Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Venerdì, 17 Maggio 2024

Al Salone del libro Loren…

Mag 15, 2024 Hits:274 Crotone

L'Istituto Ciliberto-Luci…

Mag 14, 2024 Hits:133 Crotone

Le opere di Bach: gli eff…

Mag 02, 2024 Hits:426 Crotone

In città l'ultima tappa d…

Apr 30, 2024 Hits:461 Crotone

Convegno Nazionale per la…

Apr 23, 2024 Hits:677 Crotone

L'Associazione "Pass…

Apr 05, 2024 Hits:1087 Crotone

Ritorna Calabria Movie Fi…

Apr 03, 2024 Hits:1081 Crotone

La serie evento internazi…

Mar 27, 2024 Hits:1453 Crotone

La desertificazione industriale e culturale della Sicilia

Parte seconda

A rafforzare la tesi di Danilo Quinto in merito al totale degrado sociale e culturale dell'intero meridione, che ho presentato, segnalo altri due interventi apparsi sul giornale online siciliainformazioni.com , che si riferiscono in particolare alla Sicilia. Il primo fa riferimento ai recenti scandali della formazione in Sicilia, dove sono coinvolti politici e familiari.“E in questo caso, ci si rende conto che la ferita è molto profonda e in un certo senso è strutturale al sistema regionale (...)Dall’analisi attenta del settore della formazione, emerge con chiarezza che questo settore era stato ridotto ad una fabbrica di impiego che si trasforma a sua volta in fabbrica di consensi elettorali (voto di scambio?) e di condivisione famigliare e sociale. Ampliando l’analisi agli altri settori, ci si rende conto che la stessa dinamica vale anche per quello dei forestali, delle imprese pubbliche o a partecipazione regionale… Esaminando il bilancio della Regione e degli Enti pubblici o quello degli Enti privati falliti o salvati in extremis, ci si rende conto che oltre l’80% del bilancio regionale è costituito dal pagamento degli stipendi”.(E. Coniglio, Dagli scandali della formazione ai nuovi modelli. Sicilia scossa dagli scandali: c’è una classe burocratica da eliminare, 19.7.13, siciliainformazioni.com).

“In una parola, - scrive Coniglio - la Sicilia consuma un reddito che non produce; è stata trattata come una colonia funzionale al sistema produttivo del Nord e del Centro d’Italia. E’ mancato dal dopo guerra ad oggi l’elaborazione per la Sicilia di un piano organico ed efficiente di sviluppo economico sostenibile. Non si è voluto creare un sistema produttivo vocato alle risorse e una adeguata e conseguente cultura gestionale senza la quale nessun sviluppo è ragionevolmente possibile. E questo non è stato fatto neppure nel 2001 quando ben 61 deputati siciliani di Forza Italia sono andati compatti al parlamento italiano e potevano cambiare radicalmente le cose”. Peraltro non c'è da scandalizzarsi troppo secondo Coniglio se i siciliani disoccupati o privi di reddito che non vogliano morire di fame e vogliano trovare un lavoro e vivere dignitosamente, si aggrappano a tutte le opportunità offerte nella terra in cui hanno avuto la ventura di nascere non certo per loro libera scelta. Piuttosto,“ c'è da scandalizzarsi e far saltare il tavolo verso quelle persone e quelle istituzioni siciliane e non siciliane che hanno provocato questo disastro strutturale nel corsi dei decenni e che naturalmente emerge in maniera impietosa e con maggiore forza nei momenti di gravissima crisi mondiale come quella attuale”.

L'editorialista di siciliainformazioni.com si affretta a ribadire che“non si vuole certo giustificare chi ha violato la legge e ne ha tratto profitti illeciti ma non ci si può fermare a questo. Occorre rimuovere le cause strutturali, individuare i responsabili di questo disastro strutturale che dura da decenni complicandosi sempre di più e voltare definitivamente pagina”. Ma come si può verificare questo cambiamento?”Occorre un nuovo ordine strutturale che assicuri solide convinzioni etiche, una ampia formazione nei settori trainanti, l’uso massiccio della innovazione e investimenti produttivi nazionali ed internazionali tali da mettere in moto un nuovo modello di sviluppo. Occorre eliminare una intera classe burocratica. Ancora più perniciosa rispetto a quella politica.

“Un lavoro da far tremare i polsi - scrive Coniglio - e che ci convince che lo scandalo e l’atto di scandalizzarsi in fondo sono atti puerili se non vengono accompagnati in maniera sinergica da una ferma volontà di riscatto e di rinascita che rimetta al centro dell’impegno di tutti la Sicilia nelle sue componenti locali e globali (...)non certo della finanza internazionale e delle multinazionali che fino ad ora hanno trattato la Sicilia come terra di conquista”.

Il secondo intervento fa riferimento al degrado del capoluogo siciliano, Palermo: una pallida metafora dell'isola che non c'è.“Non ci sono soldi, ci sono problemi irrisolti da decenni. Mancano servizi decenti, la città non offre opportunità’ di lavoro, le imprese e i negozi boccheggiano o chiudono. L’istruzione è modesta, la sanita’, con eccezioni lodevoli, è povera”. (Palermo infelicissima vuol diventare capitale di tutto, 21.7.13, in siciliainformazioni.com)

Pertanto scrive l'editoriale del giornale online:Se la Sicilia è la metafora del Paese, Palermo è la metafora della Sicilia. Si sente il sale della terra mentre rinuncia a se stessa. Riflettete per un istante: Palermo è una citta’ di mare, ma coloro che la abitano il mare non lo vedono mai. Palermo ha più verde, o quasi, di ogni altra metropoli italiana, ma i parchi e le ville vivono una vita appartata, da separati in casa, si nascondono agli abitanti, si negano alla vista”. Il fondo del giornale insiste, Palermo dovrebbe essere una città d'arte come Firenze, Venezia, Roma, invece niente, “La cultura, il mare, l’arte sono negati da barriere di cemento invalicabili, montagne di rifiuti immondi, lo stato di abbandono delle periferie, dalla soffocante quantita’ di autovetture, dall’insicurezza e dall’abuso”. E questa è la “capitale” della Sicilia, figuriamoci le altre città.

Un'ultima indicazione finale in merito al degrado socioeconomico del Sud, che spesso viene indicato come“questione meridionale”, bisognerebbe fare una attenta riflessione in merito alle sue cause che sono remote, in particolare occorre risalire a come è stata fatta l'unità del Paese ad opera del nuovo Regno d'Italia, a danno del Sud, che è stato aggredito e conquistato militarmente, schiacciato e indebolito nella sua forza vitale.“Si pensi a ciò che avevano rappresentato nel mondo la Repubblica di San marco e il Regno di Napoli, la prima nelle feconde relazioni con l'Oriente, la seconda in tutto il Mediterraneo, soprattutto nei rapporti con la Spagna e con le sue proiezioni nelle Americhe (...)L'unità risorgimentale fa venir meno dei poli istituzionali di grande rilievo nel contesto internazionale, onde l'Italia viene privata di proiezioni e di riconoscimenti densi di significato storico e forieri di promettenti sviluppi economici soprattutto nell'oriente europeo, nonché nelle terre bagnate dal mediterraneo, ove Venezia, Napoli, Messina e Palermo avevano esercitato per secoli ruoli gloriosi”. (Mauro Ronco, La questione istituzionale dopo l'unità d'Italia, in Cristianità, gen.-marzo 2012, n.363)

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI