy per gli impegni presi e sottolinea: "Mi auguro che seguano atti immediati, l'impegno italiano sarà tutto in questo senso".

"Nessuno si illuda che queste tragedie siano episodi occasionali, destinate a risolversi" con l'arrivo dell'inverno, perché non è così, ha detto Letta in vista del vertice di Bruxelles di fine ottobre, a proposito delle ultime tragedie del mare sull'immigrazione.

Per la Commissione Ue il piano presentato dal premier Letta al Parlamento, che indica la strategia sull'immigrazione da presentare al vertice Ue, "converge con le priorità già annunciate dalla Commissione": cosí il portavoce del commissario agli affari interni Cecilia Malmstrom.

''L'accoglienza degli immigrati è un punto fermo, ma non possiamo tenerli tutti anche perché in un momento di crisi dobbiamo preoccuparci di dare un futuro dignitoso agli italiani''. E' questa l'opinione di Angelino Alfano intervistato da Radio Anch'io. ''Prima del futuro degli altri - ha aggiunto il ministro dell'Interno dobbiamo occuparci del futuro degli italiani''.

Alfano si e' rivolto all'Unione Europea per sottolineare che ''deve proteggere le frontiere italiane perché sono ormai le frontiere dell'Europa. Con il buonismo sugli immigrati si rischia di far morire altre persone, mentre la questione dell'immigrazione va affrontata con realismo''.

"Ora che tutti avete visto quelle bare speriamo che davvero qualcosa cambi. Non deludeteci", così il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini rivolgendosi all'Unione Europea, oggi all'Europarlamento a Bruxelles.

Dare al problema dell'immigrazione una risposta europea guidata dal principio di "solidarietà" e di un' "equa ripartizione delle responsabilità". E' quanto si legge nell'ultima versione della bozza di conclusioni del vertice Ue che, a quanto si è appreso, accoglie sostanzialmente le richieste dell'Italia.

 

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