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Una corale e accorata invocazione alla pace universale si è elevata questa mattina dal sagrato del Santuario di Pompei, dove il Cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha presieduto la Santa Messa e la Supplica alla Madonna del Rosario, che come tradizione si recita l’8 maggio. La ferialità del lunedì e la pioggia non hanno fermato migliaia di devoti che hanno raggiunto, in molti casi a piedi, la Basilica mariana per rinnovare la propria devozione. Grande anche la partecipazione alla lunga veglia notturna terminata all’alba. Ieri, tra l’altro, lo stesso Papa Francesco, nel Regina Coeli domenicale in piazza San Pietro, aveva voluto unirsi ai fedeli in preghiera. “Domani – ha detto il Santo Padre – a Pompei sarà elevata la tradizionale Supplica alla Madonna del Rosario, in quel Santuario che il Beato Bartolo Longo volle dedicare alla pace. In questo mese di maggio preghiamo il Rosario chiedendo alla Vergine Santa il dono della pace, in particolare per la martoriata Ucraina. Possano i responsabili delle Nazioni ascoltare il desiderio della gente che soffre e vuole la pace!”.

La pace è stato tema centrale nell’omelia del Cardinale Zuppi così come lo è nell’agenda della Chiesa italiana. Il Presidente della Cei, ricordando le parole del Papa, ha affermato: «Supplichiamo con l’insistenza della povera vedova che cerca giustizia da quel terribile giudice iniquo, spietato che rende spietati, che è la guerra. La volontà di Dio è un mondo di pace. Senza pace non c’è vita. Maria, Madre di Dio e madre nostra, ci ricorda che siamo fratelli tutti perché per lei tutti sono figli. Caino non ha imparato a dominare il suo istinto, anzi si è lasciato guidare da questo, non ascoltando la voce di Dio che pure continua a parlare! La guerra ha sempre un’incubazione: cresce con la rassegnazione di fronte ai problemi, con il cinismo di rimandarli e fare finta, con i terribili interessi economici che spingono gli uomini a costruire lance invece delle falci, a distruggere i granai e costruire follemente nuovi arsenali e nuovi ordigni per distruggersi. Sento oggi questa casa e questa piazza accogliere tutta questa enorme sofferenza. La supplica esprime l’attesa della creazione che soffre e grida la pace». In questa prospettiva, Pompei, Città della pace, diventa segno di contraddizione nel mondo. La Supplica coinvolge i popoli di ogni nazione che, a mezzogiorno in punto, l’8 maggio come nella prima domenica di ottobre, si fermano per recitare, nelle case, negli ospedali, in luoghi pubblici e privati, la celebre preghiera che il Beato Bartolo compose nel 1883. Un’immagine di coralità nella Città della carità, della fraternità, dell’attenzione all’altro. «Pompei – ha proseguito il Porporato – ci insegna un amore universale, perché casa di Maria, madre di Dio venuto per tutti, che insegna ad amare tutti e che protegge i suoi piccoli, gli affamati, assetati, nudi, malati, carcerati, forestieri. Quando cerchiamo Maria, la troviamo sempre sotto la croce del suo Figlio Gesù e sotto le croci di ognuno dei suoi figli, quelli che Gesù stesso le ha affidato. E la vediamo madre addolorata sotto la nostra croce. Stando con Lei capiamo il dolore causato dalla guerra. A volte siamo come la folla che osserva quel povero uomo appeso sulla croce, non contemplando Gesù ma solo uno sconosciuto, un numero, uno “senza volto”, un nemico, un corpo. Vediamo la sofferenza con gli occhi della madre! Maria è la prima che sotto la croce supplica che venga presto la resurrezione della pace, della guarigione, della luce che vince le tenebre, della vita che trionfa nel suo duello contro la morte». Parlando della pace, sessant’anni fa – ha ricordato il Cardinale – San Giovanni XXIII, nell’Enciclica “Pacem in terris”, implorava Dio perché allontanasse «dal cuore degli uomini ciò che la può mettere in pericolo; e li trasformi in testimoni di verità, di giustizia, di amore fraterno. Illumini i responsabili dei popoli». La pace richiede l’impegno personale, la responsabilità di ognuno, il dovere di agire per la concordia tra gli uomini. «Non restiamo a fissare il cielo – ha esortato il Cardinale Zuppi – per non guardare la durezza della realtà, incerti di fronte a tanta manifestazione del male, pensando che la fede e la speranza siano possibili solo in un mondo lontano invece di viverle in questo minaccioso com’è. L’angelo ci scuote sempre. Il cristiano non è un uomo fuori dalla storia. Anzi: in un mondo dimentico e volatile, che fugge dalle responsabilità e non ha visioni, il cristiano entra nelle pieghe della vita vera, scende nei problemi per cercare lì la presenza del Signore». «Il seme del male – ha proseguito – è sempre terribile e purtroppo fertile. Ma anche quello dell’amore ha una forza straordinaria! Chi prega è aiutato a dare la vita per i fratelli e ad amare non a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità». E poi l’esortazione a lavorare continuamente per la pace: «Non accettiamo la logica di non fare nulla, che spinge a restare a guardare il cielo. Seguiamo Maria, l’umile che compie le cose più grandi. Supplica chi rifiuta il male, chi non si abitua al dolore, chi vuole guarigione e pace. La supplica ci spinge ad essere operatori, artigiani di pace. Questa casa, di preghiera e di carità, questa città di pace ci viene in aiuto. Qui tutto parla di amore». L’esempio di riferimento è quello del Beato Bartolo Longo, al quale la forza veniva dalla recita della preghiera del Rosario. «Con Pompei – ha ricordato il Presidente dei Vescovi italiani – ha creato nella piazza del mondo questa fontana di grazia e di misericordia.  La “Valle” di questo mondo possa vedere sorgere il tempio di Dio, casa di misericordia e di amore per tutti». Il Cardinale Zuppi ha concluso il suo intervento con un’invocazione alla Madonna: «Mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono. Sei la nostra avvocata. Gridiamo misericordia! Pace! Nei cuori, tra le nazioni. Tutti concorrano al bene, perché la pace è di tutti. Si fermi l’orrore dalla guerra e si cerchi nel dialogo l’unica vittoria della pace. Grazie Maria, Vergine di Pompei, Regina della pace».

Il Cardinale è stato accolto nella Città mariana dall’Arcivescovo di Pompei, Monsignor Tommaso Caputo, che ha ricordato l’impegno del Santuario per la diffusione della fede, la propagazione del Santo Rosario e la pace. Un impegno concreto edificato sulle Opere di carità e la solidarietà verso i più fragili. «Stiamo vivendo – ha ricordato il Prelato – il Cammino Giubilare Longhiano, nel 150° anniversario dell’arrivo a Pompei di Bartolo Longo e della sua illuminazione interiore: “Se cerchi salvezza, propaga il Rosario!”, che ci impegniamo a fare nostra: essere convinti Apostoli del Rosario. Non solo pregarlo e farlo pregare, ma metterlo in pratica, con l’amore a Dio e ai fratelli, soprattutto i più bisognosi, nei quali riconosciamo Cristo stesso». Ma Pompei è per certi versi un sinonimo di pace. «Tra poco – ha detto ancora Monsignor Caputo – pregheremo per la pace in tutto il mondo e in particolare in Ucraina, e il mio saluto più caro va ai fedeli ucraini che qui a Pompei si radunano per le loro liturgie, da oltre 15 anni, e che sono presenti numerosi, tra di noi, con il loro Cappellano».

La Santa Messa è stata concelebrata da numerosi Vescovi: Monsignor Antonio Di Donna, Vescovo di Acerra e Presidente della Conferenza Episcopale Campana; Monsignor Domenico Battaglia, Arcivescovo di Napoli, con il Vescovo ausuliare Monsignor Michele Autuoro; Monsignor Vincenzo Calvosa, Vescovo eletto di Vallo della Lucania; Monsignor Antonio De Luca, Vescovo di Teggiano-Policastro; Monsignor Pietro Lagnese, Vescovo di Caserta; Monsignor Giuseppe Mazzafaro, Vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata dei Goti; Monsignor Mario Milano, Arcivescovo e Vescovo emerito di Aversa; Padre Michele Petruzzelli, Abate ordinario della Santissima Trinità dei Cava de’ Tirreni; Monsignor Angelo Spinillo, Vescovo di Aversa; Monsignor Luigi Travaglino, Nunzio apostolico emerito nel Principato di Monaco; Monsignor Carlo Villano, Vescovo ausiliare di Pozzuoli; Monsignor Salvatore Visco, Arcivescovo di Capua.

Alle migliaia di fedeli, presenti sul sagrato della Basilica, si sono unite centinaia di migliaia di persone che hanno seguito il rito in televisione, sui rispettivi siti e sui social network, grazie alle emittenti Tv2000 e Canale 21. 

 

 

Una chiesa gremita per l’ultimo saluto all’esponente e senatore di Fratelli d’Italia, scomparso a 62 anni lo scorso 28 aprile. Molti gli esponenti delle istituzioni e del mondo della politica che hanno dato l’ultimo commosso saluto ad Augello, tra questi, il presidente del Senato, Ignazio La Russa; il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida; il ministro per lo Sport, Andrea Abodi; il ministro per gli Affari Regionali, Raffaele Fitto; la ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella; il Viceministro dell’Economia, Maurizio Lei; il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca; il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri; e numerosi esponenti di Fratelli d’Italia, tra questi, il capogruppo alla Camera, Tommaso Foti; il capogruppo al Senato di FdI, Lucio Malan; il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli; il responsabile dell’organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli. 

Andrea Augello, storico esponente della destra romana, entra per la prima volta in Parlamento nel 2006, viene riconfermato in Senato alle elezioni politiche del 2009. Dopo la storica rottura tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi, Augello decide di restare nel PDL e nel 2010 viene nominato sottosegretario alla Pubblica Amministrazione. Nel 2013, aderisce al Nuovo Centrodestra guidato da Angelino Alfano che abbandonerà poco dopo. Nel 2018 aderisce a Fratelli d’Italia e viene candidato, per poi essere rieletto in Senato, lo scorso 25 settembre in occasione delle elezioni politiche anticipate.

L'arrivo della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alla chiesa dell'Ara Coeli a Roma, dove si celebrano i funerali del senatore di Fratelli d'Italia, Andrea Augello, scomparso venerdì scorso, a 62 anni, dopo una lunga malattia.

"Non è cosa facile quella che Andrea ha voluto che facessi parlando qui, non solo perché gli volevo bene ma anche perché è difficile parlare a un uomo che detestava di essere compatito e credo che è la cosa che più ha sofferto".

Così la premier Giorgia Meloni in un ricordo commosso del senatore Andrea Augello che ha fatto nella basilica S.Maria in Ara coeli a Roma, durante i funerali del senatore di Fratelli d'Italia scomparso nei giorni scorsi.

"Andrea non sopportava, man mano che avanzava la malattia, di non poter fisicamente camminare a testa alta e combattere in prima linea come ha sempre fatto. Era uomo coraggioso, capace e spavaldo di una spavalderia guascona che ti strappava un sorriso anche quando te lo ritrovavi avversario e allora sapeva essere implacabile ma anche capace di una umanità straordinaria e di grande ironia".

Andrea Augello, eletto con Fratelli d'Italia, storico esponente della destra laziale è scomparso nei giorni scorsi. Al funerale con Giorgia Meloni anche la sorella Arianna. Presenti alcuni esponenti del governo tra cui i ministri Francesco Lollobrigida, Andrea Abodi, Eugenia Roccella e i sottosegretari Leo e Rauti, oltre a numerosi parlamentari e al presidente del Senato, Ignazio La Russa. Tra gli altri anche Francesco Storace, ex governatore del Lazio che nel 2000 nominò Augello assessore al Bilancio e Giovanni Malago', presidente del Coni.

"Andrea sapeva ridere di tutto e farti ridere di tutto. Quando mi disse del suo male era una giornata frenetica, io gli ho detto che avevo 20 minuti. Lui mi guarda e senza muovere un muscolo mi dice: 'Sto morendo'. Io non riesco a dire niente e lui mi fa: 'Non fare così, pensa a me che devo dirti che sto morendo in 20 minuti'. Andrea era così". Così la premier Giorgia Meloni con la voce incrinata dalla commozione in un ricordo del senatore Andrea Augello che ha fatto nella basilica S.Maria in Ara Coeli a Roma, durante i funerali del senatore di Fratelli d'Italia scomparso nei giorni scorsi. Dopo aver raccontato quel'aneddoto, la gente in chiesa è scoppiata in un applauso. Così come quando Meloni ha raccontato di un incontro che Augello avrebbe dovuto avere con una psicologa e lui disse: "Guardi se vuole va bene, ma non credo di avere le competenze necessarie per aiutarla".

"Nell'ultimo discorso pubblico che fece Andrea, letteralmente scappato dall'ospedale, disse: 'Da quanti anni combattiamo insieme ma sono i nostri anni, quelli della nostra vittoria e del nostro riscatto. Ma non dimenticatevi mai che le cose cambiano, arriveranno giorni amari e allora ricordatevi che abbiamo fatto la storia con S maiuscola. Siamo debitori a noi stessi, alla nostra storia e alla nostra schiena dritta'. Era un testamento e lui lo sapeva". Così Giorgia Meloni ricorda commossa il senatore  Augello. E ha concluso: "Saremo degni dei sacrifici che quella generazione ha fatto per consentirci di vivere questo tempo, delle aspettative che aveva e dei progetti che non ha potuto realizzare e che ora forse sono alla nostra portata. Ci saremo come ci sei stato tu Andrea per noi. E quando penseremo a te, useremo le stesse parole che hai usato per tuo fratello Tony, c'era una volta mio fratello".

Alla moglie è Roberta Angelilli,  vicepresidente della Regione Lazio ed esponente di Fratelli d’Italia, mia cara amica le mie condoglianze per la grave perdita. 

 

 

Artem Uss, l’imprenditore russo figlio di un oligarca vicinissimo a Putin evaso dai domiciliari in costanza della richiesta di estradizione avanzata dagli Stati Uniti, «è stato messo ai domiciliari con un provvedimento di cinque righe» solo perché aveva «una moglie e una casa» a fronte del provvedimento di quattro pagine «documentatissimo» e «ampiamente motivato» con il quale la Procura della Corte di Appello di Milano si era opposta alla richiesta dei domiciliari facendo presente che Uss aveva «conti bancari in tutto il mondo» e «appoggi internazionali» che rendevano alto il rischio di fuga. È la ricostruzione fatta dal ministro della Giustizia Carlo Nordio nel corso della informativa urgente del governo alla Camera.

Uss era stato arrestato il 17 ottobre scorso a Malpensa e aveva trascorso alcuni mesi in carcere per poi ottenere i domiciliari a Basiglio, nel Milanese, dai quali è fuggito il 22 marzo. Sia il Ministero, sia il Dipartimento della Giustizia statunitense avevano sollecitato il mantenimento della misura del carcere.

"Gli americani erano esterrefatti dopo la concessione degli arresti domiciliari ad Artem Uss alla luce dell'informativa del dipartimento di Giustizia Usa che segnala l'altissimo pericolo di fuga". Lo ha ricordato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio riferendo in aula sul caso dell'evasione dell'uomo d'affari russo. "Anche la Federazione Russa ha presentato una richiesta di estradizione per Artem Russ: si sono accavallate e incrociate due richieste di estradizione, quella degli Stati Uniti e quella della Federazione Russa" ha evidenziato il Guardasigilli. Poi il ministro ha aggiunto: "Sono in corso approfondimenti per l'attivazione della procedura di congelamento dei beni nei confronti di Artem Uss".

Il ministero della Giustizia ha avviato un procedimento disciplinare contro i giudici della Corte d'Appello di Milano, incolpando di "grave e inescusabile negligenza" per aver concesso il 25 novembre 2022 gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico al 40enne imprenditore russo Artem Uss, poi evaso.

Come riportato da Corriere della Sera e La Repubblica, il ministro Carlo Nordio, addebita ai tre giudici di aver deciso i domiciliari "senza prendere in considerazione" circostanze che, indicate nel parere della Procura generale di Milano, contraria ai domiciliari, avrebbero potuto portare a disporre il carcere.

In sostanza l'accusa del ministro è di "non aver valutato" elementi dai quali emergeva "l'elevato e concreto pericolo di fuga".

Nell'ordinanza che concedeva i domiciliari i giudici concludevano che il pericolo di fuga continuava a essere concreto, ma anche che potesse essere contenuto aggiungendo agli arresti domiciliari il braccialetto elettronico. Una decisione in cui il ministro ravvisa una "grave e inescusabile negligenza".

Oggi intanto c'è stato oggi l'incontro tra Giorgia Meloni e il ministro Nordio sul caso della fuga di Uss. L'incontro era stato annunciato nei giorni scorsi dalla premier.

I giudici della quinta sezione penale della Corte d'Appello milanese, che hanno firmato l'ordinanza del 25 novembre scorso con cui sono stati concessi i domiciliari con braccialetto elettronico a Uss, non hanno ancora materialmente ricevuto l'atto di avvio dell'azione disciplinare a loro carico del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Da quanto si è appreso stamani in Corte d'Appello, il documento con cui il Ministero ha avviato il procedimento disciplinare, che deve passare anche attraverso la presidenza della Corte d'Appello, oltre che per la Procura generale della Cassazione, non è ancora stato notificato ai giudici, che hanno saputo oggi dai media dell'azione nei loro confronti. L'atto dovrebbe arrivare nella loro disponibilità nelle prossime ore. I giudici nei confronti dei quali è stata promossa l'azione disciplinare, per una "grave e inescusabile negligenza" nella concessione dei domiciliari, sono Monica Fagnoni, Micaela Curami e Stefano Caramellino.

"Una regola fondamentale della materia disciplinare, immediata traduzione del principio della separazione dei poteri - ricorda il presidente dell'Anm, Giuseppe Santalucia - è che il Ministro e il Consiglio superiore della magistratura non possono sindacare 'l'attività di interpretazione di norme di diritto e quella valutazione del fatto e delle prove'. Sarebbe assai grave se questo limite, argine a tutela dell'autonomia e dell'indipendenza della giurisdizione, fosse stato superato. Da quanto leggo da un informato articolo di stampa - prosegue - l'addebito disciplinare muove censure al merito della decisione, contesta gli apprezzamenti dei fatti operati dal Collegio giudicante e non pare focalizzare l'attenzione sui profili di potenziale responsabilità disciplinare che, secondo la legge, sono costituiti esclusivamente dalla negligenza inescusabile". Lo dice all'ansa il presidente dell'Anm Santalucia a proposito dell' azione disciplinare del ministro Nordio sul caso Uss. "Lo strumento disciplinare - aggiunge - non può tener luogo degli ordinari mezzi di impugnazione e far confusione su questo piano di netta distinzione sarebbe quanto mai dannoso".

"È un esercizio dell'azione disciplinare a furor di popolo, anzi di governo, che crea un precedente molto grave in termini di invadenza del potere esecutivo sull'autonomia e indipendenza della giurisdizione". Il leader delle toghe progressiste di Area, Eugenio Albamonte, non fa sconti al ministro della Giustizia Carlo Nordio che ha avviato l'azione disciplinare nei confronti dei giudici del caso Uss. E giudica questa iniziativa di Nordio un "modo per scaricare sugli altri le proprie responsabilità".

"Una inedita, non consentita e pericolosa interferenza" nel lavoro dei giudici. Per Magistratura democratica è "gravissima" l'iniziativa del ministro Nordio nei confronti dei giudici del caso Uss.Usare la "leva del disciplinare per "operare pericolosi condizionamenti " dei giudici "rende i cittadini più esposti ed indifesi, costituendo, una sostanziale aggressione alle libertà costituzionali fondamentali". Md auspica che "tutta la comunità giuridica riconosca la gravità del momento e reagisca compatta Sotto attacco non ci sono solo i giudici di Milano, ma la libertà e l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla giustizia".

 

Fonte Ansa e varie agenzie

Nel 2022 i Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale, posti a diretta collaborazione del Ministero della cultura e distribuiti su sedici Nuclei e una Sezione nelle varie Regioni italiane, dipendenti dai Gruppi di Roma e Monza, un Reparto Operativo nazionale con Sezioni specializzate per materia e un Ufficio Comando che gestisce la Banca dati di opere da ricercare più antica ed estesa al mondo (1.300.000 files), hanno   recuperato   80.522  beni  d’arte  per  un  valore  complessivo  stimato  di € 84.274.073. Questo il dato d’insieme nel dossier “Attività Operativa 2022” dell’Unità specializzata dell’Arma, istituita nel 1969 per onorare l’articolo 9 della Costituzione italiana (“la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”) e che, in mezzo secolo di vita, ha restituito al pubblico o ai legittimi proprietari più di tre milioni di beni culturali, nonché sequestrate circa 1.368.267 opere false.

L'attività operativa evidenzia nel 2022 una graduale diminuzione dei reati contro il patrimonio culturale, anche alla luce delle innovazioni legislative che hanno inasprito il sistema sanzionatorio, rendendo più efficace l’attività repressiva. La Legge n. 22 del 22 marzo 2022 ha, di fatto, modificato le disposizioni penali in materia di tutela del patrimonio culturale, attualmente contenute prevalentemente nel Codice dei Beni Culturali (D.lgs. 42/2004), integrando il Codice Penale con 17 nuovi articoli (da 518-bis a 518-undevicies), prevedendo anche la possibilità per gli ufficiali di polizia giudiziaria dell’Arma, specializzati nel settore dei beni culturali, di svolgere attività sotto copertura per contrastare il traffico illecito di opere d’arte.

Tanti i risultati raggiunti, come si legge nelle pagine del dossier ed innumerevoli i recuperi, in molti casi di beni di elevato valore culturale ed economico. Sono state promosse restituzioni alle Comunità italiane ed estere e intraprese innovazioni tecnologiche a partire dalla Banca Dati delle opere sottratte che rappresenta lo strumento investigativo per eccellenza dei Carabinieri dell’Arte.

Tra i recuperi del 2022 si segnala nel settore dei reperti archeologici (17.275) e paleontologici (21.359), a seguire in quello dei beni antiquariali, archivistici e librari (9.653). Nell’ambito della contraffazione, sono state sequestrate 1.241 opere, di cui 951 di arte contemporanea. Inoltre sono stati sottoposti a sequestro reperti archeologici/paleontologici (258) e beni antiquariali/archivistici e librari (32), per un valore complessivo stimato di circa € 86.026.350, qualora immessi sul mercato.

Anche nel 2022 l’azione preventiva è stata sostenuta grazie a una maggiore proiezione esterna dei militari impiegati nel controllo del territorio, che ha permesso di ridurre del 36,8% l’attività illecita degli scavi clandestini (da 38 nel 2021 a 24 nel 2022), con conseguente deferimento di 66 soggetti.

Il monitoraggio costante delle piattaforme “e-commerce” ha consentito, nel 2022, di recuperare dai siti web 4.935 beni culturali e deferire 112 soggetti.

Dall’analisi dei dati, rispetto al 2021, si registra una lieve flessione dei furti di beni culturali (-3,7%). Il settore in cui si rileva il maggior decremento (-30%) è quello relativo ai furti in luoghi espositivi pubblici/privati (da 84 nel 2021 a 58 nel 2022), presumibilmente connesso con l’attivazione di misure di sicurezza attiva e passiva dei siti, anche grazie all’attività di informazione, supporto e controllo espletato dai vari Nuclei Carabinieri Tpc sul territorio nazionale.

Nel settore paesaggistico e monumentale, anche nel 2022, i Reparti Tpc hanno continuato un’intensa attività di controllo, effettuando 1.733 verifiche e denunciando in stato di libertà 133 persone.

Importanti recuperi hanno caratterizzato l’anno appena trascorso. Ne è l’esempio la copertina del dossier, ove posano maestosi “Orfeo e le Sirene”, gruppo scultoreo in terracotta della fine del IV secolo a.C., trafugato negli anni ‘70 in Italia Meridionale (Taranto) e rimpatriato a Roma nel mese di settembre 2022. Le sculture, rinvenute in frammenti, passarono nelle mani di diversi ricettatori fino a giungere in Svizzera per un clandestino restauro, poi acquistate dal “The Paul Getty Museum” di Malibu (Los Angeles - USA). Recupero avvenuto grazie all’indagine condotta dal Reparto Operativo del TPC, coordinata dalla Procura della Repubblica di Taranto e in collaborazione con il District Attorney's Office di Manhattan (New York – U.S.A.) e l’Homeland Security Investigations (H.S.I.).

Le varie attività svolte in cooperazione di polizia con i collaterali Uffici esteri, assieme alla “diplomazia culturale”, hanno permesso il rimpatrio di molte opere di notevole rilevanza, costituendo un’arma vincente nella lotta al traffico illecito dei beni culturali. Fondamentale in tale ambito è il ruolo offerto da Europol che supporta i Paesi aderenti, tramite l’attività di specialisti e analisti dell’European Serious and Organised Crime Centre e che, nel 2022, ha visto nella prestigiosa cornice della sede di Europol a L’Aja l’organizzazione di due eventi di rilievo: la European Police Chiefs Convention (EPCC) e l’European Customs DG, a cui hanno partecipato oltre 380 Rappresentanti delle Forze dell’Ordine dell’Unione Europea e dei principali Paesi partner, provenienti da 49 Nazioni, per discutere gli aspetti operativi e rafforzare lo spirito di cooperazione.

Il Ministero della Cultura, con Decreto Ministeriale n. 128 del 31 marzo 2022, ha istituito - in continuità con la Task Force Unite4Heritage - i “Caschi Blu della Cultura”, rimodulando l'organizzazione, l’attività, i compiti nazionali e internazionali. Il nuovo provvedimento prevede il dispiegamento della task-force italiana all’estero sempre a seguito di un formale invito dell’UNESCO, anche nel caso di richiesta rivolta bilateralmente all’Italia da un altro Paese.

Nel contesto dei contributi formativi all’estero apportati dalla Task Force italiana “Caschi Blu della Cultura”, si menziona la missione svoltasi a novembre 2022 a Buenos Aires (Argentina), nell’ambito della cooperazione bilaterale tra il Departamento Protección Cultural Interpol della Policia Federal Argentina (PFA), il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale d’Italia e i Ministeri della Cultura di entrambi i Paesi, per fornire supporto specialistico all’omologa unità specializzata latino americana per la formazione dei “Los Cascos Azules de la Cultura” argentina.

In territorio nazionale, si ricorda l’impegno della Task Force “Caschi Blu della Cultura” nell’intervento nelle Marche a seguito dell’emergenza maltempo del settembre 2022.

Tra le esposizioni di beni culturali recuperati dai Carabinieri TPC, l’inaugurazione celebrata il 15 giugno 2022 a Roma del “Museo dell’Arte Salvata” presso l’Aula Ottagona (Planetario) delle Terme di Diocleziano con l’allestimento di una selezione di beni recuperati dal Comando TPC: la struttura espositiva permanente è destinata alla valorizzazione e alla fruizione dei beni recuperati, in attesa di essere restituiti ai contesti di origine.

 

Fonte Carabinieri TPC

Oggi la Finlandia, che domenica ha virato a destra con la vittoria alle elezioni dei conservatori di Petteri Orpo e la grande sorpresa dei ‘sovranisti’ euroscettici di Riikka Purra, entrambi davanti ai socialdemocratici della premier uscente Sanna Marin, entra a far parte della famiglia Nato, il 31esimo Paese a diventare membro dell'Alleanza Atlantica.

La decisione di due paesi neutrali come la Svezia e la Finlandia di entrare nella Nato, sicuramente è dovuta a motivi di sicurezza. In base all’articolo 5 del Patto Atlantico, infatti, se un paese che fa parte della Nato subisce un attacco, gli altri paesi aderenti devono rispondere all’aggressione, e sono attualmente trenta i suddetti paesi. Dopo l’aggressione della Russia, circa il 70 % dei finlandese e più della metà degli svedesi si sono dimostrati favorevoli ad entrare nella Nato.

"Ora che siamo un membro della Nato abbiamo un compito molto importante: consegnare la ratifica dell'adesione alla Nato della Svezia. Questo è il nostro primo atto come Stato membro", ha annunciato il ministro finlandese, subito dopo essere stato accolto dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, e Blinken, come rappresentante del trentunesimo Paese dell'Alleanza Atlantica.

"La Finlandia sta entrando in una nuova era come membro della Nato. Sono orgogliosa della Finlandia e del popolo finlandese", ha scritto la premier finlandese uscente Sanna Marin su Twitter. "Come nazione, siamo stati uniti durante questo processo storico. Grazie ai nostri alleati per la fiducia. Insieme saremo ancora più forti", ha aggiunto.

Il presidente finlandese, Sauli Niinisto, ha invece spiegato che, diventando un membro dell'alleanza di difesa della Nato, l'era del non allineamento militare di Helsinki è giunta al termine. "Inizia una nuova era. Ogni paese massimizza la propria sicurezza. Anche la Finlandia. Allo stesso tempo, l'adesione alla Nato rafforza la nostra posizione internazionale e il nostro margine di manovra. In qualità di partner, abbiamo a lungo partecipato attivamente alle attività della Nato. In futuro, la Finlandia darà un contributo alla deterrenza e alla difesa collettiva della Nato", ha chiarito Niinisto

L’effetto paradossale dell’invasione russa in Ucraina ? Vedere i Paesi membri della Nato avvicinarsi sempre più ai suoi confini. È questo in fondo il risultato più clamoroso dal punto di vista delle relazioni internazionali della “operazione militare speciale” iniziata lo scorso 24 febbraio 2022 dalle truppe del Cremlino in Ucraina.

Mosca ha fatto sapere di essere pronta a “contromisure per garantire la sicurezza del Paese“, ha detto Peskov, citato dalla Tass. “L’ingresso della Finlandia nella Nato – ha aggiunto il funzionario russo – rappresenta una nuova escalation, ponendo una minaccia alla sicurezza della Russia”. Per questo motivo, “Mosca seguirà con attenzione i movimenti di armi e infrastrutture militari sul territorio finlandese e annuncerà la sua risposta a tempo debito”, ha concluso Peskov, mentre il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha evocato con l’adesione di Helsinki alla Nato “rischi di una significativa espansione del conflitto”.

il vice ministro degli Esteri Alexander Grushko ha dichiarato “Rafforzeremo il nostro potenziale militare a Ovest e Nordovest. Nel caso in cui le forze e le risorse di altri membri della Nato vengono dispiegate in Finlandia, adotteremo misure aggiuntive per garantire in modo affidabile la sicurezza militare della Russia”.

I paesi scandinavi, comunque, avevano già temuto le reazioni della Russia, soprattutto la Finlandia che vi confina per più di 1300 chilometri, e perciò più esposta alle contromisure di Mosca sull’Artico. Ma la preparazione militare finlandese è superiore a quella della Svezia, in quanto vige ancora la leve obbligatoria e sulle capacità di difesa il governo investe e ha aggiunto 280000 unità, acquistando dagli USA, nel 2021, sessantaquattro caccia. Questo, per la Nato, significa avere tra i suoi membri uno Stato che investe sulla sicurezza.

Fonte il Giornale/ Riformista e varie agenzie

 

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